La granita siciliana arriva direttamente dalla dominazione araba e dalle nevi dell’Etna.
Se c’è un dessert che meglio di altri identifica le tradizioni culinarie in Sicilia è la granita, accompagnato dalla tipica brioche. Sotto un cielo blu e davanti a una distesa azzurra, o magari dopo un’escursione immersi nella storia e cultura antiche, una bella granita è il refrigerio perfetto. Apprezzatissima ovunque, resta uno dei marchi identificativi del Belpaese e imitarla – beh – è impossibile.
La granita originale è, infatti, rigorosamente Made in Sicily e viene proposta con ingredienti di altissima qualità della regione. Come mandorle, pistacchi e limone. Ma qual è la storia di questo iconico prodotto italiano? La tradizione fa risalire la granita alla zona del Messinese quando era ancora sotto l’egemonia araba. Furono, infatti, gli arabi a portare nel Sud Italia una bevanda ghiacciata che si chiamava ‘sherbet’, la quale veniva aromatizzata con frutta e fiori.
Proprio in quel di Messina, racconta nebrodi24.it, erano attivi i ‘nivaroli’, lavoratori che in inverno si occupavano di raccogliere la neve sull’Etna. Dalle pendici del vulcano così come sui monti Nebrodi e nelle altre zone montuose, quegli uomini conservavano il ghiaccio per poi trasferirlo a valle e venderlo durante l’estate alle famiglie che potevano permettersene l’acquisto.
Neve e ghiaccio, in particolare, erano raccolti in buche scavate nel terreno coperte di mattoni e pietre in modo da perseverarli dal disgelo. In estate, poi, la conservazione era garantita dalle ‘case neviere’, abitazioni costruite in punti naturalmente più freschi della regione. Al momento della vendita, il ghiaccio veniva grattato via e unito a succo di limone. Era la cosiddetta ‘rattata’, l’antenata della granita.
Successivamente, grazie all’evoluzione tecnologica, si iniziò a usare una manovella che triturava finemente la neve impedendo la formazione dei cristalli più grandi. Nacque così la consistenza fresca e cremosa che ha reso la granita di Sicilia famosa in tutto il mondo.
Fonte: Supereva
Se c’è un dessert che meglio di altri identifica le tradizioni culinarie in Sicilia è la granita, accompagnato dalla tipica brioche. Sotto un cielo blu e davanti a una distesa azzurra, o magari dopo un’escursione immersi nella storia e cultura antiche, una bella granita è il refrigerio perfetto. Apprezzatissima ovunque, resta uno dei marchi identificativi del Belpaese e imitarla – beh – è impossibile.
La granita originale è, infatti, rigorosamente Made in Sicily e viene proposta con ingredienti di altissima qualità della regione. Come mandorle, pistacchi e limone. Ma qual è la storia di questo iconico prodotto italiano? La tradizione fa risalire la granita alla zona del Messinese quando era ancora sotto l’egemonia araba. Furono, infatti, gli arabi a portare nel Sud Italia una bevanda ghiacciata che si chiamava ‘sherbet’, la quale veniva aromatizzata con frutta e fiori.
Proprio in quel di Messina, racconta nebrodi24.it, erano attivi i ‘nivaroli’, lavoratori che in inverno si occupavano di raccogliere la neve sull’Etna. Dalle pendici del vulcano così come sui monti Nebrodi e nelle altre zone montuose, quegli uomini conservavano il ghiaccio per poi trasferirlo a valle e venderlo durante l’estate alle famiglie che potevano permettersene l’acquisto.
Neve e ghiaccio, in particolare, erano raccolti in buche scavate nel terreno coperte di mattoni e pietre in modo da perseverarli dal disgelo. In estate, poi, la conservazione era garantita dalle ‘case neviere’, abitazioni costruite in punti naturalmente più freschi della regione. Al momento della vendita, il ghiaccio veniva grattato via e unito a succo di limone. Era la cosiddetta ‘rattata’, l’antenata della granita.
Successivamente, grazie all’evoluzione tecnologica, si iniziò a usare una manovella che triturava finemente la neve impedendo la formazione dei cristalli più grandi. Nacque così la consistenza fresca e cremosa che ha reso la granita di Sicilia famosa in tutto il mondo.
Fonte: Supereva
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