Ippolito: "limiti all'elettronica". S?, ma senza fermare il progresso
Il Natale si avvicina ed ? tempo di farsi gli auguri, anche nel motociclismo che, per fortuna, ? ancora un mondo piccolo dove i rapporti umani esistono ancora. Anche da noi, per?, esistono gli interessi economici, rappresentati dalle Grandi Case, dagli organizzatori come Dorna e Infront Motorsport, e non ? sempre semplice mediare.Ci sta provando Vito Ippolito, il Presidente della FIM, che ? uomo di sport, prima che politico. Il manager venezuelano ha preso il mano il massimo organismo del motociclismo in tempi difficili: c?? la crisi economica, ma anche una certa crisi regolamentare. I regolamenti vengono modificati ormai con troppa frequenza, e se da un lato ci? ? segno che si punta ad aggiustare il tiro, dall?altro significa che le idee non sono molto chiare fin dall?inizio.
MOTO2, BRUTTA DAL NOME - L?ultimo esempio in proposito ce l?abbiamo avuto con l?introduzione del futuro regolamento della ex 250, gi? chiamato con nome orribile: Moto2. Sar? provvisorio, ma ? brutto lo stesso di fronte alla semplicit? del numero. Duecentocinquanta, quarto di litro, era semplice, ma bello. Come bella ? bellissima ? era la successione di cifre: 50, 125, 250, 350, 500. E gi? che ci siamo mettiamoci anche i sidecar.
Ora, naturalmente, cinque cilindrate sono improponibili, ma nel modificarle bisogna usare, contemporaneamente, testa e cuore, perch? stiamo parlando del futuro del nostro sport.
REGOLE CHIARE - E? necessario anche che un regolamento sia chiaro: il motomondiale ? per i prototipi, quindi l?area grigia dell?attuale regolamento della (aaarghh!) Moto2, dovr? proibire l?utilizzo di propulsori derivati dalla serie. E su questo Ippolito ? d?accordo. Anche per separare distintamente i due campionati, quello storico datato 1949 e la Superbike.
Ha detto Ippolito: ?Il regolamento ? ancora vago in alcuni punti, ma ci? che pi? mi preme ? che sia ben definito in quanto al motore che, per l?appunto, deve essere un prototipo?.
ELETTRONICA AL BIVIO - Un altro punto che sta molto a cuore del Presidente FIM ? quello dell?elettronica.
?Non dobbiamo fare l?errore della F.1 ? ha spiegato ? l?elettronica deve essere limitata?.
Per Ippolito l?equilibrio fra prestazioni ottenute con la ?meccanica? e quelle basate sulla elettronica ? vitale, anche perch? poi il tutto deve finire nelle mani di un pilota. E secondo il venezuelano deve essere ancora possibile capire quanto ?manico? ha il pilota in questione.
UN OCCHIO AL PASSATO - Il ragionamento del Presidente non fa una grinza, ed anche quando nel privato ricorre agli esempi di chi ha passato?i vent?anni, ricordando i vari Roberts, Sheene, Cecotto, Spencer, Gardner, Rainey, Schwantz, Lucchinelli, Doohan (s?, Vito li ha visti correre tutti?e dal paddock!), ? condivisibile.
?ED AL PRESENTE - Dove ci permettiamo di dissentire ? sul fatto che i giovani piloti siamo meno abili di quelli del passato. Rossi ? una via di mezzo, e per questo ? straordinario. Ma se giudicassimo i campioni in base alle facilit? di guida delle moto che hanno portato, nessuno potrebbe mai pi? battere John Surtess o Mike Hailwood, o Giacomo Agostini e Phil Read.
Se poi aggiungessimo le altre difficolt?, gomme ridicole, piste pericolosissime, dovremmo aggiungere una dote oggi forse non pi? indispensabile: la temerariet?.
Ma ci piace credere che, se del caso, avrebbero saputo tirarla fuori anche i nostri Rossi e Stoner. E questo perch? li conosciamo caratterialmente.
IL PROBLEMA PROGRESSO - Comunque sia una revisione dei regolamenti ? nella logica delle cose, senza dimenticare per? che il motto della FIM ? ?Pro virtute et scientia?. E dunque le regole vanno scritte senza penalizzare troppo la ricerca. Perch? il nostro sport ? degli atleti, ma anche delle case. Altrimenti staremmo tutti ancora alla guida di una Norton Manx, detto senza alcun disprezzo e la Honda non farebbe provare a normali giornalisti-tester un rivoluzionario C-ABS che non solo pu? essere usato in pista, ma ? fantastico (e sicuro) per l?uso stradale.
Le prestazioni delle nostre moto, infatti, aumentano, cos? come quelle dei prototipi della MotoGP. E questo ? un dato di fatto che non deve essere dimenticato. Ne va della sicurezza. Perch? potremmo avere gare magnifiche tornando ai circuiti stradali degli anni ?50, con fondi irregolari e zero vie di fuga. Ma non sarebbe un bello spettacolo.
FONTE GPONE
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