La tecnologia è l'espressione del progresso, della conoscenza umana.
La tecnologia entra nelle nostre vite silenziosamente, insidiosamente diventa parte integrante del nostro modus vivendi, un’abitudine a cui, nella maggior parte dei casi, nessuno riesce più a rinunciare.
Tecnologia, accezione che spesso è usata come sinonimo di progresso, anche se diventa difficile afferirla tale quando lo stesso porta imprescindibilmente a conseguenze tutt’altro che positive per la sopravvivenza umana e della stessa terra.
L'uomo troppo spesso nonostante la sua evoluzione perde la capacità di giudizio equo, perché di fronte a se non ha visibilità delle conseguenze o più semplicemente trova comodo non guardare.
La tecnologia ci aiuta, questo è indubbio, ma se questa portasse alla perdita di ogni necessità per assurdo la stessa evoluzione si tradurrebbe in una inevitabile involuzione: "se perdessimo la necessità di camminare, raggiungeremmo presto l'immobilità degli arti che a loro volta implicherebbero disfunzioni dannose per tutto l'organismo".
In fondo sono le necessità che hanno portato all'evoluzione delle specie.
Tecnologia ovunque e dovunque, nel cibo, nei vestiti, nella sala parto dove un neonato viene alla luce e nella camera a gas dove luce di un uomo si spegne per sempre.
E' la tecnologia che distingue un apparecchio più avanzato, quello più vicino all'uomo; sempre più legata al desiderio di superare dei limiti senza nemmeno fermarsi a comprendere se tali limiti siano reali esigenze, perché non è difficile osservare come delle persone siano più prese ad osservare quanto comodo ed automatico sia il veicolo che li sta portando invece di comprendere se realmente sia necessario usare quel veicolo, ed il "come" prende il posto del "perché".
Lo sport non ha fatto eccezione ed ha accolto la tecnologia a braccia aperte, alla ricerca di ciò che era lo scopo primario del concetto di sport, la competizione; perché solo con un confronto si ha la possibilità di misurarsi e migliorarsi; ed è questa continua ricerca di un miglioramento della prestazione piuttosto che il miglioramento dell'atleta nella sua purezza che troppo spesso estrania il risultato dall'esecutore dell'azione.
Le moto, come ogni strumento necessario per praticare una attività fisica dedita alla competizione, hanno subito un "evoluzione tecnologica" importante, meno di altri ma sicuramente importante.
Accensione elettronica, iniezione elettronica, cruscotti digitali...ma soprattutto controllo di trazione, acceleratore elettronico, frenata elettronica.
Operazioni semplici e meccaniche come girare una manopola o tirare una leva diventano l'inizio di processi elettronici complessi, dove una molteplicità di componenti integrano tutte le informazioni possibili per generare in tempi rapidissimi delle reazioni che seguono schemi non più pensati dal solo cervello e dall'esperienza del pilota ma da tanti, tantissimi cervelli e esperienze, e così una serie di componenti elettronici si prendono il compito di decidere quanto aprire una farfalla, quanto frenare e con quale freno.
Tra non molto la comunicazione di due componenti pensati per due funzioni assolutamente opposte come freno e acceleratore, potranno interagire sulla azione compiuta del pilota il quale girando la manopola dell'acceleratore non saprà che un componente elettronico avrà variato di una certa percentuale l'apertura richiesta e agendo in modo indipendente sui due freni dopo aver interpretato dati provenienti dalle ruote e da inclinometri limiterà lo slittamento della ruota.
Evoluzione, togliere l'esigenza di un pilota di anticipare la reazione alla sua azione, lasciare che il suo pensiero sia libero di valutare altre informazioni per raggiungere prestazioni sempre maggiori e risultati migliori.
Ma un vantaggio risulta tale solo quando nella competizione si è gli unici ad averlo, altrimenti ciò che si ottiene è un continuo progredire delle prestazioni del mezzo senza poter percepire i possibili o impossibili miglioramenti dell’atleta ormai relegato ad un componente del “pacchetto”, e l’uomo perde progressivamente valore ed il suo contributo non risulta più la variabile principale ma una costante.
Evoluzione perché i calcoli che il computer compie diminuiscono la possibilità di errori valutativi, e riducono di conseguenza la possibilità di incidenti aumentando teoricamente la sicurezza, questo fino a quando tutto funziona, perché anche se è ovvio che ogni cosa si può rompere, è anche vero che alcuni sistemi meccanici permettevano nella maggior parte dei casi di percepire un malfunzionamento; il cavo del gas, per sicurezza sdoppiato con un cavo di chiusura farfalla, prima di rompersi evidenzia diversi sintomi, un componente elettronico in quanto elettronico, digitale, ha solo due stadi funziona o non funziona e atleti come il pilota Kato questa cosa l’hanno scoperta troppo tardi.
Negli anni si sono raccolte esperienze ed informazioni sui sistemi meccanici, mentre per quelli elettronici siamo ancora agli inizi.
Certo l’evoluzione e la tecnologia permette di migliorare in ogni cosa, ma a che costo?
Dove l’evoluzione diventa involuzione?
Dove l’atleta, l’uomo, diventa una costante e non più la variabile?
Dove il pilota diventa semplice passeggero?
A Olimpia gli atleti correvano scalzi, i nuotatori erano nudi come tutti gli altri atleti, gli atleti erano tali e nessuno si preoccupava di calcolare il peso della tomaia ed il grip della mescola della suola, non esistevano costumi a squame con cuciture idrodinamiche.
So che il progresso mi ha permesso di comunicare in tempo reale un pensiero in tantissimi luoghi tra loro distantissimi, ma non so se un atleta di Futuropoli sarà l’evoluzione di Corebo di Elea o la sua involuzione.
L'uomo necessita di necessità, ma è la coscienza ed il cuore a capire se possono farci progredire o regredire,
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