Ciao a tutti! Ho ascoltato tanti pareri, le dichiarazioni di Bagnaia e di Jimenez nel podcast dello Zam, ho sentito altri piloti che stimo. Mi sono fatto la mia idea, il nuovo format è problematico, ma c’è altro che concorre: il regolamento tecnico che ha messo tutti i piloti sullo stesso livello, le gomme troppo estreme, l’aerodinamica. Non dico che sia tutto sbagliato, ma c’è da correggere parecchio.
Premessa. Non fate l’errore di sottovalutare il problema: non è normale registrare in cinque Gran Premi 114 cadute in top class contro le 87 della Moto3 e le 77 della Moto2. Parto dal format: Antonio Jimenez è un tecnico da 35 anni nel mondiale e dice che i piloti sono ansiosi fin dalla prima uscita in P1, alla seconda uscita della P1 già devono cercare i tempi perché entrare nella Q2 è fondamentale, partire nelle prime tre file è determinante per la gara.
“L’aggressività fin dal venerdì, testimonia Jimenez, è una cosa nuova. Devi subito forzare, non sei ancora a posto, e cadi”. Lui propone che la P1 non conti per le qualifiche, e che il warm-up di 10 minuti come minimo raddoppi. Oggi, soppressa la FP4, non c’è modo di simulare la gara.
Il regolamento tecnico. A Dorna pareva bello aumentare lo spettacolo, così hanno fatto un regolamento che livella le prestazioni. E questo aveva anche senso, la gara è bella con tanti piloti che possono vincere, ma adesso ci siamo cacciati in una situazione molto difficile, anche perché le moto vanno sempre più forte, soprattutto in curva, e gli spazi di fuga su molte piste non bastano più...
E’ un dato di fatto: nel mondiale non c’è mai stata una situazione come questa, con tanti piloti e tante moto ad altissimo livello. Oggi abbiamo la metà della griglia che può vincere la gara e l’altra metà che punta alla top five, e questo complica parecchio le cose. Ai tempi di Ago c’erano solo due o tre piloti che potevano vincere e gli altri lontani; e ancora negli anni Ottanta e Novanta con gli americani e gli australiani che dominavano, poi nei Duemila con Valentino eccetera: al massimo erano quattro i piloti che si disputavano le vittorie, non dieci.
E infine le gomme. Magari i piloti non possono esprimersi liberamente, ma noi da anni diciamo che Michelin fa gomme troppo estreme, che lavorano su range ridottissimi di temperature, che la gomma davanti non è a posto, che basta niente per andare in sovrappressione e perdere grip. L’urgenza di sorpassare, magari forzando se occorre, arriva anche da qui.
Come ne usciamo? Sappiamo che l’associazione dei costruttori sta ragionando sulla riduzione delle cilindrate o delle potenze per il nuovo regolamento 2026-2031. Si starebbe anche valutando se mettere limiti allo sviluppo dell’aerodinamica. Ma le gomme devono assolutamente cambiare: Dorna e FIM devono pretendere che Michelin se ne faccia una ragione, che servono gomme molto meno estreme. Ma queste sono tutte soluzioni che chiedono tempo… e a breve?
A breve, oltre a modificare in fretta il format, bisogna cambiare qualcosa nel FIM Steward Panel per riportare tranquillità. Oggi è un caos: poca omogeneità di giudizio, penalizzazioni che sembrano illogiche. Proponiamo che i membri siano fissi, senza rotazioni, e che vengano messi per iscritto i principi generali: non certo una casistica di tutti i contatti e le dinamiche teoriche, che sarebbe impossibile, ma almeno i fondamentali. E per tutti i contatti di gara ci vuole la conclusione scritta, che siano giudicati scorrettezze o incidenti di gara. Nero su bianco, sempre.
L’organo disciplinare ci vuole. C’è chi dice: lasciamo fare a loro, ai piloti, che se la giochino, se me le dai te le rendo, se la sono sempre cavata così. Sì, è vero, ma oggi è molto diverso perché -come ho dimostrato- i piloti in MotoGP sono tanti, tutti vicini, tutti velocissimi e tutti con la fretta di guadagnare posizioni al più presto prima che la gomma davanti li molli.
In collaborazione con Moto.it
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