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Ma è sempre meglio partecipare no?
Gli angeli del Terzo millennio hanno la forma di un orologio da polso che fa accorrere i salvatori quando il pericolo si avvicina. «Mobile Angel», così è stato ribattezzato, è lo smartwatch antiviolenza che ha salvato una giovane napoletana dai comportamenti ossessivi (e da un possibile femminicidio) da parte dell’ex fidanzato, un 19enne residente nei Quartieri Spagnoli. Lui pretendeva di controllare le sue amicizie, di decidere quali vestiti indossare e quali, invece, eliminare dall’armadio. E quando lei lo aveva lasciato, aveva iniziato a minacciarla pesantemente. «Ti uccido, uccido anche tuo padre — le diceva —. Devi stare con me».
Parole che hanno portato la ragazza a denunciare l’ex fidanzato ai Carabinieri. Capita la gravità della situazione, le hanno dato un «mobile angel» collegato alla centrale tramite il quale la giovane, avvertito l’imminente pericolo, ha potuto inviare una segnalazione chiedendo loro aiuto in tempo reale. A seguito delle indagini è emerso il comportamento persecutorio del 19enne: Roberto Antini, nipote del boss Antonio Ranieri detto «Polifemo», vecchio capoclan dei Quartieri Spagnoli, morto negli anni Novanta. Il giovane è stato arrestato e portato nel carcere napoletano di Poggioreale con l’accusa di atti persecutori aggravati.
Come funziona lo Smartwatch antiviolenza
Lo Smartwatch antiviolenza è un orologio da polso che permette alle vittime di minacce o maltrattamenti di chiedere, in modo sicuro e tempestivo, l’intervento delle forze dell’ordine in caso di pericolo premendo semplicemente un tasto sull’orologio. Il dispositivo è direttamente collegato con la centrale operativa delle forze dell’ordine: appena arriva l’SOS, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.
Il progetto pilota, annunciato lo scorso novembre dai Carabinieri del Comando provinciale di Napoli, dalla Sezione fasce deboli della Procura della Repubblica partenopea, dalla Fondazione Vodafone Italia e dalla Soroptimist International Club Napoli, ha visto la prima istallazione a marzo al polso di una donna, negli uffici della storica caserma Pastrengo di Napoli, e oggi è stato esteso anche alle città di Milano e Torino
Splendido dispositivo e ottima notizia, i tuoi post sono sempre illuminanti e molto utili.
Grazie davvero
Alla mia conoscente hanno dato una specie di telecomandino \trasmettitore....se il suo compagno si avvicina entreo 200metri credo che avvisi le forze dell'ordine...
La chiamava di continuo,pedinava e ha lasciato un cartelli li a casa di lei e dei suoi "forze non sapete con chi avete a che fare"
Per come l'ho conosciuto io è uno di quelli un po' vigliacchetti, non credo abbia il coraggio di fare nulla...ma ha ben pensato di fare un cartello abbastanza minaccioso e da analfabeta (si...forze con la Z ) proprio nel momento storico peggiore per fare queste cose.
Lei ha fatto bene a lasciarlo,lui se ne deve fare una ragione. Ora che gli hanno messo il braccialetto è sparito
Lombardia, i malati psichici nel limbo di un sistema sbilanciato: «Medici con a carico 300 pazienti, così l'assistenza si complica
Mancanza di risorse e un piano di salute mentale che risale agli anni '80 e necessita di un aggiornamento per poter rispondere alle nuove esigenze dei malati psichiatrici in Lombardia. Queste le principali criticità nella presa in carico di chi soffre di disturbi mentali sul territorio regionale sottolineate dal dottor Massimo Clerici, professore di Psichiatria all'Università Milano Bicocca, direttore del dipartimento di Salute mentale della Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza e presidente eletto della sezione lombarda della Società italiana di psichiatria (Sip).
Professor Clerici, come funziona la presa in carico del malato psichiatrico in Lombardia?
«Per l'accesso alla psichiatria esistono due canali. Il primo è quello per i casi urgenti in fase acuta che passa attraverso l'arrivo al Pronto Soccorso, dove lo psichiatra di guardia effettua una diagnosi e una valutazione delle necessità terapeutiche. Da qui, per i casi gravi si può passare al ricovero volontario o obbligatorio, il cosiddetto Tso (trattamento sanitario obbligatorio, ndr). Esiste poi il percorso dei Centri Psicosociali (Cps in Lombardia e Csm nel resto d’Italia) territoriali, dove la visita è libera e basta una richiesta del medico curante (“visita psichiatrica”). In queste strutture, un'equipe multi-professionale composta da psichiatra, infermiere, educatore, assistente sociale e psicologo organizza un piano terapeutico. Per i pazienti con maggiore complessità, ad esempio affetti da disturbo bipolare o schizofrenia, si può prevedere anche un percorso residenziale».
Questo sistema funziona?
«A livello organizzativo è un sistema più che valido, ma permane una mancanza di risorse che ha sbriciolato sempre più l'efficacia negli interventi: solo 20 anni fa uno psichiatra aveva 100/150 pazienti in carico, oggi sono anche 250/300, in una situazione, come quella post Covid, dove si è data sempre più centralità all'urgenza nei Pronto Soccorso che, per sua natura, rende però più complicata l'organizzazione di programmi terapeutici».
Cosa si può fare per ovviare a queste criticità?
«Con Regione Lombardia si sta cercando di riscrivere, tramite un gruppo tecnico allargato, il Piano di Salute Mentale (PSM), che oggi risale a metà degli anni '80. Pazienti che prima vedevamo raramente oggi invece accedono sempre più frequentemente ai nostri Servizi: ad esempio, sono aumentati i disturbi dell'alimentazione e la cosiddetta doppia diagnosi, ovvero disturbi mentali correlati all'uso di sostanze. Serve pertanto riconvertire questi nuovi bisogni in nuovi Servizi. È necessario anche un maggiore coordinamento con la neuropsichiatria infantile, vista l'insorgenza sempre più precoce dei primi episodi di disturbi mentali in adolescenza».
Come si può intervenire per coprire le mancanze di personale?
«C'è un imbuto enorme nelle scuole di specialità. Non è infatti soltanto un problema economico: dopo il Covid abbiamo avuto da Regione molti progetti finanziati che prevedono un incremento degli operatori. I bandi però spesso vanno in bianco o si presentano al massimo due/tre professionisti che, partecipando a più concorsi, poi decidono dove andare e rinunciano a quelli vinti ma meno comodi. Inoltre, oggi i medici vedono il loro ruolo svalutato e si assiste a una pesantissima crescita del rischio professionale, con un aumento vertiginoso delle cause di risarcimento civile, che, unito a turni di guardia massacranti, rende il lavoro nel pubblico poco attrattivo».
Come può accadere che un paziente psichiatrico non venga più seguito dal Servizio?
«Le visite domiciliari sono sempre più ridotte per la mancanza di personale. Per un modello assistenziale con unità mobili che vanno a casa dei pazienti, tipico ad esempio di paesi anglosassoni, ci vogliono risorse economiche aggiuntive. Gli operatori in più potrebbero essere reperiti a livello di Associazioni di volontariato con personale adeguatamente formato e motivato. Poi c'è anche un dilemma etico da tenere in considerazione...».
Ovvero?
«Da noi manca una legge che costringa all'obbligo di trattamento per periodi lunghi i malati che non vogliono curarsi: il Tso in genere non supera i 15 giorni e non mette il paziente nelle condizioni di essere monitorato nel tempo. Se non va al Servizio non succede nulla fino a nuova segnalazione in urgenza. C'è un forte dibattito a livello internazionale, alimentato soprattutto da associazioni di pazienti, che mettono in discussione il fatto che un soggetto con disturbi mentali debba essere curato per forza mentre i testimoni di Geova o i malati terminali possano invece decidere di non farsi curare. Sono considerazioni da non trascurare anche nella definizione del nuovo Piano salute mentale
Alla mia conoscente hanno dato una specie di telecomandino \trasmettitore....se il suo compagno si avvicina entreo 200metri credo che avvisi le forze dell'ordine...
La chiamava di continuo,pedinava e ha lasciato un cartelli li a casa di lei e dei suoi "forze non sapete con chi avete a che fare"
Per come l'ho conosciuto io è uno di quelli un po' vigliacchetti, non credo abbia il coraggio di fare nulla...ma ha ben pensato di fare un cartello abbastanza minaccioso e da analfabeta (si...forze con la Z ) proprio nel momento storico peggiore per fare queste cose.
Lei ha fatto bene a lasciarlo,lui se ne deve fare una ragione. Ora che gli hanno messo il braccialetto è sparito
Non é un problema di Z o di livello sociale, sono persone malate.... Quanto malate... Boh... È quando decidano di fare del male o uccidere..... Chi lo sa....
Un medico che stimo... Sperava in un braccialetto per le caviglie, che in base alla distanza dalla vittima, si stringesse fino a spezzare la tibia del soggetto a 50m... Se non si alllontanava.... La tecnologia ci sarebbe....
Adesso prima che arrivino le forze dell ordine.... È cmq tardi... Nei casi Seri.... È si drenano risorse per altro....
Alla mia conoscente hanno dato una specie di telecomandino \trasmettitore....se il suo compagno si avvicina entreo 200metri credo che avvisi le forze dell'ordine...
La chiamava di continuo,pedinava e ha lasciato un cartelli li a casa di lei e dei suoi "forze non sapete con chi avete a che fare"
Per come l'ho conosciuto io è uno di quelli un po' vigliacchetti, non credo abbia il coraggio di fare nulla...ma ha ben pensato di fare un cartello abbastanza minaccioso e da analfabeta (si...forze con la Z ) proprio nel momento storico peggiore per fare queste cose.
Lei ha fatto bene a lasciarlo,lui se ne deve fare una ragione. Ora che gli hanno messo il braccialetto è sparito
Ossignur... povera sarà spaventatissima... ma dimmi te se si può...
Non é un problema di Z o di livello sociale, sono persone malate.... Quanto malate... Boh... È quando decidano di fare del male o uccidere..... Chi lo sa....
Un medico che stimo... Sperava in un braccialetto per le caviglie, che in base alla distanza dalla vittima, si stringesse fino a spezzare la tibia del soggetto a 50m... Se non si alllontanava.... La tecnologia ci sarebbe....
Adesso prima che arrivino le forze dell ordine.... È cmq tardi... Nei casi Seri.... È si drenano risorse per altro....
Concordo, quel medico ha avuto l'idea giusta e sarebbe giusto investire su progetti come questo.
E aggiungaggiungo.ti leggo e più ti stimo.
Concordo, quel medico ha avuto l'idea giusta e sarebbe giusto investire su progetti come questo.
E aggiungaggiungo.ti leggo e più ti stimo.
Lasciamo la stima a chi lavora nei vari settori...a stretto contatto con queste problematiche.
Gli atti di stima e coraggio vanno ai giovani che si recano ai vari Ps per farsi ascoltare.....
ragazzi di Milano e i problemi psichici in aumento: «Nei pronto soccorso ne arrivano anche 5 al giorno»
diGiovanna Maria Fagnani
Bertolaso: «Numeri da vera emergenza, casi più complicati di un infarto o un ictus». Il progetto sperimentale: una équipe di psicologi e pedagogisti negli istituti superiori cinque giorni a settimana
Un caso a settimana: prima del Covid, la media dell’arrivo in pronto soccorso di giovani a seguito di atti riconducibili al disagio psichico o a disturbi psicologici (dalle dipendenze ai disturbi alimentari ad atti di autolesionismo) era questa. Ora, nei grandi ospedali di Milano si è arrivati i certi momenti anche a 4-5 casi al giorno, a volte anche con il codice giallo. Un quadro di emergenza. Ad agire sul piano della prevenzione arriva nelle scuole lombarde la sperimentazione «Scuola in ascolto», che porterà una équipe di psicologi e pedagogisti negli istituti superiori, pubblici e privati e negli istituti di Formazione Professionale cinque giorni a settimana.
Il progetto partirà entro fine gennaio in cinquantacinque istituti. Scuole «capofila» che porteranno poi al coinvolgimento di altre. E si potrebbe anche scendere di grado, arrivando alle medie, a seconda dei bisogni che ciascun territorio manifesterà.
Il progetto nasce dal lavoro congiunto di tre assessorati: Istruzione, Welfare e Famiglia, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale, dell’Ordine Psicologi Lombardia e della Federazione delle Associazioni dei Pedagogisti. Secondo le ultime rilevazioni, in Lombardia circa il 70 per cento delle scuole medie e superiori offre già uno sportello psicologico, che viene pagato con fondi propri. Tuttavia, le attività si limitano a poche ore settimanali. Oppure, l’intervento di un professionista viene chiesto in caso di eventi traumatici che hanno scosso la comunità scolastica. Con il progetto regionale, invece, si passerebbe da «sportello» a «servizio», con la presenza non più di un solo professionista ma di una équipe, che segua gli studenti e sia a disposizione di tutta la comunità: docenti, personale Ata e anche delle famiglie. Con la possibilità di interventi non individuali e anche osservazioni in classe.
Il finanziamento è di tre milioni di euro per il prossimo triennio. «Siamo partiti con l’apertura della manifestazione di interesse per le scuole capofila. Possono concorrere anche scuole che già possiedono uno sportello psicologico, ma speriamo che aderisca anche chi finora non ha potuto attivarlo - sottolinea l’assessora all’Istruzione Simona Tironi -. L’obiettivo è mitigare il peso crescente dei disturbi psicologici dei nostri studenti e prevenirli».
L’assessore al Welfare Guido Bertolaso ha invece sottolineato i numeri, “da vera emergenza”». Trattare giovanissimi che arrivano al pronto soccorso a seguito di situazioni psicopatologiche è «molto più complicato che trattare un infarto o un ictus. Servono strumenti, preparazione e organizzazione ben diversi. Da un lato ci stiamo attrezzando, dall’altro bisogna evitare che arrivano al pronto soccorso». L’assessora alla Famiglia Elena Lucchini ha invece ricordato altre misure di prevenzione, come «Up-Percorsi per crescere alla grande» che prevede voucher per adolescenti e preadolescenti proprio per intercettare il disagio giovanile.
Il progetto «Scuola in ascolto» è ambizioso, con tante sfide: «Tra queste la multi professionalità: darà ai docenti la possibilità di confrontarsi sulla didattica anche con figure diverse in ambito educativo. Poi il coinvolgimento di tutte le agenzie sul territorio perché i miglioramenti restino come patrimonio stabile della comunità e non si perdano quando terminano i fondi» aggiunge Silvia Negri, vice presidente della Federazione dei pedagogisti
Vanessa Ballan 26 anni.... uccisa a coltellate in casa, era incinta. Aveva denunciato il presunto assassino per stalking
Uccisa sulla porta di casa da un uomo che l’ha massacrata a coltellate, almeno sette, prima di scappare a piedi.
Vanessa Ballan 26 anni.... uccisa a coltellate in casa, era incinta. Aveva denunciato il presunto assassino per stalking
Uccisa sulla porta di casa da un uomo che l’ha massacrata a coltellate, almeno sette, prima di scappare a piedi.
È una mia impressione ma... non molto “rumore” per questa giovane mamma uccisa a coltellate in casa sua.... anche lei uccisa brutalmente, anche lei donna lei aveva anche denunciato. Ah, lei era anche incinta.....
In questi giorni fa piu rumore il panettone della Ferragni o i suoi problemi col fisco... o ci stiamo abituando... boh
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