ASSEN - Chiedete a piloti e tecnici nel paddock, vi risponderanno in coro: da anni la Ducati è la moto migliore. Prima era una questione di potenza, la forza bruta del motore Desmodromico unita alle diavolerie aerodinamiche. Ora la Belva è anche diventata docile, guidabile. Ma non basta. Perché alla fine il Mondiale lo vincono gli altri: la Honda con Marquez, la Suzuki con Mir, la Yamaha con Quartararo. E quelli di Borgo Panigale, un titolo con Stoner (2007), devono accontentarsi di fare da spalla. In questa stagione Bagnaia ha vinto 2 gare ed è sempre in pole - anche oggi, qui nella Cattedrale della Velocità - Bastianini 3: ma in testa al campionato c'è il francese con la M1, davanti all'Aprilia di Aleix Espargaró.
Gigi Dall'Igna, l'ingegnere che dal 2015 fa ruggire i gioielli rossi. Che frustrazione, vero?
"Se non ci siamo ancora riusciti, vuol dire che pure io ho sbagliato qualcosa. È la realtà, accettiamola. Ma reagendo, provando ogni giorno a fare qualcosa di più".
Ma la vostra moto è più veloce.
"Sulla moto c'è un pilota, intorno a lui una squadra. È il pacchetto migliore, che conta. Ragioniamo insieme per trovare quel poco che ci manca".
Viene voglia di invidiarlo, quel Quartararo con la Yamaha.
"Il nostro percorso di questi anni è stato meraviglioso: tante belle avventure e qualche problema, gestito molto bene. Sotto l'aspetto umano e sportivo sono contento".
Conta più il pilota o la moto?
"Il pilota, guardate la differenza di stipendio rispetto ai tecnici".
Avete 8 mezzi in griglia, e una cantera di talenti.
"Se punti sui giovani, è giusto allargare il bacino. Ci vuole pazienza: quando prendi una direzione, devi tenere il timone dritto e provare a raggiungere l'obiettivo".
E poi c'è la pressione dei tifosi.
"La passione è tanta, come la pressione. A volte mi piacerebbe fare cambio con qualcuno: un giornalista, ad esempio".
L'ad Claudio Domenicali è stato chiarissimo: il futuro della Ducati è elettrico. Ma come si fa, senza rombo Desmodromico?
"Il mondo va in questa direzione, le corse non possono restare indietro. In carriera sono già passato dal motore a 2 tempi a quello a 4: il cuore soffre un po', abbandonare la tradizione è sempre difficile, però la mente si eccita. Devi trovare nuove soluzioni, ci sono opportunità tecniche e scientifiche che stimolano la mente. Il rumore perduto, la musica, è ciò che mi rattrista di più".
Il bottone magico che fa andare più veloce la Ducati. Ma gli altri non ci stanno: "Manca la sicurezza" MASSIMO CALAND
Lei faceva meraviglie anche all'Aprilia. Che ora vince in MotoGp. E vi sta davanti.
"Sono felice per le soddisfazioni che si stanno prendendo, dopo tanto duro lavoro. Ho imparato molto a Noale. Sono orgoglioso che gli italiani rappresentino una eccellenza".
Com'è la MotoGp senza Rossi? Le sarebbe piaciuto in sella a una sua Ducati?
"Solo un matto avrebbe potuto rinunciare al suo talento e all'esperienza: non so cosa avremmo fatto insieme, ma sarebbe stato bellissimo. Avevamo lavorato in Aprilia dal '96 al '99. Questo sport non è andato in crisi nonostante il suo addio, la pandemìa e la delicata situazione economica: ma dopo 20 anni di rendita, gli spalti non si riempiono più magicamente. Bisogna fare qualcosa per attirare il pubblico".
Ci vorrebbe un ducatista campione del mondo.
"Quest'anno siamo ancora in corsa. Non c'è stagione che io non parta con l'idea di poter vincere il titolo. La prima volta che non accadrà, meglio stare a casa".
Gigi Dall'Igna, l'ingegnere che dal 2015 fa ruggire i gioielli rossi. Che frustrazione, vero?
"Se non ci siamo ancora riusciti, vuol dire che pure io ho sbagliato qualcosa. È la realtà, accettiamola. Ma reagendo, provando ogni giorno a fare qualcosa di più".
Ma la vostra moto è più veloce.
"Sulla moto c'è un pilota, intorno a lui una squadra. È il pacchetto migliore, che conta. Ragioniamo insieme per trovare quel poco che ci manca".
Viene voglia di invidiarlo, quel Quartararo con la Yamaha.
"Il nostro percorso di questi anni è stato meraviglioso: tante belle avventure e qualche problema, gestito molto bene. Sotto l'aspetto umano e sportivo sono contento".
Conta più il pilota o la moto?
"Il pilota, guardate la differenza di stipendio rispetto ai tecnici".
Avete 8 mezzi in griglia, e una cantera di talenti.
"Se punti sui giovani, è giusto allargare il bacino. Ci vuole pazienza: quando prendi una direzione, devi tenere il timone dritto e provare a raggiungere l'obiettivo".
E poi c'è la pressione dei tifosi.
"La passione è tanta, come la pressione. A volte mi piacerebbe fare cambio con qualcuno: un giornalista, ad esempio".
L'ad Claudio Domenicali è stato chiarissimo: il futuro della Ducati è elettrico. Ma come si fa, senza rombo Desmodromico?
"Il mondo va in questa direzione, le corse non possono restare indietro. In carriera sono già passato dal motore a 2 tempi a quello a 4: il cuore soffre un po', abbandonare la tradizione è sempre difficile, però la mente si eccita. Devi trovare nuove soluzioni, ci sono opportunità tecniche e scientifiche che stimolano la mente. Il rumore perduto, la musica, è ciò che mi rattrista di più".
Il bottone magico che fa andare più veloce la Ducati. Ma gli altri non ci stanno: "Manca la sicurezza" MASSIMO CALAND
Lei faceva meraviglie anche all'Aprilia. Che ora vince in MotoGp. E vi sta davanti.
"Sono felice per le soddisfazioni che si stanno prendendo, dopo tanto duro lavoro. Ho imparato molto a Noale. Sono orgoglioso che gli italiani rappresentino una eccellenza".
Com'è la MotoGp senza Rossi? Le sarebbe piaciuto in sella a una sua Ducati?
"Solo un matto avrebbe potuto rinunciare al suo talento e all'esperienza: non so cosa avremmo fatto insieme, ma sarebbe stato bellissimo. Avevamo lavorato in Aprilia dal '96 al '99. Questo sport non è andato in crisi nonostante il suo addio, la pandemìa e la delicata situazione economica: ma dopo 20 anni di rendita, gli spalti non si riempiono più magicamente. Bisogna fare qualcosa per attirare il pubblico".
Ci vorrebbe un ducatista campione del mondo.
"Quest'anno siamo ancora in corsa. Non c'è stagione che io non parta con l'idea di poter vincere il titolo. La prima volta che non accadrà, meglio stare a casa".
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