Non era la stampa una di quelli che hanno attaccato duramente?
Il link era sbagliato, ma sulla stampa di oggi si legge:
Pesaro, 13 settembre 2007 - SEMBRAVA tutto finito. Accertamento consegnato e Valentino Rossi, che si assume la responsabilità in caso di illecito riconosciuto. Invece non era finito niente, perché gli ispettori del Fisco non hanno mollato l’osso nemmeno per un giorno. Trovando un’altra casa nei dintorni di Tavullia dove Valentino custodiva alcune moto Yamaha oltre ai suoi effetti personali. L’abitazione, una casa colonica, non risulta essere del campione ma di un’immobiliare che l’aveva data in comodato d’uso a Rossi.
LA SCOPERTA è stata fatta dopo un accertamento che somigliava a una perquisizione. Chi ha avuto conoscenza di questo ulteriore accesso (la notizia è rimbalzata in fretta a Tavullia) ha parlato di un notevole spiegamento di forze per controllare questa abitazione che sembrerebbe essere quella più utilizzata da Valentino nelle sue permanenze nel paese natìo. Difficile dire se tutto questo si trasformerà in un elemento di prova in più rispetto all’accertamento già consegnato, ma segnala anche un ‘affanno’ nella ricerca di prove, come se ci fosse il sospetto che tutto ciò che è stato raccolto non fosse sufficiente per sostenere con successo l’accusa.
MA INTANTO Valentino Rossi e il suo entourage non sono stati alla finestra in attesa dei ricorsi. Qualche giorno fa hanno affidato l’incarico di tutelare il campione in sede amministrativa al professor Victor Uckmar, docente di diritto tributario internazionale all’università di Bologna. «Si può dire che sia stato un incarico obbligato — ha spiegato il professor Uckmar, raggiunto ieri al telefono mentre si trovava in viaggio —. Essendo docente di materie tributarie internazionali, mi sembra che questo sia un classico caso di scuola».
Lei aveva commentato subito la vicenda Rossi dicendo che la residenza all’estero per pagare meno tasse era un fenomeno da combattere, ma che aveva la sua giustificazione per l’ingiustizia del fisco italiano.
«Ho commentato a caldo i casi in generale, ma leggendo ora le carte su Valentino Rossi affermo che qui siamo di fronte a un accertamento immotivato».
Valentino non ha evaso le tasse allora?
«No. L’accertamento non fornisce alcuna prova concreta di una residenza fittizia tra il 2000 e il 2004. Nulla. Parla di fatti rapportati all’oggi, dunque ininfluenti. Poi imputare di residenza fittizia un campione che corre in un anno su 18 circuiti del mondo, preparandosi dieci giorni prima, mi sembra un autentico azzardo. Nella mia carriera non ho mai accettato un incarico se non credevo nelle buone ragioni del mio assistito. Valentino lo tutelo perché sono più che convinto che abbia rispettato la legge».
Pensa di dimostrare tutto questo già davanti alla commissione tributaria di primo grado?
«Credo di sì, ma sarà difficile che l’ufficio accertatore si fermi lì. Staremo a vedere. Auspico che nel frattempo il Parlamento acquisisca i lavori della commissione Bianco, che invita l’Italia ad adottare il sistema britannico. Sarebbe una soluzione ideale proprio per il Fisco: incasserebbe un sacco di soldi».
Qual è la differenza tra la residenza a Montecarlo di Fisichella (che ha pagato la multa ed è tornato in Italia) e quella di Valentino Rossi con residenza a Londra?
«Le dico immediatamente che Fisichella ha cercato riparo nel paradiso fiscale per eludere le tasse italiane, Valentino ha preso casa a Londra che fa parte dell’Unione europea e che è legata all’Italia da una convenzione che vincola i due Paesi. Non c’è alcunché di illegale nel comportamento di Valentino Rossi. E lo dimostreremo il più presto possibile».
Il link era sbagliato, ma sulla stampa di oggi si legge:
Pesaro, 13 settembre 2007 - SEMBRAVA tutto finito. Accertamento consegnato e Valentino Rossi, che si assume la responsabilità in caso di illecito riconosciuto. Invece non era finito niente, perché gli ispettori del Fisco non hanno mollato l’osso nemmeno per un giorno. Trovando un’altra casa nei dintorni di Tavullia dove Valentino custodiva alcune moto Yamaha oltre ai suoi effetti personali. L’abitazione, una casa colonica, non risulta essere del campione ma di un’immobiliare che l’aveva data in comodato d’uso a Rossi.
LA SCOPERTA è stata fatta dopo un accertamento che somigliava a una perquisizione. Chi ha avuto conoscenza di questo ulteriore accesso (la notizia è rimbalzata in fretta a Tavullia) ha parlato di un notevole spiegamento di forze per controllare questa abitazione che sembrerebbe essere quella più utilizzata da Valentino nelle sue permanenze nel paese natìo. Difficile dire se tutto questo si trasformerà in un elemento di prova in più rispetto all’accertamento già consegnato, ma segnala anche un ‘affanno’ nella ricerca di prove, come se ci fosse il sospetto che tutto ciò che è stato raccolto non fosse sufficiente per sostenere con successo l’accusa.
MA INTANTO Valentino Rossi e il suo entourage non sono stati alla finestra in attesa dei ricorsi. Qualche giorno fa hanno affidato l’incarico di tutelare il campione in sede amministrativa al professor Victor Uckmar, docente di diritto tributario internazionale all’università di Bologna. «Si può dire che sia stato un incarico obbligato — ha spiegato il professor Uckmar, raggiunto ieri al telefono mentre si trovava in viaggio —. Essendo docente di materie tributarie internazionali, mi sembra che questo sia un classico caso di scuola».
Lei aveva commentato subito la vicenda Rossi dicendo che la residenza all’estero per pagare meno tasse era un fenomeno da combattere, ma che aveva la sua giustificazione per l’ingiustizia del fisco italiano.
«Ho commentato a caldo i casi in generale, ma leggendo ora le carte su Valentino Rossi affermo che qui siamo di fronte a un accertamento immotivato».
Valentino non ha evaso le tasse allora?
«No. L’accertamento non fornisce alcuna prova concreta di una residenza fittizia tra il 2000 e il 2004. Nulla. Parla di fatti rapportati all’oggi, dunque ininfluenti. Poi imputare di residenza fittizia un campione che corre in un anno su 18 circuiti del mondo, preparandosi dieci giorni prima, mi sembra un autentico azzardo. Nella mia carriera non ho mai accettato un incarico se non credevo nelle buone ragioni del mio assistito. Valentino lo tutelo perché sono più che convinto che abbia rispettato la legge».
Pensa di dimostrare tutto questo già davanti alla commissione tributaria di primo grado?
«Credo di sì, ma sarà difficile che l’ufficio accertatore si fermi lì. Staremo a vedere. Auspico che nel frattempo il Parlamento acquisisca i lavori della commissione Bianco, che invita l’Italia ad adottare il sistema britannico. Sarebbe una soluzione ideale proprio per il Fisco: incasserebbe un sacco di soldi».
Qual è la differenza tra la residenza a Montecarlo di Fisichella (che ha pagato la multa ed è tornato in Italia) e quella di Valentino Rossi con residenza a Londra?
«Le dico immediatamente che Fisichella ha cercato riparo nel paradiso fiscale per eludere le tasse italiane, Valentino ha preso casa a Londra che fa parte dell’Unione europea e che è legata all’Italia da una convenzione che vincola i due Paesi. Non c’è alcunché di illegale nel comportamento di Valentino Rossi. E lo dimostreremo il più presto possibile».
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