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La MotoGP è stata una delle categorie che è cresciuta di più negli ultimi anni negli sport motoristici, sia a causa dell'aumento del numero di fan sia dei costanti sviluppi tecnologici e persino strutturali dei prototipi utilizzati nelle gare stesse, che ha aumentato la competitività tra i team e conducenti.
Se da un lato ci sono regole chiare che consentono fino ad un certo punto in cui i limiti di ciò che è permesso o meno sono, in modo da consentire appunto un maggiore equilibrio, contrariamente a quanto accaduto prima dell'introduzione della concorrenza negli attuali stampi, sostituendo le moto da 500cc, c'era di più libertà e soprattutto diversità: dai motori: (V4, V5, ecc., ecc.) al numero di fornitori di pneumatici (oggi solo Michelin fornisce pneumatici nella categoria principale MotoGP, cosa che accade dal 2009).
Tutto è stato fatto per eliminare o almeno cercare di ridurre le differenze di pista tra piloti, motocicli, squadre.
Anni dopo, nel 2015, è stata introdotta la ECU, che ha permesso una vicinanza e una portata più globale dell'elettronica nello sport in quello che è stato un altro passo verso il proseguimento del percorso di livellamento della categoria, contribuendo a favorire la vicinanza tra i piloti nelle gare, che allo stesso tempo porta a un problema e che molto ha è stato sollevato in tempi recenti: non è questa competitività, che ostacola, ad esempio, il sorpasso, un ostacolo allo spettacolo?
Recentemente sono emerse alcune critiche su alcuni elementi posti sulle motociclette legati all'aerodinamica, come il dispositivo di altezza delle moto, le ali, che finisce per rimuovere parte del fattore umano o addirittura le potenzialità del motore stesso in una certa misura, rendendo le gare meno emozionanti.
Se, da un lato, alcuni di questi aspetti tecnici sono già in fase di revisione, tra cui la rimozione del dispositivo di regolazione dell'altezza anteriore delle motociclette dalla prossima stagione, lo scopo finisce per essere quello di dare più risalto alle azioni di piloti e motocicli.
Oltre a questi aspetti, c'è anche l'aumento del calendario stesso: più gare, più piste, significano anche maggiore fatica e meno freschezza fisica per i piloti che devono gareggiare più a lungo.
La domanda rimane: la MotoGP sta seguendo la strada giusta in termini di sviluppo e soprattutto di spettacolo, o se i marchi si uniscono e cercano di recuperare dalle entità responsabili un po' della genialità e della magia che una volta piloti come Giacomo Agostini, Mick Doohan, Mike Hailwood, Ángel Did Nieto o ancora più recentemente Casey Stoner, Valentino Rossi o anche Marc Márquez si sono esibiti in pista?
Tecnologia vs Spectacle in MotoGP: la categoria sta perdendo il suo lustro? (msn.com)
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