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Nucleare ...

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    #16
    Come si è già detto, la massima distanza alla quale le forze nucleari sono attive corrisponde all'incirca alle dimensioni stesse del nucleo. Pertanto fino a quando i due nuclei sono separati essi sono soggetti alla sola forza elettrica repulsiva. Solo quando riusciremo a portarli così vicini da "toccarsi" allora le forze nucleari potranno entrare in gioco permettendone la fusione. E' come se ci fosse in cima ad una collina un profondo buco che termina più in basso dell'altezza stessa della collina. Se vogliamo far cadere un masso in quel buco, guadagnando così una grossa quantità di energia, dovremmo prima farlo salire spendendo una certa quantità di energia. La situazione per la fusione nucleare è simile. Fino a quando i due nuclei sono separati, per avvicinarli dobbiamo compiere un lavoro contro le forze elettriche repulsive, come per portare il masso in cima alla collina. Quando i due nuclei arrivano a contatto, allora le forze nucleari possono liberare una grande quantità di energia, come quando, arrivati finalmente in vetta alla collina, lasciamo cadere il masso dentro al buco. Il grande lavoro svolto contro le forze elettriche per avvicinare i due nuclei fino a toccarsi viene molto più che ripagato dall'energia nucleare liberata dalla fusione.

    Ma quale è la catena di reazioni nucleari che permette al sole di funzionare? Il nucleo più semplice che si possa immaginare è quello costituito da un solo protone. Esso corrisponde all'atomo di idrogeno, e viene indicato con il simbolo 1H. Il numero dei neutroni è ovviamente 1 - 1 = 0. La fusione di due nuclei di idrogeno, cioè di due protoni, non genera un nucleo stabile. Infatti perfino le intensissime forze nucleari non sono in grado di tenere insieme due protoni solamente, per via della enorme forza repulsiva tra di essi. Fortunatamente esiste una seconda forza nucleare. E' molto meno intensa e perciò viene chiamata forza nucleare debole. Essa rende possibili processi altrimenti vietati. La prima indicazione circa l'esistenza di una seconda forza nucleare venne dall'osservazione che un neutrone isolato non è stabile. Dopo circa 15 minuti esso spontaneamente si trasforma in un protone più un elettrone, più un'altra particella molto elusiva chiamata antineutrino elettronico. Verifichiamo adesso che nella reazione non si perda nulla. All'inizio la carica del neutrone era zero. Alla fine abbiamo ottenuto un protone ed un elettrone, di cariche eguali ed opposte, in modo che la loro somma sia esattamente eguale a zero. Ma abbiamo anche un antineutrino elettronico, la cui carica elettrica dovrà essere quindi nulla. All'inizio il neutrone era fermo. Alla fine abbiamo un protone, un elettrone ed un antineutrino che sia allontanano velocemente dalla zona di reazione.

    Da dove viene l'energia per questo processo? Si è detto che il protone ed il neutrone hanno lo stesso peso, o massa. Ciò non è del tutto esatto: in realtà il peso di un neutrone è quello di un protone più qualche millesimo. Avremo quindi un eccesso di massa, perché il protone non si porta via tutta la massa originaria del neutrone. L'elettrone pesa 1/2000 di un neutrone, quindi si porta via un po' della massa in eccesso, ma non tutta. L'antineutrino ha massa nulla(o perlomeno vicinissima allo zero). Dove è finita la massa in eccesso? E da dove è venuta l'energia che il protone, l'elettrone e l'antineutrino si portano via? Nell'ambito della teoria della relatività, dovuta ad Albert Einstein, si è mostrata l'equivalenza dei concetti di massa ed energia. E' la ben nota formula E = Mc2, che oramai compare ovunque. Essa ci assicura che una certa quantità di energia può essere convertita in una massa, o viceversa, in opportune condizioni. Cioè, se abbiamo a disposizione, come in questo caso, una certa massa in eccesso, possiamo trasformare questa massa in energia. Questa energia è quella che permetterà al protone, all'elettrone ed all'antineutrino di allontanarsi velocemente. Il processo di decadimento, come spesso viene chiamato, di un neutrone non può essere dovuto alla stessa forza nucleare che tiene assieme i nuclei, o che permette la fissione di quelli più pesanti e la fusione di quelli più leggeri. Infatti il tempo di decadimento del neutrone è, come abbiamo detto di circa 15 minuti, un tempo spaventosamente più lungo di quelli tipici per le reazioni nucleari trattate in precedenza. Sarà quindi una forza di tipo nucleare a indurlo, ma estremamente meno intensa, per cui prende il nome di forza debole. Abbiamo quindi due forze nucleari, quella forte responsabile dell'esistenza dei nuclei, della fissione e della fusione, e quella debole responsabile del decadimento del neutrone e di altri fenomeni che discuteremo tra breve. Come mai i neutroni che sono dentro ai nuclei non decadono? Se lo facessero ci accorgeremmo che le proprietà chimiche dei materiali cambierebbero ogni quarto d'ora. Dovremmo accorgerci, ad esempio, che il 56Fe, costituito da 26 protoni e 30 neutroni, si trasforma in 56Co, costituito da 27 protoni e 29 neutroni. Questo avverrebbe ogni volta che ciascuno dei 30 neutroni originari del ferro dovesse trasformarsi in un protone, più un elettrone, più un antineutrino elettronico. Questo non avviene perché è impedito dalla mancanza di energia. Si dà il caso che la quantità totale di energia immagazzinata nel nucleo di 56Fe sia minore di quella totale immagazzinata nel nucleo di 56Co. Per realizzare un decadimento di neutrone in protone, come nel vuoto, avremmo bisogno di energia, che non abbiamo. Il processo, a priori possibile, risulta vietato per mancanza di energia. Si fa necessaria ora una ricapitolazione, per non confondersi: il decadimento di un neutrone del ferro in protone consentirebbe un piccolo guadagno di energia. Energia che, nel vuoto, viene dispersa sotto forma di velocità delle particelle uscenti dalla reazione. Il problema è che questo piccolo guadagno di energia, realizzato tramite le forze nucleari deboli, non è sufficiente a colmare il divario energetico tra il ferro ed il cobalto, creato dalle forze nucleari forti. La stabilità o meno di un certo nucleo atomico dipende quindi da un delicato bilancio tra le forze elettriche che tenderebbero a disintegrarlo, quelle nucleari forti, che cercano di tenerlo insieme, e quelle nucleari deboli, che cercano di cambiare neutroni in protoni, quando ciò sia possibile. Sarebbe possibile, usando le forza nucleari deboli, trasformare, invece di un neutrone in un protone, un protone in un neutrone, più eventualmente qualcosa d'altro? Si, se non fosse che, come si è detto, il protone pesa un po' meno di un neutrone. Quindi, anche se la cosa sarebbe possibile, un protone isolato rimane sempre tale, perché non abbiamo abbastanza massa o energia per trasformarlo in qualcosa d'altro. All'interno di un nucleo, però, questo processo proibito per mancanza di energia, è talvolta possibile, a spese dell'energia che tiene insieme il nucleo. Così risulta che il 56Fe non riesce a trasformarsi in 56Co spontaneamente, per quanto detto prima, ma che nel 56Co le forze nucleari deboli riescono in ciò che gli è impossibile fuori dal nucleo, cioè a trasformare un protone in neutrone. Il nucleo di 56Co è così anch'esso radioattivo, ma di una radioattività diversa da quella discussa in precedenza: non più generata dalle forze nucleari forti, ma da quelle deboli. Queste due radioattività hanno anche nomi diversi: la prima viene detta radioattività-a(alfa), la seconda radioattività-b(beta). Ritorniamo al funzionamento di una stella. La fusione(forte) di due nuclei di idrogeno risulta impossibile a causa delle tremende forze repulsive elettriche. Con l'aiuto delle forze nucleari deboli, uno dei protoni può pero, come detto, trasformarsi in un neutrone emettendo anche, contemporaneamente, un antielettrone ed un neutrino elettronico: è tutto all'opposto che per il decadimento di un neutrone. L'antielettrone, o positrone, è identico ad un elettrone, ma con carica positiva. Si forma così un nucleo composto da 1 protone ed 1 neutrone, l'isotopo 2H dell'idrogeno, chiamato anche deuterio. Indicando con una freccia il verso delle reazioni che avvengono si indicherà allora



    p + p ® p + n + e+ + ve



    e



    p + n ® 2H



    dove con e- ed e+ si è indicato l'elettrone e l'antielettrone(o positrone), mentre con ve si è indicato il neutrino. Nelle stelle, molto calde, si forma quindi deuterio. Già a questo stadio un po' di energia viene liberata, e portata via sotto forma di calore, di positroni e di neutrini. Un nucleo di deuterio può a sua volta fondere con uno dei protoni rimasti isolati, formando il nucleo 3He(elio 3) composto, appunto, da 2 protoni ed un neutrone, liberando così ancora un po' di energia sotto forma di onde elettromagnetiche e di calore. A loro volta due nuclei di 3He possono fondersi in un nucleo di 4He(2 protoni + 2 neutroni), lasciando liberi i restanti 2 protoni, che possono ricominciare il ciclo. Ogni volta che il ciclo viene compiuto, 4 protoni vengono convertiti nel nucleo di elio, attraverso la catena descritta, ed una grande quantità di energia viene liberata.

    Una stella produce quindi energia trasformando idrogeno in elio. Una bomba a fusione si basa esattamente sugli stessi principi. Il problema, non piccolo, è quello di riuscire a portare l'idrogeno a temperature e pressioni elevatissime, simili a quelle all'interno di una stella. Il vantaggio, però, sarebbe enorme: l'idrogeno è facilmente reperibile e, per di più, la quantità di energia liberata in questo tipo di processi è maggiore di quella liberata per fissione. Ciò significa che a parità di peso una bomba a fusione sarebbe enormemente più potente e meno costosa. Il problema di raggiungere le temperature e pressioni necessarie era, però, già stato praticamente risolto. Se mettessimo una bomba a fissione attorno ad una certa quantità di idrogeno molto condensato, questa, esplodendo, provocherebbe le temperature e le pressioni necessarie. Una bomba a fissione può essere quindi l'innesco adatto ad una a fusione, così come una bomba normale(a innesco chimico) era l'innesco di una bomba a fissione. Può sembrare utile, a questo punto, costruire una bomba termonucleare perché comunque si deve costruire una bomba a fissione. Il punto è che per raddoppiare la potenza esplosiva di una bomba a fissione bisognerebbe raddoppiare le quantità di uranio o plutonio impiegata, con problemi finanziari e tecnici. Ma usando sempre la stessa quantità di 235U o di plutonio, quella minima necessaria per innescare la fissione, possiamo aumentare a dismisura la potenza semplicemente aggiungendo idrogeno. Queste bombe vengono chiamate "bombe H"(H sta per idrogeno) o "bombe termonucleari", per ricordare che esse necessitano di una grande quantità di calore per iniziare l'esplosione. Le bombe a fissione venivano talvolta indicate come "bombe A"(dove A sta per atomiche). Attualmente gli arsenali militari di tutte le potenze nucleari sono forniti solo di bombe termonucleari.

    L'energia di legame media per nucleone(ogni particella contenuta nel nucleo), che equivale all'energia necessaria per rimuovere un nucleone dal nucleo, è una funzione del numero di massa. Dalla curva dell'energia di legame media per nucleone si desume che se due nuclei leggeri si fondono a formare un nucleo più pesante, o se un nucleo molto pesante si spezza in due nuclei più leggeri, si ottengono in entrambi i casi specie atomiche più stabili.

    Ad esempio, dalla reazione di fusione di due nuclei di deuterio,



    si ottiene un nucleo di elio 3, un neutrone libero, e una quantità di energia nucleare pari a 3,2 MeV(Mega-ellettronvolt), cioè 5,1 × 10-13 J. Dalla fissione del nucleo 235U, indotta dall'assorbimento di un neutrone,

    si ottiene invece cesio 140, rubidio 93, tre neutroni e un'energia nucleare di 200 MeV, cioè 3,2 × 10-11 J.



    La reazione dell'uranio consente di sottolineare due caratteristiche di tutti i processi di fissione nucleare. In primo luogo la quantità di energia prodotta da ogni singola fissione è molto grande; in termini pratici, la reazione di 1 kg di uranio 235 sviluppa 18,7 milioni di chilowattora, sotto forma di calore. Inoltre, il processo di fissione innescato dall'assorbimento di un neutrone dal primo nucleo di uranio 235 continua in modo autonomo: i neutroni emessi in ogni fissione possono indurre la fissione in quasi altrettanti nuclei di uranio 235, ciascuno dei quali si spezza in due frammenti, con produzione di neutroni e sviluppo di energia; così ha luogo un processo a catena che si autoalimenta, garantendo una produzione continua di energia nucleare.

    Dell'uranio presente in natura, solo lo 0,7 per cento è uranio 235; il resto è costituito dall'isotopo non fissile uranio 238 e da quantità minime di uranio 234. Poiché la percentuale di materia fissile, cioè con elevata probabilità di dare luogo a un processo di fissione in seguito a bombardamento con neutroni, è molto bassa, una massa di uranio naturale non è in grado di sostenere una reazione a catena. Per aumentare la probabilità che un neutrone emesso in una reazione di fissione induca lo stesso processo in altri nuclei, esso viene rallentato mediante una serie di collisioni elastiche con nuclei leggeri, di idrogeno, deuterio o carbonio.

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      #17
      Applicazioni :



      La potenza esplosiva di una bomba nucleare si misura rapportandola a quanto tritolo sarebbe necessario far esplodere per liberare la stessa quantità di energia. E' una misura parzialmente scorretta, perché il tritolo, anche con la stessa potenza esplosiva, non provoca radiazioni, né piogge radioattive, ecc.... Ad ogni modo 1 Kiloton = 1.000 tonnellate di tritolo. Cioè una bomba da 1 Kiloton ha una potenza esplosiva equivalente ad un pesante ordigno di 1.000 tonnellate di tritolo. Mentre, analogamente, 1 Megaton = 1.000.000 di tonnellate di tritolo. Per dare un'idea, le più grosse bombe d'aereo mai costruite portano un po' meno di una tonnellata di tritolo. La bomba esplosa ad Hiroshima era di 12 Kiloton, equivalente cioè all'esplosione simultanea di 12.000 di queste bombe. La bomba di Hiroshima era relativamente piccola. La potenza delle bombe moderne si misura in Megaton, da 0,1 a 10 Megaton circa. Un treno che trasporti 1.000.000 di tonnellate di tritolo, corrispondenti ad una bomba moderna media, sarebbe lungo ininterrottamente da Milano a Roma.

      La stima sul numero totale di testate nucleari presenti nei vari arsenali è abbastanza difficile. Soprattutto perché il numero e la dislocazione delle testate tattiche è rigorosamente segreta. USA e URSS dispongono di circa 20.000 testate nucleari strategiche, con potenze da alcune decine di Kiloton fino a 10 Megaton. Comprendendo anche le armi tattiche(cioè quelle disegnate appositamente per essere usate in supporto ad altre azioni militari, siano esse nucleari o convenzionali) il numero totale di testate sale a circa 50.000, per una potenza distruttiva complessiva di 15.000 Megaton. Questa potenza è equivalente ad oltre 1milione di bombe come quella esplosa su Hiroshima (che ne venne completamente distrutta).

      Si è calcolato che la potenza complessiva di tutte le bombe esplose sulla Terra dalla scoperta della polvere da sparo in avanti, in tutte le guerre, sia stata di circa 10 Megaton. La potenza disponibile per la prossima guerra è all'incirca 1.500 volte più grande di quella impiegata per tutte quelle che l'hanno preceduta.

      Il primo effetto è noto come onda d'urto. Si tratta dell'effetto proprio di una qualunque esplosione. L'aria circostante alla zona dell'esplosione viene compressa e, conseguentemente, esercita una violenta ed intensissima pressione su muri, oggetti e persone. Questo effetto provoca già di per sé un certo numero di vittime e danni elevati. La differenza tra l'onda d'urto di un'esplosione nucleare e quella di una qualunque bomba convenzionale, per quanto grande sta nella potenza messa in gioco e dalla distanza massima alla quale si provocano distruzioni: mentre per una bomba convenzionale l'onda d'urto ha effetti apprezzabili per un raggio di qualche decina di metri, per un'esplosione nucleare si arriva a qualche chilometro.

      Il secondo effetto di una qualunque esplosione è la generazione di calore in grande quantità. Una normale bomba provoca temperature di qualche migliaio di gradi: temperature in grado di provocare incendi, ma che decrescono rapidamente nel giro di una decina di metri. Nel caso di una bomba termonucleare la temperatura raggiunge la decina di milioni di gradi ed è quindi in grado di provocare danni ben maggiori e su di un'area molto più vasta. Una temperatura di qualche milione di gradi non significa semplicemente ustionare o bruciare, ma significa vaporizzare istantaneamente qualunque cosa. Ancora a centinaia di metri di distanza dal punto dell'esplosione la temperatura si misurerà in centinaia (o decine) di migliaia di gradi. Gli incendi e le distruzioni colpiranno quindi un'area di qualche chilometro di diametro.

      L'ultimo effetto immediato di un'esplosione nucleare è legato allo sprigionarsi, dal luogo dell'esplosione , di micidiali radiazioni. Esse sono di diversi tipi, legate comunque al fatto che "i resti" dell'esplosione si allontanano rapidamente dal luogo dell'esplosione: ci saranno principalmente onde elettromagnetiche, come le onde radio o la luce visibile, ma estremamente più energetiche (raggi g), elettroni veloci (raggi &#223 e neutroni veloci. Tutte queste radiazioni sono estremamente nocive soprattutto per quanto riguarda gli effetti di tipo biologico, ma questo lo vedremo più in là. Analizziamo ora con più precisione lo sviluppo immediato di un’esplosione nucleare utilizzando i dati resi disponibili dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.

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        #18
        effetti:

        Le radiazioni ionizzanti (quelle tanto energetiche da poter riuscire a spezzare legami chimici) come quelle dovute ad un'esplosione atomica a, più semplicemente, ad una lastra di raggi X, se in grosse quantità, possono provocare seri danni alle cellule e, successivamente, anche all'intero organismo. Le azioni che le radiazioni possono avere sulla cellula possono essere di due tipi: dirette ed indirette.

        * L'azione diretta si ha quando la radiazione che attraversa la cellula vivente ionizza ed eccita gli atomi e le molecole della struttura cellulare dando luogo a frammenti dotati di cariche elettriche chimicamente instabili.
        * L'azione indiretta si ha quando i radicali e gli ioni interagiscono con la cellula stessa dando luogo ad alterazioni.

        Il danno può essere sia di natura diretta che indiretta. Le conseguenze più sfavorevoli si verificano in genere nel nucleo, sebbene anche il danno al citoplasma può condurre a notevoli alterazioni della cellula. Le cellule, all'infuori di alcune eccezioni, sono molto piccole hanno un diametro dell'ordine di 10-100 micron; esse differiscono l'una dall'altra sia per forma che composizione e, quindi, anche per funzione, pertanto si presuppone che il loro comportamento rispetto alle radiazioni sia diverso da un tipo all'altro: si parla, perciò, di radiosensibilità specifica. La radiosensibilità è direttamente proporzionale alla capacità di riprodursi e varia in proporzione inversa con il grado di differenziazione. Le cellule che si riproducono più rapidamente sono anche le più sensibili, inoltre quelle in via di formazione possono essere danneggiate più facilmente di quelle già formate. Gli effetti biologici da radiazioni ionizzanti possono raggrupparsi in tre classi di differenti caratteristiche cliniche e di diverso significato sanitario generale :

        * Effetti immediati sull'individuo irradiato (effetti somatici non stocastici) ;
        * Effetti tardivi sull'individuo irradiato (effetti somatici stocastici) ;
        * Effetti genetici (effetti stocastici).

        Gli effetti immediati o precoci sono tipici di condizioni di irradiazione forte e di breve durata, che si ritrovano, per esempio, in incidenti o infortuni. Essi si manifestano, in due o tre settimane dall'irradiazione, solo se è superato un valore-soglia di dose e mostrano un aggravio di sintomi con:



        - Il crescere della dose stessa;

        - Il tipo di radiazione impiegata (fattore di qualità

        - Il rateo (intensit&#224 dell'irradiazione (dose/tempo);

        - L'estensione spaziale dell'irradiazione (irradiazione d'organo o di apparato, di parte o dell'intero organismo).



        Vediamo gli effetti immediati clinicamente rilevabili per singoli organi ed apparati corporei:



        Gli effetti immediati sul viso

        Effetti immediati delle radiazioni sul viso.



        a) Cute. Se la cute è colpita dalle radiazioni e riceve una dose elevata si arrossa (eritema). Nelle comuni condizioni della pratica radiologica medica si ha un eritema di intensità media a seguito di esposizione a 350 - 400 roentgen di raggi X (qualità 60 - 110 KV, filtrati con 1 - 3 mm di Al) somministrati in una volta sola su un campo di 50 cm2. Attraverso la pratica e l'esperienza della terapia radiologica si possono distinguere vari tipi di dermatite acuta da radiazione ossia:



        § Eritema semplice;

        § Eritema bolloso;

        § Eritema ulceroso;

        § Dermatite cronica (radiodermite cronica).



        b) Capelli, barba, peli. Con dosi relativamente basse si ha la caduta temporanea di queste formazione cutanee. I peli cutanei cadono dopo 15 - 20 giorni dall'irradiazione .

        La caduta della barba è causata da una dose molto elevata di radiazioni

        c) Tessuti emopoietici. I tessuti emopoietici sono costituiti dai tessuti linfatici (che producono linfociti) e dal midollo osseo rosso (che produce leucociti, eritrociti e piastrine). Linfociti, granulociti e monociti costituiscono i leucociti o globuli bianchi; gli eritrociti sono detti anche globuli rossi. Globuli rossi, globuli bianchi e piastrine sono gli "elementi figurati" del sangue, sospesi nel "plasma"; essi si rinnovano di continuo, perché di continuo una loro frazione viene distrutta e rimpiazzata da nuovi arrivi dei tessuti emopoietici. Il tempo di rinnovo è diverso per gli elementi figurati. Sia i tessuti linfatici che il midollo osseo rosso sono presenti in varie parti del corpo. Se il corpo intero viene irradiato con radiazioni penetranti compare la riduzione dei globuli bianchi (leucopenia) e dei globuli rossi (anemia) circolanti nel sangue. I tessuti linfatici sono tra i più sensibili alle radiazioni, anche dopo modeste dosi al corpo intero, (dell'ordine di qualche decimo di rad) il numero di linfociti si riduce temporaneamente.

        Il midollo osseo rosso è anch'esso molto sensibile alle radiazioni ma un po’ meno dei tessuti linfatici; il numero dei granulociti diminuisce dopo irradiazioni del corpo intero (dell'ordine di diversi decimi di rad) ma in un tempo successivo a quello della riduzione dei linfociti, il numero delle piastrine e degli eritrociti pure diminuisce ma ancor più tardi e per dosi maggiori.

        d) Sistema gastro-intestinale. Le mucose buccali e faringee sono molto sensibili alle alte dosi di radiazioni e presentano fenomeno di arrossamento, gonfiore, ulcerazione che possono essere considerati come le manifestazioni cutanee sopra descritte. Delle mucose gastro-intestinali le più sensibili sono quelle dell'intestino tenue. Per dosi elevate e concentrate nel tempo (dell'ordine di molti Gy, dove Gy sta per Gray; un Gy è uguale alla quantità di radiazione che libera energia di un joule per chilogrammo di materia) su campi addominali, gli epiteli intestinali perdono le loro proprietà regolatrici dell'assorbimento e dell'equilibrio idrico-salino dell'organismo, e l'individuo esposto è colpito da shock. Inoltre, come conseguenza della possibile caduta degli epiteli intestinali viene meno la barriera contro i batteri, questi penetrano nel sangue circolante e provocano setticemia.



        Una donna ed una bambina di Hiroshima

        Effetti immediati delle radiazioni. La foto si riferisce ad alcune vittime delle radiazioni dovute alla bomba atomica di Nagasaki, sganciata il 9 agosto 1945.



        e) Testicoli e ovaie. I tessuti germinali sono altamente sensibili. Già con poche radiazioni ricevute in una sola volta si può osservare una riduzione del numero di spermatozoi nelle settimane seguenti alla irradiazione. Una dose più elevata può produrre sterilità temporanea nell'uomo e nella donna per uno o due anni, fino ad arrivare alla sterilità definitiva.

        f) Occhio. La congiuntiva si infiamma e dosi elevate possono provocare opacità della lente cristallina (cataratta) che scompare solo dopo alcuni anni dalla irradiazione.

        g) Sistema respiratorio. I tessuti bronchiali e polmonari rispondono con fenomeni di tipo infiammatorio-essudativo ed il polmone, a distanza di tempo, può presentare fenomeni di fibrosi (secrezione di un muco particolarmente spesso).

        h) Tiroide. La secrezione ormonale della ghiandola tiroidea ha una certa riduzione per esposizione a dosi molto importanti di radiazione, fino ad arrivare a cessare.

        i) Tessuto osseo. Il tessuto osseo è poco sensibile alle radiazioni, solo forti esposizioni possono compromettere il suo trofismo e dopo qualche mese o più può seguire la necrosi (fenomeno conosciuto in taluni casi di radiologia).

        l) Encefalo. I tessuti encefalici sono molto sensibili, infatti con dosi molto elevate, somministrati in una sola volta, si può avere in poche ore o al più in qualche giorno la morte dell'individuo esposto.

        m) I reni. Per dosi che superano la decina di Gy possono comparire lesioni di tipo degenerativo o sclerotico. La nefrosclerosi è causa di accorciamento della vita dell'individuo irradiato.

        In caso di irradiazione dell'intero organismo (raggi x e g) un individuo che viene irradiato in breve tempo:



        § con 0.25 Gy, non presenta sintomi;

        § con 0.50 Gy, può comparire nausea, lieve malessere e riduzione dei globuli rossi nella seconda e terza settimana;

        § con 1 Gy la nausea è forte, accompagnata da vomito e astenia. Nella II-IV settimana appare prima leucopenia e poi anemia riducendo le capacità di difesa dell'organismo;

        § con 2 Gy si ha una vera e propria malattia, con esito talvolta mortale: si tratta della sindrome acuta da radiazioni che è tanto più grave quanto più elevata è la dose ricevuta. Dopo uno stato iniziale di lieve shock, con nausea, vomito e inappetenza, segue uno stadio di latenza e poi compare lo stato acuto con astenia grave, febbre, tachicardia, ipotensione arteriosa, diarrea, tendenza al collasso cardiocircolatorio, leucopenia grave, anemia marcata, riduzione delle piastrine e diatesi emorragica. Il sintomo predominate è comunque l'anemia.

        § con 4 Gy la sindrome acuta si presenta più grave e il 50% degli irradiati non adeguatamente curati va a morte in un lasso di tempo tra i 30 e i 60 giorni.

        § con 6 Gy la sindrome si presenta molto aggravata ed il 100% degli irradiati muore nell'arco di 30 giorni successivi alla irradiazione.

        § con dosi superiori a 6 Gy il decorso clinico cambia, lo stadio acuto è dominato dalla caduta dell'epitelio intestinale e comporta grave shock e setticemia, il decorso termina sempre con la morte dell'individuo irradiato. Precisamente:



        o L'assorbimento di dosi da 10 a 15 Gy provoca gravi lesioni al midollo osseo, che portano a infezione ed emorragie; la morte, se sopravviene, può essere attesa da quattro a cinque settimane dopo l'esposizione e in genere colpisce circa la metà dei pazienti che sono stati colpiti al midollo osseo.

        o L'esposizione di tutto il corpo a dosi da 10 a 40 Gy causa danni vascolari meno gravi, ma provoca la perdita di liquidi ed elettroliti nello spazio intracellulare e nel canale digerente; la morte avviene entro 10 giorni, come conseguenza dello squilibrio liquido ed elettrolitico, della distruzione del midollo osseo e di eventuali infezioni.

        o Un'esposizione a dosi maggiori di 40 Gy danneggia gravemente il sistema vascolare dell'uomo, causando edema cerebrale, shock, disturbi neurologici e morte entro 48 ore.

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          #19
          Favorevole ovviamente...

          ... viviamo in un paese in cui per non fare il nucleare e per non fare i termovalorizzatori quotidianamente paghiamo milioni di Euro alle nazioni confinanti per avere energia, per smaltire i nostri rifiuti che per loro sono energia e nonostante questo continuamo a seppellirne a tonnellate e a sorbirci l'inquinamento di centrali elettriche tutt'altro che pulite...

          ... unico appunto, la questione sicurezza a carissimo costo, per questo molti paesi hanno anche altre forme di energia, perchè contrariamente a un ventennio fa adesso le norme sono davvero restrittive e l'energia nucleare inizia a costare molto...

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            #20
            speed sei troppo imparato

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              #21
              Originally posted by gio rsv-ps2 View Post
              speed sei troppo imparato
              mi ricordavo il sito gio, avevo aiutato a cercare ste cose su internet per una ricerca scolastica....

              peccato che nn si possono mettere i grafici e le altre spiegazioni,

              gli effetti tardivi e biologici sull'uomo sono raccapriccianti, non li ho neanche messi...

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                #22
                'mazza speed c'ha fatto un seminario sull'energia nucleare!!!

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                • Font Size
                  #23
                  RIpeto la mia contrarietà, il nucleare potrà portare benefici economici per un periodo ma poi quando saranno dismesse le centrali chi finanzieròà la loro chiusura/cessazione e relativo stoccaggio???

                  Inoltre pensate che il rischio ne valga la pena??? Vero che il disastro di chernobyl sembra essere stato + unico che raro ma se dovesse ricapitare in centro europa o in italia stessa quali conseguenze per noi mortali??? Secondo me non ne vale la pena, troppi rischi e poche certezze per il futuro!!!

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                    #24
                    Originally posted by KayserSoze View Post
                    RIpeto la mia contrariet?, il nucleare potr? portare benefici economici per un periodo ma poi quando saranno dismesse le centrali chi finanzier?? la loro chiusura/cessazione e relativo stoccaggio???

                    Inoltre pensate che il rischio ne valga la pena??? Vero che il disastro di chernobyl sembra essere stato + unico che raro ma se dovesse ricapitare in centro europa o in italia stessa quali conseguenze per noi mortali??? Secondo me non ne vale la pena, troppi rischi e poche certezze per il futuro!!!
                    ok pero' intorno a noi ce l'han tutti

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                      #25
                      favorevole

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                        #26
                        Originally posted by KayserSoze View Post
                        Inoltre pensate che il rischio ne valga la pena??? Vero che il disastro di chernobyl sembra essere stato + unico che raro ma se dovesse ricapitare in centro europa o in italia stessa quali conseguenze per noi mortali??? Secondo me non ne vale la pena, troppi rischi e poche certezze per il futuro!!!
                        Di certo non la metterei in mano a degli italiani: gaurda cos'hanno fatto i grandi manager alle aziende statali... Con in mano una centrale nucleare fanno esplodere il mondo

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                          #27
                          Originally posted by Stop and Go View Post
                          Di certo non la metterei in mano a degli italiani: gaurda cos'hanno fatto i grandi manager alle aziende statali... Con in mano una centrale nucleare fanno esplodere il mondo
                          MA scusa ... il problema dell'ITALIA non sono gli imprenditori ? Berlusconi in particolare ? Le centrali Nucleari sarebbero statali ed in mano ai lavoratori ... che pericolo vedi ?

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                            #28
                            ah ... anche per altri discorsi ... quoto la parte del gio sui verdi

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                            • Font Size
                              #29
                              sono favorevole se sotto controllo

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                                #30
                                Originally posted by Luckygio View Post
                                Favorevole.

                                Come tutte le forme di energia necessita dello smaltimento delle scorie, ma SE QUESTA OPERAZIONE RIMANE SOTTO CONTROLLO...risulta una delle forme pi? pulite a nostra disposizione....e in proporzione a quello che riesce a produrre ? anhe economica
                                giusto

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