Sono passati quasi tre anni. Era l?aprile del 2014 quando un Matteo Renzi appena arrivato a Palazzo Chigi parl? di ?accorpamento fra Aci e Motorizzazione civile?. Quello che aveva in testa il governo era il ?documento unico di circolazione?. Una sola scartoffia al posto di due: il certificato di propriet?, rilasciato dall?Aci, e il libretto di circolazione di competenza della Motorizzazione. Il tutto doveva portare a un risparmio stimato dallo stesso governo in 39 euro per singola pratica. Bello no? Dopo tre anni le scartoffie sono ancora due. Il documento unico resta solo un?ipotesi della riforma della pubblica amministrazione. Ma ? rimasta appesa al solito decreto attuativo che non arriva. E che a questo punto rischia di non arrivare mai, visto che il termine per presentarlo (gi? prorogato) scade a fine febbraio. Nel frattempo i nodi restano. E a ricordarli ? l?Antitrust, l?autorit? garante della concorrenza, che nel suo bollettino scrive di ?aver riscontrato inefficienze dovute alla tenuta di due banche dati distinte?, ?situazioni di conflitto di interesse in capo all?Aci? e anche, a proposito dell?imposta provinciale di trascrizione, una ?distorsione della concorrenza nell?attivit? di riscossione a vantaggio di Aci?. Ma perch? il documento unico non ? mai arrivato? Non solo perch? la politica vive di promesse e perch? dalla rottamazione siamo tornati alla concertazione. Ma perch? l?Aci ha giocato d?anticipo, lanciando il certificato di propriet? digitale, versione dematerializzata di una delle due vecchie scartoffie. Una mossa di autoriforma molto apprezzata dal governo. Ma che secondo l?Antitrust peggiora le cose perch? ha ?pregiudicato la cooperazione tra le due banche dati?. E, come ricorda sempre l?Antitrust, la ?presenza di due registri ? una peculiarit? tutta italiana che, per quanto ? dato sapere, non trova riscontro in nessun altro Paese?. Pi? che un documento unico, un Paese unico.
Fonte corriere.it
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