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I pesticidi PFAS sono quasi triplicati nella frutta e verdura UE in 10 anni

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    I pesticidi PFAS sono quasi triplicati nella frutta e verdura UE in 10 anni

    Le cittadine e i cittadini europei sono sempre più esposti agli PFAS attraverso l’alimentazione. Questo purtroppo già si sapeva, direte, ma un rapporto pubblicato alla fine di febbraio dall’associazione Pesticide Action Network (PAN) Europe svela che, oltre alla contaminazione ambientale dovuta alle attività industriali umane, dobbiamo preoccuparci anche dei pesticidi PFAS, in allarmante aumento sulla verdura e soprattutto sulla frutta coltivate in UE. Per questo motivo, PAN Europe chiede urgentemente un divieto a tutti i pesticidi PFAS.

    Cosa sono i pesticidi PFAS


    Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) sono note per la loro eccezionale persistenza nell’ambiente e negli organismi viventi, tanto che in inglese sono dette ‘forever chemicals’. Questi composti sono usati soprattutto per rendere repellenti ad acqua e grassi tessuti, imballaggi e altri oggetti (per esempio le padelle antiaderenti). In questi casi la contaminazione del cibo avviene in maniera totalmente involontaria.

    Con i pesticidi PFAS, invece, sono gli agricoltori a spruzzarli direttamente su frutta e verdura, anche se spesso non lo sanno. L’industria ha introdotto i pesticidi PFAS, aggiungendo atomi di fluoro ai loro prodotti per aumentarne l’efficacia. Le sostanze attive che possono rientrare nella definizione di PFAS più comuni nell’agricoltura europea sono i fungicidi fluopiram e trifloxistrobina e l’insetticida flonicamid. In alcuni casi, invece, derivano dalla degradazione di altri pesticidi, come l’acido trifluoroacetico (TFA).

    L’indagine di PAN Europe


    L’associazione ha esaminato i dati più recenti disponibili, che si riferiscono al 2021. Il 20% della frutta coltivata in Europa contiene residui di pesticidi PFAS. È la frutta estiva da agricoltura convenzionale europea quella risultata più frequentemente contaminata: il 37% delle fragole, il 35% delle pesche e il 31% delle albicocche contenevano almeno un residuo di pesticidi PFAS. Inoltre, spesso, la frutta contaminata presenta un cocktail di più sostanze: i campioni di fragole e uva da tavola presentavano fino a quattro residui diversi, mentre pesche e albicocche ne contenevano fino a tre. La verdura risulta in media meno contaminata della frutta (12% contro 20%), con alcune eccezioni: il 42% della cicoria e il 30% dei cetrioli.

    Gli Stati membri che hanno prodotto la frutta e la verdura più contaminata erano i Paesi Bassi (27%), il Belgio (27%), l’Austria (25%), la Spagna (22%) e il Portogallo (21%). Tra la frutta e la verdura di importazione, quelle che più di frequente contenevano PFAS provenivano da Costa Rica (41%), India (38%), Sud Africa (28%), Colombia (26%) e Marocco (24%).

    Un aumento preoccupante


    Secondo l’indagine di PAN Europe, il numero di prodotti ortofrutticoli europei con residui di pesticidi PFAS è quasi triplicato tra il 2011 e il 2021, con un tasso di crescita del 220% per la frutta e il 247% per la verdura. In alcuni stati membri, l’aumento è stato ancora maggiore: l’Austria ha visto un incremento del 698% per la frutta e del 3.277% per la verdura, mentre la Grecia ha registrato un tasso di crescita del 696% per la frutta e del 1974% per la verdura.

    Questa fonte di contaminazione del cibo, in forte aumento, non deve essere ignorata, secondo l’associazione. “Il nostro studio rivela un’esposizione deliberata, cronica e diffusa delle consumatrici e dei consumatori europei a cocktail di pesticidi PFAS attraverso frutta e verdura.” afferma Salomé Roynel, Policy Officer di PAN Europe. L’accumulo di PFAS nell’acqua, nei terreni e nella catena alimentare insieme ad altre sostanze chimiche pone rischi a lungo termine sia per la salute umana che per l’ambiente. Per questo motivo, PAN Europe chiede urgentemente un bando all’uso di queste sostanze chimiche. “I pesticidi PFAS non sono affatto necessari per l’agricoltura. – dichiara Roynel – Sono una fonte di inquinamento da PFAS facilmente evitabile”.


    notizia da:i lfattoalimentare.it
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