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le corse...e la morte...

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    #1

    le corse...e la morte...

    Dopo quanto ? successo ieri, le discussioni sono tante (troppe, dice qualcuno, secondo il quale la morte si onora con il silenzio), ed inevitabilmente ognuno di noi vive la cosa alla sua maniera.

    Io sono stato colpito da questa circostanza: il totale distacco, la forbice che esiste tra l'approccio, rispetto all'accaduto, dei normali, di noi, che discutiamo al bar, al lavoro, sul forum...e quello dei piloti intervistati ieri.

    Distacco nel senso che dalle parole di noi tutti, giustamente, emerge un senso di tragedia, di rabbia, di voglia di trovare, ancora giustamente, delle responsabilit?, se non altro per fare in modo che queste cose accadano sempre meno, o pi?.

    Nelle parole dei piloti, invece...quasi "distacco", direi il senso dell'ineluttabile. In sintesi: corriamo in moto, siamo piloti, siamo diversi da tutti gli altri e solo noi possiamo capire, la morte ? una compagna, fa parte del ns mondo e speriamo sempre che capiti a qualcun altro, ma capita. Punto.

    Ho riflettuto su questo. La mia mente inizialmente faticava a comprendere. Poi per? mi ? venuto in mente il TT.
    Un tempo era una prova del mondiale. Poi ? uscito dal circus per troppa pericolosit?. Ma ci si continua a correre. Ogni anno ? certo che qualcuno vi morir?. Eppure noi lo seguiamo, magari ci andiamo in pellegrinaggio, anzi, diciamoci la verit?: molti di noi, i "puristi", ritengono che sia quello del TT il "vero" spirito del motociclismo agonistico, e passiamo le serate davanti al tubo a vedere McGuinness sfrecciare a Bray Hill. Che ? pi? pericolosa, e di molto, del curvone con il senso cambiato.

    Insomma, forse i piloti della Moto2 (e della GP, e della 125 etc..) non sono cos? diversi dai piloti di TT Nordwest etc..
    Ed il curvone di Misano lo sappiamo da sempre che ? una curva da 6a piena.
    Eppure il modo in cui stiamo vivendo la scomparsa del povero Tomi mi sembra diverso da quello con cui ogni anno scorriamo la lista nera del TT.
    Perch??

    Cosa ne pensate?

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    #2
    per il semplice fatto che, al TT, si sà (purtroppo) che spesso e volentieri qualcuno si fa male sul serio...quindi noi inconsciamente siamo preparati ad una simile evenienza. Così come nella Dakar

    Il Motomondiale, così come la SBK e le altre gare che si svolgono in circuito sono, per noi, in "ambiente protetto".....protetto si, visto il gran lavoro che si fa per la sicurezza, ma purtroppo non al 100%...e qualche volta capitano tragedie come questa che ci fanno ricordare che questi piloti rischiano la vita....nel fare ciò che comunque adorano fare
    Last edited by --Phoenix--; 06-09-10, 18:03.

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      #3
      Non c'? nulla di diverso, quando una giovane vita viene spezzata cos? brutalmente non importa pi? il luogo, pu? essere Misano come il TT, Indianpolis come Brands Hatrch, la morte ? dappertutto un evento tragico che ci f? sentire inermi e angosciati.

      E' questa la base dell'apparente cinismo dei piloti. Loro sanno benissimo che oltre la retorica sui progressi della sicurezza ad attenderli c'? il dolore nel migliore dei casi e la signora in nero nel peggiore.
      Sanno bene che la dinamica di un'incidente ? imprevedibile e che ci sono numerose dinamiche dalle quali non si esce vivi, alla faccia dei progressi della sicurezza.

      Ecco perch? sono cinici e/o fatalisti, se non lo fossero nessuno di loro domani risalirebbe in moto, ognuno di loro pensa:"A me non succeder? mai", chiudono la visiera del casco e via manetta....

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        #4
        In SBK, come in MotoGP... sembra quasi che sia sicurissimo correre, poichè le cadute solitamente sono lievi, e bene o male si fan male raramente... questo anche ha portato ad una "abitudine" all'idea che la pista sia moolto sicura.. ma non è sempre così.

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          #5
          Originally posted by rocketman View Post
          Non c'? nulla di diverso, quando una giovane vita viene spezzata cos? brutalmente non importa pi? il luogo, pu? essere Misano come il TT, Indianpolis come Brands Hatrch, la morte ? dappertutto un evento tragico che ci f? sentire inermi e angosciati.

          E' questa la base dell'apparente cinismo dei piloti. Loro sanno benissimo che oltre la retorica sui progressi della sicurezza ad attenderli c'? il dolore nel migliore dei casi e la signora in nero nel peggiore.
          Sanno bene che la dinamica di un'incidente ? imprevedibile e che ci sono numerose dinamiche dalle quali non si esce vivi, alla faccia dei progressi della sicurezza.

          Ecco perch? sono cinici e/o fatalisti, se non lo fossero nessuno di loro domani risalirebbe in moto, ognuno di loro pensa:"A me non succeder? mai", chiudono la visiera del casco e via manetta....
          Penso che questo cinismo o fatalismo, lo abbiamo un p? tutti noi che andiamo in moto, sia in strada che in pista, come faremmo altrimenti a convivere con la paura che tutti abbiamo?

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            #6
            dico solo che essendo appassionato di vecchi piloti, prim,a c'erano 4-5 morti a stagione purtroppo,
            quindi un saluto a tutti e stop

            Last edited by kaciaro; 06-09-10, 18:35.

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              #7
              io penso che il distacco da parte di alcuni piloti sia perch? il concetto di morte si tiene lontano dalla mente di un pilota
              perch? quando uno prendesse atto che correndo si muore..........non correrebbe pi?
              quindi tutti ragionano dicendo a me non capita o speriamo che a me non capiti

              io ho fatto garette, e in quelle stesse garette di trofei minori qualcuno ? morto

              parti con altri 38-39 "piloti" che sono molto meno esperti di quelli della moto2, se cadi i primi giri ? quasi automatico che vieni investito........pericoloso molto pericoloso

              che fai ??

              semplice non ci pensi
              come non penso, adesso che torner? a casa, che la SS 148 Pontina ? la strada pi? pericolosa al mondo e io la far? con una BMW S RR di notte.....

              quindi per strada, alla prossima garetta, alla prossima gara in salita.......star? attento come sempre, sapendo che in moto si muore........come sempre
              ma quando chiudi la visiera il concetto di morte deve essere lontano, altrimenti ? meglio smettere

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                #8
                perch? il tt nn ? una pista, ? una gara su strada.

                morire poi ad un gp di motomondiale riscuote un eco mediatico maggiore che morire ad una nordwest o prove simili.

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                  #9
                  Originally posted by bagarre View Post
                  perch? il tt nn ? una pista, ? una gara su strada.

                  morire poi ad un gp di motomondiale riscuote un eco mediatico maggiore che morire ad una nordwest o prove simili.
                  Si ok ma la mia considerazione e' relativa a come NOI stiamo vivendo la cosa, noi motociclisti che pure siamo "esperti e consapevoli", rispetto ai piloti.

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                    #10
                    Rischiamo più noi andando una volta a spasso per strada che loro in tutta una vita di pista, solo ci piace dimenticarlo...

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                      #11
                      Originally posted by cosimo View Post
                      Si ok ma la mia considerazione e' relativa a come NOI stiamo vivendo la cosa, noi motociclisti che pure siamo "esperti e consapevoli", rispetto ai piloti.

                      il "loro" mondo v? sempre troppo disumanamente piu veloce rispetto alle "nostre" tranquille domeniche passate in pista o per strada con gli amici.


                      e anche purtroppo assai velocemente sono portati a cancellare e resettare episodi cosi tremendi perch? un pilota di quei livelli s? benissimo che se comincia ad avere paura di farsi male o peggio di morire smettera di correre presto.

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                        #12
                        Si ok ma la mia considerazione e' relativa a come NOI stiamo vivendo la cosa, noi motociclisti che pure siamo "esperti e consapevoli", rispetto ai piloti.
                        E' una reazione psicologica il distacco, tanto a me non capita ? nel subconscio, mentre invece basta una semplice scivolata e un camion dall'altra parte.

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