Casey Stoner oggi come ieri è sempre diretto nell'esporre le sue idee, ha una visione chiara, non fa giri di parole e se ne frega del politically correct. Non a caso ci ricorda da subito un concetto: “si fai sport per la passione. I soldi vengono solo dopo, molto dopo”. Casey Stoner non è cambiato e, per fortuna, non cambierà mai. Perché non importa cosa tu gli possa chiedere, facile o scomodo che sia, lui risponderà sempre dicendo esattamente quello che pensa.
“Quando correvo, la gente pensava ci fosse una strategia dietro a tutto quello che dicevo. Poi, quando ho smesso, si è accorta che, invece, io sono fatto proprio così, non dico mai nulla per un tornaconto, ma solo perché è quello che penso” sorride il Canguro Mannaro lo stesso che a volte poteva permettersi di fare la pole facendo solo due o tre giri in qualifica e guardando gli altri dal box per il resto del turno.
Anche oggi non nasconde la sua passione e ci ricorda che alla fine ha smesso perché in sella non si divertiva poi troppo.
“Per me le moto più belle, le vere moto, sono le 500, mi spiace un sacco non avere mai potuto correrci. Perché guidare quelle moto era un’arte. Poi è iniziata l’era dell’elettronica, fino al 2006-2007 con la Ducati eravamo ancora ai limiti di utilizzo del controllo di trazione, ma poi si è superato il limite, non ho più potuto guidare come mi piaceva”.
Le piace questa MotoGP?
“Io farei dei cambiamenti, ma questo lo sanno tutti”.
Tipo?
“Ali, via. Abbassatore, via. Anti-impennamento, via. Controllo di trazione limitato per ragioni di sicurezza, non invasivo come adesso. I costi devono scendere e farei un regolamento valido per una decina d’anni, così che tutte le Case possano essere competitive, senza continui adattamenti e cambiamenti. Tutto questo ha alzato tantissimo i costi, e quando hai metà delle moto sulla griglia che dettano legge non è giusto, non è quello che dovrebbe essere un campionato”.
da gazzetta.it
Comment