
Il pilota inglese di Bmw in Superbike attacca il sistema di promozione dei nuovi talenti nel Motomondiale: “Fanno due stagioni in top class e poi devono cambiare campionato per rilanciarsi. E gli stipendi sono lontani da quelli di una volta”
La MotoGP degli ultimi quindici anni appare sempre più giovane. Basti pensare che l'ultimo iridato trentenne è stato Valentino Rossi nel 2009. Eppure la top class del Motomondiale non sembra proprio tutelare i talenti promettenti. Ne sa qualcosa Scott Redding: l'inglese ha cercato di rilanciarsi in Superbike dopo un'esperienza molto complicata nel massimo campionato. Una sorte simile a quella di altri colleghi molto più giovani del pilota Bmw, che, in un'intervista al portale tedesco Speedweek accusa la MotoGP di rovinare le loro carriere.
L'AFFONDO
Dal punto di vista di Scott, la colpa principale dei vertici del Motomondiale è l'eccessiva fretta nel valutare il rendimento dei nuovi arrivati. Redding non usa mezzi termini e le sue parole risultano durissime: “La MotoGP assume giovani piloti senza pagarli adeguatamente e distrugge le loro carriere. Dopodiché devono correre in un altro campionato come il Mondiale Superbike per tornare in pista”. La trafila è chiara: “Gareggiano in MotoGP per un anno o due e, se non ce la fanno, sono fuori. Sono pochissimi ad avere successo”.
gazzetta.it
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