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terzo morto al TT 2011

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    #1

    terzo morto al TT 2011

    Il Tourist Trophy fa un'altra vittima, l'ennesima. Derek Brien, 34enne pilota irlandese, ? morto oggi dopo una caduta al primo giro della gara delle Supersport, sul circuito famoso per difficolt? e pericolosit?. La corsa ? stata immediatamente interrotta.

    Brien ? il terzo pilota che perde la vita nell'edizione di quest'anno: marted? scorso stessa sorte era toccata a Bill Currie, pilota di sidecar, e al suo passeggero, Kevin Morgan.

    Nella sua storia ormai pi? che centeneraia, il Tourist Trophy, che si corre su un circuito stradale di oltre 60 km. tra case, muretti, pali della luce. Valido (dal 1949) fino a met? degli Anni Settanta come gara del Mondiale (Gp di Gran Bretagna), fu poi escluso per la pericolosit? eccessiva. Si calcola, che dalla prima edizione ad oggi, oltre 230 piloti abbiano perso la vita sullo Snaefell Mountain Course.

    Il 34enne Derek Brien è deceduto dopo una caduta al primo giro della gara Supersport. E' il terzo morto in gara quest'anno


    RIP

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    #2
    Strano che la gazzetta si sia interessata al TT....cmq penso che il modo migliore per ricordare questi piloti prematuramente scomparsi sia in sella ai loro sogni e passioni RIP




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      #3
      Originally posted by kingfoggy View Post
      Strano che la gazzetta si sia interessata al TT....cmq penso che il modo migliore per ricordare questi piloti prematuramente scomparsi sia in sella ai loro sogni e passioni RIP
      tutto tranne che strano.
      anche se non ti frega nulla dell'evento sportivo, i morti fanno sempre vendere.. purtroppo

      Riposino in pace tutti e 3. condivido il tuo modo di ricordarli. onorandoli.

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        #4
        Originally posted by catoblepa View Post
        tutto tranne che strano.
        anche se non ti frega nulla dell'evento sportivo, i morti fanno sempre vendere.. purtroppo
        Quoto, purtroppo.

        Triste notizia, condoglianze alle famiglie ed agli amici

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          #5
          (da Euromoto)


          Dal Tourist Trophy, il giorno dopo. Perch??
          "Con Brian salgono a tre i piloti deceduti durante l'edizione 2011 del TT. Pensieri e parole a ruota libera. Senza demagogia e con infinito rispetto"

          C?? chi li chiama folli e chi li chiama eroi: di certo, a chi decide di sfidare le 37,73 miglia dello Snaefell Mountain Course non mancano n? il coraggio, n? un approccio alla vita particolare.

          Il rischio di morte viene messo in preventivo, ed ? un corollario della sfida che pu? portare a superare se stessi. A vincere, a ben piazzarsi, o - semplicemente - a concludere i quattro o sei giri del Tourist Trophy portando a casa la pelle. Non ? la parabola di Icaro e nemmeno quella dell?aspirante vittima sacrificale. E' una storia di vita, di sport, di asfalto, di chilometri, di pericoli. Di motori cui viene richiesto di superare il proprio limite; di corpi che cingono le moto per essere un tutt?uno contro gli altri, il cronometro e l?imprevedibile. Ben poco possono in genere le protezioni d?ordinanza sulla tuta: il pilota ? nudo di fronte a s?, tra marciapiedi e cartelli stradali potenzialmente assassini che spera siano guide verso la gloria.

          Mentre scriviamo, ? forte l?eco della terza vittima del Mountain in questa edizione 2011: l?irlandese Derek Brien, 34enne della Contea di Meath. Ha terminato la propria corsa durante la gara delle Supersport a Gorse Lea. Ha chiuso gli occhi per l?ultima volta, al pari dei sidecaristi Bill Currie e Kevin Morgan, caduti in prova pochi giorni fa. Non ha senso tenere il conto, non ha senso censurare come ? prassi per molti organi di informazione. Il TT non rende? Non ? il caso di entrare nel merito. Ne ha chiedersi il perch?. Senza subire pedissequo il fascino del Mountain, il TT affascina. Non solo perch? si pu? morire: sarebbe un fascino perverso. Perch? racconta 37,73 miglia di storie. A lieto fine o meno, ma sempre vere. Perch? non c'? nulla di pi? vero di chi affronta il Mostro armato solo del proprio coraggio e della propria perizia. Del proprio cuore, per fare opera di sintesi.

          C'? chi parte per vincere. Chi per arrivare. Tutti per correre. Senza la fama di reietto: solo con la convinzione di sfidare se stessi e vincere. Una scommessa pulita - gi?, qui non si parla di calcio - e pericolosa. Personale. E, in quanto tale, da rispettare a priori. Nell'appuntamento-clou, la Superbike TT, erano in sessanta al via. Quindici i piloti, per contro, al via nel Gran Premio di Spagna in MotoGP. Numeri alla mano, chi ha affrontato il Mountain merita (almeno) quattro volte rispetto. E silenzio, se non se ne capisce lo spirito.

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            #6
            Originally posted by nik74 View Post
            (da Euromoto)


            Dal Tourist Trophy, il giorno dopo. Perch??
            "Con Brian salgono a tre i piloti deceduti durante l'edizione 2011 del TT. Pensieri e parole a ruota libera. Senza demagogia e con infinito rispetto"

            C?? chi li chiama folli e chi li chiama eroi: di certo, a chi decide di sfidare le 37,73 miglia dello Snaefell Mountain Course non mancano n? il coraggio, n? un approccio alla vita particolare.

            Il rischio di morte viene messo in preventivo, ed ? un corollario della sfida che pu? portare a superare se stessi. A vincere, a ben piazzarsi, o - semplicemente - a concludere i quattro o sei giri del Tourist Trophy portando a casa la pelle. Non ? la parabola di Icaro e nemmeno quella dell?aspirante vittima sacrificale. E' una storia di vita, di sport, di asfalto, di chilometri, di pericoli. Di motori cui viene richiesto di superare il proprio limite; di corpi che cingono le moto per essere un tutt?uno contro gli altri, il cronometro e l?imprevedibile. Ben poco possono in genere le protezioni d?ordinanza sulla tuta: il pilota ? nudo di fronte a s?, tra marciapiedi e cartelli stradali potenzialmente assassini che spera siano guide verso la gloria.

            Mentre scriviamo, ? forte l?eco della terza vittima del Mountain in questa edizione 2011: l?irlandese Derek Brien, 34enne della Contea di Meath. Ha terminato la propria corsa durante la gara delle Supersport a Gorse Lea. Ha chiuso gli occhi per l?ultima volta, al pari dei sidecaristi Bill Currie e Kevin Morgan, caduti in prova pochi giorni fa. Non ha senso tenere il conto, non ha senso censurare come ? prassi per molti organi di informazione. Il TT non rende? Non ? il caso di entrare nel merito. Ne ha chiedersi il perch?. Senza subire pedissequo il fascino del Mountain, il TT affascina. Non solo perch? si pu? morire: sarebbe un fascino perverso. Perch? racconta 37,73 miglia di storie. A lieto fine o meno, ma sempre vere. Perch? non c'? nulla di pi? vero di chi affronta il Mostro armato solo del proprio coraggio e della propria perizia. Del proprio cuore, per fare opera di sintesi.

            C'? chi parte per vincere. Chi per arrivare. Tutti per correre. Senza la fama di reietto: solo con la convinzione di sfidare se stessi e vincere. Una scommessa pulita - gi?, qui non si parla di calcio - e pericolosa. Personale. E, in quanto tale, da rispettare a priori. Nell'appuntamento-clou, la Superbike TT, erano in sessanta al via. Quindici i piloti, per contro, al via nel Gran Premio di Spagna in MotoGP. Numeri alla mano, chi ha affrontato il Mountain merita (almeno) quattro volte rispetto. E silenzio, se non se ne capisce lo spirito.
            Quoto ogni singola lettera...

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              #7
              R.i.p.

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                #8
                Provo un sentimento contrastante in questi casi.

                Da una parte vorrei che non si facessero pi? corse del genere solamente per il motivo che non trovo giusto che un giovane perda la vita cos? presto. Pi? andiamo avanti pi? si fa pericolosa perch? i mezzi meccanici sono sempre pi? performanti, forse troppo per un circuito nato pi? di 100 anni fa.

                Dall'altra pero' penso che il TT sia una corsa a se, dove chi ci va lo fa di propria scelta, non ? vincolato a nessun contratto o obbligo che lo porta sul Muntain e va a vivere una passione che molti motociclisti possono solo immaginare e in pochi possono comprendere. Sono loro che fanno il TT, se non ci fossero questi piloti il TT non esisterebbe.

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                  #9
                  si muore anche nelle piste moderne, almeno al TT la colpa ? sicuramente tua o delle persone alla quale hai deciso di affidarti per competere

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                    #10
                    Originally posted by nik74 View Post
                    (da Euromoto)


                    Dal Tourist Trophy, il giorno dopo. Perch??
                    "Con Brian salgono a tre i piloti deceduti durante l'edizione 2011 del TT. Pensieri e parole a ruota libera. Senza demagogia e con infinito rispetto"

                    C?? chi li chiama folli e chi li chiama eroi: di certo, a chi decide di sfidare le 37,73 miglia dello Snaefell Mountain Course non mancano n? il coraggio, n? un approccio alla vita particolare.

                    Il rischio di morte viene messo in preventivo, ed ? un corollario della sfida che pu? portare a superare se stessi. A vincere, a ben piazzarsi, o - semplicemente - a concludere i quattro o sei giri del Tourist Trophy portando a casa la pelle. Non ? la parabola di Icaro e nemmeno quella dell?aspirante vittima sacrificale. E' una storia di vita, di sport, di asfalto, di chilometri, di pericoli. Di motori cui viene richiesto di superare il proprio limite; di corpi che cingono le moto per essere un tutt?uno contro gli altri, il cronometro e l?imprevedibile. Ben poco possono in genere le protezioni d?ordinanza sulla tuta: il pilota ? nudo di fronte a s?, tra marciapiedi e cartelli stradali potenzialmente assassini che spera siano guide verso la gloria.

                    Mentre scriviamo, ? forte l?eco della terza vittima del Mountain in questa edizione 2011: l?irlandese Derek Brien, 34enne della Contea di Meath. Ha terminato la propria corsa durante la gara delle Supersport a Gorse Lea. Ha chiuso gli occhi per l?ultima volta, al pari dei sidecaristi Bill Currie e Kevin Morgan, caduti in prova pochi giorni fa. Non ha senso tenere il conto, non ha senso censurare come ? prassi per molti organi di informazione. Il TT non rende? Non ? il caso di entrare nel merito. Ne ha chiedersi il perch?. Senza subire pedissequo il fascino del Mountain, il TT affascina. Non solo perch? si pu? morire: sarebbe un fascino perverso. Perch? racconta 37,73 miglia di storie. A lieto fine o meno, ma sempre vere. Perch? non c'? nulla di pi? vero di chi affronta il Mostro armato solo del proprio coraggio e della propria perizia. Del proprio cuore, per fare opera di sintesi.

                    C'? chi parte per vincere. Chi per arrivare. Tutti per correre. Senza la fama di reietto: solo con la convinzione di sfidare se stessi e vincere. Una scommessa pulita - gi?, qui non si parla di calcio - e pericolosa. Personale. E, in quanto tale, da rispettare a priori. Nell'appuntamento-clou, la Superbike TT, erano in sessanta al via. Quindici i piloti, per contro, al via nel Gran Premio di Spagna in MotoGP. Numeri alla mano, chi ha affrontato il Mountain merita (almeno) quattro volte rispetto. E silenzio, se non se ne capisce lo spirito.
                    Amen...parole sante!!

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                      #11
                      Originally posted by nik74 View Post
                      (da Euromoto)


                      Dal Tourist Trophy, il giorno dopo. Perch??
                      "Con Brian salgono a tre i piloti deceduti durante l'edizione 2011 del TT. Pensieri e parole a ruota libera. Senza demagogia e con infinito rispetto"

                      C’? chi li chiama folli e chi li chiama eroi: di certo, a chi decide di sfidare le 37,73 miglia dello Snaefell Mountain Course non mancano n? il coraggio, n? un approccio alla vita particolare.

                      Il rischio di morte viene messo in preventivo, ed ? un corollario della sfida che pu? portare a superare se stessi. A vincere, a ben piazzarsi, o - semplicemente - a concludere i quattro o sei giri del Tourist Trophy portando a casa la pelle. Non ? la parabola di Icaro e nemmeno quella dell’aspirante vittima sacrificale. E' una storia di vita, di sport, di asfalto, di chilometri, di pericoli. Di motori cui viene richiesto di superare il proprio limite; di corpi che cingono le moto per essere un tutt’uno contro gli altri, il cronometro e l’imprevedibile. Ben poco possono in genere le protezioni d’ordinanza sulla tuta: il pilota ? nudo di fronte a s?, tra marciapiedi e cartelli stradali potenzialmente assassini che spera siano guide verso la gloria.

                      Mentre scriviamo, ? forte l’eco della terza vittima del Mountain in questa edizione 2011: l’irlandese Derek Brien, 34enne della Contea di Meath. Ha terminato la propria corsa durante la gara delle Supersport a Gorse Lea. Ha chiuso gli occhi per l’ultima volta, al pari dei sidecaristi Bill Currie e Kevin Morgan, caduti in prova pochi giorni fa. Non ha senso tenere il conto, non ha senso censurare come ? prassi per molti organi di informazione. Il TT non rende? Non ? il caso di entrare nel merito. Ne ha chiedersi il perch?. Senza subire pedissequo il fascino del Mountain, il TT affascina. Non solo perch? si pu? morire: sarebbe un fascino perverso. Perch? racconta 37,73 miglia di storie. A lieto fine o meno, ma sempre vere. Perch? non c'? nulla di pi? vero di chi affronta il Mostro armato solo del proprio coraggio e della propria perizia. Del proprio cuore, per fare opera di sintesi.

                      C'? chi parte per vincere. Chi per arrivare. Tutti per correre. Senza la fama di reietto: solo con la convinzione di sfidare se stessi e vincere. Una scommessa pulita - gi?, qui non si parla di calcio - e pericolosa. Personale. E, in quanto tale, da rispettare a priori. Nell'appuntamento-clou, la Superbike TT, erano in sessanta al via. Quindici i piloti, per contro, al via nel Gran Premio di Spagna in MotoGP. Numeri alla mano, chi ha affrontato il Mountain merita (almeno) quattro volte rispetto. E silenzio, se non se ne capisce lo spirito.
                      Io non condivido nessuna parola di tutto il trafiletto.

                      I piloti che partecipano, non mettono in preventivo la morte, se lo facessero sarebbero solo dei folli!
                      Quando si assiste a determinati eventi purtroppo la mente del pilota riesce a rimanere estranea glissando l'argomento con semplici parole tipo: "? stata sfortuna" e chiudendo l'argomento pensando che lui non sar? cos? sfortunato, che a lui non potr? mai succedere... esattamente come dopo la morte di Kato o pi? recentemente di Tomyzawa... e tutto continua ad andare come prima.
                      Siamo tutti piloti in fondo... chi non ha mai fatto 2 pieghe sui colli? in quel momento non siamo diversi.... ci si sente sicuri e padroni della situazione almeno fino a quando non capita l'imprevisto.

                      Sono sempre stato contro al TT come a tutte le gare "stradali"... semplicemente perch? quelle per quanto affascinanti non sono pi? gare di abilit? ma assumono la forma di gare a chi sconnette maggiormente il cervallo.

                      Certo 30 anni fa' quando i circuiti non esistevano non vi erano soluzioni... ma oggi no... abbiamo tanti circuiti che non azzerano i rischi ma li contengono profondamente... quindi cosa cottraddistingue una gara stradale da una gara in circuito? che in circuito vince il talento, in strada vince il pi? incoscente.

                      Lo so' che le mie parole non verranno digerite dai pi? perch? in controtendenza... ma il discorso ? sempre quello... se hai applicato la massima sicurezza e ci rimani comunque ? sfiga... se invece ti assumi determinati rischi quando succede non pu? essere considerata sfiga.

                      Questo ? quanto ho da dire sull'argomento... e per i deceduti mi dispiace pi? che altro per i loro cari che pagheranno il peso delle loro azioni.

                      Aggiungo... mi si parla di "spirito" della competizione... domanda... chi ? che capisce lo spirito della roulette russa? ecco... la cosa ? analoga.... e la frase conclusiva ? la tipica frase ad effetto per zittire.

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                        #12
                        guarda l'unica cosa che ti "contesto" ? l'affermazione sulla "gara allo spegnere il cervello"
                        trovo invece che il cervello sia uno dei muscoli pi? attivi durante una gara stradale

                        per esperienza personale mi capita il contrario, per strda sono pi? "sveglio" essendo ogni centimetro di strada diverso mentre in pista ogni due minuti si li e quindi vai un ? pi? in "standby"

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                          #13
                          sandro e' giusto che tu abbia la tua opinione..pero' rimane sempre il fatto che nessuno li obbliga a correre con delle sbk tra i muri...in quel caso sarebbe una roulette russa di sicuro...

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                            #14
                            Originally posted by sandro76 View Post
                            Io non condivido nessuna parola di tutto il trafiletto.

                            ...

                            Aggiungo... mi si parla di "spirito" della competizione... domanda... chi ? che capisce lo spirito della roulette russa? ecco... la cosa ? analoga.... e la frase conclusiva ? la tipica frase ad effetto per zittire.
                            anche l'alpinismo pu? essere praticato a quote meno rischiose rispetto agli 8000, ma la sfida x i pochi "coraggiosi / folli" ? l?... non certo su un 3000

                            allora chiudiamo anche l'Everest perch? da solo ha fatto + di 200 morti in 80 anni... quasi come il TT

                            base jumping altra cosa da evitare x legge ... l'uomo non ? dotato di ali, perch? andare a farsi la roulette russa da soli ?!!

                            ecc. ecc. ecc.

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                            • Font Size
                              #15
                              massimo rispetto per le vittime, io in passato contestavo molto questa competizione, ma da un p? di tempo, anche approfondendo la storia della corsa, ho capito che non posso capire....sembra una frase stupida ma ? cos?....

                              quindi porto rispetto, ammirazione magari no, per? rispetto per la loro passione...

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