Otto moto in pista, un bene o un male per lo spettacolo? Me lo ero chiesto a inizio campionato, arrivando alla conclusione che avere così tante Desmosedici competitive fosse un bene. A sei mesi di distanza, ho cambiato idea: non c’è più incertezza, lo strapotere toglie il gusto della sfida
Bezzecchi primo, Jorge Martin secondo e Pecco Bagnaia terzo per una prima fila tutta Ducati: è la sesta volta (in questa stagione) che ci sono tre Desmosedici ai primi tre posti.
Bezzecchi è il settimo pilota a riuscire a partire davanti a tutti con la Ducati, che in totale ha conquistato 13 pole su 17 nel 2022. Aggiungiamo che, come a Misano, ci sono sei GP21/22 ai primi sette posti e sette Ducati sono entrate direttamente in Q2 (quindi erano nei primi dieci alla fine delle FP3), ecco che il quadro è completo: i numeri sono pazzeschi.
Non si può che fare i complimenti all’ingegnere Gigi Dall’Igna e ai suoi uomini: a Borgo Panigale sono stati strepitosi nello sviluppare la DesmosediciGP, competitiva in tutte e tre le versioni in pista (GP21, GP22, GP22 -qualcosa). Da applausi.
Ma è un bene per lo spettacolo? Io credo di no: si sta rivelando un autogol, Dorna non ha calcolato le conseguenze. Perché se c’è un colpevole, non è certo la Ducati, ma l’organizzatore: non doveva permettere che venissero schierate otto moto della stessa marca. C’è troppa differenza: Fabio Quartararo, tanto per fare un esempio, può provare a giocarsela con 1, 2, 3, 4 Ducati, ma con 8 no, il risultato è già scontato. E se non c’è incertezza, è difficile trattenere gli appassionati.
Qual è la vostra opinione?
MotoGP 2022. GP della Thailandia. Dominio Ducati: troppo? #lanotiziainprimafila [VIDEO] - MotoGP - Moto.it
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Non si può che fare i complimenti all’ingegnere Gigi Dall’Igna e ai suoi uomini: a Borgo Panigale sono stati strepitosi nello sviluppare la DesmosediciGP, competitiva in tutte e tre le versioni in pista (GP21, GP22, GP22 -qualcosa). Da applausi.
Ma è un bene per lo spettacolo? Io credo di no: si sta rivelando un autogol, Dorna non ha calcolato le conseguenze. Perché se c’è un colpevole, non è certo la Ducati, ma l’organizzatore: non doveva permettere che venissero schierate otto moto della stessa marca. C’è troppa differenza: Fabio Quartararo, tanto per fare un esempio, può provare a giocarsela con 1, 2, 3, 4 Ducati, ma con 8 no, il risultato è già scontato. E se non c’è incertezza, è difficile trattenere gli appassionati.
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