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Le corse e il rock, Vera Spadini: “La MotoGP mi ha cambiata"

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    Le corse e il rock, Vera Spadini: “La MotoGP mi ha cambiata"



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    Una lunga chiacchierata con Vera Spadini, partendo dai sei anni passati nel paddock della MotoGP (“Lavoravo nel calcio, le moto sono molto diverse”) ai colleghi di Sky (“Mauro Sanchini è come quel personaggio di Carlo Verdone…”), fino ai piloti lontani dalla tv, uno su tutti Valentino Rossi (“una cosa incredibile”). Oltre alle moto però, Vera vive di musica, così le abbiamo chiesto del suo libro, di Sanremo e anche dei Maneskin (“Li seguivo per X-Factor e ho capito subito una cosa”)
    Una vita a seguire il calcio, il rock sempre in testa, una Harley-Davidson in garage. Quando Vera Spadini è entrata nel paddock della MotoGP più di qualcuno ha alzato un sopracciglio. Ora sono passati sei anni, che nelle corse - come per gli animali - si misurano diversamente, nello specifico in un centinaio di Gran Premi in diretta. Vera Spadini ha raccontato l’era d’oro di Marc Marquez, la pandemia, il ritiro di Valentino Rossi, la Ducati che diventa grande e i nuovi fenomeni come Fabio Quartararo e Joan Mir. Di quest’ultimo ha vissuto il primo mondiale vinto in Moto3 e l’ultimo in MotoGP. Adesso, durante gli approfondimenti, è lei a dare l’imboccata: “Maverick Vinales può fare bene ad Assen”, ha ipotizzato quattro giorni prima che lo spagnolo salisse sul podio con l’Aprilia per la prima volta in carriera. L’abbiamo intervistata per farci raccontare (quasi) tutto. Lei risponde tra un concerto e l’altro, al punto che finiamo a parlare dei Rolling Stones, dei Maneskin e di un libro ucronico su Kurt Cobain.

    Sei anni in MotoGP sono molti, come li hai vissuti?


    “Vorrei dire che mi hanno migliorata perché spero sia così. Poi non lo so, magari dall’esterno uno può dire il contrario, ma è stata un’esperienza meravigliosa che mi ha fatto conoscere tantissime persone. Alcune di loro so che me le porterò avanti per tutta la vita. Lì, nel paddock, oltre al lavoro si crea un rapporto umano molto profondo, un valore aggiunto che mi rende felice di aver fatto questa esperienza. È un ambiente che più lo conosci e più ti appassiona: vivere da vicino certe dinamiche, anche il gesto sportivo… Quando lo vedi coi tuoi occhi è qualcosa di straordinario. Anche tutto il lavoro che c’è dietro in una squadra ti insegna molto, lì ognuno è fondamentale”.

    È la vita di paese in giro per il mondo?

    “È come un paesone e ha tutte le sue dinamiche, una cosa che non succede in tanti altri sport. Io prima ho seguito il Milan, poi la nazionale. Era diverso: magari stavi a Milanello tutto il giorno, non sempre però si entrava. E l’evento era stadio, partita e casa. Non c’era questo senso di appartenenza”.

    Andando un po’ oltre a quello che vogliono sentirsi dire i motociclisti, quanto è diversa la MotoGP rispetto al calcio?

    “Il pilota e tutte le persone attorno a lui hanno un approccio molto più easy, diretto. Prima di avvicinare un calciatore devi fare un giro spaventoso tra manager, sponsor e responsabili vari. Poi magari hai i tuoi contatti e fai un po’ prima, nelle moto però l'approccio è tutt'altra cosa. E questa diniamica fine si riflette anche nel modo di raccontare, che alla fine diventa più divertente”.

    https://mowmag.com/sport/le-corse-e-...eda-e-sanchini
    Last edited by MAX_rr; 15-07-22, 17:41.

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      Originally posted by Pheel View Post
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      Monello

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