da gpone
"Ti vorrei presentare un pilota". Quante volte abbiamo sentito questa frase! Quella volta, per?, a pronunciarla fu Erv Kanemoto, un preparatore nippo-americano che contrariamente all'aspetto non parlava una parola di giapponese, ma era un tipo serio ed affidabile e sempre sorridente perci? lo seguimmo fino ad un furgoncino aperto all'interno del quale si stava infilando la tuta un ragazzo molto giovane che immediatamente interruppe ci? che stava facendo, scese e ci strinse la mano con cordialit?, presentandosi.
"Questo ? Freddie, Freddie Spencer. Vedrai, sentirai parlare molto di lui", disse Kanemoto accompagnando la frase con quel suo simpatico sorriso ad occhi socchiusi.
Il ragazzo non sembrava timido ma nemmeno con quell'arroganza malcelata tipica di tanti piloti e che deriva dall'enorme stima di s? necessaria per fare questo mestiere. Aveva un modo di proporsi dolce, non si imponeva e ci? ci piacque molto. Parlava lentamente, con uno spiccato accento del sud non sempre facilissimo da comprendere e accompagnava ogni parola con un gesto del volto, una smorfia delle labbra a cui corrispondeva sempre una luce diversa negli occhi.
Freddie indossava una tuta bianca ed azzurra e vicino al furgoncino c'era una Yamaha 500 color argento metallizzato e blu, senza sponsor se si eccettua un marchio Bel-Ray, ma all'epoca, quando praticamente tutte le case correvano senza finanziatori non ci facemmo caso.
Il circuito sul quale Spencer avrebbe debuttato era Zolder. Dopo lo sciopero del '79 a Francorchamps il motomondiale si era trasferito l? il che equivaleva a passare dalla padella alla brace. L'asfalto era fortemente ondulato, per via della F.1, e Freddie che aveva provato la moto una volta sola, a Laguna, si present? con una forcella Marzocchi per tornare poi subito ad una standard Yamaha. Erv con orgoglio ci mostr? i carburatori Lectron e le espansioni fatte da lui mentre Freddie se ne stava con la parte superiore della tuta che gli pendeva sui fianchi. Sembra un bravo ragazzo, pensammo.
In prova non fece sfracelli. La pole and? a Mamola davanti a Cecotto ed Uncini. Freddie fece l'11? tempo.
"Lo vedrai in gara", disse Erv Kanemoto, ma non ci fu praticamente gara per il debuttante della Lousiana: saltando sulla moto, dopo la partenza a spinta, si ruppe il rubinetto della benzina, e il carburante fin? sulla gomma posteriore. Il Gran Premio numero zero di Freddie Burdette Spencer fin? l?. Era il 6 luglio del 1980.
A quel primo incontro ripensammo sei anni dopo, il 4 maggio, a Jarama, vedendolo rientrare ai box dopo quindici giri percorsi al comando, apparentemente con la moto in perfetto ordine. Usc? dalla Rampa Pegaso e si infil? nella pitlane, rifugiandosi nel box. Erv tir? gi? la saracinesca. Non lo sapevamo ancora, ma la carriera di Freddie finiva l?.
Era lo stesso Spencer di Zolder del quale avevamo nel frattempo conosciuto altri aspetti, come la sua religiosit?, divenuto per tutti, ormai, "Fast Freddie". L'anno prima aveva vinto contemporaneamente il titolo della 250 e quello della 500 portando i suoi mondiali, con quello del 1983 conquistato battendo Kenny Roberts, a tre. E nessuno, e dico nessuno, avrebbe mai scommesso una lira sul fatto che il ragazzo non avrebbe dominato anche il campionato del 1986.
Quella gara la vinse Wayne Gardner davanti a Eddie Lawson, ma entrambi erano stati lasciati indietro come al solito fin dal primo giro da Freddie Spencer che aveva una sovrumana capacit? di andare al cento per cento con le gomme fredde. Un particolare non da poco in un periodo in cui non c'erano ancora le termocoperte.
Cos?, alla fine, col senno del poi era stata una carriera breve quella del pilota presentatoci da Kanemoto a Zolder. Cinque stagioni in tutto, perch? in quelle successive non fu mai pi?, e nessuno fu pi? mai, Freddie Spencer.
Guidava come nessuno, all'epoca, ed in un modo che Roberts, nonostante fosse un innovatore, rifiutava di accettare.
Anni dopo, molti anni dopo, parlando di lui e della malattia che lo avrebbe fermato - una misteriosa tendinite che per? non aveva dato alcun segno nel suo fantastico 1985 - Erv Kanemoto ci rivel? alcuni particolari inediti della sua personalit?. Come quello di lasciare sempre gli indumenti del team dovunque si trovasse, perch? amava viaggiare senza bagagli. Ian MacKey, un uomo chiave della HRC, aggiunse che Sarie, la sua ragazza, Miss Louisiana, dormiva in albergo, lui nel motor-home. Dettagli, come quel suo viaggiare in prima classe, con il Concorde, che lo rendevano molto diverso dai suoi colleghi. Ed in un certo senso marziano al suo mondo.
Freddie fu una cometa e attravers? il nostro orizzonte con la rapidit? di quell'oggetto celeste, suscitando in noi la medesima emozione. Stupore. E meraviglia.
Oggi compie 49 anni.
"Ti vorrei presentare un pilota". Quante volte abbiamo sentito questa frase! Quella volta, per?, a pronunciarla fu Erv Kanemoto, un preparatore nippo-americano che contrariamente all'aspetto non parlava una parola di giapponese, ma era un tipo serio ed affidabile e sempre sorridente perci? lo seguimmo fino ad un furgoncino aperto all'interno del quale si stava infilando la tuta un ragazzo molto giovane che immediatamente interruppe ci? che stava facendo, scese e ci strinse la mano con cordialit?, presentandosi.
"Questo ? Freddie, Freddie Spencer. Vedrai, sentirai parlare molto di lui", disse Kanemoto accompagnando la frase con quel suo simpatico sorriso ad occhi socchiusi.
Il ragazzo non sembrava timido ma nemmeno con quell'arroganza malcelata tipica di tanti piloti e che deriva dall'enorme stima di s? necessaria per fare questo mestiere. Aveva un modo di proporsi dolce, non si imponeva e ci? ci piacque molto. Parlava lentamente, con uno spiccato accento del sud non sempre facilissimo da comprendere e accompagnava ogni parola con un gesto del volto, una smorfia delle labbra a cui corrispondeva sempre una luce diversa negli occhi.
Freddie indossava una tuta bianca ed azzurra e vicino al furgoncino c'era una Yamaha 500 color argento metallizzato e blu, senza sponsor se si eccettua un marchio Bel-Ray, ma all'epoca, quando praticamente tutte le case correvano senza finanziatori non ci facemmo caso.
Il circuito sul quale Spencer avrebbe debuttato era Zolder. Dopo lo sciopero del '79 a Francorchamps il motomondiale si era trasferito l? il che equivaleva a passare dalla padella alla brace. L'asfalto era fortemente ondulato, per via della F.1, e Freddie che aveva provato la moto una volta sola, a Laguna, si present? con una forcella Marzocchi per tornare poi subito ad una standard Yamaha. Erv con orgoglio ci mostr? i carburatori Lectron e le espansioni fatte da lui mentre Freddie se ne stava con la parte superiore della tuta che gli pendeva sui fianchi. Sembra un bravo ragazzo, pensammo.
In prova non fece sfracelli. La pole and? a Mamola davanti a Cecotto ed Uncini. Freddie fece l'11? tempo.
"Lo vedrai in gara", disse Erv Kanemoto, ma non ci fu praticamente gara per il debuttante della Lousiana: saltando sulla moto, dopo la partenza a spinta, si ruppe il rubinetto della benzina, e il carburante fin? sulla gomma posteriore. Il Gran Premio numero zero di Freddie Burdette Spencer fin? l?. Era il 6 luglio del 1980.
A quel primo incontro ripensammo sei anni dopo, il 4 maggio, a Jarama, vedendolo rientrare ai box dopo quindici giri percorsi al comando, apparentemente con la moto in perfetto ordine. Usc? dalla Rampa Pegaso e si infil? nella pitlane, rifugiandosi nel box. Erv tir? gi? la saracinesca. Non lo sapevamo ancora, ma la carriera di Freddie finiva l?.
Era lo stesso Spencer di Zolder del quale avevamo nel frattempo conosciuto altri aspetti, come la sua religiosit?, divenuto per tutti, ormai, "Fast Freddie". L'anno prima aveva vinto contemporaneamente il titolo della 250 e quello della 500 portando i suoi mondiali, con quello del 1983 conquistato battendo Kenny Roberts, a tre. E nessuno, e dico nessuno, avrebbe mai scommesso una lira sul fatto che il ragazzo non avrebbe dominato anche il campionato del 1986.
Quella gara la vinse Wayne Gardner davanti a Eddie Lawson, ma entrambi erano stati lasciati indietro come al solito fin dal primo giro da Freddie Spencer che aveva una sovrumana capacit? di andare al cento per cento con le gomme fredde. Un particolare non da poco in un periodo in cui non c'erano ancora le termocoperte.
Cos?, alla fine, col senno del poi era stata una carriera breve quella del pilota presentatoci da Kanemoto a Zolder. Cinque stagioni in tutto, perch? in quelle successive non fu mai pi?, e nessuno fu pi? mai, Freddie Spencer.
Guidava come nessuno, all'epoca, ed in un modo che Roberts, nonostante fosse un innovatore, rifiutava di accettare.
Anni dopo, molti anni dopo, parlando di lui e della malattia che lo avrebbe fermato - una misteriosa tendinite che per? non aveva dato alcun segno nel suo fantastico 1985 - Erv Kanemoto ci rivel? alcuni particolari inediti della sua personalit?. Come quello di lasciare sempre gli indumenti del team dovunque si trovasse, perch? amava viaggiare senza bagagli. Ian MacKey, un uomo chiave della HRC, aggiunse che Sarie, la sua ragazza, Miss Louisiana, dormiva in albergo, lui nel motor-home. Dettagli, come quel suo viaggiare in prima classe, con il Concorde, che lo rendevano molto diverso dai suoi colleghi. Ed in un certo senso marziano al suo mondo.
Freddie fu una cometa e attravers? il nostro orizzonte con la rapidit? di quell'oggetto celeste, suscitando in noi la medesima emozione. Stupore. E meraviglia.
Oggi compie 49 anni.
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