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Aneddoti,interviste e storie curiose del MOTOMONDIALE
“L’importante è sempre guardare avanti, ma imparare anche a vivere e a sfruttare al massimo i momenti belli, altrimenti non ha senso lottare, lavorare duro ogni giorno, essere rigorosi, se poi non ti gusti i successi.”
Alex Criville ha conquistato 2 titoli mondiali, come pochi nella storia del Motomondiale; il primo nel 1989 con la JJ COBAS 125 ed il secondo nel 1999 con la Honda 500, risultando così il primo pilota spagnolo a trionfare nella top class e l’unico ad aver vinto nella 500. Dopo di lui solo Lorenzo e Marquez nella top class ma con moto a 4 tempi (MotoGP). E non solo: è stato il primo spagnolo ad ottenere la pole in una gara della 500 e a vincere una gara nella top class.
"La moto non è solo un pezzo di ferro, anzi, penso che abbia un’anima perché è una cosa troppo bella per non avere un’anima. La moto è come una bella donna, delle volte è arrabbiata, delle volte ti dà grandi soddisfazioni, ma devi sempre stare attento a non farla arrabbiare."
"Andai a soccorrere Uncini che era a terra con una mano rotta e quando arrivò il medico gli dissi, col poco francese che conoscevo, che aveva male alla mano. Il medico mi allontanò e con poco riguardo di Uncini cercò di strappargli il guanto incurante delle sue urla, allora spinsi il medico che scivolò contro le rete di protezione che erano alte mezzo metro e si ribaltò all’indietro. Mi fecero una multa e la direzione voleva le mie scuse ufficiali. Io scusa la chiedo quando ho torto, quando ho ragione no. Così non ho preso parte a quella gara del mondiale."
Ago è stato il primo a esibire i marchi degli sponsor, a chiedere una tuta sicura e colorata. Volle il doppio strato di pelle nei punti nevralgici e le prime protezioni morbide. E la vestibilità per guidare libero.
Ducati chiede “scusa” a Valentino Rossi: messaggio inaspettato.
“Tutti, compresi noi, erano quasi certi che non saremmo stati in grado di vincere il titolo nel primo anno, ma nel secondo anno sì. Ma eravamo troppo lontani. Nei due anni in cui Valentino è stato con noi non siamo riusciti a dargli ciò di cui aveva bisogno. In questo campionato non si può cambiare subito ciò che voleva, ci vogliono davvero alcuni anni, ma quando hai Valentino come pilota non hai più tempo”.
Iniziò tutto quando gli dissi "Quando parli di me, prima sciacquati la bocca" dopo che lui aveva detto "Meglio un giorno da Rossi che cento da Biaggi". Insomma ad un'azione corrisponde una reazione. Da lì in poi è stato uno sguazzarci soprattutto dei giornalisti, anche se ammetto che un po' vi abbiamo aiutati. Adesso però penso che siamo stati due cretini a farci la guerra tramite stampa anziché chiarirci a quattrocchi come avremmo potuto fare”.
"Mio padre e mia madre volevano che studiassi, ma io non ho mai pensato, in cuor mio, di fare ciò. Per me esistevano solo le moto e le corse. Non poteva esserci altro. Per questo a chi mi chiede cosa avrei fatto se non avessi corso, rispondo che non lo so: io non vedevo altro al di fuori delle due ruote".
“Non avevo un grande rapporto con la mia professoressa di storia dell’arte. Una volta gli dissi che storia dell’arte non mi interessava tanto, che non mi avrebbe cambiato la vita. Lei l’ha presa un po’ male e da lì abbiamo avuto dei problemi. E poi mi disse: “Tanto non penserai di guadagnare dei soldi con quelle moto lì!”
Ai miei tempi si rischiava di morire, la morte era sempre lì, ma poi nei box si faceva festa, si beveva in compagnia e chi se ne fregava della morte! Quando me ne sono fregato, e quindi quando ho avuto paura, ho smesso di correre.
“La corsa di Assen 2013 è stata la più grande follia che un pilota professionista abbia mai fatto. Strisciavo sull’erba, sapevo già che mi ero rotto la clavicola, me l’ero già rotta sette volte. Abbiamo noleggiato un aereo privato, sono andato a Barcellona, ho fatto l’operazione quella stessa notte, e al mattino stavo così bene con l’anestesia che ho detto: perché non torniamo a correre? Siamo tornati ad Assen e abbiamo fatto il quinto posto. È stato incredibile".
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