Ducati ha costantemente aumentato la sua presenza in MotoGP da quando nel 2003 è approdata per la prima volta nel mondiale, con Loris Capirossi e Troy Bayliss. Nel 2006, aveva ampliato la sua presenza a quattro moto, con D'Antin Pramac come team cliente. Si è assicurato una quinta moto nel 2009, andata a Sete Gibernau e il gruppo Francisco Hernando. El 2011, la firma di Valentino Rossi ha fatto salire il numero a sei: le due moto ufficiali, le due di Pramac, una di Aspar e una di Cardion AB. Questo è cresciuto ulteriormente a otto nel 2016, con Pramac come struttura satellite, e Aspar e Avintia come clienti.
La formula usata per la distribuzione era abbastanza semplice. A seconda del budget e della capacità produttiva della società, le squadre che investivano di più e avevano i legami più stretti ricevevano prototipi più avanzati. Chi investiva meno doveva accontentarsi delle moto di una o anche due stagioni precedenti.
Nel 2018, Ducati ha fatto un passo avanti e ha offerto a Danilo Petrucci, allora pilota Pramac, una Desmosedici identica a quelle di Jorge Lorenzo e Andrea Dovizioso, all’epoca portacolori ufficiali. Ha mantenuto questo meccanismo anche per il 2019, nonostante abbia perso due moto e sia tornata a schierarne sei. Quell'anno, il marchio bolognese si è anche fatta carico dei contratti di Jack Miller e del debuttante Francesco Bagnaia, allora compagno di squadra dell'australiano nel team Pramac.
Nel 2020 sono rimasti in griglia sei piloti Ducati, ma il numero degli ufficiali è aumentato a quattro, con Dovizioso, Petrucci, Miller e Bagnaia. Il direttore generale Ducati Gigi Dall'Igna ha anche ingaggiato Johann Zarco, trovandogli un posto in Avintia, con la casa madre che ha sostenuto parte del costo dello stipendio e della moto del francese - una Desmosedici 2019-spec.
Nel 2021 Bagnaia, Miller, Zarco e Jorge Martin avevano tutti l'ultima Desmosedici e contratti diretti con Bologna. Anche Enea Bastianini ha beneficiato di quest'ultimo aspetto, ma si è dovuto accontentare di una moto Avintia 2019 che ha migliorato durante l'anno. Luca Marini invece, con un prototipo 2020, ha corso sotto contratto con VR46.
Dal 2018 al 2021, Ducati è passata dal guadagnare due milioni di euro per ogni prototipo dell'anno precedente (un milione se l'unità aveva due anni) a farsi carico del costo delle moto e dei contratti di quasi tutti i piloti che corrono con il suo materiale. Questa manovra è servita anche a riequilibrare un bilancio finanziario che si era gonfiato.
Jack Miller leads a train of Ducati riders during the 2021 Valencia MotoGP
Photo by: Dorna
Nel 2017 e nel 2018 i soli stipendi di Lorenzo e Dovizioso hanno raggiunto i 20 milioni di euro. Quest'anno, tra Miller, Bagnaia, Zarco, Martin e Bastianini, sono circa tre milioni, più altri tre che sono stati pagati in bonus legati ai risultati. I soldi ora non vanno ai piloti, ma vengono iniettati nelle moto e nel loro sviluppo.
Questa nuova politica imposta dalla casa di Borgo Panigale ha cominciato a dare i suoi frutti, e nonostante non abbia vinto il campionato nel 2021, la Desmosedici è diventata - secondo la maggioranza del paddock – il mezzo più equilibrato della griglia. Con sette vittorie, è la moto che ha accumulato più successi lo scorso anno, addirittura davanti alla Yamaha, che ha vinto il mondiale piloti con Fabio Quartararo.
"Penso che la Ducati 2022 sarà una moto dominante", ha detto Miller alla fine dei test di Jerez a metà novembre, dopo aver conquistato due vittorie lo scorso anno, a Jerez e Le Mans. "Con la GP21 i problemi della GP20 sono stati risolti. Alla fine di questa stagione siamo stati in grado di dominare. I passi avanti sono stati fatti con chiari miglioramenti".
Il secondo classificato del 2021 Bagnaia, vincitore di quattro gran premi ad Aragon, Misano, Algarve e Valencia, è andato oltre: "La GP21 era già perfetta e noi la stiamo migliorando. Questo significa che la Ducati ha fatto un grande lavoro, perché ottimizzare una moto che era già fantastica non è facile".
Qui sta la grande differenza. In passato c'erano già otto Ducati in MotoGP. Ma non erano né moto dominanti, né soprattutto moto di fabbrica. La politica di allora era più orientata al business, ma non all'interesse globale. Nel 2022 ci saranno cinque moto 'full factory' (Bagnaia, Miller, Martin, Zarco e Marini), oltre alle tre del 2021 (Bastianini, Fabio Di Giannantonio e Marco Bezzecchi).
"La Ducati è la moto più competitiva del campionato, e su questo siamo tutti d'accordo", ammette Aleix Espargaro, che aspetta ancora che l'Aprilia cresca con una seconda coppia di RS-GP, cosa che per il momento non avverrà. "Tutti i piloti sono molto veloci sulla Ducati. Dal punto di vista del romanticismo, vorrei che ogni costruttore avesse quattro moto. Questa era l'idea della Dorna, ma per un motivo o per l'altro non è successo e la Ducati ha mantenuto quella quota di mercato".
Chi deve essere più preoccupato per la crescita del marchio italiano è Quartararo, che dovrà difendere la sua corona contro un esercito onnipotente. “Dopo la pausa estiva, in Ducati hanno fatto un grande passo avanti", ha detto il francese dopo l'ultima gara. "Hanno guadagnato molta fiducia. A Valencia, un circuito che in teoria non era favorevole a loro, hanno ottenuto la pole e una tripletta. Sono preoccupato per il prossimo anno, ma spetta alla Yamaha sapere cosa fare".
Il campione del mondo 2020 Joan Mir ritiene che otto moto sono molte contro cui lottare, soprattutto visto l'enorme potenziale della Ducati: “Questo è un bene solo per la Ducati, onestamente penso che siano troppe. Se qualcuno sta giocando per un titolo con la Ducati e ha otto moto con cui giocare, è scandaloso. C'è sempre una Ducati davanti e questo dimostra il potenziale che hanno".
Pol Espargaro è della stessa opinione, e analizza la situazione dal suo punto di vista: "È molto negativo. Non sto parlando del campionato, ma di me, dei miei interessi. Le Ducati stanno lavorando molto bene, e se sono in grado di evolvere così bene come hanno fatto quest'anno, sarà un male per noi. Durante tutto l'anno ci sono state molte Ducati in lotta per la vittoria, e l'anno prossimo ce ne sono altre due".
Più pragmatico è Iker Lecuona, in una posizione sicuramente influenzata dal fatto che non dovrà affrontare la legione di Borgo Panigale nel 2022, dato che passerà al Mondiale Superbike con la Honda: "L'unica cosa certa è che se Ducati ha otto moto in griglia è perché sono gli unici che hanno voluto o potuto farlo. Suzuki e Aprilia ne hanno solo due, quindi se avessero voluto quei posti, li avrebbero avuti. Se quelle otto Ducati condizionano il campionato, è perché gli altri avranno permesso loro di farlo".
Sulla stessa linea si è espresso il boss della Honda Alberto Puig in una recente intervista a Motorsport.com: "Non bisogna anticipare, bisogna vedere chi vince e quanto si vince. La Ducati ha una moto che tutti dicono essere fantastica, ma non vince un mondiale dai tempi di Stoner, ed è stato molto tempo fa. Quattordici anni, per essere esatti...".
Motorsport.com
Comment