Ben Spies – 10 e Lode
Superpole (settima della serie), vittoria (sette in quattordici manche, con due doppiette) e giro veloce con il nuovo record della pista. Il texano non voleva solo vincere, l'obbiettivo era impressionare la Ducati e ingenerare la convinzione che il Mondiale non è chiuso. C'è riuscito benissimo. Notevole anche l'idea del casco ispirato al bombardiere B24 che sbaragliò i giapponesi nella battaglia del Pacifico.
Michel Fabrizio - 9
La vittoria di Monza era stata un bel colpo, ma inseguire Spies a casa sua fin quasi al taguardo è stato anche meglio. Per una decina di giri il romano è andato come un missile. Perfino Ben gli ha fatto i complimenti.
Jonathan Rea - 8
L'erede di Joey Dunlop (è nato anche lui a Ballymena, nell'Irlanda del Nord) ha conquistato il secondo podio - dopo il Sud Africa - con un'altra grande prestazione. Dopo il gran volo nelle libere di sabato nel box Ten Kate temevano che non avrebbe preso il via. E invece…
Max Biaggi - 6,5
L'Aprilia è mancata all'appello in Superpole, lamentando problemi di pescaggio della benzina che hanno fatto saltare la strategia e costretto Max (anche caduto) a partire dalla quarta fila. Il romano ha recuperato con due ottimi avvii, sfruttando discretamente la fantastica velocità di punta della RSV4 che ha passato le avversarie (Ducati compresa…) con impressionante facilità.
Shinya Nakano - 5
Il giapponese ex MotoGP ha preso paga anche stavolta da Biaggi. In gara uno per la verità era davanti lui ma è scivolato, quindi non conta. Nella seconda è rimasto nel gruppo, ma senza guizzi.
Leon Haslam - 6
La sua prestazione è stata eccellente, come molto spesso. Ma l'errore all'ultimo giro è stato pesante. Il figlio d'arte ha dato l'impressione di voler stare davanti a Rea a tutti i costi, sentendo sia la rivalità di marca che il derby britannico. Gli è andata male, sarebbe stato meglio accontentarsi del quarto posto.
Carlos Checa - 6
In gara uno lo spagnolo ha dato l'impressione di aver ritrovato la vena dello scorso anno, quando vinse a mani basse. Ma allora non c'era Texas Terror… Poi è scivolato ripiombando in crisi. I bene informati dicono che il suo posto alla Ten Kate vacilli sempre di più.
Jamie Hacking - 6
E' la media artimentica tra una prima uscita eccellente (settimo posto, miglior risultato stagionale della Kawasaki) e una seconda disastrosa. L'americano è andato addosso a Luca Scassa innescando un incidente che poteva avere conseguenze molto serie. Il toscano si è rotto un piede. Prima del via aveva parlato di Hacking come di un fenomeno incompreso, chissà se è rimasto della stessa opinione.
BMW - 3
L'Aprilia è quasi arrivata al vertice, e con il pilota giusto (Hacking) perfino la Kawasaki è riuscita ad inserirsi bene nella top ten. I tedeschi invece non solo non avanzano, ma marciano all'indietro. I piloti parlano sempre di mancanza di trazione, la stessa storia dall'inizio stagione. La squadra replica che servono test e appena le moto torneranno in Europa le S1000RR andrano a girare. Il box è organizzato in maniera teutonica, ma da fuori si ha l'impressione che i tecnici, in gran parte digiuni di corse di questo livello, non sappiano che pesci pigliare.
Kenan Sofuoglu – 10 e Lode
Nel paddock ormai tutti ironizzavano sul fatto che Ten Kate – sette Mondiali di fila! - aveva smesso di vincere da quando la Federazione aveva scoperto sulle sue Honda una pompa vietata che creava depressione nel carter aumentando la potenza. Il turco ce l'ha messa tutta per smentire le malelingue cucinandosi all'ultimo giro due tipi tostissimi come Crutchlow (voto 7,5) e Laverty (8).
Andrew Pitt - 8
Aveva sbagliato clamorosamente in qualifica volando al primo giro senza riuscire a segnare un tempo. Lo ha salvato la norma introdotta quest'anno che permette il recupero in base al miglior tempo realizzato nelle libere. Il campione del mondo è stato posizionato all'ultimo posto sulla griglia, il trentesimo, ma non si è perso d'animo. Ha aperto il gas e ha recuperato fino al settimo posto. Tenace.
Gianluca Nannelli - 6
Il toscano stava disputando una gara eccezionale, mantenendo la tre cilindri Triumph a contatto con i missili a quattro cilindri. Nel finale era quinto quando, per resistere a Foret (che ha la Yamaha ufficiale…) ha finito per esagerare sprecando la seconda occasione di fila dopo quella gettata alle ortiche a Kyalami. Il voto è la media tra una prestazione da 8 e l'errore da 4. L'astuto McCoy, con la stessa moto del Nanna, stava prendendo paga ma alla fine ha avuto ragione lui, portando in porto il sesto posto.
Miller Motorsport Park - 8
La MotoGP ha cacciato la SBK da Laguna Seca, ma alla fine è stato quasi un bene. Le derivate dalla serie infatti hanno ritrovato casa sul tracciato più bello d'America, non solo come disegno ma anche come servizi. Il MMP è un impianto "vero", con servizi di livello europeo, ed una sicurezza da far invidia: nel week end ci sono state una trentina di cadute, parecchie anche molto violente, ma alla fine non si è fatto male (quasi) nessuno. Per fortuna qui non ci sono i muri di Laguna Seca.
Superpole (settima della serie), vittoria (sette in quattordici manche, con due doppiette) e giro veloce con il nuovo record della pista. Il texano non voleva solo vincere, l'obbiettivo era impressionare la Ducati e ingenerare la convinzione che il Mondiale non è chiuso. C'è riuscito benissimo. Notevole anche l'idea del casco ispirato al bombardiere B24 che sbaragliò i giapponesi nella battaglia del Pacifico.
Michel Fabrizio - 9
La vittoria di Monza era stata un bel colpo, ma inseguire Spies a casa sua fin quasi al taguardo è stato anche meglio. Per una decina di giri il romano è andato come un missile. Perfino Ben gli ha fatto i complimenti.
Jonathan Rea - 8
L'erede di Joey Dunlop (è nato anche lui a Ballymena, nell'Irlanda del Nord) ha conquistato il secondo podio - dopo il Sud Africa - con un'altra grande prestazione. Dopo il gran volo nelle libere di sabato nel box Ten Kate temevano che non avrebbe preso il via. E invece…
Max Biaggi - 6,5
L'Aprilia è mancata all'appello in Superpole, lamentando problemi di pescaggio della benzina che hanno fatto saltare la strategia e costretto Max (anche caduto) a partire dalla quarta fila. Il romano ha recuperato con due ottimi avvii, sfruttando discretamente la fantastica velocità di punta della RSV4 che ha passato le avversarie (Ducati compresa…) con impressionante facilità.
Shinya Nakano - 5
Il giapponese ex MotoGP ha preso paga anche stavolta da Biaggi. In gara uno per la verità era davanti lui ma è scivolato, quindi non conta. Nella seconda è rimasto nel gruppo, ma senza guizzi.
Leon Haslam - 6
La sua prestazione è stata eccellente, come molto spesso. Ma l'errore all'ultimo giro è stato pesante. Il figlio d'arte ha dato l'impressione di voler stare davanti a Rea a tutti i costi, sentendo sia la rivalità di marca che il derby britannico. Gli è andata male, sarebbe stato meglio accontentarsi del quarto posto.
Carlos Checa - 6
In gara uno lo spagnolo ha dato l'impressione di aver ritrovato la vena dello scorso anno, quando vinse a mani basse. Ma allora non c'era Texas Terror… Poi è scivolato ripiombando in crisi. I bene informati dicono che il suo posto alla Ten Kate vacilli sempre di più.
Jamie Hacking - 6
E' la media artimentica tra una prima uscita eccellente (settimo posto, miglior risultato stagionale della Kawasaki) e una seconda disastrosa. L'americano è andato addosso a Luca Scassa innescando un incidente che poteva avere conseguenze molto serie. Il toscano si è rotto un piede. Prima del via aveva parlato di Hacking come di un fenomeno incompreso, chissà se è rimasto della stessa opinione.
BMW - 3
L'Aprilia è quasi arrivata al vertice, e con il pilota giusto (Hacking) perfino la Kawasaki è riuscita ad inserirsi bene nella top ten. I tedeschi invece non solo non avanzano, ma marciano all'indietro. I piloti parlano sempre di mancanza di trazione, la stessa storia dall'inizio stagione. La squadra replica che servono test e appena le moto torneranno in Europa le S1000RR andrano a girare. Il box è organizzato in maniera teutonica, ma da fuori si ha l'impressione che i tecnici, in gran parte digiuni di corse di questo livello, non sappiano che pesci pigliare.
Kenan Sofuoglu – 10 e Lode
Nel paddock ormai tutti ironizzavano sul fatto che Ten Kate – sette Mondiali di fila! - aveva smesso di vincere da quando la Federazione aveva scoperto sulle sue Honda una pompa vietata che creava depressione nel carter aumentando la potenza. Il turco ce l'ha messa tutta per smentire le malelingue cucinandosi all'ultimo giro due tipi tostissimi come Crutchlow (voto 7,5) e Laverty (8).
Andrew Pitt - 8
Aveva sbagliato clamorosamente in qualifica volando al primo giro senza riuscire a segnare un tempo. Lo ha salvato la norma introdotta quest'anno che permette il recupero in base al miglior tempo realizzato nelle libere. Il campione del mondo è stato posizionato all'ultimo posto sulla griglia, il trentesimo, ma non si è perso d'animo. Ha aperto il gas e ha recuperato fino al settimo posto. Tenace.
Gianluca Nannelli - 6
Il toscano stava disputando una gara eccezionale, mantenendo la tre cilindri Triumph a contatto con i missili a quattro cilindri. Nel finale era quinto quando, per resistere a Foret (che ha la Yamaha ufficiale…) ha finito per esagerare sprecando la seconda occasione di fila dopo quella gettata alle ortiche a Kyalami. Il voto è la media tra una prestazione da 8 e l'errore da 4. L'astuto McCoy, con la stessa moto del Nanna, stava prendendo paga ma alla fine ha avuto ragione lui, portando in porto il sesto posto.
Miller Motorsport Park - 8
La MotoGP ha cacciato la SBK da Laguna Seca, ma alla fine è stato quasi un bene. Le derivate dalla serie infatti hanno ritrovato casa sul tracciato più bello d'America, non solo come disegno ma anche come servizi. Il MMP è un impianto "vero", con servizi di livello europeo, ed una sicurezza da far invidia: nel week end ci sono state una trentina di cadute, parecchie anche molto violente, ma alla fine non si è fatto male (quasi) nessuno. Per fortuna qui non ci sono i muri di Laguna Seca.
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