Il Nurburgring...
Il Nurburgring è una pista atipica, a ben vedere non è nemmeno un circuito: è una strada a senso unico, senza limiti di velocità, a pedaggio.
Vado spesso al ring, e praticamente sempre per lavoro, e ogni volta rimango stupito dalla varietà di persone e mezzi che è possibile incontrare; in 3 anni che frequento svariate volte all'anno la pista ho potuto fare tante esperienze che rientrano nella lista "to do" dei "ringers" più puri: ho evitato il pullman di turisti a 2 piani, ho trovato la coppia di pensionati che fa il giro a 50 km/h e persino il pilota con l'auto "ufficiale".
Ho girato al 'ring in tutte le situazioni climatiche, dalla pioggia battente al sole abbacinante, e ogni volta ne sono uscito intero e stregato.
Ogni volta che vai al ring, ti immergi in una bolla surreale di vita...un sottoinsieme della realtà che esula dai normali canoni di esistenza ai quali siamo abituati. Quel gigante dormiente smuove la vita di centinaia di persone, che riempiono ogni suo anfratto per svolgere i compiti più svariati.
Mi piace il 'ring, per tanti motivi: mi piace perché sono 22 km di saliscendi, mi piace perché sono 22 km di curve, mi piace perché sono 22 km di adrenalina e mi piace perché è considerata una delle piste più belle al mondo.
Ma ci sono anche tante cose del 'ring che invece non mi piacciono: non mi piace non aver le vie di fuga, non mi piace che l'ambulanza abbia una sola entrata in tutto il circuito e non mi piace che ci si trovi a girare con tutti i mezzi possibili, e tutti assieme.
Ma se c'è una cosa che proprio non mi piace, e che mi fa davvero paura, è trovare i motociclisti girare al 'ring.
Penso che chiunque voglia fare almeno un giro al 'ring con una moto, dev'essere una sensazione fantastica e terribile allo stesso tempo.
Ma in soli 3 anni di 'ring, permettetemelo, di moto distrutte e di persone stese a terra in attesa dell'ambulanza ne ho viste troppe. Questo week-end, di moto distrutte, ne ho viste 3 in meno di 5 minuti; ed è una bella media, visto che gli incidenti che ho incontrato erano ben 3.
Girare al 'ring è pericoloso, e ogni volta che la sbarra si alza accetti implicitamente la possibilità di uscire senza il tuo mezzo. Non vedi persone che si lamentano al 'ring, perché fa parte del gioco...è la consapevolezza del rischio, la consapevolezza del tiro mancino dell'inferno verde, a rendere quei 22 dannati km una droga per qualsiasi appassionato. Come una dose di eroina che ti rende schiavo, il 'ring agisce sul tuo inconscio e trasforma ogni tua percezione e porta la definzione di "rischio" ad un livello più elevato, sublimando il terrore e l'adrenalina totale in una spirale di godimento ed emozione.
Agostini parlando del TT disse: "Per vincere al Tourist Trophy occorre fare le curve lente piano e le curve veloci forte" - io mi trovo d'accordo, e voglio estendere questo concetto anche al 'ring, perché al 'ring bisogna dare del Lei, anche quando puoi fregiarti del titolo di "conoscitore del ring", che si acquisisce per meritocrazia passando la boa dei 100 giri sull'inferno verde. Conosco persone, che al 'ring ci hanno fatto migliaia di giri, e tutte queste persone sono concordi nel definire il 'ring un esperienza quasi mistica, una specie di viaggio fisico e spirituale che almeno una volta nella vita ognuno di noi dovrebbe fare. Perché nelle 7 meraviglie del mondo dei motori, il ring ha un posto tutto suo, accanto ad altre leggende del calibro del TT.
Ma tutto ha un prezzo, e come sappiamo noi motociclisti il prezzo lo paghiamo "intero"...senza sconti e agevolazioni del caso. Per questo ogni volta che vado al 'ring torno a casa più consapevole: più consapevole di quanto sia pericoloso tirare in moto quando al presentarsi del minimo errore il margine per "correggere" va a farsi benedire. Sbagliare una curva è umano, ed è per questo che esistono le vie di fuga; se sei fortunato, ti porti a casa un po' di ghiaia per costruirti casa e se sei sfortunato, rimetti la moto (o quello che ne rimane) sul carrello e torni a casa un po' dolorante. Ma al 'ring le vie di fuga non ci sono: al 'ring - se sei fortunato - esci sulle tue gambe. Mi ricorda un po' la strada, il ring, mi ricorda un po' come vivevo il giro la domenica quando ero più "piccolo" e - fondamentalmente - stupido. Quando uscire la domenica significava fare quel tratto di strada, il più velocemente possibile, senza preoccuparsi del fatto che - se si sbagliava - ciò che ti aspettava non era una distesa di alcuni metri di ghiaia e terra ma una mortale combinazione di guard-rail, pali, burroni e chi più ne ha più ne metta.
Vedi motociclisti di tutti i tipi che girano al 'ring, come - ovviamente - ci sono automobilisti di ogni risma: ci sono i turisti, gli indecisi, gli smanettoni e i pazzi spericolati. Ognuno si gode il suo giro al ritmo che preferisce, e ognuno trova nel 'ring un qualcosa di diverso ma ugualmente splendido: chi è contento solo di esserci, chi si accontenta di avere una bella foto e chi invece vuole rischiare il tutto e per tutto e vuole spingere al suo limite, sfidando l'inferno. Un po' come la domenica sui passi, alla fine. E come ogni domenica su per i monti, anche al 'ring la gente cade e per i motivi più svariati: chi sbaglia una curva, chi trova dell'olio o chi viene tamponato da un qualche "pilota della domenica mattina". Si potrebbe scrivere un trattato sulla caduta del motociclista, ma qualsiasi ipotesi voi possiate avanzare, rimane un punto fisso ed indissolubile: quando cadi, giochi alla roulette russa con la signora con la falce. E, come quando si alza la sbarra del 'ring, è un rischio che si accetta per godere della nostra passione.
Ma mi permetto, in punta di piedi, di pregarvi; perché se è vero che ho ancora tanto da imparare da questo mondo un qualcosa l'ho pur visto.
Io vi prego di fare attenzione, e di riflettere mille e mille volte quando vi allacciate il casco e vi preparate ad affrontare un passo, una pistata o una trasferta.
Ogni volta che siamo in sella, mettiamo sul piatto ciò di più caro che abbiamo: la vita.
Il Nurburgring è una pista atipica, a ben vedere non è nemmeno un circuito: è una strada a senso unico, senza limiti di velocità, a pedaggio.
Vado spesso al ring, e praticamente sempre per lavoro, e ogni volta rimango stupito dalla varietà di persone e mezzi che è possibile incontrare; in 3 anni che frequento svariate volte all'anno la pista ho potuto fare tante esperienze che rientrano nella lista "to do" dei "ringers" più puri: ho evitato il pullman di turisti a 2 piani, ho trovato la coppia di pensionati che fa il giro a 50 km/h e persino il pilota con l'auto "ufficiale".
Ho girato al 'ring in tutte le situazioni climatiche, dalla pioggia battente al sole abbacinante, e ogni volta ne sono uscito intero e stregato.
Ogni volta che vai al ring, ti immergi in una bolla surreale di vita...un sottoinsieme della realtà che esula dai normali canoni di esistenza ai quali siamo abituati. Quel gigante dormiente smuove la vita di centinaia di persone, che riempiono ogni suo anfratto per svolgere i compiti più svariati.
Mi piace il 'ring, per tanti motivi: mi piace perché sono 22 km di saliscendi, mi piace perché sono 22 km di curve, mi piace perché sono 22 km di adrenalina e mi piace perché è considerata una delle piste più belle al mondo.
Ma ci sono anche tante cose del 'ring che invece non mi piacciono: non mi piace non aver le vie di fuga, non mi piace che l'ambulanza abbia una sola entrata in tutto il circuito e non mi piace che ci si trovi a girare con tutti i mezzi possibili, e tutti assieme.
Ma se c'è una cosa che proprio non mi piace, e che mi fa davvero paura, è trovare i motociclisti girare al 'ring.
Penso che chiunque voglia fare almeno un giro al 'ring con una moto, dev'essere una sensazione fantastica e terribile allo stesso tempo.
Ma in soli 3 anni di 'ring, permettetemelo, di moto distrutte e di persone stese a terra in attesa dell'ambulanza ne ho viste troppe. Questo week-end, di moto distrutte, ne ho viste 3 in meno di 5 minuti; ed è una bella media, visto che gli incidenti che ho incontrato erano ben 3.
Girare al 'ring è pericoloso, e ogni volta che la sbarra si alza accetti implicitamente la possibilità di uscire senza il tuo mezzo. Non vedi persone che si lamentano al 'ring, perché fa parte del gioco...è la consapevolezza del rischio, la consapevolezza del tiro mancino dell'inferno verde, a rendere quei 22 dannati km una droga per qualsiasi appassionato. Come una dose di eroina che ti rende schiavo, il 'ring agisce sul tuo inconscio e trasforma ogni tua percezione e porta la definzione di "rischio" ad un livello più elevato, sublimando il terrore e l'adrenalina totale in una spirale di godimento ed emozione.
Agostini parlando del TT disse: "Per vincere al Tourist Trophy occorre fare le curve lente piano e le curve veloci forte" - io mi trovo d'accordo, e voglio estendere questo concetto anche al 'ring, perché al 'ring bisogna dare del Lei, anche quando puoi fregiarti del titolo di "conoscitore del ring", che si acquisisce per meritocrazia passando la boa dei 100 giri sull'inferno verde. Conosco persone, che al 'ring ci hanno fatto migliaia di giri, e tutte queste persone sono concordi nel definire il 'ring un esperienza quasi mistica, una specie di viaggio fisico e spirituale che almeno una volta nella vita ognuno di noi dovrebbe fare. Perché nelle 7 meraviglie del mondo dei motori, il ring ha un posto tutto suo, accanto ad altre leggende del calibro del TT.
Ma tutto ha un prezzo, e come sappiamo noi motociclisti il prezzo lo paghiamo "intero"...senza sconti e agevolazioni del caso. Per questo ogni volta che vado al 'ring torno a casa più consapevole: più consapevole di quanto sia pericoloso tirare in moto quando al presentarsi del minimo errore il margine per "correggere" va a farsi benedire. Sbagliare una curva è umano, ed è per questo che esistono le vie di fuga; se sei fortunato, ti porti a casa un po' di ghiaia per costruirti casa e se sei sfortunato, rimetti la moto (o quello che ne rimane) sul carrello e torni a casa un po' dolorante. Ma al 'ring le vie di fuga non ci sono: al 'ring - se sei fortunato - esci sulle tue gambe. Mi ricorda un po' la strada, il ring, mi ricorda un po' come vivevo il giro la domenica quando ero più "piccolo" e - fondamentalmente - stupido. Quando uscire la domenica significava fare quel tratto di strada, il più velocemente possibile, senza preoccuparsi del fatto che - se si sbagliava - ciò che ti aspettava non era una distesa di alcuni metri di ghiaia e terra ma una mortale combinazione di guard-rail, pali, burroni e chi più ne ha più ne metta.
Vedi motociclisti di tutti i tipi che girano al 'ring, come - ovviamente - ci sono automobilisti di ogni risma: ci sono i turisti, gli indecisi, gli smanettoni e i pazzi spericolati. Ognuno si gode il suo giro al ritmo che preferisce, e ognuno trova nel 'ring un qualcosa di diverso ma ugualmente splendido: chi è contento solo di esserci, chi si accontenta di avere una bella foto e chi invece vuole rischiare il tutto e per tutto e vuole spingere al suo limite, sfidando l'inferno. Un po' come la domenica sui passi, alla fine. E come ogni domenica su per i monti, anche al 'ring la gente cade e per i motivi più svariati: chi sbaglia una curva, chi trova dell'olio o chi viene tamponato da un qualche "pilota della domenica mattina". Si potrebbe scrivere un trattato sulla caduta del motociclista, ma qualsiasi ipotesi voi possiate avanzare, rimane un punto fisso ed indissolubile: quando cadi, giochi alla roulette russa con la signora con la falce. E, come quando si alza la sbarra del 'ring, è un rischio che si accetta per godere della nostra passione.
Ma mi permetto, in punta di piedi, di pregarvi; perché se è vero che ho ancora tanto da imparare da questo mondo un qualcosa l'ho pur visto.
Io vi prego di fare attenzione, e di riflettere mille e mille volte quando vi allacciate il casco e vi preparate ad affrontare un passo, una pistata o una trasferta.
Ogni volta che siamo in sella, mettiamo sul piatto ciò di più caro che abbiamo: la vita.
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