Da motosprint
Se vi sono delle certezze nel paddock Superbike, una di queste è il team Aruba Ducati, che dal 2015 ad oggi guida la spedizione Ducati nel paddock delle derivate. Un cammino al quale, per diventare perfetto, manca solo un ultimo tassello: parliamo ovviamente del titolo mondiale, che resta ovviamente in cima ai pensieri del Team Principal Stefano Cecconi e di tutta la squadra. Il 2022 potrebbe essere l’anno giusto, grazie alle ottime prestazioni del figliol prodigo Alvaro Bautista.
Stefano, qual è il primo bilancio del Bautista bis?
“Non potevo chiedere di più al momento, dato che non era affatto scontato che ritrovasse subito la confidenza con la moto avuta nel 2019, d’altronde la moto è simile ma non la stessa. Dal primo test ha subito sorriso, il che ci ha tranquillizzato, ed ovviamente i risultati delle gare hanno ulteriormente migliorato l’umore. Credo che Alvaro sia riuscito a colmare alcune lacune da tre anni fa ad oggi, quindi ora si sente più sicuro ed in controllo”.
A livello umano come lo hai ritrovato?
“Come persona Alvaro è sempre stato uno spettacolo, sia dal punto di vista della serietà che dell’affabilità. E’ diversa la consapevolezza: nel 2019 era tutto nuovo per lui, il che lo ha portato comunque a fare un’ottima stagione da debuttante, ma ora si percepisce una maggiore tranquillità”.
Risultati alla mano aumenta l’amaro in bocca pensando al mancato rinnovo di contratto del 2019?
“Con il senno di poi direi di sì, ma le situazioni vanno contestualizzate. In quel momento non è stato possibile trovare un accordo, ed Alvaro ha creduto in un progetto pensando di trovare qualcosa di meglio, il che forse oggi lo ha reso più consapevole. A livello di risultati il 2019 ci ha lasciato l’amaro in bocca fino ad un certo punto: per puro caso le prime piste del calendario erano tutte adatte ad Alvaro ed alla moto, mentre le piste della seconda parte hanno un po’ esasperato il trend negativo. Se avessimo fatto lo stesso campionato invertendo i tracciati sarebbe emersa una percezione diversa della stagione”.
Come pensi sarebbero andate le stagioni 2020 e 2021 con Alvaro in squadra?
“Probabilmente bene, non penso che avrebbe fatto peggio di secondo o terzo, ma non posso dire che avremmo vinto facilmente il mondiale in entrambe le stagioni”.
Redding ha recentemente criticato il vantaggio in termini di peso di Bautista, chiedendo una regolamentazione del peso moto più pilota. Che ne pensi?
“Scott non ha peli sulla lingua, il che è il suo bello. Non sono d’accordo, il peso del pilota porta vantaggi e svantaggi: Redding ad esempio con la sua maggiore forza riusciva a sopperire ad alcuni problemi. Alvaro ha un vantaggio legato al peso, ma minore di quanto si pensi, dato che la differenza la fa rialzando la moto in uscita di curva. E’ inoltre molto bravo a non consumare le gomme, il che a fine gara ovviamente aiuta. Andare a penalizzarlo dove è avvantaggiato senza aiutarlo dove è svantaggiato non credo sarebbe giusto. Noi non eravamo a favore di questa regolamentazione nemmeno quando avevamo in squadra Redding e Davies”.
Ora tiene banco il mercato. Qual è la situazione per la seconda sella?
“Intorno a questo tema c’è una pressione più esterna che interna. Noi siamo relativamente tranquilli, possiamo prendercela con calma: ci siamo abituati ad un mercato dove le decisioni per l’anno successivo vengono prese all’inizio della stagione in corso, il che è strano. Non voglio firmare i contratti a dicembre, ma siamo appena a metà campionato. Potremmo rimanere così o fare dei cambiamenti”.
I candidati sono Rinaldi, Petrucci e Bassani?
“Sinceramente non abbiamo una trattativa avanzata con nessuno, quindi non stiamo scegliendo tra tre trattative ben avviate”.
In Supersport avete intrapreso un nuovo percorso. Sei soddisfatto?
“Sono contento di Bulega, in primis per come sta affrontando la stagione: era ed è convinto della scelta fatta. Stiamo pagando il fatto che la moto è nuova e si trova a scontrarsi con moto molto più avanti in termini di sviluppo. All’inizio del progetto avremmo firmato per essere subito sempre sul podio, ma ovviamente a questo punto stiamo iniziando a bramare la prima vittoria. Le limitazioni ad inizio anno era pesanti, ma ora le cose stanno migliorando, anche se le vecchie Supersport hanno ancora qualcosa in più”.
Il 2023 di Bulega è già scritto?
“Resterà in Supersport, anche perché nella nostra idea il primo anno era l’occasione per imparare, per poi cercare di vincere l’anno successivo”.
C’è il progetto di creare una filiera di piloti italiani per la Superbike in Supersport?
“L’idea di partenza era questa, anche perché lo avevamo già iniziato a fare in Superstock1000, che tra l’altro comprendeva moto più simili alla Superbike. Quando è nata la nuova Supersport abbiamo pensato avesse senso fare crescere un pilota internamente, costruendo un percorso che potrebbe portare anche al team ufficiale in classe regina”.
Quest’anno Aruba è sbarcata per la prima volta in MotoGP come title sponsor. E’ l’inizio di un cambio di paddock?
“Al momento siamo concentrati su Superbike e Supesport. L’opportunità della MotoGP è arrivata quando abbiamo discusso il rinnovo con Ducati: Pirro le wild card le ha sempre fatte, e visto che abbiamo un grande rapporto con i test team MotoGP e SBK abbiamo fatto questa scelta. E’ stato bello vedere un pezzo del nostro paddock dall’altra parte, ma attualmente non vi sono progetti ulteriori”.
Parlando di test team, pensi che quello Superbike potrebbe rendere di più?
“Lo sviluppo c’è, posso confermarlo. Ducati è stata forse brava a mostrare solo una parte del lavoro svolto, anche perché essendo in testa al mondiale non ci serve far vedere che ci stiamo dando da fare. Stiamo lavorando e penso che si vedranno i risultati. Entro l’anno verrà presentata la nuova versione della Panigale V4R, e questo certamente ci darà una ulteriore mano”.
Se vi sono delle certezze nel paddock Superbike, una di queste è il team Aruba Ducati, che dal 2015 ad oggi guida la spedizione Ducati nel paddock delle derivate. Un cammino al quale, per diventare perfetto, manca solo un ultimo tassello: parliamo ovviamente del titolo mondiale, che resta ovviamente in cima ai pensieri del Team Principal Stefano Cecconi e di tutta la squadra. Il 2022 potrebbe essere l’anno giusto, grazie alle ottime prestazioni del figliol prodigo Alvaro Bautista.
Stefano, qual è il primo bilancio del Bautista bis?
“Non potevo chiedere di più al momento, dato che non era affatto scontato che ritrovasse subito la confidenza con la moto avuta nel 2019, d’altronde la moto è simile ma non la stessa. Dal primo test ha subito sorriso, il che ci ha tranquillizzato, ed ovviamente i risultati delle gare hanno ulteriormente migliorato l’umore. Credo che Alvaro sia riuscito a colmare alcune lacune da tre anni fa ad oggi, quindi ora si sente più sicuro ed in controllo”.
A livello umano come lo hai ritrovato?
“Come persona Alvaro è sempre stato uno spettacolo, sia dal punto di vista della serietà che dell’affabilità. E’ diversa la consapevolezza: nel 2019 era tutto nuovo per lui, il che lo ha portato comunque a fare un’ottima stagione da debuttante, ma ora si percepisce una maggiore tranquillità”.
Risultati alla mano aumenta l’amaro in bocca pensando al mancato rinnovo di contratto del 2019?
“Con il senno di poi direi di sì, ma le situazioni vanno contestualizzate. In quel momento non è stato possibile trovare un accordo, ed Alvaro ha creduto in un progetto pensando di trovare qualcosa di meglio, il che forse oggi lo ha reso più consapevole. A livello di risultati il 2019 ci ha lasciato l’amaro in bocca fino ad un certo punto: per puro caso le prime piste del calendario erano tutte adatte ad Alvaro ed alla moto, mentre le piste della seconda parte hanno un po’ esasperato il trend negativo. Se avessimo fatto lo stesso campionato invertendo i tracciati sarebbe emersa una percezione diversa della stagione”.
Come pensi sarebbero andate le stagioni 2020 e 2021 con Alvaro in squadra?
“Probabilmente bene, non penso che avrebbe fatto peggio di secondo o terzo, ma non posso dire che avremmo vinto facilmente il mondiale in entrambe le stagioni”.
Redding ha recentemente criticato il vantaggio in termini di peso di Bautista, chiedendo una regolamentazione del peso moto più pilota. Che ne pensi?
“Scott non ha peli sulla lingua, il che è il suo bello. Non sono d’accordo, il peso del pilota porta vantaggi e svantaggi: Redding ad esempio con la sua maggiore forza riusciva a sopperire ad alcuni problemi. Alvaro ha un vantaggio legato al peso, ma minore di quanto si pensi, dato che la differenza la fa rialzando la moto in uscita di curva. E’ inoltre molto bravo a non consumare le gomme, il che a fine gara ovviamente aiuta. Andare a penalizzarlo dove è avvantaggiato senza aiutarlo dove è svantaggiato non credo sarebbe giusto. Noi non eravamo a favore di questa regolamentazione nemmeno quando avevamo in squadra Redding e Davies”.
Ora tiene banco il mercato. Qual è la situazione per la seconda sella?
“Intorno a questo tema c’è una pressione più esterna che interna. Noi siamo relativamente tranquilli, possiamo prendercela con calma: ci siamo abituati ad un mercato dove le decisioni per l’anno successivo vengono prese all’inizio della stagione in corso, il che è strano. Non voglio firmare i contratti a dicembre, ma siamo appena a metà campionato. Potremmo rimanere così o fare dei cambiamenti”.
I candidati sono Rinaldi, Petrucci e Bassani?
“Sinceramente non abbiamo una trattativa avanzata con nessuno, quindi non stiamo scegliendo tra tre trattative ben avviate”.
In Supersport avete intrapreso un nuovo percorso. Sei soddisfatto?
“Sono contento di Bulega, in primis per come sta affrontando la stagione: era ed è convinto della scelta fatta. Stiamo pagando il fatto che la moto è nuova e si trova a scontrarsi con moto molto più avanti in termini di sviluppo. All’inizio del progetto avremmo firmato per essere subito sempre sul podio, ma ovviamente a questo punto stiamo iniziando a bramare la prima vittoria. Le limitazioni ad inizio anno era pesanti, ma ora le cose stanno migliorando, anche se le vecchie Supersport hanno ancora qualcosa in più”.
Il 2023 di Bulega è già scritto?
“Resterà in Supersport, anche perché nella nostra idea il primo anno era l’occasione per imparare, per poi cercare di vincere l’anno successivo”.
C’è il progetto di creare una filiera di piloti italiani per la Superbike in Supersport?
“L’idea di partenza era questa, anche perché lo avevamo già iniziato a fare in Superstock1000, che tra l’altro comprendeva moto più simili alla Superbike. Quando è nata la nuova Supersport abbiamo pensato avesse senso fare crescere un pilota internamente, costruendo un percorso che potrebbe portare anche al team ufficiale in classe regina”.
Quest’anno Aruba è sbarcata per la prima volta in MotoGP come title sponsor. E’ l’inizio di un cambio di paddock?
“Al momento siamo concentrati su Superbike e Supesport. L’opportunità della MotoGP è arrivata quando abbiamo discusso il rinnovo con Ducati: Pirro le wild card le ha sempre fatte, e visto che abbiamo un grande rapporto con i test team MotoGP e SBK abbiamo fatto questa scelta. E’ stato bello vedere un pezzo del nostro paddock dall’altra parte, ma attualmente non vi sono progetti ulteriori”.
Parlando di test team, pensi che quello Superbike potrebbe rendere di più?
“Lo sviluppo c’è, posso confermarlo. Ducati è stata forse brava a mostrare solo una parte del lavoro svolto, anche perché essendo in testa al mondiale non ci serve far vedere che ci stiamo dando da fare. Stiamo lavorando e penso che si vedranno i risultati. Entro l’anno verrà presentata la nuova versione della Panigale V4R, e questo certamente ci darà una ulteriore mano”.