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Bottiglie di acqua in plastica lasciate al sole: rischio alimentare

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    Bottiglie di acqua in plastica lasciate al sole: rischio alimentare


    Le bottiglie di plastica, cioè in polietilene tereftalato o PET, se esposte al sole rilasciano decine di composti organici volatili o VOCs, anche se in minime quantità. La buona notizia è che, salvo situazioni eccezionali, questi ultimi non sono pericolosi, ma andrebbe comunque evitato l’accumulo, cioè l’assunzione regolare di acqua o altri liquidi rimasti a lungo al sole. Inoltre, andrebbe probabilmente migliorata la composizione di queste plastiche, così come si dovrebbero avvisare i consumatori in modo chiaro, affinché non adottino comportamenti errati.

    Lo studio sulle bottiglie di plastica


    Per verificare il comportamento del PET sottoposto a raggi UVA (i principali, tra quelli che compongono la luce solare) oppure all’irraggiamento solare diretto, i chimici del Guangdong Key Laboratory of Environmental Pollution and Health della Jinan University di Guangzhou, in Cina, hanno analizzato sei bottiglie in PET leggermente diversi tra le più diffuse sul mercato e le hanno esposte a raggi UVA o alla luce naturale del sole.

    Come hanno riferito su Eco-Environment & Health, hanno così visto che le bottiglie di plastica, dopo l’esposizione, rilasciano decine di VOC appartenenti a varie classi chimiche, tra le quali gli alcani, gli alcheni, gli alcidi carbossilici, quelli aromatici, gli alcoli, le aldeidi e gli intermedi delle reazioni. Per dare un’idea, nelle sei bottiglie sono state rilevate rispettivamente 35, 32, 19, 24 e 37 specie di VOCs. In particolare, la bottiglia numero 2 ha rilasciato 28 tipi di VOCs dopo un giorno (esposizione acuta) e e 32 tipo dopo 7 (esposizione prolungata) di irraggiamento con raggi UVA. Quando è stata esposta alla luce del sole ha invece prodotto 30 e 32 specie, rispettivamente per esposizioni brevi e lunghe. Circa metà dei composti identificati erano composti ossidati e idrocarburi a catena corta.

    Non tutta la plastica è uguale


    Un riscontro interessante, poi, è stato quello della grande variabilità: sottoposte alle medesime condizioni, le bottiglie di plastica hanno mostrato differenze significative nel rilascio di VOCs e, quindi, nella stabilità dei polimeri e nella loro tendenza all’invecchiamento e alla degradazione. In alcuni casi, come nella bottiglia 2, sono state generate specie tossiche come l’n-esadecano, ma sempre in quantità molto basse. In quella stessa bottiglia (la peggiore), dopo l’esposizione più lunga all’irraggiamento solare, le VOCs identificate erano in quantità comprese tra 0,11 e 0,79 nanogrammi (miliardesimi di grammo) per grammo di plastica.

    Le conclusioni


    Le VOCs generate possono essere ingerite o anche inalate non appena si apre la bottiglia. Tuttavia, secondo gli autori, non ci sono rischi immediati, perché le quantità sono troppo basse. Bisognerebbe invece evitare di bere regolarmente da bottiglie rimaste al sole per lungo tempo, perché l’accumulo di VOCs può diventare problematico. Inoltre, come hanno sottolineato gli autori, la grande variabilità delle reazioni riscontrate e della resistenza dei PET all’azione delle radiazioni andrebbe superata, per aumentare la sicurezza.

    Anche se il polimero è sempre lo stesso, le diverse condizioni di lavorazione – cioè i diversi additivi aggiunti – possono infatti determinare risposte differenti all’irraggiamento e al calore. In precedenza, sono già stati individuati, in bottiglie di PET, composti quali il bisfenolo A, il 17 beta estradiolo, diversi ftalati e composti che agiscono come interferenti o distruttori endocrini, cui si aggiungono nano- e microplastiche. Tutto questo andrebbe evitato, migliorando e uniformando i procedimenti produttivi, magari con apposite norme.

    Infine, i consumatori non sono consapevoli del rischio, e spesso pensano, sbagliando, che bere acqua in bottiglia di plastica sia comunque più sicuro che bere quella del rubinetto. Il pericolo associato all’esposizione al sole delle bottiglie in PET andrebbe segnalato sulle confezioni, in modo che si evitino gli eccessi e si adottino misure preventive come quella di coprire la bottiglia affinché non sia esposta direttamente alla luce solare, o si opti per un altro tipo di contenitore come le borracce in alluminio, quando si sta all’aperto.

    Si stima che nel mondo, nel solo 2022, si siano consumati 600 milioni di bottiglie di acqua in plastica, che la tendenza sia all’aumento del 5% all’anno, e che nel 2027 i litri di acqua in bottiglia consumati saranno 515 miliardi.

    notizia da: ilfattoalimentare.it
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