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Parliamo di musica

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    #181
    Federico Salvatore (Napoli, 17 settembre 1959) ? un cantautore e cabarettista italiano.

    Nato a Napoli, inizia a suonare la chitarra da autodidatta all'et? di 8 anni. Mancino naturale, non inverte l'ordine delle corde sulla tastiera, come si fa di solito, bens? la posizione delle dita. Lascia gli studi di giurisprudenza dopo due anni, con sommo dispiacere dei genitori che volevano farne un avvocato, per dedicarsi alla carriera di cantautore.

    Fa le sue prime apparizioni in teatro, dove si esibisce riadattando testi divertenti su musica di canzoni famose. La notoriet? arriva nel 1994 quando vince il concorso Promoval Bravo Grazie!, che gli permette di partecipare alla trasmissione televisiva Maurizio Costanzo Show. Grazie alle numerosissime presenze in questa trasmissione ottiene enorme successo: i suoi album Azz... e Il mago di Azz vendono 500 mila copie, permettendo al cantautore partenopeo di vincere due dischi di platino nel 1995.

    Nello stesso anno Federico Salvatore partecipa al Festivalbar come ospite fisso, e nel 1996 prende parte al Festival di Sanremo dove si classifica tredicesimo col l'ottimo pezzo impegnato Sulla porta, dedicato alla difficolt? d'integrazione di un omosessuale. La canzone sanremese ? inserita nell'album Il mago di Azz, dove si trova anche una canzone dedicata ad uno dei suoi miti, Tot?.

    Nel 2002 l'uscita dell'album L'osceno del villaggio segna un'ulteriore svolta nella sua carriera, e il cantante cabarettista lascia definitivamente il posto al cantautore di denuncia, ad esempio in brani come Se io fossi San Gennaro, in cui spara a zero su tutto ci? che, secondo lui, ha rovinato la sua Napoli negli ultimi anni. Del 2004 ? l'album Dov'? l'individuo, con il quale continua nel solco tracciato dal lavoro precedente.
    La decisione di spostarsi verso la musica impegnata lo mette un po' ai margini di quel mondo dello spettacolo in cui era esploso negli anni precedenti, che non rinnega ma a cui guarda con distacco e senza rimpianti, come spiega nel brano Homo Sapiens (sempre dall'album L'osceno del villaggio):

    ? ...se non frequento Roma le notti pi? mondane e non vado a Cortina per due o tre settimane, se non m'importa di fare la firma sulla foto, se non voglio pagare il prezzo d'esser noto (...) ma io me ne sto fuori da questa strana guerra, fra me e gli spettatori c'? solo una chitarra (...) e cercher? di fare quello che ho fatto sempre, girare per cantare le mie canzoni strambe... ?
    (Federico Salvatore, Homo Sapiens)

    Federico Salvatore vive a Marano di Napoli da diversi anni con la sua famiglia. ? padre di tre figli: il maggiore Paride, il secondogenito Yuri e la piccola Azzurra. Nel 2007, per la prima volta dopo tanti anni, ha fatto la sua ricomparsa in televisione come ospite in tre puntate del programma del sabato sera di Rai Uno Apocalypse Show, condotto da Gianfranco Funari.

    I testi di Federico Salvatore sono a sfondo comico-satirico. La sua satira ? ambientata soprattutto nel mondo napoletano, di cui il cantante dipinge con irriverente simpatia i risvolti quotidiani. Tra i testi pi? riusciti ricordiamo Azz, Azz Vacanze e i suoi vari "incidenti": "in Banca", "al Vomero", "in Paradiso", "telefonico", canzoni umoristiche e rapide che propongono buffi episodi e battibecchi, nei quali l'autore contrappone Federico, personaggio ricco e blasonato ma arrogante e snob, a Salvatore, povero popolano, ignorante e un po' rozzo, in una serie di divertenti dualismi. Negli ultimi anni ha per? aggiunto alla sua satira bonaria e scherzosa un tono di denuncia e critica, a causa del quale, forse, ? stato un po' allontanato dal panorama musicale mediatico.

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      #182
      Roberto De Simone (Napoli, 25 agosto 1933) ? un regista, compositore e musicologo italiano.

      Nipote dell'omonimo Roberto De Simone (attore teatrale e cinematografico), comincia a studiare pianoforte all?et? di sei anni. Nel 1946 si iscrive al Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli; a quindici anni esegue il Concerto per pianoforte ed orchestra K. 466 di Mozart, per il quale scrive anche le cadenze. Successivamente, con l?esecuzione del Concerto in do Minore n? 3 per pianoforte e orchestra di Beethoven, ? indicato come uno degli allievi pi? meritevoli dei conservatori italiani ed ? prescelto per partecipare al Premio Nazionale intitolato a Giuseppe Martucci, dove si posiziona tra i primi classificati.

      Nel 1957 inizia una carriera concertistica che alterna con ricerche sull?espressivit? popolare della Campania e con una collaterale attivit? di compositore e musicologo. Lascia successivamente il concertismo e gli studi - ? iscritto alla facolt? di Lettere presso l?Universit? Federico II di Napoli - per dedicarsi esclusivamente all?attivit? di musicista e all?approfondimento delle tradizioni popolari campane.

      Appartengono a questo periodo le musiche scritte per gli spettacoli televisivi e teatrali "Edipo re" di Sofocle, "La lunga notte di Medea" di Corrado Alvaro con la regia di Maurizio Scaparro, "Io Raffaele Viviani" di Achille Millo. In questi anni inizia la collaborazione con l?"Autunno Musicale Napoletano" in qualit? di maestro sostituto e clavicembalista dell?Orchestra Scarlatti.

      Nel 1967 l?incontro con un gruppo di giovani interessati ad una nuova proposta della musica popolare, Giovanni Mauriello, Eugenio Bennato e Carlo d?Angi?, determina la nascita della Nuova Compagnia di Canto Popolare, della quale diviene l?animatore, il ricercatore e l?elaboratore dei materiali musicali. A questo primo insieme si aggiungono, in un secondo momento, Patrizia Schettino, Peppe Barra, Patrizio Trampetti e in seguito Fausta Vetere che sostituisce la Schettino.

      L?esperienza che Roberto De Simone vive dal 1967 al 1974 con la Nuova Compagnia di Canto Popolare ha una duplice importanza: da un lato vi si ritrovano racchiusi alcuni degli elementi fondamentali del suo modo di fare teatro, dall?altro si pu? individuare in essa un nuovo modo di concepire e proporre la musica popolare.

      Egli si pone come primo obiettivo il recupero e la riproposta del patrimonio culturale, teatrale e musicale della tradizione popolare campana sia orale che scritta. Il repertorio popolare non viene riproposto in maniera arbitraria, ma poggiato su sistemi colti come per esempio la scrittura e l?elaborazione metrica. Un lavoro di questo genere comporta una vera e propria ricerca ?sul campo?; De Simone e gli elementi del gruppo vanno, infatti, ad indagare durante le feste popolari, a raccogliere interviste nei paesini dell?entroterra campano, a trovare tracce superstiti laddove la tradizione ? gi? andata in frantumi. Contemporaneamente, l?attenzione ? anche rivolta al documento di tradizione colta: materiale di biblioteca, articoli, ma anche saggi su forme passate come villanelle, laudi e strambotti assolutamente necessari per il recupero e la riattualizzazione delle musiche tradizionali dell?area campana.

      Dopo un periodo di esclusiva attivit? musicale, il gruppo accentua progressivamente il carattere teatrale delle proprie esibizioni, cos? nel 1974 esso presenta al teatro San Ferdinando di Napoli una rilettura della Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci e nel 1976 nasce La gatta Cenerentola , opera scritta e musicata dallo stesso De Simone che determiner? il vero successo ma anche la rottura dei rapporti con alcuni componenti della NCPP.

      Dopo l?esperienza con la NCCP, Roberto De Simone continua la sua opera di rinnovamento attraverso una sempre pi? stretta collaborazione con il gruppo di artisti Media Aetas, nel quale ritrova Virgilio Villani, gi? splendido protagonista della Gatta e di Masaniello; con Media Aetas la ricerca non parte pi? dal folklore della cultura orale ma da basi storiche.

      Oltre ai capolavori "La gatta Cenerentola" (1976, 1985, 1989, 1998) e "L?Opera Buffa del Gioved? Santo" (1980, ripresa nel 1999), fra i suoi spettacoli pi? belli occorre citare "Masaniello" (1975), "Mistero Napolitano" (1977), "La Festa di Piedigrotta" (1978), "Li Zite ?ngalera" (1978), "Eden Teatro" di Raffaele Viviani (1981), "La Lucilla Costante" di Silvano Fiorillo (1982), "Il Bazzariota, ovvero la dama del bell?umore" di Domenico Macchia (1983), "Le Religiose alla moda " di Gioacchino Dandolo (1984), "Cantata per Masaniello" (1988), "Le Tarantelle del Rimorso" (1992), "Le 99 disgrazie di Pulcinella" (1994), "Le cantatrici Villane" di Valentino Fioravanti (1998), "L?impresario in angustie" (2001).

      Come compositore De Simone scrive, tra le altre, il "Requiem in memoria di Pier Paolo Pasolini" (1985), l'oratorio "Lauda Intorno allo Stabat" (1985), I "Carmina Vivianea" (1987), la "Festa Teatrale" composta per il 250? anniversario del teatro San Carlo di Napoli (1987), il melodramma "Mistero e processo di Giovanna d'Arco" (1989), la cantata drammatica "Populorum Progressio" (1994), le musiche corali per l'Agamennone di Eschilo (1995), "Il Canto de li Cunti" (1990), "Eleonora", opera composta per il bicentenario della rivoluzione napoletana (1999), "Il Re Bello", opera (2004). Collabora anche alle musiche dell'album Non farti cadere le braccia, di Edoardo Bennato.

      Egli cura anche la regia di decine di opere liriche per i maggiori teatri mondiali. Gli assi portanti del suo repertorio in questo settore sono costituiti dagli allestimenti delle opere di W.A.Mozart (Don Giovanni, Cos? fan tutte, inoltre Idomeneo e Il Flauto Magico che hanno inaugurato la stagione teatrale della Scala nel 1990 e nel 1995), di G.Verdi (Macbeth, Falstaff e il Nabucco che ha aperto la stagione scaligera del 1986), opere di G.Rossini (da ricordare Cenerentola e L?italiana in Algeri) e infine quelle di G.B.Pergolesi (La Serva Padrona). In questi ultimi anni ? impegnato con gli spettacoli Cholera (2003) e Il Re Bello (Teatro Politeama di Prato e Teatro della Pergola di Firenze nel 2004). Di recente realizzazione ? L? ci darem la mano (2007), travestimento mozartiano in due tempi nel quale il genio compsitivo di Roberto De Simone risulta essere in piena armonia con quello del compositore salisburghese.

      Gli studi e le ricerche compiute da De Simone sulle tradizioni campane confluiscono in testi e antologie di dischi. Fra le sue pubblicazioni sono da ricordare i volumi Chi ? devoto (1975), Carnevale si chiamava Vincenzo (1977), Canti e tradizioni popolari in Campania (1979), Il segno di Virgilio (1982), La tarantella napoletana nelle due anime del Guarracino (1991), Fiabe Campane (1993), Il Presepe popolare napoletano (1999), La cantata dei Pastori (2000).

      Negli anni Settanta De Simone insegna Storia del Teatro all'Accademia di Belle Arti di Napoli e per sette anni - dal 1981 al 1987 - ? Direttore Artistico del Teatro S. Carlo . Nel 1995 diviene Direttore del Conservatorio di Musica S.Pietro a Majella di Napoli. Nel 1998 ? nominato Accademico di Santa Cecilia e successivamente insignito del Cavalierato delle Arti (Chevalier des Arts et des Lettres) dal Presidente della Repubblica Francese. Nel 2003 viene insignito del premio Roberto I Sanseverino, organizzato dal comune di Mercato San Severino e dall'associazione La Magnifica Gente do' Sud.

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        #183
        Giovanna Marini ? una musicista, folklorista, cantautrice e ricercatrice etnomusicale italiana. La sua attivit? multiforme ne ha fatta una delle figure pi? importanti nello studio, nella ricerca e nell'esecuzione della tradizione musicale popolare italiana, ma ? autrice anche di canzoni e cantate di propria composizione.

        ? nata il 19 gennaio 1937 a Roma da una famiglia di musicisti. Nel 1959 si diploma in chitarra classica presso il conservatorio di Santa Cecilia a Roma, perfezionando gli studi e la pratica con il massimo chitarrista classico allora vivente, lo spagnolo Andr?s Segovia. Contemporaneamente si dedica allo studio ed alla pratica di strumenti a corda antichi, come il liuto, che suona nel Concentus Antiqui del m. Quaranta.

        ? proprio in quegli anni, ed all'inizio degli anni '60, che Giovanna Marini fa la conoscenza personale con i maggiori intellettuali e studiosi della tradizione popolare italiana, tra i quali spiccano Pier Paolo Pasolini (il cui incontro verr? narrato dalla stessa Marini in un'indimenticabile ed emozionante registrazione dal vivo, che resta una delle migliori descrizioni del carattere e del modo di fare di Pasolini), Italo Calvino (a sua volta anche autore di testi di canzoni per Cantacronache), Roberto Leydi, Gianni Bosio e Diego Carpitella. ? la scoperta del canto sociale, o di quella che, con una definizione risalente probabilmente a Giovanna Marini stessa, si comincia a definire come storia orale cantata, nel senso di registrazione popolare degli avvenimenti storici mediante lo strumento privilegiato della canzone di composizione anonima e di circolazione orale (ancora attiva nell'Italia degli anni '60 e in una societ? che pur si stava trasformando da prettamente rurale in urbano-industriale).

        Nel 1964 prende parte, a Spoleto, allo spettacolo Bella Ciao. ? uno spettacolo che resta nella storia e che provoca scandali e reazioni indignate da parte del pubblico. Continua nel frattempo a girare tutta la penisola da cima a fondo, raccogliendo una massa sterminata di canti popolari in lingua italiana e nei vari dialetti e lingue regionali. ? il nucleo fondante del Nuovo Canzoniere Italiano, con il quale Giovanna Marini si esibisce assieme ai gruppi formati dai maggiori cantautori italiani della cosiddetta Nuova canzone politica, come Ivan Della Mea, i veneziani Gualtiero Bertelli e Giovanna Daffini (una "cantante contadina" dalla quale la Marini impara la particolare emissione vocale e il repertorio), Paolo Pietrangeli, Caterina Bueno, il Duo di Piadena e i sardi Pastori di Orgosolo. Collabora anche con il celebre poeta in lingua sarda Peppino Marotto, dal quale apprende l'arte della narrazione popolare improvvisata.

        Giovanna Marini diventa una colonna portante dell' Istituto Ernesto De Martino, nel quale raccoglie tutta l'enorme quantit? di canti popolari da lei scoperti e catalogati, e per i quali arriva a creare persino uno speciale sistema di notazione musicale. ?, la sua, una vera opera di trascrizione della memoria, che le permetter? di trasportarla sul palcoscenico.

        L'attivit? di Giovanna Marini prosegue con spettacoli e iniziative che hanno fatto la storia del recupero delle tradizioni popolari italiane, come Ci ragiono e canto (1965), diretto da Dario Fo. Inizia anche a comporre lunghe ballate (pi? propriamente delle cantate) nelle quali racconta la sua esperienza e che interpreta da sola in scena accompagnandosi esclusivamente con la chitarra. Nascono cos? Vi parlo dell'America (1965), Chiesa Chiesa (1967) ed altre composizioni che arrivano fino all' Eroe (1974).

        Nel 1974 fonda la Scuola popolare del Testaccio, a Roma, trovando finalmente altri musicisti assieme ai quali poter suonare: Giancarlo Schiaffini, Michele Iannaccone e Eugenio Colombo. Scrive La grande madre impazzita (1979) e affronta la scrittura per strumenti e voci con Il regalo dell'imperatore (1983) e Requiem (1985). Per il bicentenario della Rivoluzione Francese, nel 1989, mette in musica la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Contemporaneamente, e a sottolineare la sua importanza estrema come ricercatrice etnomusicale, a Giovanna Marini viene conferita la cattedra di etnomusicologia applicata presso lo SPMT. Dal 1991 al 2000 Giovanna Marini ? anche titolare della cattedra di etnomusicologia presso l'Universit? di Paris VIII-Saint Denis, a Parigi. Con gli allievi romani e parigini, Giovanna Marini compie viaggi di studio per ascoltare e trascrivere i canti di tradizione orale ancora presenti in Italia nelle feste religiose e profane.

        Nel 1976 fonda il Quartetto Vocale per il quale scrive le cantate Correvano coi carri (1977) sino ad arrivare a Sibemolle e alla Cantata del Secolo Breve (ispirata all'opera storica di Eric Hobsbawm) presentata al Th??tre de Vidy, a Losanna, nel 2001.

        Nel 2002, assieme a Francesco De Gregori, Giovanna Marini incide l'album Il fischio del vapore, che ottiene un successo di vendite senza precedenti facendo, dopo quarant'anni, conoscere il suo nome anche al grande pubblico. Nel 2004, tra le altre cose, mette in musica la Ballata del carcere di Reading e il De Profundis di Oscar Wilde.

        Nel 2005, per il Festival Angelica di Musica Contemporanea, compone le musiche sul testo di Pasolini Le ceneri di Gramsci, eseguito dal coro Arcanto di Bologna, da cui viene edito il disco Le ceneri di Gramsci - Oratorio a pi? voci - dal canto di tradizione orale al madrigale d'autore nel 2006.

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          #184
          James Taylor nasce nel 1948 a Boston. I suoi fratelli e sorelle - Alex, Livingston, Hugh, Kate - diventano tutti musicisti e incidono almeno un disco. Lui comincia a suonare a 16 anni, assieme a suo fratello Alex, e dopo aver studiato il violoncello da bambino. Lascia la scuola e cade vittima di una profonda crisi depressiva. Entra in un ospedale psichiatrico del Massachusetts, esperienza che ispira alcune tra le sue prime canzoni.

          Nel 1966, a 18 anni, torna a New York e forma un gruppo che battezza Flying Machine. La band pubblica un singolo di scarso successo e poi si scioglie.
          Nel frattempo Taylor diventa eroinomane. Nello sforzo di uscire dalla tossicodipendenza, si trasferisce a Londra, e ottiene un contratto con la Apple che pubblica il suo album di debutto: JAMES TAYLOR, uscito in Inghilterra alla fine del 1968 e negli Stati Uniti nel febbraio del 1969. L?album non ottiene i risultati sperati e, soprattutto, James Taylor non riesce a disintossicarsi. Torna in Usa ed entra in ospedale ma, una volta dimesso, ha un brutto incidente di moto in cui si frattura entrambe le mani - ed esce dalla scena per alcuni mesi.

          Nel gennaio del 1970 Taylor firma con la Warner, si trasferisce in California e regisrta il secondo album, SWEET BABY JAMES, che spinto dal singolo ?Fire and rain? ottiene un buon successo ed schizza ai posti alti delle classifiche, il che spinge Taylor a pubblicare una selezione delle sue prime canzoni con i Flying Machine (JAMES TAYLOR AND THE ORIGINAL FLYING MACHINE).
          Dopo aver tentato di fare l?attore in ?Two-line blacktop? assieme a Dennis Wilson dei Beach Boys, James Taylor si convince: la sua strada ? quella della musica, meglio lasciar perdere le velleit? cinematografiche. Nel 1971 esce MUD SLIDE SLIM AND THE BLUE HORIZON, che contiene il portentoso singolo ?You?ve got a friend?, che arriva al numero uno in classifica. L?album successivo, ONE MAN DOG, esce nel novembre 1972. il 3 novembre Taylor sposa Carly Simon, cantautrice come lui.

          Per l?album successivo bisogna aspettare il 1974, anno in cui esce WALKING MAN, che raggiunge la top five ma dal punto di vista commerciale non ha risultati entusiasmanti. Nel 1976 ? il turno di IN THE POCKET e di un GREATEST HITS. Nel 1977 Taylor firma con la Columbia e pubblica JT, che vende pi? di due milioni di copie. Anche FLAG, del 1979, ha un certo successo; segue un lungo tour nell?estate del 1980, e poi DAD LOVES HIS WORK, nel 1981. Per tutti gli anni 80 Taylor continua a girare il mondo in tour, e nel 1983 divorzia da Carly Simon.

          Nel 1985 esce THAT?S WHY I?M HERE, dopo quattro anni di assenza dalle scene. L?album non ha risultati brillanti.
          Alla fine del 1985 Taylor si sposa per la seconda volta, con Kathryn Walker, e nel 1988 pubblica NEVER DIE YOUNG, che vende milioni di copie. Nell?ottobre del 1991 ? la volta di NEW MOON SHINE, che raggiunge quota un milione di copie vendute. Nel 1993 e nel 1994 escono due LIVE: nel 1996 Taylor divorzia dalla sua seconda moglie, e nel ?97 pubblica un altro album di buon successo, HOURGLASS. Nel 2001 Taylor si risposa con Caroline Smedvig e mette al mondo due gemelli. Nel 2002 arriva OCTOBER ROAD, che ottiene da subito un ottimo riscontro.

          Tra le numerose collaborazioni di Taylor c'? anche quella con gli italiani Elio e le Storie Tese, nel pezzo "First Me, Second Me" dal disco Eat the Phikis. Il testo della seconda parte della canzone, quella cantata da Taylor, ? volutamente scritto in un inglese improbabile, frutto di una traduzione troppo letterale dall'italiano (i primi versi recitano "how you call you / how many years you have / from where come / how stay"). La collaborazione tra Taylor e gli Elio e le Storie Tese ? proseguita nel programma televisivo "Night Express", in una puntata del quale il cantante si esib? dal vivo accompagnato dal complesso milanese, con Elio e la figlia dello stesso Taylor, Sally, ai cori.

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            #185
            Originally posted by edorsv99 View Post
            Garbo, pseudonimo di Renato Abate, nato a Milano il 25 aprile 1958 ? un cantautore italiano famoso soprattutto negli anni Ottanta.

            Grande esponente, insieme a Faust'O e al primo Enrico Ruggeri, di quella che all'epoca venne chiamata new wave italiana (ispirata ad artisti internazionali come David Bowie, Bryan Ferry, Japan, Brian Eno) debutta nel 1981 con la EMI e l'album "A Berlino... Va Bene", che contiene il noto singolo omonimo.

            Nel 1982 ? la volta dell'album "Scortati" che contiene i singoli "Generazione" e "Vorrei Regnare" con cui l'artista partecipa anche ad alcune puntate del Festivalbar nell'estate 1983. Sul finire dello stesso anno esce il singolo "Quanti Anni Hai?" che segna una collaborazione tra l'artista lombardo e Antonella Ruggiero (voce dei Matia Bazar). Il brano entra nella classifica elaborata da Radio Deejay.

            Garbo partecipa al Festival di Sanremo del 1984 con "Radioclima", classificandosi nelle ultime posizioni, ma vincendo il Premio della Critica.
            Nel 1984 esce l'antologia "Fotografie" che comprende il singolo "Radioclima" pi? i maggiori successi di Garbo, alcuni rivisitati in chiave differente rispetto alle versioni originali. Lo stesso anno segna inoltre una collaborazione tra l'artista e i Matia Bazar per l'album di questi ultimi "Aristocratica". Il brano in cui Garbo presta la sua voce ? "Ultima Volont?".
            Nel 1985 partecipa nuovamente al Festival di Sanremo questa volta con il brano "Cose Veloci" piazzandosi in ultima posizione, ma conquistandosi un pubblico di fan sempre pi? consistente.

            Nel 1986 pubblica l'album "Il Fiume", per la Polygram, raggiungendo quello che sar? il suo periodo di maggior notoriet?. L'omonimo video ? in rotazione su Videomusic e su Deejay Television (canale musicale e trasmissione musicale pi? seguiti all'epoca). Garbo partecipa a diverse manifestazioni canore e riscuote molti consensi. Nel 1988 esce "Manifesti", album prodotto da Alberto Salerno e Mara Maionchi, che contiene il singolo "ExtraGarbo" con cui l'artista fece una delle sue ultime apparizioni televisive al Festivalbar.

            Negli anni Novanta Garbo prosegue la sua carriera, ma in tono pi? dimesso e da vero 'outsider' pubblica alcuni dischi per svariate etichette indipendenti.
            Nel 1990 esce per la KinderGarten (etichetta per cui incisero i fiorentini Neon e i catanesi Denovo) l'album "1.6.2", seguito a breve distanza da un live "Garbo e Il Presidente" del 1991 nel quale suonano alcuni componenti dei Neon.

            Il tarlo che muove Garbo ? il controllo totale della produzione, la necessit? di curare in autonomia ogni aspetto della sua musica. Per questo motivo, insieme ad alcuni collaboratori, nel 1992 vara la casa discografica Discipline (music label) e la battezza un anno dopo con due dischi: l'inedito "Macchine Nei Fiori" e "Cosa Rimane? Rivisitazioni (81-91)", in cui rilegge alcuni suoi brani del passato indirizzando la ricerca verso musicalit? pi? orientali. L'incanto d'Oriente agisce anche in "Fuori Per Sempre" (1995), denso di temi poetici ed esistenziali.

            Nel 1997 Garbo pubblica "Up The Line (The Virtual Sound, Word And Image)", un'altra tappa della sua sperimentazione, contemporanea alla fondazione del movimento del 'Nevroromanticismo', che raccoglie gli scrittori Isabella Santacroce, Tommaso Labranca, Tiziano Scarpa, Niccol? Ammaniti, Aldo Nove e altri 'Cannibali'.
            L'atmosfera decadente permea anche "Grandi Giorni" (1998), come sempre incentrato sulle inquietudini e le problematiche del nuovo millennio. Il disco sorta di raccolta di nuove incisioni assemblate a vecchi successi esce per la FRI, la nota etichetta di Claudio Cecchetto e degli 883.

            Dopo le raccolte "Garbo: I Successi" (1999) e "Il Meglio", uscite per le piccole etichette DV More Records e Mr. Music, il musicista si prende ben tre anni prima di pubblicare "Blu" nel 2002, firmando un rapporto con l'etichetta di Valerio Soave Mescal. "Blu" racchiude i due singoli "Un Bacio Falso" e "Migliaia Di Rose", che riportano Garbo sui percorsi musicali pi? melodici e accattivanti dei suoi esordi.

            Nel 2004 la EMI pubblica per la prima volta su CD i primi tre album di Garbo: "A Berlino...Va Bene", "Scortati" e "Fotografie", rimasterizzati in digitale. La riedizione di "Fotografie" ? arrichita di bonus tracks, tra cui un remix 2004 di "Radioclima". Nello stesso anno Garbo partecipa a un progetto musicale di Boosta, tastierista dei Subsonica, intitolato "Iconoclash", in cui vengono rivisitati successi pop degli anni 80 in chiave post-punk e new wave. Garbo ? presente con "A Berlino...Va Bene" in una versione "de-strutturata". Al progetto partecipano anche elementi dei Linea 77.

            Nel 2005 esce per la ricostituita Discipline (music label) l'album "Gialloelettrico" che include il singolo "Onda Elettrica" (brano scritto insieme a Luca Urbani dei Soerba). L'album segna la collaborazione tra l'artista e musicisti di nuova generazione come Morgan, i Delta V e appunto Luca Urbani. Il videoclip di Onda Elettrica, scritto e diretto da Graziano Molteni ha vinto al 7? Premio Videoclip Italiano il Miglior Soggetto nella categoria Indipendenti. Figurano molte special guest come Luca Urbani, Debora Villa di Camera Caf?, Boosta dei Subsonica, Carlo Bertotti dei Delta V ed Andy Fumagalli. L'ultimo singolo ad oggi ? "Forse".

            Nel 2006 esce un disco tributo doppio dedicato all'artista intitolato "ConGarbo" con brani famosi rivisitati da Baustelle, Soerba, Delta V, Boosta (Subsonica), Marco Notari, Lele Battista (La Sintesi), N.A.M.B., Andy (Bluvertigo), Krisma, Gionata, Mario Giovanardi (La Crus), Zu e Meg (99 Posse), Madaski ed altri.
            Nell'aprile 2007 la EMI pubblica la raccolta retrospettiva "Garbo: The Best Of Platinum" dedicata al periodo degli anni ottanta di maggior successo dell'artista. La raccolta include anche i brani "Il Fiume", "Per Te" ed "Extra Garbo" (quest'ultima per la prima volta in formato cd).
            a mio avviso rimane uno dei talenti, meno apprezzati della new wave italiana

            Divertiti con i video e la musica che ami, carica contenuti originali e condividi tutto con amici, familiari e con il mondo su YouTube.


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              #186
              Originally posted by kaciaro View Post
              a mio avviso rimane uno dei talenti, meno apprezzati della new wave italiana

              Divertiti con i video e la musica che ami, carica contenuti originali e condividi tutto con amici, familiari e con il mondo su YouTube.


              Forse perch? si proponeva con troppo garbo...

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                #187
                Clyde Jackson Browne (nato il 9 ottobre 1948) ? un cantante rock americano. Le sue canzoni introspettive e piene di riferimenti letterari hanno fatto di lui uno dei pi? influenti esponenti della musica della West Coast degli anni '70. Brillante cantautore, chitarrista e pianista, negli anni ? stato famoso anche per il suo impegno civile ed ambientalista. Pu? essere accostato a Nick Drake e Neil Young, pi? tardi sar? influenzato anche da Bruce Springsteen.

                Nato in Germania ma cresciuto a Los Angeles, cominci? la carriera di autore verso la fine degli anni sessanta scrivendo tre canzoni per l'esordio solista di Nico e poi per Eagles, Byrds, Tim Buckley e Nitty Gritty Dirt Band (di cui entra per poco in formazione nel 1966); grazie a questo si fece conoscere al pubblico del settore musicale. Subito inizia a fare coppia con il chitarrista David Lindley, sua futura spalla per gli anni a venire.

                Il suo debutto risale al 1972 con l'album omonimo. ? tutt'altro che un disco acerbo in cui vanta la collaborazione con alcuni esponenti della musica californiana (tra cui Clarence White e David Crosby) e gli frutta gi? i primi successi di classifica (Doctor My Eyes e Jamaica Say You Will). Successivamente parte per un tour con Joni Mitchell e gli Eagles.

                Nel 1973 esce For Everyman, contenente la sua personale versione di Take It Easy brano scritto per gli Eagles e da loro portato al successo, la sua versione di These Days (scritta per Tim Rush nel 1968) e la piccola hit Redneck Friend. L'anno dopo pubblica Late for the Sky, da molti critici ritenuto il suo lavoro migliore. Pieno di testi introversi, quasi indecifrabili, frutter? i successi di Before the Deluge e Fountain of Sorrow. Dopo una lunga pausa, nel 1976 esce The Pretender, con liriche fortemente influenzate dal suicidio della moglie Phillys.

                Nel 1977 esce l'album dal vivo (ma contenenete solo pezzi inediti, come Time Fades Away e Rust Never Sleeps di Neil Young) Running on Empty. Tratto dal suo tour americano, ? il suo maggior successo commerciale. La title-track dal sapore springsteeniano, una delle sue canzoni pi? note, ? un manifesto della generazione post-sessantotto che "corre nel vuoto". Famosa anche Stay, cover degli anni '60 di un pezzo degli Zodiacs, che diventer? un classico delle chiusure dei suoi concerti. Nel 1979 ? co-fondatore del MUSE, il movimento degli artisti uniti per l'energia pulita che in quell'anno organizza il grande concerto No Nukes con partecipazioni di musicisti del calibro di Crosby, Stills, Nash and Young, Bruce Springsteen e James Taylor.

                Nel nuovo decennio l'artista vira verso produzioni pi? livellate, in linea con il periodo, perdendo anche forza nei testi che talvolta cedono il passo ad una politicizzazione troppo marcata oppure sono pi? frivoli. Questo nuovo corso ? evidente con Hold Out del 1980, che riesce nell'intento di raggiungere il primo posto nelle classifiche. Il singolo Disco Apocalypse (scritto nel 1976) ? la dimostrazione abbastanza eloquente di questa svolta, nonostante nel disco si possano ancora ritrovare canzoni significative come Hold On Hold Out.

                Nel tour del 1981 continua a portare avanti le sue idee pacifiste e antinucleari, tanto che nel 1982 viene arrestato in California mentre manifestava davanti ad una centrale nucleare. Browne ritorna in classifica nel 1982 con il brano disimpegnato Somebody's Baby tratto dalla colonna sonora del film Fast Times at Ridgemont High (Fuori di testa). Nel 1983 esce Lawyers in Love, con sonorit? sempre pop e qualche ritorno al folk rock tradizionale, il brano omonimo ? una nuova hit.

                Tra il 1984 e 1985 viene coinvolto da Little Steven nel progetto pacifista di Sun City, effettuando alcune visite in Nicaragua. Dopo una pausa esce, nel 1986, Lives in the Balance, caratterizzato da forti accuse al reaganismo, testi polemici e appassionati e la novit? di sonorit? esotiche grazie alla collaborazione con un gruppo di artisti sudamericani in alcune canzoni (Lawless Avenue e Lives in the Balance). Alla fine del decennio esce World in Motion, solitamente considerato minore nella sua discografia, in cui ? presente la cover di Little Steven I Am a Patriot, Browne prosegue con gli argomenti politici e le esperienze personali.

                Negli ultimi anni Browne dirada le sue uscite discografiche ma ritrova una verve che ricorda, almeno in parte, le composizioni del suo periodo migliore. Nel 1993 infatti, con I'm Alive, si fa nuovamente apprezzare dalla critica, grazie soprattutto a pezzi come la title-track e Sky of Blue and Black. L'album, con tratti malinconici, ? frutto di quattro anni di lavoro e ispirato dalla fine del suo rapporto sentimentale con l'attrice Daryl Hannah.

                Tre anni dopo esce Looking East, meno riuscito del precedente ma comunque apprezzabile, in cui spicca il brano The Barricades of Heaven. Per celebrare i 25 anni di carriera, nel 1997, esce la sua prima antologia The Next Voice You Hear: The Best of Jackson Browne, contenente due brani inediti (The Rebel Jesus e The Next Voice You Hear). L'ultimo album in studio fino ad ora, l'atteso e purtroppo deludente (nonostante l'impegno civile e politico che trapela) The Naked Ride Home esce nel 2002. Due anni dopo viene pubblicata una nuova compilation in due dischi The Very Best of Jackson Browne. Nel 2005 ? uscito il suo primo disco dal vivo vero e proprio in oltre trent'anni di carriera, Solo Acoustic, Vol. 1, che si preannuncia come avvio di una serie di pubblicazioni dal vivo.

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                  #188
                  Crosby, Stills, Nash & Young - Déjà Vu

                  Durante il festival di Woodstock al trio composto da Crosby, Stills e Nash si aggiunge Neil Young che da poco ha abbandonato i Buffalo Springfield per intraprendere la carriera solista. L’esibizione dei 4 suscita reazioni entusiaste da parte di pubblico e critica tanto che si decide di dare un seguito su disco alla felice iniziativa. L ‘arrivo di Neil Young porta quel tocco di rock elettrico che al trio mancava dando vita così ad un poker d’assi davvero unico.

                  Le canzoni sono equamente divise tra i musicisti anche se, inutile negarlo, è il tocco di Young ad elevare a capolavoro un disco che altrimenti sarebbe restato solamente bello. Bisogna comunque ammettere che tutti e 4 sono in uno stato di forma davvero eccezionale e lo si capisce fin dalla prima “Carry On” ( scritta da Stills) cantata in quartetto presenta un suono elettroacustico di influenza southern molto convincente. La successiva “Teach Your Children” vede come ospite d’onore alla steel il grandissimo Jerry Garcia; la canzone ,sempre cantata in coro, è una ballad country rock di grande presa con Jerry che ricama di fino sulla suggestiva melodia. “Almost Cut My Hair” di Nash, cantata dall’autore, è un grande pezzo rock elettrico; i duelli chitarristici a colpi d’assoli sono a dir poco emozionanti.

                  Si prosegue con “Helpless” di Neil Young: In questo brano gia si sentono le atmosfere che caratterizzeranno il suo capolavoro “After the Gold Rush”: Neil al piano detta una melodia surreale per bellezza e delicatezza,una ballata meravigliosa che sa farci sognare,bellissimo il coro del ritornello.” Woodstock” è una canzone di Joni Mitchell, un altro grande pezzo rock elettrico che mostra come i 4 siano perfettamente affiatati scambiandosi i ruoli e duellando con le chitarre. La title track vede David Crosby, autore del brano, come voce solista (in Woodstock era Nash). La canzone si svolge tra l’intervallarsi dei cori e la possente ugola di David, mentre le chitarre elettriche e acustiche in levare si aggiungono al piano dando un tocco quasi psichedelico al brano.

                  Our House” ci mostra il lato più romantico dei 4, che fanno il verso ai Beatles, mentre il piano di Young stende il suo tappeto sonoro.” 4 + 20” vede Steven Stills alla voce solista, è un brano notturno dalle venature jazz in cui il nostro accompagnato solo dalla chitarra acustica sa creare una bella atmosfera. “Country Girl: Whiskey Boot Hill/Down, Down...” ci mostra ancora Neil Young in grande forma, pianoforte e organo accompagnano il crescendo continuo del brano che esplode in un coro epico di rara bellezza e classe. Il sipario cala con “Everybody I Love You” scritta in coppia da Young e Stills (entrambi ex Buffulo Springfield ), al cantato in coro si contrappongono le sferragliate elettro-chitraristiche per l’ennesimo grande brano rock.

                  Per concludere possiamo dire che “Deja Vù” è un lavoro superbo, ognuno degli interpreti è libero, a turno, di esprimersi senza venire soffocato dagli altri e quando i 4 uniscono le forze come ad esempio in “Carry On” il risultato è davvero splendido.

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                    #189
                    Donald Jay Fagen (10 gennaio 1948, Passaic New Jersey) è un musicista e cantautore americano. È cantante e tastierista degli Steely Dan fin dal loro esordio nel 1971.

                    Donald Fagen è il cofondatore degli Steely Dan assieme a Walter Becker. I due si incontrarono nel 1967 al Bard College di Annadale-on-Hudson, New York ed iniziarono a suonare insieme in vari gruppi locali. Nel 1969, dopo che Fagen si laureò, si trasferirono a Brooklyn per lavorare come cantautori professionisti. Non ottennero molto successo fino a che non incontrarono Gary Katz il quale, appena assunto dalla ABC Records come produttore, li portò con sé a Los Angeles li fece assumere come autori.

                    Dopo poco tempo Katz si rese conto che le composizioni di Fagen e Becker erano troppo complesse per gli altri artisti dell'etichetta, allora consigliò loro di formare una propria band. Fondati gli Steely Dan, Gary Katz li fece firmare con l'ABC Records divenendo inoltre il produttore di tutti i loro dischi degli anni settanta.

                    Nei primi due album Fagen divideva il ruolo di cantante e quello di tastierista con David Palmer poiché era restio a cantare in pubblico a causa di un vero e proprio blocco psicologico. Così, anche i brani che sull'album erano cantati da Donald , durante i concerti erano riproposti dalla voce di Palmer. Non appena Gary Katz e Walter Becker si accorsero che senza la voce di Donald le canzoni non sembravano avere lo stesso impatto dal vivo, parlarono con Fagen e lo riuscirono a convincere ad assumere il ruolo di unico front man degli Steely Dan. Fagen e Becker maturavano sempre più la voglia di dedicare maggior tempo alla scrittura e alla registrazione dei brani in studio più che ai concerti. Così, i musicisti che si erano uniti a Donald e Walter per formare gli Steely Dan, lasciarono man mano il gruppo che assunse definitivamente la forma di duo nel 1977 quando diedero alle stampe il loro capolavoro Aja.

                    Nel 1978 gli Steely Dan si rimboccarono nuovamente le maniche per dare un degno successore al loro sesto album Aja. Gaucho , il disco che ne venne fuori non deludeva affatto le aspettative ma la sua genesi fu funestata da una serie di sfavorevoli eventi, tra cui alcuni problemi burocratici con le etichette discografiche, che fecero sì che l'album venisse pubblicato solo due anni dopo, nel 1980.

                    Nel giugno del 1981 Donald Fagen e Walter Becker annunciarono che la loro collaborazione artistica sarebbe stata sospesa per riposarsi e dedicarsi ad altri progetti personali. Donald Fagen compose la canzone True Companion per il film d'animazione Heavy Metal.

                    Nel 1982 finalmente Donald uscì con un nuovo lavoro discografico: il celebratissimo The Nightfly . Questo fu il primo album di musica pop ad essere totalmente registrato in digitale. Oltre a contenere dei brani eccellenti che ricordano molto da vicino gli ultimi due lavori degli Steely Dan, ancora oggi questo disco viene testato per valutare la qualità degli impianti hi-fi.

                    Nel 1988 contribuì nuovamente ad una colonna sonora, scrisse infatti il brano Century's End per il film Bright Lights, Big City di Michael J. Fox.

                    Nel 1991, insieme ad artisti del calibro di Michael McDonald, Boz Scaggs e Phoebe Snow, registra dal vivo l'album The New York Rock & Soul Revue Live At The Beacon, dove, oltre ad alcuni suoi pezzi, vengono eseguiti classici quali Knock On Wood, At Last, Drowning In The Sea Of Love e Minute by minute.

                    Donald Fagen continuò nel frattempo a collaborare sia in studio che dal vivo con altri artisti e fu autore inoltre di una serie di articoli per il magazine Premiere. Nel 1993 si rincontrò finalmente con il suo storico collaboratore Walter Becker. Donald infatti coprodusse il lavoro di Becker 11 Tracks of Whack e Becker a sua volta coprodusse il lavoro solista di Fagen, Kamakiriad .

                    Da questa ritrovata intesa artistica scaturì un tour per tutta l'America con la successiva pubblicazione dell'album dal vivo Alive in America. Questo straordinario evento riportò definitivamente assieme gli Steely Dan i quali pubblicarono altri due album Two Against The Nature nel 2000 e Everything Musto Go nel 2004.

                    Nel 2006, nonostante gli Steely Dan continuassero ad esibirsi live, Donald Fagen ha trovato il tempo di scrivere il suo terzo lavoro solista intitolato Morph The Cat, disco musicalmente più vicino allo storico The Nightfly di quanto lo fosse Kamakiriad. Morph The Cat ha vinto il Grammy award come "Miglior Surround Sound Album";ancora una volta questo ambito riconoscimento finisce nelle mani di Fagen e del pluridecorato tecnico del suono Elliot Scheiner.

                    Lo stile compositivo di Donald Fagen è tanto inconfondibile quanto inclassificabile. Durante gli anni passati a scrivere canzoni per gli Steely Dan con il suo collega Walter Becker , Fagen ha sviluppato una singolare capacità di accomodare melodie e giri armonici dalla spiccata provenienza jazz nella classica forma canzone.

                    Le linee vocali sono la cosa che di più lascia disorientato l'ascoltatore che per la prima volta si imbatte nei lavori di questo artista; sono melodie che ci aspetteremmo venir fuori più da un sassofono o da una tromba che dalla voce di un cantante.

                    Fagen quasi mai lascia fuori dalle sue orchestrazioni il piano elettrico fender rhodes. Gli accordi eseguiti da questo strumento sono spesso proposti sotto forma di voicing che mettono in risalto le dissonanze mentre invece le chitarre ritmiche fanno ampio uso della tecnica dello stoppato.

                    Ma l'amore di Fagen per il jazz ed in particolare per Duke Ellington viene palesemente fuori negli arrangiamenti di fiati. Veri e propri intarsi curati in ogni minimo dettaglio.

                    Tutti questi ingredienti sono infine adagiati su di una granitica sezione ritmica in cui, gli incastri di basso e batteria danno saggio di tutti gli insegnamenti della scuola Motown e più in generale di tutta la musica nera dagli anni cinquanta in poi.

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                      #190
                      Miles Davis si trovava ad un ricevimento della Casa Bianca, quando una signora ingioiellata dalla testa ai piedi gli si avvicino’ chiedendogli a che titolo lui fosse presente. Miles, senza quasi guardarla, rispose: “Mia cara signora, io ho cambiato la musica”.

                      MILES DAVIS - Kind of blue

                      Inciso in due giorni (il 12 marzo e il 22 aprile 1959), composto da brani che la band mai aveva suonato prima di allora, vennero messe su vinile le prime e uniche esecuzioni dei 5 brani che compongono questo capolavoro. In questo disco Miles dirige John Coltrane e Bill Evans. Molte volte si è visto che mettere insieme grandi personaggi non è di per sé una garanzia di successo. Ma qui c’è Miles a coordinare il tutto secondo la sua sensibilità e il suo estro musicale, una sensibilità che crea una coesione, oserei dire, spirituale tra tutti i componenti del gruppo. Tutti i pezzi sono delle perle preziose, ma l’attacco del disco (So What, il manifesto modale di Miles) è ipnotizzante, incalzante. Qui il contrabbasso di Chambers sembra prendere parola, la parola di un predicatore che al termine della sua omelia incita i fedeli a rispondere “Amen”, e i musicisti rispondono: So What.

                      Miles distilla note preziose, dona luce, rimescola il be-bop e ne fa hard-bop. Non si improvvisa più sugli accordi, ora si creano linee melodiche che utilizzano scale su più piani armonici, è l’esplosione del modale come risposta anche alle esigenze esistenziali-politico-sociali di quella generazione di musicisti che in due giorni hanno stravolto il mondo. Da Kind of Blue sono partite strade che negli anni a venire hanno portato al Jazz-Rock, Fusion, Acid-Jazz, Mainstream; Kind of Blue ha consacrato musicisti in erba come Coltrane e Evans; Kind of Blue ha cambiato la musica e la musica ha cambiato noi tutti.

                      Miles Davis era un tizio scontroso, non amava molto il pubblico (spesso gli dava le spalle quando suonava) e aveva una grande ossessione: il nuovo, le nuove scoperte, nuove strade musicali da percorrere. Tecnicamente non era superlativo, Dizzy Gillespie era tecnicamente due spanne superiore a Miles; Clifford Brown, se non fosse scomparso a soli 25 anni, avrebbe probabilmente oscurato anche il divino Miles. Ma Miles aveva qualcosa nell’anima che altri non avevano.

                      Questo disco non è per gli amanti del jazz, questo disco è dedicato a chi ama la musica.

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                        #191
                        E qualche anno dopo...

                        ... alla fine Miles Davis si decise ad attaccare la spina... Anticipato da lavori come ?Filles de Kilimanjaro? e ?In a Silent Way?, ?Bitches Brew? port? definitivamente a compimento quella ?svolta elettrica? che da tempo era nell?aria. E allora: imponente e ridondante stuolo di musicisti (basti dire: tre batteristi pi? un percussionista!), sovraincisioni spudorate (orrore per gli amanti del jazz) e ritmi sicuramente pi? ?digeribili? a chi fino ad allora aveva sempre e solo ascoltato rock.

                        Un disco brutto, che ha fatto perdere l?identit? a quello che ? forse stato il pi? creativo genere musicale del novecento, svendendolo di fatto a quel rock cos? ?facile??. Ma no, tutt?altro! Proviamo a ragionare al di fiori di schemi prefissati: ?Bitches Brew? ? in assoluto uno dei pi? bei dischi di musica (intendendo con questo termine l?assenza di testi e di canto) mai fatti, veramente fra i pi? grandi del novecento.
                        Un lavoro di rottura, fortemente rivoluzionario come ai tempi lo fu il ?Sacre du printemps" di Stravinsky. Manca, ? vero, la bellezza del timbro strumentale acustico, ma non si pu? non rimanere affascinati da questi impasti strumentali e, soprattutto, dalla tromba di Davis che, pur non essendo pi? quella di "Kind of Blue?, risulta sempre personalissima, pronta a ?distillare? rade ed incisive note.

                        Inutile parlare della band (bastino i nomi di Shorter al sax, Dejonette alla batteria e Chick Corea al piano), mentre una menzione d?onore la merita la confezione della recente versione rimasterizzata, dotata di un bel libretto, curata sonicamente e arricchita da un brano inedito.
                        Se ?Bitches Brew? vi piacer?, non potrete dire di apprezzare il jazz, ma potrete sicuramente dire di apprezzare la grande musica.

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                          #192
                          Herbert Jeffrey Hancock meglio noto come Herbie Hancock (Chicago, 12 aprile 1940) ? un pianista e tastierista statunitense di jazz, fusion e funky.

                          Inizia a studiare pianoforte all'et? di 7 anni, e subito si dimostra un bambino prodigio. Nel 1961 Donald Byrd lo invita ad unirsi al suo gruppo a New York, dopodich? l'etichetta Blue Note gli offre un contratto.

                          Il suo primo album ? Takin' Off, del 1962, che diventa un successo commerciale dopo che Mongo Santamaria suona come cover il pezzo Watermelon Man. Nel maggio del 1963, Miles Davis lo chiama per il suo album "Seven Steps to Heaven". Hancock entra cos? a far parte dello storico quintetto di Davis, dove incontrer? anche Wayne Shorter, Tony Williams e Ron Carter. Durante la permanenza nel quintetto, Hancock continua a lavorare per l'etichetta Blue Note, realizzando capolavori come Maiden Voyage, Cantaloupe Island, e Speak Like A Child. Nel frattempo realizza la musica per il film Blow-Up di Michelangelo Antonioni.

                          Nel 1968, lasciato il gruppo di Davis, registra per la Warner l'album Fat Albert Rotunda, il suo primo disco squisitamente funky, anche colonna sonora dell'omonimo cartone animato. Nel 1969 forma un sestetto con cui realizza diversi dischi come The Prisoner. In questo periodo incomincia a interessarsi di strumenti elettronici. Gli album per la Warner Bros segnano il definitivo passaggio nella sfera del funky. L'album di transizione ? Fat Albert Rotunda al quale seguono Crossing e Sextant (il sound ricorda vagamente Bitches Brew di Miles Davis) per poi passare alla fase funk vera e propria. L'album pi? significativo ? Headhunters nel quale ? presente il famoso singolo Chameleon.

                          Questo periodo continuer? fino agli anni ottanta, data nella quale il continuo zigzagare di Hancock da un genere all'altro lo porter? a seguire due progetti contemporaneamente: uno vicino alla disco e alla musica elettronica (dal quale usciranno album come Future Shock, che contiene il celebre singolo da classifica Rockit, e Perfect Machine) e uno hard-boppistico: la reunion venne formata con gli stessi membri dei primi cd di Hancock: Tony Williams, Ron Carter e Freddie Hubbard. Sempre in questi anni si esibisce con numerosi concerti nel power-jazz trio Hurricane con Billy Cobham e con Ron Carter, riscuotendo un enorme successo.

                          Gli anni novanta segnarono un nuovo e fertile periodo per il pianista di Chicago: i progetti The New Standards, Gershwin World, Future 2 Future e Directions in Music sono gli album di riferimento delle nuove avventure di Hancock.

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                            #193
                            Michel Petrucciani (Orange, Francia, 28 dicembre 1962 - New York, 6 gennaio 1999) ? stato uno dei pi? apprezzati pianisti jazz di tutti i tempi.

                            Figlio di Antoine Petrucciani, meglio conosciuto come Tony Petrucciani, un rinomato chitarrista jazz, Michel impar? fin da bambino a suonare la batteria e il pianoforte, dedicandosi prima allo studio della musica classica e poi al jazz, nutrendosi della collezione del padre. Si esib? in pubblico per la prima volta all'et? di 13 anni e la sua carriera professionale prese avvio gi? all'et? di 15 anni, quando ebbe l'occasione di suonare col batterista e vibrafonista Kenny Clarke (con cui registr? il suo primo album a Parigi).

                            Dopo un tour francese col sassofonista Lee Konitz, nel 1981 si trasfer? a Big Sur, in California, dove venne scoperto dal sassofonista Charles Lloyd, che lo fece membro del suo quartetto per tre anni. Quest'ultima collaborazione gli fece guadagnare il prestigioso "Prix d'Excellence".

                            Le sue straordinarie doti musicali e umane gli permisero di lavorare anche con musicisti del calibro di Dizzy Gillespie, Jim Hall, Wayne Shorter, Palle Daniellson, Eliot Zigmund, Eddie Gomez e Steve Gadd.

                            Tra i numerosi riconoscimenti che Michel ha ricevuto durante la sua breve carriera, si possono ricordare: l'ambitissimo "Django Reinhardt Award" e le nomine "miglior musicista jazz europeo" (da parte del Ministero della Cultura Italiano) e Cavaliere della Legione d'Onore a Parigi.

                            Colpito alla nascita dall'Osteogenesi imperfetta (una malattia genetica conosciuta anche come "Sindrome delle ossa di cristallo"), Michel considerava tale disagio fisico come un vantaggio, che gli permise in giovent? di dedicarsi completamente alla musica tralasciando altre "distrazioni". Sebbene la malattia lo costringesse a ricorrere ad un particolare marchingegno per raggiungere i pedali del pianoforte, restano indubbi la sua assoluta bravura, la genialit?, capacit? di dominare la tastiera, il suo tocco inconfondibile se non forse irripetibile.

                            Mor? in seguito a gravi complicazioni polmonari e venne sepolto al cimitero parigino di P?re Lachaise.

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                              Stefano Bollani nato a Milano il 5 dicembre 1972, è un pianista jazz.

                              Bollani si è diplomato al conservatorio di Firenze nel 1993 e dopo una breve esperienza pop con Raf e Jovanotti è diventato velocemente uno dei jazzisti italiani più apprezzati da critica e pubblico.

                              Ha collaborato con molti grandi musicisti, come Gato Barbieri, Lee Konitz, Pat Metheny, Michel Portal, Enrico Rava, Paolo Fresu, Richard Galliano, Han Bennink e Phil Woods. La collaborazione più importante e prolifica è quella col suo mentore, il trombettista Enrico Rava.
                              Nel 1998 Bollani vince il premio della rivista Musica Jazz come miglior nuovo talento, premio conferitogli anche dalla rivista giapponese Swing journal (New Star Award) nel 2003, anno in cui la rivista inglese Mojo segnala il suo disco Smat Smat come uno dei migliori dell'anno.

                              Lo stile di Bollani è particolarmente eclettico e ricchissimo di citazioni musicali, ama scherzare ed improvvisare con il pubblico, e non disdegna collaborazioni originali come quelle coi cantautori Massimo Altomare e Bobo Rondelli (con il quale ha inciso l'album Disperati intellettuali ubriaconi da Bollani personalmente arrangiato), spettacoli teatrali con l'attore David Riondino e la Banda Osiris, apparizioni televisive (Meno siamo meglio stiamo con Renzo Arbore) e radiofoniche (Caterpillar, su Radio Due; Il Dottor Djembe; via dal solito tam tam, su Radio Tre).

                              Bollani ha pubblicato anche alcuni libri fra cui L'America di Renato Carosone e La sindrome di Brontolo.

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                                #195
                                La banda del paese e i maggiori premi internazionali, la campagna sarda e i dischi, la scoperta del jazz e le mille collaborazioni, l'amore per le piccole cose e Parigi. Esiste davvero poca gente capace di mettere insieme un tale abbecedario di elementi e trasformarlo in un'incredibile e veloce crescita stilistica.

                                Paolo Fresu c'? riuscito proprio in un paese come l'Italia dove - per troppo tempo - la cultura jazz era conosciuta quanto Shakespeare o le tele di Matisse, dove Louis Armstrong ? stato poco pi? che fenomeno da baraccone di insane vetrine sanremesi e Miles Davis scoperto "nero" e bravo ben dopo gli anni di massima creativit?.

                                La "magia" sta nell'immensa naturalezza di un uomo che, come pochi altri, ? riuscito a trasportare il pi? profondo significato della sua appunto magica terra nella pi? preziosa e libera delle arti.

                                A questo punto della sua fortunata e lunga carriera, forse non serve pi? enumerare incisioni, premi ed esperienze varie che lo hanno imposto a livello internazionale e che fanno sistematicamente ed ecumenicamente amare la sua musica: dentro al suono della sua tromba c'? la linfa che ha dato lustro alla nouvelle vague del jazz europeo, la profondit? di un pensiero non solo musicale, la generosit? che lo vuole "naturalmente" nel posto giusto al momento giusto ma, soprattutto, l'enorme ed inesauribile passione che lo sorregge da sempre.

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