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Da GpOne
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La Ducati porta in pole Bayliss e "tradisce" Biaggi che pensa al ritiro
Max Biaggi ai box Bayliss ha centrato una pole bagnata a Donington davanti a Kyonari e Checa, ma non è di questo che si è parlato sul circuito di Derby, né della caduta di Corser mentre gliela stava strappando, a venti metri dal traguardo. A Donington, invece, si è parlato delle speranze di Max Biaggi di approdare alla Ducati arrivate al capolinea sul circuito inglese.
Dunque la Ducati ha deciso: per sostituire Bayliss ha scelto Haga, lasciando cadere l’opzione su Max Biaggi. Sembra che a spingere fortemente per questa soluzione siano stati i vertici della Casa e non i tecnici. Non è che la cosa cambi di molto le carte in tavola: del resto in un mondo, quello del motociclismo, che sta pericolosamente prendendo gli atteggiamenti peggiori della parte peggiore di altri sport, come il calcio e la F.1, ci sta che a pesare, oltre che a considerazioni tecniche, sia la simpatia e l’antipatia. E quanto a farsi nemici, bene, Max Biaggi non è mai stato secondo a nessuno.
Nella sua carriera il Corsaro è riuscito a farsi appiedare da Ivano Beggio, dopo tre trionfi consecutivi con Aprilia in 250; ha brutalmente avuto a che dire con la Yamaha (e non tutti i torti stavano dalla sua parte perché la Yamaha di Max Biaggi allora non era quella di oggi), e poi ha rovinato i suoi rapporti anche con la Honda, che dopo averlo accolto in HRC ha ottenuto che fosse ostracizzato dalla MotoGP. Passato alla Superbike ha scontato un anno sabbatico, ma meglio sarebbe dire “di purgatorio” prima di approdare alla Suzuki. Dalla quale è uscito, con qualche fiammata ma sostanzialmente senza troppe polemiche.
La Ducati, nel 2008 è stata per lui l’ancora di salvezza, per questo appare poco comprensibile la scelta di Borgo Panigale. Se era ad Haga che puntavano, potevano far scadere la prima opzione senza tirarla così tanto per le lunghe. Incredibilmente in questa occasione Max non ha aperto bocca. Avrebbe potuto, forse, ma non ha voluto.
Invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia, si dice, ed è vero: la Ducati l’ha lasciato a piedi. Ma ancora, non è questo che ci stupisce.
Quello che fa rimanere con la bocca aperta, invece, è il fatto che Max Biaggi sia l’unico pilota nella storia del motociclismo a muovere le masse, appassionare il pubblico, dividerlo fra chi lo ama e chi lo odia, e dunque in definitiva riempire i circuiti, che non sia riuscito a farsi appoggiare dagli organizzatori del suo sport.
Non lo aiutò, né protesse un tale investimento di spettacolo, Carmelo Ezpeleta della Dorna, né lo hanno fatto i fratelli Paolo e Maurizio Flammini della FGSport in Superbike.
Il contrasto con il supporto ricevuto da Valentino Rossi (Ezpeleta minacciò il monogomma pur di fargli avere le Bridgestone) è stridente, ma dopotutto Carmelo ha anche recentissimamente aiutato Dani Pedrosa a fare un enorme danno di immagine alla Michelin.
Ora va bene che Valentino è simpatico e per di più vincente, ma Pedrosa non è un mostro di simpatia, ha un entourage imbarazzante e, finora, non ha certo spaccato il mondo. E comunque alcune mosse del passato di Biaggi andrebbero rivalutate alla luce di quanto accaduto. A partire dalla gommetta del sabato, passando per fatti pochi noti al pubblico.
La differenza è che i suoi avversari sanno fare politica, Biaggi no.
In fondo la cosa non suscita in noi alcuna repulsione. Forse perché in Italia “politica” è sinonimo di inciucio, scorrettezze, protezione oltre misura dei propri interessi personali.
Max Biaggi, invece, quando supera il livello di guardia, se non gli stai a genio e non ti ha sotto mano ti manda un bell’SMS: “vatti a fare…”. Lin Jarvis, gran capo della Yamaha in Europa, ne sa qualcosa. Non sarà elegante, ma è diretto.
Il risultato, comunque, è quello che è. Ovviamente Biaggi ha le sue alternative. Aprilia o BMW. Il fatto che non si sia già diretto a Noale o Monaco sottolinea che il romano nelle sue scelte non si è preoccupato del denaro, bensì della competitività.
A questo punto, con un po’ di coerenza, a Max non resterebbe che il ritiro. In fondo, come si dice, non si va in Paradiso a dispetto dei Santi. E il suo valore, certo, non cambierebbe con un titolo in più. Inoltre Biaggi darebbe alla Superbike un segnale più forte lasciando che restando. Perché è indubbio che l’interesse nel mondiale delle derivate di serie sia aumentato anche grazie al suo arrivo. Ma, come sa chiunque lo conosca, non aspettatevi soluzioni semplici da Max.
Da GpOne
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La Ducati porta in pole Bayliss e "tradisce" Biaggi che pensa al ritiro
Max Biaggi ai box Bayliss ha centrato una pole bagnata a Donington davanti a Kyonari e Checa, ma non è di questo che si è parlato sul circuito di Derby, né della caduta di Corser mentre gliela stava strappando, a venti metri dal traguardo. A Donington, invece, si è parlato delle speranze di Max Biaggi di approdare alla Ducati arrivate al capolinea sul circuito inglese.
Dunque la Ducati ha deciso: per sostituire Bayliss ha scelto Haga, lasciando cadere l’opzione su Max Biaggi. Sembra che a spingere fortemente per questa soluzione siano stati i vertici della Casa e non i tecnici. Non è che la cosa cambi di molto le carte in tavola: del resto in un mondo, quello del motociclismo, che sta pericolosamente prendendo gli atteggiamenti peggiori della parte peggiore di altri sport, come il calcio e la F.1, ci sta che a pesare, oltre che a considerazioni tecniche, sia la simpatia e l’antipatia. E quanto a farsi nemici, bene, Max Biaggi non è mai stato secondo a nessuno.
Nella sua carriera il Corsaro è riuscito a farsi appiedare da Ivano Beggio, dopo tre trionfi consecutivi con Aprilia in 250; ha brutalmente avuto a che dire con la Yamaha (e non tutti i torti stavano dalla sua parte perché la Yamaha di Max Biaggi allora non era quella di oggi), e poi ha rovinato i suoi rapporti anche con la Honda, che dopo averlo accolto in HRC ha ottenuto che fosse ostracizzato dalla MotoGP. Passato alla Superbike ha scontato un anno sabbatico, ma meglio sarebbe dire “di purgatorio” prima di approdare alla Suzuki. Dalla quale è uscito, con qualche fiammata ma sostanzialmente senza troppe polemiche.
La Ducati, nel 2008 è stata per lui l’ancora di salvezza, per questo appare poco comprensibile la scelta di Borgo Panigale. Se era ad Haga che puntavano, potevano far scadere la prima opzione senza tirarla così tanto per le lunghe. Incredibilmente in questa occasione Max non ha aperto bocca. Avrebbe potuto, forse, ma non ha voluto.
Invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia, si dice, ed è vero: la Ducati l’ha lasciato a piedi. Ma ancora, non è questo che ci stupisce.
Quello che fa rimanere con la bocca aperta, invece, è il fatto che Max Biaggi sia l’unico pilota nella storia del motociclismo a muovere le masse, appassionare il pubblico, dividerlo fra chi lo ama e chi lo odia, e dunque in definitiva riempire i circuiti, che non sia riuscito a farsi appoggiare dagli organizzatori del suo sport.
Non lo aiutò, né protesse un tale investimento di spettacolo, Carmelo Ezpeleta della Dorna, né lo hanno fatto i fratelli Paolo e Maurizio Flammini della FGSport in Superbike.
Il contrasto con il supporto ricevuto da Valentino Rossi (Ezpeleta minacciò il monogomma pur di fargli avere le Bridgestone) è stridente, ma dopotutto Carmelo ha anche recentissimamente aiutato Dani Pedrosa a fare un enorme danno di immagine alla Michelin.
Ora va bene che Valentino è simpatico e per di più vincente, ma Pedrosa non è un mostro di simpatia, ha un entourage imbarazzante e, finora, non ha certo spaccato il mondo. E comunque alcune mosse del passato di Biaggi andrebbero rivalutate alla luce di quanto accaduto. A partire dalla gommetta del sabato, passando per fatti pochi noti al pubblico.
La differenza è che i suoi avversari sanno fare politica, Biaggi no.
In fondo la cosa non suscita in noi alcuna repulsione. Forse perché in Italia “politica” è sinonimo di inciucio, scorrettezze, protezione oltre misura dei propri interessi personali.
Max Biaggi, invece, quando supera il livello di guardia, se non gli stai a genio e non ti ha sotto mano ti manda un bell’SMS: “vatti a fare…”. Lin Jarvis, gran capo della Yamaha in Europa, ne sa qualcosa. Non sarà elegante, ma è diretto.
Il risultato, comunque, è quello che è. Ovviamente Biaggi ha le sue alternative. Aprilia o BMW. Il fatto che non si sia già diretto a Noale o Monaco sottolinea che il romano nelle sue scelte non si è preoccupato del denaro, bensì della competitività.
A questo punto, con un po’ di coerenza, a Max non resterebbe che il ritiro. In fondo, come si dice, non si va in Paradiso a dispetto dei Santi. E il suo valore, certo, non cambierebbe con un titolo in più. Inoltre Biaggi darebbe alla Superbike un segnale più forte lasciando che restando. Perché è indubbio che l’interesse nel mondiale delle derivate di serie sia aumentato anche grazie al suo arrivo. Ma, come sa chiunque lo conosca, non aspettatevi soluzioni semplici da Max.
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