hmm, provo a dire la mia. copiando e incollando quello che ho gi? scritto ad una persona che ha definito gli appassionati di motori dei "dementi", il 20 agosto scorso o gi? di l?.
Spero di spiegarmi perch? non ? semplice.
Innanzitutto un paio di precisazioni sul mio modo di vedere le cose.
Amo il mondo del Road Racing, ma ho delle preferenze. Preferisco le gare con partenza scaglionata (tipo Tourist Trophy), cos? come adoro le gare di moto in salita. Faccio parte di un motoclub con 5 piloti che partecipano a quello che ancora sopravvive del Campionato Italiano Velocit? in salita. quindi cronoscalate.
Il motivi che mi spingono a seguire le Road Races sono molti, non uno solo.
Il clima del paddock 'alla Continental Circus' ?' molto bello, famigliare e bendispone qualsiasi fan. Ho preferito una qualunque gara di moto in salita vista in vita mia al vedere Mugello Gp, Misano GP, Phillip Island GP dal paddock o dal prato. (figurati il Tourist Trophy!)
Nelle gare stradali si ? a pochi metri dal cuore dell'azione, in pista a decine di metri.
Al Mugello se andava bene una volta si sentiva l'odore di olio ricinato, ora si sente solo il suono delle moto (rumore nel caso della moto3). Nelle gare in salita e nelle road races, invece, le moto che passano ti scompigliano i capelli, si sente l'odore delle moto e il CALORE che emanano. Sono le moto che tu stesso puoi acquistare, e preparare. (la mia preferita ? la STOCK).
E' come vedere una versione digitale del motoclismo (pista)ed una analogica (Strada). Questo ? quello che mi ha catturato da giovane neopatentato motociclista.
Documentandomi e leggendo molto, ho cominciato a capire (specialmente parlando e diventando amico di alcuni di questi piloti, (con uno di questi ho fatto anche un utilissimo corso di guida sicura in pista a Varano) che non sono assolutamente pazzi. Sono molto spesso piloti volenterosi di emergere, di lasciare il segno, e consapevoli che per emergere in pista ci vogliono pi? soldi che capacit?, ma sopra ogni cosa sono uomini che vogliono mettersi alla prova.
Il paragane con la montagna ? stato fatto e rifatto ma ? sempre attuale. Per alcuni amanti della montagna, la propria passione ? fare sentieri, per altri arrampicarsi.
ad alcuni viene in mente di caricarsi delle bombole di ossigeno addosso e di scalare l'Everest, il Nanga Parbat, o il K2. Quegli uomini non saranno MAI soddisfatti di una scalata semplice, vorranno mettersi alla prova per prima trovare i propri limiti, e in alcuni casi spostarli. Come ? risaputo alcuni non ci riescono e la storia non finisce bene.
Parlando con dei TT Riders (Bonetti, Pagani, Mc Callen e durante una lunga chiacchierata con Dave Molyneux (sidecar) ? diventato sempre pi? chiaro che non si tratta di sfida di capacit? tecniche o di pura bravura, ma di sfida mentale (il team di Bonetti vendeva magliette con su scritto 80% testa....), capacit? di mantenere la concentrazione, voglia di misurarsi con i grandi del passato, ma sopratutto (come detto prima) con se stessi. In
un posto bellissimo (perch? non si tratta dell'orribile (per me) Macao, ma di un'Isola che ha lasciato mia moglie innamorata al di fuori dell'argomento moto. Quanti soffrono del mal d'Irlanda? Se uno vuole mettersi alla prova, tanto vale farlo in un bel posto, o magari nel posto della gara pi? antica.
Alcuni sono consapevoli dei loro limiti e cercano notoriet? e adrenalina.. come in ogni sport.
Qualcuno (forse Guy Martin) ha detto metti una corda a 30 centimetri di altezza e cerca di camminarci sopra, oppure fai la stessa cosa sul grand canyon. l'abilit? richiesta nel camminare sulla corda ? la stessa, ma la sfida ? differente!
Ci sono certamente anche dei folli che vogliono correre queste gare, ma anno dopo anno gli organizzatori cercano di scremare il pi? possibile per evitare in quelle gare gente poco capace. Sono richiesti alcuni risultati utili in gare in pista nell'anno in corso, un dettagliato checkup medico, un dettagliatissimo scrutineering delle moto, li obbligano a turni di prova dietro a degli apripista, etc. Sulla sicurezza investono molto, pi? di quello che sembri qui in Italia, perch? a NESSUNO piace sapere che un'altra persona ha perso la vita.
Non pi? tardi di ieri mio padre (che non condivide il mio amore per le moto) mi ha ricordato un signore che 2 giorni fa ? passato dove lavoriamo. un signore che non ha pi? un piede. un'auto gli ha tagliato la strada, il piede ? rimasto sotto alla ruota.
Come spesso accade mi ha detto "ma perch? continui ad andare in moto?".
Gli ho risposto che se su una mano metto i pro e sull'altra i contro, e, posto che i contro sono SEMPRE pi? dei
pro, la consistenza e il significato dei pro per me supera senza dubbio i contro. Il rischio per me pesa meno della ricompensa che la gioia di usare una moto pu? regalare. Non credere con questo che io sia uno scriteriato in strada, ANZI.
Nella nostra compagnia di moto, come a volte accade, purtroppo, un ragazzo (Bravissimo in pista) ha perso la vita perch? un anziano gli ha prima fatto inversione a U davanti, e poi sentito il colpo gli ? passato sopra. Tutti i membri della compagnia hanno venduto la moto, io no. perch? non accetto di essere condizionato dalla paura di quello che pu? succedere. La perdita di qualcuno ? un evento che mette a dura prova (anzi, durissima) il tuo amore per una cosa (o passione, o persona).
Forse uno non si rende conto di quanto quella cosa importi per lui finch? quella cosa non gli fa male. Se uno continua ad amarla... ? una passione incontenibile. Altrimenti ? una passione come tante, magari. o una passione non ancora matura.
Perch? ho scritto questo? perch? i familiari delle vittime potrebbero essere i primi a voler chiudere eventi del genere, ma non lo fanno, anzi, sono i primi a chiedere che questi eventi non vengano toccati e vengano lasciati cos? come sono. Se loro non sono contro, cosa da il diritto ad altri di esserlo?
Non si tratta di essere refrattari ai numeri dei morti, Nicola (il tizio secondo cui siamo "dementi" si chiama cos?). Non sono solo numeri, quelli (? la critica che ti ho mosso prima)! Ogni numero ? un sogno infranto si, ma ? anche vero che per ogni sogno infranto, ce ne sono molti di pi? che sono andati a buon fine, e io stimer? sempre chi ha il coraggio di seguire un proprio sogno, che sia sportivo, lavorativo, o qualsiasi sogno sia. Non oso immaginare l'orgoglio che un TT Rider abbia, mentre lavora nel suo impiego normale (forse anche questo piace, che siano "normali lavoratori") quando pensa a cosa ? stato capace di fare.
Per una questione di rispetto e di "la mia libert? finisce dove comincia quella degli altri", non mi sognerei mai di impedire ad altri di fare quello che sognano da una vita. Anzi, sono quel genere di persona che quando vede un sognatore lo incita. Come tu con il tuo libro e la rivoluzione che vuoi fare e che auspichiamo in molti.
Come ho detto all'inizio, preferisco le gare con partenza scaglionata a quelle in griglia, perch? ogni volta quando partono tutte quelle moto ho il cuore in gola, cos? come quando vedo la prima curva delle moto3, o quando vedevo la prima curva a Monza della SBK dopo la modifica della prima chicane, (e mi viene in mente l'orrendo crash di Neukirchner).Io preferisco la "sfida contro se stessi" al "mucchio selvaggio", cos? come in pista
preferisco un sorpasso pulito alle "carenate".
Nelle gare stradali ? rarissimo il contatto con gli altri piloti perch? c'? un rispetto immenso tra di loro, e l'errore (quando non ? un guasto meccanico) dipende quasi sempre da loro.
Come dicono lass? "Throttle goes both ways", il gas va in due direzioni, e sta al pilota giudicare quanto togliere o quanto mettere. In primis non viene costretto a partecipare, in seconda battuta ? lui a decidere quanto andare forte. E' innanzitutto una sfida contro se stessi, poi contro gli altri.
Non corrono certo per soldi, solo una piccola manciata possono permettersi di farlo.
Il vincitore di 2 gare dell' UGP di ieri, Lee Johnston oggi era al lavoro sul camion in un cantiere, di domenica. Anche questo per molti ha un peso, quello di sapere che persone 'normali' che lavorano 'normalmente' possano emergere in sfide cos? ardue.
E' anche affascinante cercare di capire cosa spinge queste persone a farlo. Non ho la risposta certa, ma sicuramente l'ho intravista nei loro sguardi.
Spero di essere riuscito a comunicarti qualcosa di quello che intendevo. Perlomeno ci ho provato!
Spero di spiegarmi perch? non ? semplice.
Innanzitutto un paio di precisazioni sul mio modo di vedere le cose.
Amo il mondo del Road Racing, ma ho delle preferenze. Preferisco le gare con partenza scaglionata (tipo Tourist Trophy), cos? come adoro le gare di moto in salita. Faccio parte di un motoclub con 5 piloti che partecipano a quello che ancora sopravvive del Campionato Italiano Velocit? in salita. quindi cronoscalate.
Il motivi che mi spingono a seguire le Road Races sono molti, non uno solo.
Il clima del paddock 'alla Continental Circus' ?' molto bello, famigliare e bendispone qualsiasi fan. Ho preferito una qualunque gara di moto in salita vista in vita mia al vedere Mugello Gp, Misano GP, Phillip Island GP dal paddock o dal prato. (figurati il Tourist Trophy!)
Nelle gare stradali si ? a pochi metri dal cuore dell'azione, in pista a decine di metri.
Al Mugello se andava bene una volta si sentiva l'odore di olio ricinato, ora si sente solo il suono delle moto (rumore nel caso della moto3). Nelle gare in salita e nelle road races, invece, le moto che passano ti scompigliano i capelli, si sente l'odore delle moto e il CALORE che emanano. Sono le moto che tu stesso puoi acquistare, e preparare. (la mia preferita ? la STOCK).
E' come vedere una versione digitale del motoclismo (pista)ed una analogica (Strada). Questo ? quello che mi ha catturato da giovane neopatentato motociclista.
Documentandomi e leggendo molto, ho cominciato a capire (specialmente parlando e diventando amico di alcuni di questi piloti, (con uno di questi ho fatto anche un utilissimo corso di guida sicura in pista a Varano) che non sono assolutamente pazzi. Sono molto spesso piloti volenterosi di emergere, di lasciare il segno, e consapevoli che per emergere in pista ci vogliono pi? soldi che capacit?, ma sopra ogni cosa sono uomini che vogliono mettersi alla prova.
Il paragane con la montagna ? stato fatto e rifatto ma ? sempre attuale. Per alcuni amanti della montagna, la propria passione ? fare sentieri, per altri arrampicarsi.
ad alcuni viene in mente di caricarsi delle bombole di ossigeno addosso e di scalare l'Everest, il Nanga Parbat, o il K2. Quegli uomini non saranno MAI soddisfatti di una scalata semplice, vorranno mettersi alla prova per prima trovare i propri limiti, e in alcuni casi spostarli. Come ? risaputo alcuni non ci riescono e la storia non finisce bene.
Parlando con dei TT Riders (Bonetti, Pagani, Mc Callen e durante una lunga chiacchierata con Dave Molyneux (sidecar) ? diventato sempre pi? chiaro che non si tratta di sfida di capacit? tecniche o di pura bravura, ma di sfida mentale (il team di Bonetti vendeva magliette con su scritto 80% testa....), capacit? di mantenere la concentrazione, voglia di misurarsi con i grandi del passato, ma sopratutto (come detto prima) con se stessi. In
un posto bellissimo (perch? non si tratta dell'orribile (per me) Macao, ma di un'Isola che ha lasciato mia moglie innamorata al di fuori dell'argomento moto. Quanti soffrono del mal d'Irlanda? Se uno vuole mettersi alla prova, tanto vale farlo in un bel posto, o magari nel posto della gara pi? antica.
Alcuni sono consapevoli dei loro limiti e cercano notoriet? e adrenalina.. come in ogni sport.
Qualcuno (forse Guy Martin) ha detto metti una corda a 30 centimetri di altezza e cerca di camminarci sopra, oppure fai la stessa cosa sul grand canyon. l'abilit? richiesta nel camminare sulla corda ? la stessa, ma la sfida ? differente!
Ci sono certamente anche dei folli che vogliono correre queste gare, ma anno dopo anno gli organizzatori cercano di scremare il pi? possibile per evitare in quelle gare gente poco capace. Sono richiesti alcuni risultati utili in gare in pista nell'anno in corso, un dettagliato checkup medico, un dettagliatissimo scrutineering delle moto, li obbligano a turni di prova dietro a degli apripista, etc. Sulla sicurezza investono molto, pi? di quello che sembri qui in Italia, perch? a NESSUNO piace sapere che un'altra persona ha perso la vita.
Non pi? tardi di ieri mio padre (che non condivide il mio amore per le moto) mi ha ricordato un signore che 2 giorni fa ? passato dove lavoriamo. un signore che non ha pi? un piede. un'auto gli ha tagliato la strada, il piede ? rimasto sotto alla ruota.
Come spesso accade mi ha detto "ma perch? continui ad andare in moto?".
Gli ho risposto che se su una mano metto i pro e sull'altra i contro, e, posto che i contro sono SEMPRE pi? dei
pro, la consistenza e il significato dei pro per me supera senza dubbio i contro. Il rischio per me pesa meno della ricompensa che la gioia di usare una moto pu? regalare. Non credere con questo che io sia uno scriteriato in strada, ANZI.
Nella nostra compagnia di moto, come a volte accade, purtroppo, un ragazzo (Bravissimo in pista) ha perso la vita perch? un anziano gli ha prima fatto inversione a U davanti, e poi sentito il colpo gli ? passato sopra. Tutti i membri della compagnia hanno venduto la moto, io no. perch? non accetto di essere condizionato dalla paura di quello che pu? succedere. La perdita di qualcuno ? un evento che mette a dura prova (anzi, durissima) il tuo amore per una cosa (o passione, o persona).
Forse uno non si rende conto di quanto quella cosa importi per lui finch? quella cosa non gli fa male. Se uno continua ad amarla... ? una passione incontenibile. Altrimenti ? una passione come tante, magari. o una passione non ancora matura.
Perch? ho scritto questo? perch? i familiari delle vittime potrebbero essere i primi a voler chiudere eventi del genere, ma non lo fanno, anzi, sono i primi a chiedere che questi eventi non vengano toccati e vengano lasciati cos? come sono. Se loro non sono contro, cosa da il diritto ad altri di esserlo?
Non si tratta di essere refrattari ai numeri dei morti, Nicola (il tizio secondo cui siamo "dementi" si chiama cos?). Non sono solo numeri, quelli (? la critica che ti ho mosso prima)! Ogni numero ? un sogno infranto si, ma ? anche vero che per ogni sogno infranto, ce ne sono molti di pi? che sono andati a buon fine, e io stimer? sempre chi ha il coraggio di seguire un proprio sogno, che sia sportivo, lavorativo, o qualsiasi sogno sia. Non oso immaginare l'orgoglio che un TT Rider abbia, mentre lavora nel suo impiego normale (forse anche questo piace, che siano "normali lavoratori") quando pensa a cosa ? stato capace di fare.
Per una questione di rispetto e di "la mia libert? finisce dove comincia quella degli altri", non mi sognerei mai di impedire ad altri di fare quello che sognano da una vita. Anzi, sono quel genere di persona che quando vede un sognatore lo incita. Come tu con il tuo libro e la rivoluzione che vuoi fare e che auspichiamo in molti.
Come ho detto all'inizio, preferisco le gare con partenza scaglionata a quelle in griglia, perch? ogni volta quando partono tutte quelle moto ho il cuore in gola, cos? come quando vedo la prima curva delle moto3, o quando vedevo la prima curva a Monza della SBK dopo la modifica della prima chicane, (e mi viene in mente l'orrendo crash di Neukirchner).Io preferisco la "sfida contro se stessi" al "mucchio selvaggio", cos? come in pista
preferisco un sorpasso pulito alle "carenate".
Nelle gare stradali ? rarissimo il contatto con gli altri piloti perch? c'? un rispetto immenso tra di loro, e l'errore (quando non ? un guasto meccanico) dipende quasi sempre da loro.
Come dicono lass? "Throttle goes both ways", il gas va in due direzioni, e sta al pilota giudicare quanto togliere o quanto mettere. In primis non viene costretto a partecipare, in seconda battuta ? lui a decidere quanto andare forte. E' innanzitutto una sfida contro se stessi, poi contro gli altri.
Non corrono certo per soldi, solo una piccola manciata possono permettersi di farlo.
Il vincitore di 2 gare dell' UGP di ieri, Lee Johnston oggi era al lavoro sul camion in un cantiere, di domenica. Anche questo per molti ha un peso, quello di sapere che persone 'normali' che lavorano 'normalmente' possano emergere in sfide cos? ardue.
E' anche affascinante cercare di capire cosa spinge queste persone a farlo. Non ho la risposta certa, ma sicuramente l'ho intravista nei loro sguardi.
Spero di essere riuscito a comunicarti qualcosa di quello che intendevo. Perlomeno ci ho provato!
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