ll mondo non ha solo bisogno di distrazioni, che è l’alibi principale di tutti quelli che stanno immettendo pessimo materiale sul mercato, il mondo ha anche bisogno di bellezza
ari artisti della musica, questo è un appello che quasi certamente verrà totalmente ignorato, ma tentar non nuoce, se solo fosse possibile insinuare anche un solo piccolo infinitesimale dubbio nella coscienza dei più. Detto senza alcuna acredine, c’è un problema piuttosto evidente: la produzione musicale del momento fa veramente schifo.
Esce roba in continuazione, presunti successi a ripetizione, ma il livello stagionale si è drammaticamente abbassato, le parole «ferragosto», «bolle» o «bollicine», «spiaggia», «bagnasciuga» non sono mai state usate tanto all’interno di canzoni, neanche negli anni Sessanta, i pezzi che escono sono modesti, coprono sì e no il minimo sindacale, sono fiacchi anche al livello primario del puro intrattenimento, non c’è nulla da cantare con autentica passione, sembrano tutti dolcini fatti con ingredienti scadenti.
Ci sono alcune eccezioni, com’è naturale che sia, ma sono sommerse da un’onda di mediocrità di inaudita potenza. Che succede? Non faccio nomi, per due ragioni, la prima è che non sarebbe giusto fare esempi scelti a campione per un discorso che invece è assolutamente generale e riguarda l’intero panorama, la seconda è pura vigliaccheria.
È estate anche per chi scrive e non c’è alcuna voglia di sopportare shitstorm violente a copertura totale. Il termine inglese ingentilisce la questione ma vuol dire «tempesta di merda» e rende molto bene l’idea.
C’è anche una terza ragione. Questo è un appello accorato, non vuole generare odio, al contrario vorrebbe fare appello alla coscienza di chi fa musica.
Il mondo non ha solo bisogno di distrazioni, che è l’alibi principale di tutti quelli che stanno immettendo pessimo materiale sul mercato, il mondo ha anche, direi soprattutto, bisogno di bellezza. È quella che manca, perché se il mondo è pieno di orrori, non si combatte la bruttezza facendo finta che la spiaggia sia la soluzione di tutti i mali, intanto perché ovviamente non è vero, e con i cambiamenti climatici è sempre meno vero, l’orrore si combatte con l’unica vera arma a disposizione della musica, ovvero creare qualcosa di bello, che ci unisca, che ci emozioni, che ci faccia sentire orgogliosi di appartenere al genere umano, impresa di questi tempi assai difficile è vero, ma pur sempre da tentare.
Insomma se proprio volessero assumersi un briciolo di responsabilità, i cantanti dovrebbero sforzarsi di più, tentare di immaginare canzoni che possano essere davvero di conforto, anche struggente, doloroso, intenso, ma soprattutto autentico, non un mare di plastica inquinante e insapore, canzoni da vivere col cuore, come direbbe Barbara D’Urso, e non solo col battito dei contatori di denaro.
notizia da:Espresso.repubblica.it
ari artisti della musica, questo è un appello che quasi certamente verrà totalmente ignorato, ma tentar non nuoce, se solo fosse possibile insinuare anche un solo piccolo infinitesimale dubbio nella coscienza dei più. Detto senza alcuna acredine, c’è un problema piuttosto evidente: la produzione musicale del momento fa veramente schifo.
Esce roba in continuazione, presunti successi a ripetizione, ma il livello stagionale si è drammaticamente abbassato, le parole «ferragosto», «bolle» o «bollicine», «spiaggia», «bagnasciuga» non sono mai state usate tanto all’interno di canzoni, neanche negli anni Sessanta, i pezzi che escono sono modesti, coprono sì e no il minimo sindacale, sono fiacchi anche al livello primario del puro intrattenimento, non c’è nulla da cantare con autentica passione, sembrano tutti dolcini fatti con ingredienti scadenti.
Ci sono alcune eccezioni, com’è naturale che sia, ma sono sommerse da un’onda di mediocrità di inaudita potenza. Che succede? Non faccio nomi, per due ragioni, la prima è che non sarebbe giusto fare esempi scelti a campione per un discorso che invece è assolutamente generale e riguarda l’intero panorama, la seconda è pura vigliaccheria.
È estate anche per chi scrive e non c’è alcuna voglia di sopportare shitstorm violente a copertura totale. Il termine inglese ingentilisce la questione ma vuol dire «tempesta di merda» e rende molto bene l’idea.
C’è anche una terza ragione. Questo è un appello accorato, non vuole generare odio, al contrario vorrebbe fare appello alla coscienza di chi fa musica.
Il mondo non ha solo bisogno di distrazioni, che è l’alibi principale di tutti quelli che stanno immettendo pessimo materiale sul mercato, il mondo ha anche, direi soprattutto, bisogno di bellezza. È quella che manca, perché se il mondo è pieno di orrori, non si combatte la bruttezza facendo finta che la spiaggia sia la soluzione di tutti i mali, intanto perché ovviamente non è vero, e con i cambiamenti climatici è sempre meno vero, l’orrore si combatte con l’unica vera arma a disposizione della musica, ovvero creare qualcosa di bello, che ci unisca, che ci emozioni, che ci faccia sentire orgogliosi di appartenere al genere umano, impresa di questi tempi assai difficile è vero, ma pur sempre da tentare.
Insomma se proprio volessero assumersi un briciolo di responsabilità, i cantanti dovrebbero sforzarsi di più, tentare di immaginare canzoni che possano essere davvero di conforto, anche struggente, doloroso, intenso, ma soprattutto autentico, non un mare di plastica inquinante e insapore, canzoni da vivere col cuore, come direbbe Barbara D’Urso, e non solo col battito dei contatori di denaro.
notizia da:Espresso.repubblica.it
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