Fair Play Finanziario, una balla diventata leggenda
di Stefano Greco
Vedendo le cifre spese quest?estate dal Milan, oppure ascoltando le notizie dell?imminente sbarco di Neymar a Parigi per la modica cifra di 222 milioni di euro (cash e in un?unica soluzione), quest?estate ho pensato pi? volte a quanti nel mondo Lazio da anni ripetono che ?Lotito non pu? fare un aumento per rilanciare la squadra, perch? il Fair Play finanziario glielo impedisce?. Oppure, quell?altra frase fantastica: ?Dobbiamo prendere esempio dal modello spagnolo, perch? ? un modello vincente?. Il bello, ? che certe cose non le dicono solo i tifosi, bombardati da una comunicazione a dir poco fuorviante guidata dai presidenti di calcio e da giornalisti che, non avendo n? conoscenza delle cose n? voglia di scavare, ripetono a pappagallo frasi sentite in giro o ripetute ad arte da chi governa il calcio italiano per giustificare l?assenza di investimenti. Gi?, perch? il calcio italiano da anni vive di mezze verit?, oppure di vere e proprie menzogne ripetute talmente tante volte da assumere alla fine la forma di verit? assolute, quasi di dogmi. Partiamo dal famoso Fair Play finanziario inventato da Platin?, contestato dai grandi club ma sbandierato da tanti presidenti italiani come scusa per giustificare i loro non investimenti.
Il Fair Play finanziario esiste, ma solo sulla carta. ?, diciamo, una sorta di ?gentleman agreement?, un patto tra gentiluomini che nelle ultime stagioni ha mostrato pi? di una falla. Gli esempi pi? clamorosi del fatto che non esista una vera e propria norma e che soprattutto non esista il tanto ventilato rischio di esclusione dalle coppe europee per chi tradisce questo patto, arrivano dai club spagnoli (Barca e Atletico Madrid in testa) che, al massimo, si sono visti imporre uno stop per una sessione di mercato per aver violato le regole. E visto che le sessioni di mercato sono due all?anno, quello che volevi fare in estate lo fai in inverno, con 2/3 di stagione ancora da giocare. Quindi, danno minimo per chi aggira le regole. Poi, magari, ogni tanto vengono esclusi club minori, quelli che se li cacci per un anno dalla Champions o dall?Europa League non se ne accorge nessuno, ma la mannaia del boia non cade mai sulla testa dei club pi? ricchi. Un esempio? Il Manchester City o il PSG, societ? quest?ultima tanto cara a Michel Platini visto che per anni ci ha lavorato suo figlio Laurent. Il Manchester City, pur di mettere le mani sul titolo della Premier League, in 2 stagioni ha investito qualcosa come 500 milioni di euro solo sul mercato, una cifra folle per un club che ha chiuso il 2011 con una perdita di 230 milioni di euro, ripianata da un assegno dello sceicco Mansur garantito dal suo fondo d?investimento del Qatar, uno dei pi? ricchi del mondo. Nonostante quella perdita superiore all?intero fatturato del 90% dei club di Serie A, il Manchester City ha partecipato tranquillamente alla Champions League e non ha subito nessuno stop sul mercato, dove ogni anno investe cifre da capogiro grazie agli assegni firmati da Mansur per accontentare prima Mancini poi i suoi eredi, fino ad arrivare a Guardiola, e per dar copro al sogno di vincere la Champions League. Alla faccia del Fair Play Finanziario.
Ancora pi? clamoroso il caso del PSG. Nel 2011, un certo Laurent Platin? (figlio di Michel), difensore mancato ma avvocato brillante, ha iniziato a lavorare per la Qatar Sports Investiment e il suo lavoro consisteva nel gestire il Pars St. Germain, acquistato proprio nell?estate dei 2011 dagli sceicchi. Il PSG, che all?epoca fatturava la met? di quello che fatturava il Manchester City, nel 2011 ha speso solo sul mercato il triplo di quello che incassava, arrivando a pagare in contanti cifre da capogiro per strappare alle societ? italiane gente come Cavani e Ibrahimovic, oppure Di Maria al Real Madrid, fino ad arrivare a quest?estate, con la manifestata intenzione di pagare la clausola rescissoria di 222 milioni di euro per mettere le mani su Neymar. Un?operazione, compreso commissioni e ingaggio del giocatore da 500 milioni di euro. Insomma, tra cartellino e ingaggio il PSG si appresta ad investire su Neymar 5 volte l?intero fatturato della Lazio. E c?? ancora qualcuno che ha il coraggio di parlare di Fair Play finanziario che impedisce a chi vuole di spendere e mettere soldi nel calcio. Ho citato il caso dei Platini, padre e figlio, perch? ? lampante. Basta pensare che pap? Michel ? stato quello che maggiormente si ? speso per far assegnare al Qatar i mondiali di calcio del 2022 e indovinate un po? chi era il capo del comitato organizzatore? Era un certo Nasser Al-Khelaifi, grande capo di Al Jazeera Sport (che ha i diritti del campionato francese di calcio) e che guarda caso ? membro del cda della Qatar Sports Investiment, ovvero della societ? che dal 2011 controlla il PSG e per cui lavora Laurent Platini.
Che il Fair Play finanziario non esista o quasi, lo ha dimostrato in Italia la Juventus, varando nel 2011 un aumento di capitale da 120 milioni di euro, con un surplus di altri 72 milioni di euro (per un totale di pi? di oltre 190 milioni di euro) garantito dalla Exor S.p.A., il fondo di investimento controllato dalla famiglia Agnelli. E indovinate un po? chi era l?advisor finanziario di questa operazione che ha consentito alla Juventus di sbaragliare il mercato e di rimettere le mani sullo scudetto? Unicredit, chiaramente, ovvero la banca che da anni controlla la Roma e che per anni ha prestato soldi prima alla famiglia Sensi e poi agli americani. Soldi che hanno consentito a Pallotta e soci di evitare quel ridimensionamento che ha colpito la Lazio nel 2004 e che hanno vissuto anche Inter e Milan prima del passaggio nelle mani dei gruppi cinesi, che ora hanno aperto nuovamente i rubinetti. Conseguenze della violazione del Fair Play Finanziario da parte di Roma e Inter, aggirato tramite aumenti di capitale o ristrutturazioni del debito finanziate da banche di affari? Riduzione della rosa dei giocatori utilizzabili per le coppe europee. Sanzioni esemplari, insomma, di quelle che scoraggiano a violare o aggirare le regole?
In pratica, basta avere un grande gruppo alle spalle che ti finanzia sotto forma di sponsorizzazione e il gioco ? fatto. ? quello che ? successo in Italia con il Siena, che era ufficialmente di propriet? di Massimo Mezzaroma ma che in realt? era controllato dalla Fondazione Monte dei Paschi, che ogni anno immetteva una decina di milioni di euro (fino a 13 milioni di euro in una stagione per avere il marchio MPS sulle maglie) sotto forma di sponsorizzazione per consentire alla societ? di restare a galla. Societ? che poi, chiaramente, ? affondata e sparita in coincidenza con il crack della banca senese. Come ? successo anche con la squadra di basket di Siena.
Con il discorso delle banche, arriviamo a parlare di quel modello spagnolo che tutti vorrebbero imitare. Gli aiuti varati qualche anno fa dalla Comunit? Europea per salvare le banche spagnole, in realt? sono stati una sorta di aiuto di stato per le societ? di calcio spagnole. S?, perch? i club iberici per primeggiare in Europa, per anni hanno attinto a piene mani ai finanziamenti concessi con manica larga dalle banche spagnole. Il debito dei club della Liga ammonta a 5 miliardi di euro, di cui 4 sono verso gli istituti di credito che da anni finanziano ricapitalizzazioni, coprono voragini di bilancio e aiutano i club ad acquistare campioni.
La crisi di ?Bankia?, il mega-gruppo bancario nato dalla fusione di sette istituti di credito, ? l?esempio pi? lampante di come in realt? il modello spagnolo si regga solo su una montagna di debiti, alla faccia del Fair Play finanziario e da quegli aiuti di stato formalmente proibiti dall?Unione Europea per evitare la concorrenza sleale. Con un buco dichiarato di 19 miliardi di euro, a maggio del 2012 la banca ? stata in parte nazionalizzata dal Governo spagnolo. Nonostante quel buco e nel pieno della crisi, per?, proprio a maggio 2012 ?Bankia? ha concesso l?ennesimo finanziamento all?allora presidente del Barcellona Rosell, deciso a rilanciare il Barca dopo gli schiaffoni presi in quella stagione sia nella Liga che in Champions League. Risultato: 2 Champions League, 2 mondiali per club, tre titolo della Liga e altri trofei alzati al cielo grazie all?acquisto di Sanchez, Neymar, Suarez. Giocatori acquistati non solo grazie al fatturato del Barca, ma grazie agli aiuti del sistema bancario. Ma quello del Barca ? solo un esempio, perch? ? tutto il calcio spagnolo a reggersi grazie alle banche.
Nel 2009 il Real Madrid, per rilanciarsi e interrompere lo strapotere del Barcellona si ? rivolto a Caja Madrid (uno dei sette istituti di credito che fanno parte di ?Bankia?) per ottenere un prestito a un tasso d?interesse ridicolo. Circa 200 milioni di euro che sono serviti per acquistare Cristiano Ronaldo (90 milioni) e per strappare Kaka al Milan con un assegno da 65 milioni di euro cash. Nello stesso anno, ?Bancaja? (altro istituto che fa parte di ?Bankia?) ha aiutato il Valencia a evitare il fallimento. Un?operazione senza senso, visto che 3 anni dopo il Valencia aveva un debito di quasi 400 milioni a fronte di entrate annue che superavano a malapena i 100 milioni. Ma non ? finita. Nell?agosto del 2011, ?Bankia? al momento di chiedere un prestito alla Banca Centrale Europea per evitare il crack, ha utilizzato come garanzie delle obbligazioni emesse attraverso un fondo che aveva a sua volta come garanzia i prestiti a una serie di imprese tra cui il Real Madrid. In pratica, ?Bankia? ha utilizzato Ronaldo e Kaka come delle specie di ?bond? a garanzia di un debito creato per acquistare Ronaldo e Kaka.
Finita? Neanche per sogno. I club della Liga, come detto prima, hanno 4 miliardi di euro di debiti con le banche mentre l?altro miliardo di euro ? legato alle tasse arretrate non pagate allo stato che concedeva gi? una tassazione agevolata alle societ? di calcio spagnole sugli stipendi dei calciatori. Per questo in tanti hanno preferito emigrare in Spagna tra il 2010 e il 2014, perch? l? 10 milioni lordi d?ingaggio in realt? erano 7,5 netti, mentre in Italia di quei 10 milioni al giocatore ne andavano si e no 5. Che ha fatto il Governo spagnolo quando la Comunit? Europea gli ha imposto di cambiare la tassazione? Ha concesso a tutti i club di spalmare i loro debiti verso lo stato in 6 anni a partire dalla stagione 2014-2015, salvando cos? dal fallimento molti societ?.
Cos?, mentre il calcio italiano ? stato costretto a ridimensionarsi a causa della crisi, dell?assenza di investitori e di banche che tranne un paio di eccezioni (di cui abbiamo parlato) al massimo sono disposte ad anticipare i soldi garantiti dai diritti tv, in Europa c?? stato e c?? chi continua a spendere grazie agli aiuti delle banche (salvate dall?Unione Europea, quindi da tutti noi) e alla faccia del tanto sbandierato Fair Play finanziario che altro non ? che uno specchietto per le allodole e, per tanti presidenti italiani, una scusa per non mettere un solo euro di tasca loro per rilanciare le societ?. E noi laziali lo sappiamo bene, visto che dal 2004 a oggi Lotito dalla Lazio ha preso almeno 50 milioni di euro (soldi finiti dalle casse biancocelesti a quelle delle parti correlate di propriet? di Lotito) e non ha messo un solo euro.
Il tutto, chiaramente, con la protezione di chi continua a ripetere che lui non pu? investire o fare aumenti di capitale perch? i regolamenti lo vietano e perch? violando il Fair Play finanziario la Lazio rischierebbe di essere esclusa dalle coppe europee. BALLE, dimostrate dai fatti sopra elencati e documentati. La Lazio potrebbe tranquillamente fare con Lotito presidente quello che ha fatto la Juventus nel 2011 (e che gli ha fruttato 6 scudetti consecutivi e 2 finali di Champions League) per potenziare il progetto tecnico o con un nuovo padrone al posto di Lotito quello che sta facendo quest?estate il Milan. Invece, siamo destinati a restare a guardare gli altri, a vedere formazioni come il Milan che nel giro di pochi mesi ci superano perch? fino allo scorso anno noi andavamo in giro con uno scooter 250 e loro con un 150, poi all?improvviso loro sono saliti a bordo di una Ferrari e noi continuiamo ad andare con lo scooter. E l?hanno fatto alla faccia del Fair Play Finanziario, quello che ha invocato Pallotta qualche giorno fa suscitando quasi l?ilarit? generale al punto che ? stato costretto a chiedere scusa, visto che la sua Roma per anni ? rimasta a galla proprio grazie al fatto di aver aggirato o violato il Fair Play Finanziario?
Fonte sslaziofans.it
di Stefano Greco
Vedendo le cifre spese quest?estate dal Milan, oppure ascoltando le notizie dell?imminente sbarco di Neymar a Parigi per la modica cifra di 222 milioni di euro (cash e in un?unica soluzione), quest?estate ho pensato pi? volte a quanti nel mondo Lazio da anni ripetono che ?Lotito non pu? fare un aumento per rilanciare la squadra, perch? il Fair Play finanziario glielo impedisce?. Oppure, quell?altra frase fantastica: ?Dobbiamo prendere esempio dal modello spagnolo, perch? ? un modello vincente?. Il bello, ? che certe cose non le dicono solo i tifosi, bombardati da una comunicazione a dir poco fuorviante guidata dai presidenti di calcio e da giornalisti che, non avendo n? conoscenza delle cose n? voglia di scavare, ripetono a pappagallo frasi sentite in giro o ripetute ad arte da chi governa il calcio italiano per giustificare l?assenza di investimenti. Gi?, perch? il calcio italiano da anni vive di mezze verit?, oppure di vere e proprie menzogne ripetute talmente tante volte da assumere alla fine la forma di verit? assolute, quasi di dogmi. Partiamo dal famoso Fair Play finanziario inventato da Platin?, contestato dai grandi club ma sbandierato da tanti presidenti italiani come scusa per giustificare i loro non investimenti.
Il Fair Play finanziario esiste, ma solo sulla carta. ?, diciamo, una sorta di ?gentleman agreement?, un patto tra gentiluomini che nelle ultime stagioni ha mostrato pi? di una falla. Gli esempi pi? clamorosi del fatto che non esista una vera e propria norma e che soprattutto non esista il tanto ventilato rischio di esclusione dalle coppe europee per chi tradisce questo patto, arrivano dai club spagnoli (Barca e Atletico Madrid in testa) che, al massimo, si sono visti imporre uno stop per una sessione di mercato per aver violato le regole. E visto che le sessioni di mercato sono due all?anno, quello che volevi fare in estate lo fai in inverno, con 2/3 di stagione ancora da giocare. Quindi, danno minimo per chi aggira le regole. Poi, magari, ogni tanto vengono esclusi club minori, quelli che se li cacci per un anno dalla Champions o dall?Europa League non se ne accorge nessuno, ma la mannaia del boia non cade mai sulla testa dei club pi? ricchi. Un esempio? Il Manchester City o il PSG, societ? quest?ultima tanto cara a Michel Platini visto che per anni ci ha lavorato suo figlio Laurent. Il Manchester City, pur di mettere le mani sul titolo della Premier League, in 2 stagioni ha investito qualcosa come 500 milioni di euro solo sul mercato, una cifra folle per un club che ha chiuso il 2011 con una perdita di 230 milioni di euro, ripianata da un assegno dello sceicco Mansur garantito dal suo fondo d?investimento del Qatar, uno dei pi? ricchi del mondo. Nonostante quella perdita superiore all?intero fatturato del 90% dei club di Serie A, il Manchester City ha partecipato tranquillamente alla Champions League e non ha subito nessuno stop sul mercato, dove ogni anno investe cifre da capogiro grazie agli assegni firmati da Mansur per accontentare prima Mancini poi i suoi eredi, fino ad arrivare a Guardiola, e per dar copro al sogno di vincere la Champions League. Alla faccia del Fair Play Finanziario.
Ancora pi? clamoroso il caso del PSG. Nel 2011, un certo Laurent Platin? (figlio di Michel), difensore mancato ma avvocato brillante, ha iniziato a lavorare per la Qatar Sports Investiment e il suo lavoro consisteva nel gestire il Pars St. Germain, acquistato proprio nell?estate dei 2011 dagli sceicchi. Il PSG, che all?epoca fatturava la met? di quello che fatturava il Manchester City, nel 2011 ha speso solo sul mercato il triplo di quello che incassava, arrivando a pagare in contanti cifre da capogiro per strappare alle societ? italiane gente come Cavani e Ibrahimovic, oppure Di Maria al Real Madrid, fino ad arrivare a quest?estate, con la manifestata intenzione di pagare la clausola rescissoria di 222 milioni di euro per mettere le mani su Neymar. Un?operazione, compreso commissioni e ingaggio del giocatore da 500 milioni di euro. Insomma, tra cartellino e ingaggio il PSG si appresta ad investire su Neymar 5 volte l?intero fatturato della Lazio. E c?? ancora qualcuno che ha il coraggio di parlare di Fair Play finanziario che impedisce a chi vuole di spendere e mettere soldi nel calcio. Ho citato il caso dei Platini, padre e figlio, perch? ? lampante. Basta pensare che pap? Michel ? stato quello che maggiormente si ? speso per far assegnare al Qatar i mondiali di calcio del 2022 e indovinate un po? chi era il capo del comitato organizzatore? Era un certo Nasser Al-Khelaifi, grande capo di Al Jazeera Sport (che ha i diritti del campionato francese di calcio) e che guarda caso ? membro del cda della Qatar Sports Investiment, ovvero della societ? che dal 2011 controlla il PSG e per cui lavora Laurent Platini.
Che il Fair Play finanziario non esista o quasi, lo ha dimostrato in Italia la Juventus, varando nel 2011 un aumento di capitale da 120 milioni di euro, con un surplus di altri 72 milioni di euro (per un totale di pi? di oltre 190 milioni di euro) garantito dalla Exor S.p.A., il fondo di investimento controllato dalla famiglia Agnelli. E indovinate un po? chi era l?advisor finanziario di questa operazione che ha consentito alla Juventus di sbaragliare il mercato e di rimettere le mani sullo scudetto? Unicredit, chiaramente, ovvero la banca che da anni controlla la Roma e che per anni ha prestato soldi prima alla famiglia Sensi e poi agli americani. Soldi che hanno consentito a Pallotta e soci di evitare quel ridimensionamento che ha colpito la Lazio nel 2004 e che hanno vissuto anche Inter e Milan prima del passaggio nelle mani dei gruppi cinesi, che ora hanno aperto nuovamente i rubinetti. Conseguenze della violazione del Fair Play Finanziario da parte di Roma e Inter, aggirato tramite aumenti di capitale o ristrutturazioni del debito finanziate da banche di affari? Riduzione della rosa dei giocatori utilizzabili per le coppe europee. Sanzioni esemplari, insomma, di quelle che scoraggiano a violare o aggirare le regole?
In pratica, basta avere un grande gruppo alle spalle che ti finanzia sotto forma di sponsorizzazione e il gioco ? fatto. ? quello che ? successo in Italia con il Siena, che era ufficialmente di propriet? di Massimo Mezzaroma ma che in realt? era controllato dalla Fondazione Monte dei Paschi, che ogni anno immetteva una decina di milioni di euro (fino a 13 milioni di euro in una stagione per avere il marchio MPS sulle maglie) sotto forma di sponsorizzazione per consentire alla societ? di restare a galla. Societ? che poi, chiaramente, ? affondata e sparita in coincidenza con il crack della banca senese. Come ? successo anche con la squadra di basket di Siena.
Con il discorso delle banche, arriviamo a parlare di quel modello spagnolo che tutti vorrebbero imitare. Gli aiuti varati qualche anno fa dalla Comunit? Europea per salvare le banche spagnole, in realt? sono stati una sorta di aiuto di stato per le societ? di calcio spagnole. S?, perch? i club iberici per primeggiare in Europa, per anni hanno attinto a piene mani ai finanziamenti concessi con manica larga dalle banche spagnole. Il debito dei club della Liga ammonta a 5 miliardi di euro, di cui 4 sono verso gli istituti di credito che da anni finanziano ricapitalizzazioni, coprono voragini di bilancio e aiutano i club ad acquistare campioni.
La crisi di ?Bankia?, il mega-gruppo bancario nato dalla fusione di sette istituti di credito, ? l?esempio pi? lampante di come in realt? il modello spagnolo si regga solo su una montagna di debiti, alla faccia del Fair Play finanziario e da quegli aiuti di stato formalmente proibiti dall?Unione Europea per evitare la concorrenza sleale. Con un buco dichiarato di 19 miliardi di euro, a maggio del 2012 la banca ? stata in parte nazionalizzata dal Governo spagnolo. Nonostante quel buco e nel pieno della crisi, per?, proprio a maggio 2012 ?Bankia? ha concesso l?ennesimo finanziamento all?allora presidente del Barcellona Rosell, deciso a rilanciare il Barca dopo gli schiaffoni presi in quella stagione sia nella Liga che in Champions League. Risultato: 2 Champions League, 2 mondiali per club, tre titolo della Liga e altri trofei alzati al cielo grazie all?acquisto di Sanchez, Neymar, Suarez. Giocatori acquistati non solo grazie al fatturato del Barca, ma grazie agli aiuti del sistema bancario. Ma quello del Barca ? solo un esempio, perch? ? tutto il calcio spagnolo a reggersi grazie alle banche.
Nel 2009 il Real Madrid, per rilanciarsi e interrompere lo strapotere del Barcellona si ? rivolto a Caja Madrid (uno dei sette istituti di credito che fanno parte di ?Bankia?) per ottenere un prestito a un tasso d?interesse ridicolo. Circa 200 milioni di euro che sono serviti per acquistare Cristiano Ronaldo (90 milioni) e per strappare Kaka al Milan con un assegno da 65 milioni di euro cash. Nello stesso anno, ?Bancaja? (altro istituto che fa parte di ?Bankia?) ha aiutato il Valencia a evitare il fallimento. Un?operazione senza senso, visto che 3 anni dopo il Valencia aveva un debito di quasi 400 milioni a fronte di entrate annue che superavano a malapena i 100 milioni. Ma non ? finita. Nell?agosto del 2011, ?Bankia? al momento di chiedere un prestito alla Banca Centrale Europea per evitare il crack, ha utilizzato come garanzie delle obbligazioni emesse attraverso un fondo che aveva a sua volta come garanzia i prestiti a una serie di imprese tra cui il Real Madrid. In pratica, ?Bankia? ha utilizzato Ronaldo e Kaka come delle specie di ?bond? a garanzia di un debito creato per acquistare Ronaldo e Kaka.
Finita? Neanche per sogno. I club della Liga, come detto prima, hanno 4 miliardi di euro di debiti con le banche mentre l?altro miliardo di euro ? legato alle tasse arretrate non pagate allo stato che concedeva gi? una tassazione agevolata alle societ? di calcio spagnole sugli stipendi dei calciatori. Per questo in tanti hanno preferito emigrare in Spagna tra il 2010 e il 2014, perch? l? 10 milioni lordi d?ingaggio in realt? erano 7,5 netti, mentre in Italia di quei 10 milioni al giocatore ne andavano si e no 5. Che ha fatto il Governo spagnolo quando la Comunit? Europea gli ha imposto di cambiare la tassazione? Ha concesso a tutti i club di spalmare i loro debiti verso lo stato in 6 anni a partire dalla stagione 2014-2015, salvando cos? dal fallimento molti societ?.
Cos?, mentre il calcio italiano ? stato costretto a ridimensionarsi a causa della crisi, dell?assenza di investitori e di banche che tranne un paio di eccezioni (di cui abbiamo parlato) al massimo sono disposte ad anticipare i soldi garantiti dai diritti tv, in Europa c?? stato e c?? chi continua a spendere grazie agli aiuti delle banche (salvate dall?Unione Europea, quindi da tutti noi) e alla faccia del tanto sbandierato Fair Play finanziario che altro non ? che uno specchietto per le allodole e, per tanti presidenti italiani, una scusa per non mettere un solo euro di tasca loro per rilanciare le societ?. E noi laziali lo sappiamo bene, visto che dal 2004 a oggi Lotito dalla Lazio ha preso almeno 50 milioni di euro (soldi finiti dalle casse biancocelesti a quelle delle parti correlate di propriet? di Lotito) e non ha messo un solo euro.
Il tutto, chiaramente, con la protezione di chi continua a ripetere che lui non pu? investire o fare aumenti di capitale perch? i regolamenti lo vietano e perch? violando il Fair Play finanziario la Lazio rischierebbe di essere esclusa dalle coppe europee. BALLE, dimostrate dai fatti sopra elencati e documentati. La Lazio potrebbe tranquillamente fare con Lotito presidente quello che ha fatto la Juventus nel 2011 (e che gli ha fruttato 6 scudetti consecutivi e 2 finali di Champions League) per potenziare il progetto tecnico o con un nuovo padrone al posto di Lotito quello che sta facendo quest?estate il Milan. Invece, siamo destinati a restare a guardare gli altri, a vedere formazioni come il Milan che nel giro di pochi mesi ci superano perch? fino allo scorso anno noi andavamo in giro con uno scooter 250 e loro con un 150, poi all?improvviso loro sono saliti a bordo di una Ferrari e noi continuiamo ad andare con lo scooter. E l?hanno fatto alla faccia del Fair Play Finanziario, quello che ha invocato Pallotta qualche giorno fa suscitando quasi l?ilarit? generale al punto che ? stato costretto a chiedere scusa, visto che la sua Roma per anni ? rimasta a galla proprio grazie al fatto di aver aggirato o violato il Fair Play Finanziario?
Fonte sslaziofans.it
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