"C'è un sacco di gente che non crede al fatto che io non volessi andare in Europa. E alcuni si sono pure offesi credendo che li stessi prendendo in giro, quando raccontavo questa storia. Ma questo spiega la mia personalità, e il mio atteggiamento freddo, in apparenza distaccato nell'ambito delle corse. Un atteggiamento che ad alcuni non piaceva. Il fatto è che non mi piacciono i grandi gruppi di persone. Sono un introverso. Non mi piace stare in mezzo a queste situazioni, che a volte mi fanno incazzare.
Non è che non mi piacciono le persone, e devo dire che con il tempo sono molto migliorato, però mi sento a disagio. Comunque io volevo rimanere in America, volevo battere i record dell'AMA e diventare il pilota più vincente della storia del nostro campionato. Inoltre, per me correre nella AMA era la cosa migliore in quanto amavo viaggiare con i miei due cani, nel mio camper, andando in giro per gli Stati Uniti. E questo anche perchè io odiavo, e sottolineo odiavo, volare. Si ero spaventato a morte dal volo, e a dire il vero lo sono ancora oggi. Prendo coraggio e parto per l'Europa, e appena arrivo scopro che tutto è molto diverso dagli USA. Voglio dire: tutto è completamente diverso!
Ero come un pesce fuori dall'acqua. Sapevo che il Mondiale Superbike era molto più importante rispetto al campionato AMA ma restai colpito costatando l'attenzione che il mio nome riceveva, in particolare in Italia. Dove aveva sede la mia squadra. Quando camminavo per le città d'Italia c'erano tante persone che mi guardavano e sussurravano: <quello è Ben Spies>. La cosa mi straniva un pò. Anche dal punto di vista tecnico, per me era tutto nuovo. La moto, le gomme, le sospensioni, la squadra. E anche le piste ovviamente. Ma mentre stavo cercando di imparare a gestire tutte queste novità in una volta sola, ad un certo punto mi sono reso conto di avere la possibilità di vincere il titolo." BEN SPIES
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