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Momento...POESIE
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Non giudicate le persone che amano stare da sole.
Non fatelo mai.
La loro non è cattiveria.
Non è strafottenza.
Ma vera e propria necessità.
Bisogno d’essere. Appartenenza.
Abbiate sempre cura di aspettarle.
Di rispettarle.
Non mettetegli fretta.
Se i loro tempi non sono i vostri
lasciatele andare.
Se avrete pazienza
sapranno ricompensarvi
perché la loro voce
è una carezza scesa dalle labbra
che si scioglie negli occhi.
Perché il loro cuore
è un posto caldo e silenzioso
capace di accogliere e proteggere.
Non giudicate
le persone che amano stare da sole.
Non avete la minima idea
di quanto abbiano dovuto lottare.
Di quale miracolo siano state capaci
di compiere.
La solitudine spaventa.
La solitudine è un patto
di purissimo amore
con la propria anima
che quasi mai nessuno
ha il coraggio di fare.
Ma loro sì, e ne sono felici.
Loro ci sono riusciti.
Loro ce l’hanno fatta.
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Fatti scattare una foto che hai gli occhi belli così mi hai detto, mentre prendevi la macchina.
Tu hai scattato, io ho cercato di non fare facce stupide. Avevi una maglietta scollata e mentre ti abbassavi per mettermi nell’obiettivo, con una mano, ti sei coperta il seno.
- Non farlo mai più.
- Cosa?
- Metterti al riparo dai miei occhi.
- Ah sì? Perché sennò che fai?
- Ti spoglio e ti prendo a morsi qui, sul balcone, davanti a tutta la gente affacciata.
- Non hai il coraggio!
Ti ho presa in braccio.
E lo hai fatto di nuovo.
Questa volta coprendoti con tutte e due le mani.
- Guarda che mi metto a urlare eh?
- E cosa urli? Che un uomo ti sta mordendo perché sei troppo bella?
Ti ho stesa sul letto e ho mantenuto la promessa, mordendoti ovunque un uomo potesse mordere una donna. E comunque l’amore non l’abbiamo fatto, perché “l’amore non serviva” Nelle mani avevamo quello che bastava per impazzire. Ti sei spogliata lasciandomi guardare. Una donna che si spoglia è l’universo che prende forma.
Ti ho vista chiudere gli occhi e sprofondare in fittissimo abisso di piacere dove si finisce quando sangue e brividi si stringono in un abbraccio primordiale.
Sulle labbra avevi tutto.
Grida, incoscienza, sorrisi. Curiosità.
Ed ho pensato che ogni tua espressione era una poesia che avrei voluto scrivere io.
Dopo siamo siamo rimasti per un po’ con gli occhi chiusi a goderci il silenzio della pelle. Non si può spiegare la meraviglia che avvolge il corpo di una donna che si riposa dopo essere stato stremato dalla passione.
E’ un filo di luce impalpabile, qualcosa che non potrai sfiorare mai. Ma ne percepisci la presenza, il dono. La forza. E se sei fortunato, il profumo. Oggi ho ritrovato quella foto in un cassetto che non riaprivo da un bel po’ di tempo.
Avevo voglia di farmi male, o forse, avevo soltanto voglia di te. Vorrei sapere dove ti trovi adesso e se finalmente sei felice. I miei occhi, gli occhi belli come li chiamavi tu, quelli che mi baciavi ogni volta che volevi sapere a cosa stessi pensando, sono sempre qui. Sono tali e quali ad allora, forse più stanchi, a forza di cercati senza trovarti mai, negli sguardi di tante persone. C’era una canzone di Fossati che ascoltavamo senza vergognarci di piangere perché le lacrime sono musica che dedichiamo quasi sempre a noi stessi e a quei pochi che ci sanno ascoltare, che finiva dicendo: io dico che c’era un tempo sognato, che bisogna sognare. Quel tempo per me sei stata tu. Siamo stati noi. Avevo voglia di fartelo sapere.
Se fossi qui, in questa stanza di lucciole che sono i miei pensieri, ti chiamerei con il tuo nome. Se fossi ad abbracciarmi al posto mio, credimi, ti chiamerei amore.
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Hai questo strano vizio di sognare tu. Di andare a capo dopo una giornata storta.
Di continuare a chiederti chi sei
anche se nessuno ti conosce bene
come ti conosci tu.
Di non credere mai ai risultati facili.
E quante volte hai scelto la strada più difficile.
Perché sai che tutto ciò che conta
si costruisce giorno dopo giorno.
Con fatica, con amore.
Altrimenti è solo apparenza.
E tu di quella, non ne hai bisogno.
Hai questo strano vizio di sognare tu.
Quando vuoi che nessuno ti trovi.
Di farti mare quando ascolti i tuoi pensieri.
E credi solo in quelli che nei loro sbagli, hanno creduto sempre.
In chi nelle occasioni perse non si è perso
e ha costruito meraviglie.
In chi ha staccato i piedi da terra un giorno
per andare ad incontrare il suo angolo di cielo.
E a chi ti chiede di insegnargli a volare
tu rispondi che per volare
basta saltare un po’ più su della paura.
E di precipitare non ne hai voglia.
Tu stai bene lì.
Con la testa tra le nuvole.
Spettinata dai tuoi sogni.
Hai questo strano vizio di sognare tu.
Di lasciar parlare gli occhi.
Di vivere sottovoce.
Che non significa non farsi sentire.
Ma soltanto aver capito
che per essere ascoltati
non c’è nessun bisogno
di mettersi ad urlare.
E ti prego, ti scongiuro.
Non cambiare mai.
Anche se è difficile lo so.
Doversi misurare ogni giorno
con gente che non crede nei miracoli.
Con gente rassegnata alla reatà
e che non sa cosa significhi
saper sognare.
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- Che dici, lo faccio? - Io vorrei dirti di sì, ma prima rispondimi: di cosa hai paura?
- Ho paura di farmi male.
- Tutti abbiamo paura di farci male, sempre. Ma ogni cosa importante, viva, ogni cambiamento, inizia con un po’ di paura. Non sarà la paura a ferirti, ma il rimpianto di non averci provato. Quello sì, che può farti del male.
- Dovrei pensarci di più?
- Dovresti pensarci quel tempo che ti fa dire una sola volta: sì. Ce la faccio. Che ti fa tremare di voglia e di rabbia. Che ti fa sparire ogni cosa e ti lascia da sola con la voglia di vederti felice.
- E se dovessi sbagliare?
- Conceditela questa possibilità. Non vergognarti dei tuoi dubbi, della tua fragilità. È un’imprudenza magica quella di chi spera. Di chi rischia. È una follia che splende, quella di chi sogna. E allora sì. Prendi la rincorsa, chiudi gli occhi e goditela tutta questa splendida cazzata. Sbaglia, ma non sentirti mai sbagliata.
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Ho un debole per te. Si, dico a te. Che ami il tuo disordine, perché ti fa sentire viva. Che dove non hai scelta, scegli di essere felice. Che ami la tua parte sbagliata senza averne paura. Che non sei mai arrivata prima, ma va bene lo stesso. E perdi la testa per le persone leggere, quelle con l’anima di traverso. Con il cuore stonato che gli respira dentro. Ho un debole per te. Che parli al mare dei tuoi sogni e dei tuoi guai, che scrivi poesie quando sei ubriaca, che resti accanto ad un amico che ha bisogno. Che fai l’Amore solo quando Ami e non ti chiedi più cosa ne pensano gli altri. Ho un debole per te che quando sei nel letto chiudi gli occhi e speri di non farti male. Che resti ciò che sei. E forse anche se non lo dici mai, un po’ lo sai anche tu, di essere speciale.
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Che poi non smetto mai di sbagliare
di farmi male
di crederci ancora.
Di odiarmi e poi di abbracciarmi più forte.
Di scegliermi.
Che siamo tutti bravi a dire: non si fa!
Non bisogna rinchiudere la vita in un amore!
Perché si cambia solo per se stessi, sempre.
Per spontanea volontà, per desiderio
e mai per imposizione.
Mai per qualcun altro.
Eh già.
Ma poi ogni volta, puntualmente, sbagliamo.
Sarà che per ogni cosa bella che possiedo
ho dovuto sacrificare un po’ di me.
Della mia dolcezza, della mia felicità.
Sarà perché se non ci metto il cuore
a me sembra soltanto, di aver perso tempo.
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Accetterò il tuo caos. Non cercherò di fare ordine
e mettere equilibrio.
Dovrai restare così.
Imperfetta e unica.
Semplice e bellissima.
Porterò poesia nelle tue stanze buie.
Ho così tante paure
che ormai le ho smesse di contare.
Non mi spaventano le tue.
Non passi un bel periodo, lo so.
Sei così stanca
che ormai nascondi il cuore
per paura che la felicità lo trovi.
E poi finisca chissà dove.
Lo so.
Dove ti trovi fa un freddo micidiale.
Ci sono stato anch’io.
E non ti va di uscirne fuori.
E invece no.
Devi rischiare.
Lasciami entrare.
Ci penso io a ricordarti
a che miracolo appartieni.
Vieni via da lì.
Ricominciamo insieme
da dove ti sei persa.
Da dove non riesci più a tornare.
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E vado avanti così. Prendendomi cura di me
quando posso
come posso.
Sempre meno di quanto dovrei.
Senza mai mettermi in mostra.
Ma sentendomi speciale.
Cosciente di aver lasciato qualcosa di vero
nei ricordi di tutte le persone
che mi sono state accanto
e anche di esser stato meraviglia
per gli occhi di qualcuno
che non mi ha saputo riconoscere
per mani che non mi hanno saputo accarezzare.
Sono vivo soltanto così.
Opponendo sorrisi
a chi pratica odio e giudizi.
A chi fugge dai sogni e dai guai.
A chi crede di conoscere la tua guerra.
A chi abbraccia una sola verità.
A chi ha il vizio di dire: per sempre.
A chi alza la voce.
A chi non sceglie, non sbaglia.
A chi non muore mai.
Vado avanti così.
A volte sono vento. A volte aquilone.
Il corpo quando trema è poesia.
Quando piange.
Quando Ama.
Per auesto ho imparato
a non trattenere più
nessuna emozione.
Se esiste una persona disadattata al mondo
quella sono io.
Scelgo di essere una nuvola oggi
che non ho niente di meglio da fare
se non tenermi stretto
al solo cielo che conosco
Il mio.
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