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Che Ne Pensate Di Un Pilota Del Genere......

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    #1

    Che Ne Pensate Di Un Pilota Del Genere......

    Ovviamente sono d?accordo con Mario Lega, anche perch? io quell'epoca l'ho vissuta da spettatore mentre lui ? stato un validissimo protagonista.
    E' vero, i circuiti della riviera romagnola erano solo dei rettilinei pi? o meno lunghi raccordati da curve a 90? o, nell'ipotesi migliore, da rotonde, che non permettevano velocit? di percorrenza cos? alte da risultare pericolose al punto da causare la morte degli sventurati piloti che finivano a terra per? avevano i rettilinei nei quali le velocit? salivano (e Bergamonti non ? caduto in curva ma al termine di un lungo rettifilo).

    Non per nulla in pi? di 20 anni di corse in Romagna a dispetto delle decine di cadute che si sono verificate, non si sono mai avuti incidenti fatali, salvo due casi.
    Il primo a Milano Marittima nel 1966 quando un meccanico venne investito da un concorrente (ne abbiamo parlato altrove), il secondo fu la drammatica scivolata di Bergamonti a Riccione nel 1971.
    Nel primo caso alla base della fatalit? c'? senza dubbio la tragica distrazione del meccanico che in preda all'euforia per il bel risultato si gett? il mezzo alla pista per abbracciare il proprio pilota senza avvedersi dell'arrivo di un altro concorrete che lo colp? in pieno uccidendolo? nel secondo la questione ? un pochino pi? complessa.

    Bergamonti era un ?manico? con una vastissima esperienza e con una notevole corazza psicologica nei confronti delle avversit? e dei problemi che aveva avuto per tutto l?arco della sua carriera.
    Angelo era un pilota velocissimo, un ?animale? da gara con pochissimi punti deboli ed una grandissima capacit? di adattamento oltre che una notevole visione di gara maturata nella continua lotta impari che aveva dovuto sostenere per buona parte della sua carriera. Erano queste le caratteristiche che gli avevano permesso di uscire vincitore da sfide come quella - che al momento sembr? decisamente velleitaria ? che lanci? al comm. Morini quando nel 1967 gli disse senza mezzi termini che se voleva veder vincere ancora la sua monocilindrica avrebbe dovuto affidarla a lui. Fu in questo modo che riusc? a pilotare una delle poche moto ufficiali della sua carriera. Naturalmente aveva mantenuto la parola facendo suo il titolo italiano, mettendo dietro le due Benelli ?4? di Pasolini e Grassetti e rendendo felice il "commendatore" che non voleva convicersi ad ammettere che la sua monocilindrica era un mezzo ormai superato.

    Ma la parentesi della Morini era finita presto e Angelo nel ?68, ?69 e parte del ?70 aveva dovuto ritornare a battersi come un leone con moto di secondo piano per ottenere solo dei piazzamenti onorevoli. Quando a met? estate del ?70 la MV lo chiam? per fare dei test a Monza, Angelo cap? che era giunto finalmente il suo momento. La convocazione del Conte Agusta arriv? in tempo per fargli disputare il GP di Monza. A dispetto delle prudenti dichiarazioni fatte alla vigilia in gara si comport? benissimo dimostrando a tutti il suo valore ed incominciando cos? a mettere sotto pressione il campione di Lovere che fino a quel momento era stato il re incontrastato alla MV e sui media.
    Il ?70 era finito alla grande con due vittorie nel mondiale in 350 e 500 al GP di Spagna a Barcellona (assente Agostini impegnato a Caldwell Park) e due secondi posti con la MV a Sanremo dietro ad Agostini e con la soddisfazione di avere fatto suo il Campionato Italiano della 125 in sella all?Aermacchi.

    Dopo la fine della stagione Angelo ha tutto il tempo di valutare la sua nuova posizione in seno al Continental Circus. Sa di avere a disposizione l?arma capace di portarlo al titolo mondiale, ? anche cosciente di averne le capacit?, ma sa anche che ci sono alcuni ostacoli tra lui e il suo sogno iridato.
    Il primo ? il suo giovane compagno di squadra, Giacomo Agostini, che non gli render? certo la vita facile e, paradossalmente, in casa ha anche una altro grande problema, addirittura pi? pressante del suo ?team mate?, un problema non tanto visibile ma estremamente consistente. E? il conte Agusta, che vuole dei risultati e li vuole subito, perch? c?? una bella lista di validissimi piloti che farebbero carte false per prendere il suo posto.
    Inoltre Angelo sa di non essere pi? giovanissimo e per questo di tempo per arrivare ai massimi livelli non gliene resta poi cos? tanto.
    Queste sono le sue premesse personali per la stagione 1971 e lui, dimostrando la forza di carattere del grande campione quale era, inizia meglio di come aveva finito.

    Con Agostini presente in gara, nel 1970, era stato sempre secondo, ora invece inizia battendolo a Modena in 350 e a Rimini in 500. Per Agostini la ?sinfonia? ? fin troppo chiara. Un compagno di squadra che alla fine della stagione precedente appena salito in moto si permette il lusso di andare a condurre ripetutamente il GP d?Italia, stravince nelle due classi maggiori nell?ultimo GP iridato e lo segue come un ombra nelle restanti gare, comportandosi come se su quella moto ci fosse salito chiss? quanto tempo prima e che ora inizia la stagione andando pi? veloce di come aveva terminato la precedente, beh, forse qualche preoccupazione la provoca.

    E la gara di Riccione (io oltre che essere presente a quella gara e avere visto l?incidente che cost? la vita ad Angelo me la sono studiata nei minimi particolari) diventa l?inizio di quella che sarebbe probabilmente stata la ?guerra? che i due avrebbero fatto da li in poi su tutti i circuiti.
    Ancora oggi Agostini suda freddo pensando a quanto avrebbe dovuto penare per ?domare? Bergamonti. Ammesso che ci fosse riuscito, naturalmente. Per capirlo basta andare su You Tube e sentire la risposta che ha dato al giornalista di ?Sfide? e vedere con quanto ?distacco? (uso questo eufemismo al posto di un termine molto pi? appropriato) tratta ancora oggi questa faccenda. La rincorsa di Angelo sulla pista allagata di Riccione ha un senso solo se viene vista in quest?ottica.

    Ma era destino che Angelo non potesse o non dovesse scalfire l?immagine del pi? grande campione del motociclismo, cos? come era destino che non dovesse farlo Jarno Saarinen l?altro grande che avrebbe avuto la capacit? e le possibilit? per ridimensionare il campione di Lovere.
    Nel caso di Angelo il fato prese la forma di un tombino stradale che sporgeva di qualche centimetro dall?asfalto situato di fronte all?Hotel Abner?s, ovvero nel punto di staccata per l?entrata nella rotonda prima del traguardo.
    I piloti sapevano benissimo dov?era (e anch?io sapevo bene dov?era visto che ci passavo quasi tutti i giorni per andare a casa quando uscivo dal posto in cui lavoravo allora), era una rogna con la pista asciutta ma poteva diventare un problema con l?asfalto bagnato.
    E? molto probabile che Angelo nel tentativo di avvicinare Agostini che vedeva ormai a poche decine di metri davanti a s? sia arrivato alla staccata su una linea leggermente pi? a sinistra di quella ottimale per evitare quel maledetto tombino e che quando ha preso il freno in mano la ruota anteriore abbia ?pizzicato? la sconnessione proprio nel momento del trasferimento di carico.

    Io mi trovavo all?imbocco della rotonda in posizione leggermente rialzata (anche perch? io sono alto 1.91 m) ed ho come un fotogramma stampato nella memoria, dove vedo la moto a terra e Angelo a mezz?aria sulla schiena con le braccia aperte e il capo molto piegato all?indietro.
    E? l?unico ricordo nitido che ho di quei primi istanti, in mezzo al resto assolutamente confuso.
    Questo ?fotogramma? non pu? essere una cosa che ho visto successivamente (foto, film) perch? non esistono immagini dei primi attimi dell?incidente, tutte le foto e i filmati mostrano Angelo e la moto gi? a terra. Ora se il mio ricordo pu? avere qualche valore una posizione del genere Angelo poteva averla assunta solo se la moto gli fosse ?scappata? da sotto, come in una improvvisa perdita di appoggio/aderenza della ruota anteriore.

    Per finire vorrei ricordare a Mario che a quei tempi la sicurezza dei piloti aveva una valenza completamente diversa da quella di oggi.
    Lui ha ragione quando dice che con la pista bagnata non si sarebbe dovuto correre ( a questo proposito bisogna ricordare che la gara era stata rimandata, la settimana precedente, proprio per questo motivo), ma? lui ricorder? certamente che in quegli anni erano gli stessi piloti che, a meno di situazioni assolutamente proibitive, volevano prendere il via con qualsiasi condizione meteo, d?altra parte ai suoi tempi si corse in Austria con la neve, e il TT con la nebbia era quasi nella normalit? (Parlotti mor? proprio in questo modo), Redman nel 1966 fin? la sua carriera dopo un volo pauroso a 280 all'ora sulla velocissima pista di Francorchamps allagata come, se non peggio, di quella di Riccione e potrei continuare con altre decine di esempi. Quella era un?altra epoca, fatta di gente che, pi? o meno consapevolmente, sapeva guardare in faccia la morte ogni volta che partiva e che metteva in preventivo che l?eventuale caduta finisse contro un ostacolo con conseguenze drammatiche.

    Mi scuso ma sono ?andato un p? lungo?... anche questa volta?.

    IL RESTO DELLA STORIA SE VI INTERESSA LA TROVATE QUA:


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    #2
    Lascia stare Kacia....in questa sezione non interessano certi racconti.....

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      #3
      Originally posted by KAMIKAWA View Post
      Lascia stare Kacia....in questa sezione non interessano certi racconti.....
      io non ho voglia di leggere tutto

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        #4
        solo una definizione per tutti coloro che all'epoca correvano rischiando la morte: CHE PILOTI.

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          #5
          Originally posted by KAMIKAWA View Post
          Lascia stare Kacia....in questa sezione non interessano certi racconti.....
          io l'ho divorato......

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            #6
            beh... ricordarsi un fotogramma cosi deve essere scioccante...

            del resto come dice nel racconto erano i piloti a voler correre, quindi sapendo e accettando tutti i rischi...

            in moto si muore e non lo si può negare.... quando si entra in una qualsiasi pista purtroppo bsogna pensare anche a questo.

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              #7
              Chiarisco ho messo qua , questa testimonianza, perche' ho letto tanti giudizi superficiali nel post su Agostini forse sarebbe meglio saperne un po' di piu' prima di scrivere no???

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                #8
                bravo kaciaro

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                  #9
                  Originally posted by dAn89 View Post
                  solo una definizione per tutti coloro che all'epoca correvano rischiando la morte: CHE PILOTI.
                  io direi: che incoscenti!

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                    #10
                    Grande Kacia... dovresti raccogliere questi ricordi e pubblicarli...

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                      #11
                      Originally posted by Ryushito View Post
                      Grande Kacia... dovresti raccogliere questi ricordi e pubblicarli...
                      Non sarebbe una cattiva idea Amarcord sta' diventando un bel recipiente di vecchie perle motociclistiche

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                        #12
                        e che mi dite di una pista cosi'????



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                          #13
                          Questi racconti rendono ancora più grande quanto fatto da Agostini.
                          Il Piu' Grande.
                          Di Sempre.

                          E le sue gesta inimitabili illuminano anche quelli che in quell'epoca per le corse in moto ci hanno rimesso la vita.
                          Last edited by Jack Sparrow; 10-07-09, 09:28.

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                          • Font Size
                            #14
                            Originally posted by Jack Sparrow View Post
                            Questi racconti rendono ancora pi? grande quanto fatto da Agostini.
                            Il Piu' Grande.
                            Di Sempre.

                            E le sue gesta inimitabili illuminano anche quelli che in quell'epoca per le corse in moto ci hanno rimesso la vita.
                            per approfondire ulteriormente vi consiglio di leggere questa storia


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