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Le sorelle Fender Jaguar e Jazzmaster

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    #1

    Le sorelle Fender Jaguar e Jazzmaster

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    Quando Leo mise in cantiere le sue prime chitarre con body "offset" (in italiano immagino si possa dire "asimmetrico", in realtà significa "fuori asse", insomma, "sbarellato"), Jazzmaster prima e Jaguar poi, lo fece pensando di avviare l'uscita di scena delle veterane Telecaster e Stratocaster, di cui Jazz e Jag avrebbero dovuto essere - nella sua idea - la rispettiva evoluzione. Niente di meno azzeccato: pur collocate ai vertici del listino prezzi Fender, le due nuove arrivate non riuscirono a conquistare il cuore degli appassionati, sia per le sonorità, sia perché, va detto, mancavano e mancano del fascino minimalista delle due capostipiti.



    Per capire quale fu il filo logico che portò Leo Fender a disegnare le due "offset", bisogna avere ben chiaro che lui (1) non era un musicista e (2) aveva l'ossessione per pulizia e fedeltà del suono. Questo lo portava (1) a non comprendere quei concetti a noi cari come "feel", sottomettendoli a una ricerca ossessiva della versatilità sonora fatta di levette e selettori e (2) a considerare ogni distorsione come il babau.
    Fu così che la Jazzzmaster arrivò a fine anni '50 con la Mission Impossible di sostituire la "chitarra da jazz" Fender (viene da ridere, ma era per Leo la Telecaster, me lo disse proprio lui), portando più versatilità di suono, una migliore ergonomicità e una risposta in frequenza più regolare (il pickup della Jazzmaster, molto basso, richiede più filo a parità di spire, producendo un output analogo alla Strat, ma maggior resistenza, quindi suono più grosso).
    La Jaguar arrivò più tardi, come ipotetica (Mission Impossible 2) sostituta della Stratocaster, con una scala più corta per strizzare l'occhiolino ai Gibsoniani, due pickup virtualmente identici a quelli della Strat ma schermati, una valanga di levette e un vibrato simile in modo preoccupante al progetto originale per la Stratocaster, scartato nel 1953 perché smorzava il sustain (e in effetti la Jaguar di sustain ne ha davvero pochino se non si usa il provvidenziale blocco del ponte).
    All'epoca le due chitarre, soprattutto la Jaguar, andarono decentemente nelle vendite, soprattutto grazie a una lunga serie di endorser, tra cui il magnifico Carl Wilson dei Beach Boys (che peraltro tradì presto Fender con una Rickenbacker 360 fireglo). Però non riuscirono mai a far breccia nel cuore degli appassionati che continuavano a comprare Strat e Tele.



    Dunque la carriera delle "offset" non fece mai registrare grandi numeri e ovviamente non sopravvissero alle capostipiti: la Jazzmaster uscì di scena nel 1980, quando la Jaguar già non veniva più prodotta da un lustro.
    Come tutte le cose che spariscono, le "offset" tornarono in voga dopo qualche anno, anche grazie alle band grunge che spuntavano a Seattle nella seconda metà degli anni '80 e che ne apprezzavano il look un po' nerd combinato con i suoni cleng cleng senza sustain. Con le vicissitudini che portarono all'uscita di scena di CBS, Fender Japan (molto più attiva e lungimirante di Fender USA) acquistò indipendenza e si mise a replicare tutto il replicabile, comprese Jaguar e Jazzmaster. Fu così che le due offset tornarono nei negozi, in riedizioni successive sempre fedeli all'originale (a differenza di Strat e Tele che subirono infinite mutazioni e varianti).
    Per saperne di più sulla storia successiva basta comprare il libro di Maurizio Piccoli sulla storia Fender (NB: mentre scrivo queste righe non so se è già in vendita o se sta arrivando, comunque sarà disponibile anche a SHG 35 l'11 novembre 2012), io qui mi limito a raccontarne un esemplare interessante e inconsueto, forse l'unica "offset" mutante: la Fender Jaguar Thinline Special Edition, costruita in 100 esemplari a fine 2011 per celebrare i cinquant'anni del modello (bizzarra l'idea che celebri una chitarra costruendone un esemplare ampiamente diverso, ma tant'è).


    L'ho avuta in mano qualche tempo fa e - pur non essendo un conoscitore del modello - ricordo la piacevole sorpresa di leggerezza, analoga a quella che prova chi impugna per la prima volta una Telecaster Thinline. Il corpo è semihollow (ha camere scavate in realtà, come la Tele) in ontano, con top e fondo in frassino. Buono il manico con profilo moderno a C e tastiera per niente moderna da 7.25" di curvatura. Bellissimo il binding, che dà un tocco di classe soprattutto nella finitura nera, e bellissimo il contrasto dell'hardware cromato, in particolare del marchingegno del ponte, che non sarà un Floyd Rose, ma è bellissimo da vedere. Suoni tipicamente Jaguar, un po' cleng cleng causa ponte smorzasustain. Le cose migliorano, come detto, bloccandolo (anche se Leo aveva pensato il blocco per cambiare corde o per finire il brano con la chitarra accordata quando se ne rompe una): il sustain aumenta in modo percettibile e la sonorità si avvicina (ho detto "avvicina") a quella della Stratocaster.




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        #4
        purtroppo .. mai piaciute....

        mi sono sempre sembrate le chitarre della bontempi per i bambini anni 70

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          #5
          ace Neppure a me, la Jazzmaster con i grossi P90 Style è orribile, la Jaguar e le sue levettine mi ricorda la Casio.




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