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Impariamo a Fotografare

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    #1

    Impariamo a Fotografare

    Raggruppo qui gli interventi pertinenti dell'altro topic precludendo la possibilit? di spammare o riaprendolo se e quando me lo chieder? di volta in volta qualcuno .

    Scrivete nell'altro topic e poi io riporter? man mano qui

    Grazie in anticipo a tutti quanti !!!!!!

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    #2
    lezione namber uan

    Originally posted by benjofactory View Post
    cominciamo con la composizione dell'immagine in teoria

    la prima cosa che va imparata ? la regola dei terzi



    questa cosa ? utilissima all'inizio per fare un po' di occhio....
    Last edited by Lele-R1-Crash; 19-11-09, 11:36.

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      #3
      lezione namber ci?

      Originally posted by benjofactory View Post
      composizione dell'immagine in fotografia

      http://it.wikipedia.org/wiki/Composi...8fotografia%29

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        #4
        lezione namber fri

        Originally posted by benjofactory View Post
        si ma per menti che non si applicano come la tua sono solo numeri

        devi sempre pensare prima a cosa vuoi che ti esca nella fotografia e con la tecnica far si che venga fuori...

        se io ti posto una foto mia fatta in studio ti do la stessa atrezzattura e ti dico anche i dati di scatto sarei curioso di vedere se riesci a replicare

        questo per dimostrare che non servono quasi a niente




        il diaframma intanto non conta dalla macchina fotografica ma dall'ottica

        le pochissime variabili son tantissime con il digitale:

        Sensore CCD o CMOS che sia
        Capacità di misurazione del bilanciamento del bianco
        Processazione dell'immagine
        Buffer di memoria
        Raffica di Scatto
        Messa a Fuoco
        Otturatore
        tropicalizzazione o meno del corpo
        1 o 2 Slot per schede
        e potrei andare ancora avanti........

        necessità obiettivo corretto....questa è impossibile...ognuno ha le proprie esigenze e i propri soldi...

        diciamo che generalmente le ottiche sono:

        Macro
        Tele
        Grandangoli
        Normali

        a loro volta si possono dividere in fisse o zoom (coprendo diverse focali)

        L'ottica per eccellenza non esiste in quanto un'ottica è studiata per fare una e una sola funzione...non può fare tutto

        Definiamo un'ottica normale:

        per normale s'intende quell'ottica che ha lunghezza focale pari alla diagonale della pellicola/sensore------>quindi nel FF per normale sarebbe un 46mm che noi arrotondiamo a 50

        Grandangolo
        tutto ciò che ha una focale sotto al normale...una volta il grandangolo era il 28 o il 24...adesso abbiamo dei 14 che sono paurosi come resa

        Tele
        tutto ciò che avvicina....quelli seri costano gran soldoni

        Macro
        Tutte ottiche per fare fotografie con rapporti di ingrandimento 1:1 o superiori...
        sono ottiche che normalmente hanno lunghezze focali che vanno da 50 a 150/200 al massimo

        le ottiche fisse avendo meno lenti e non avendo spostamenti sono sicuramente migliori a livello di qualità delle zoom a discapito logicamente della praticità

        Le ottiche fisse sono anche sempre più luminose degli zoom

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          #5
          lesson number for

          Originally posted by benjofactory View Post
          COSTITUZIONE DI UNA MACCHINA FOTOGRAFICA DIGITALE

          metto una canon e una nikon par condicio





          Ogni macchina fotografica ? costituita da due parti fondamentali: un corpo, con un'apertura ad un'estremit? per permettere alla luce di entrare (obiettivo), ed una superficie di registrazione per catturare l'immagine luminosa all'altra estremit? (pellicola o sensore)
          La prima apertura, di dimensioni stabilite dal diaframma, ? controllata da un meccanismo (l'otturatore che pu? essere nell'obiettivo oppure nel corpo macchina nel caso delle reflex piccolo formato), mentre la parte relativa alla registrazione dell'immagine ? costituita da un sensore fotosensibile, che pu? essere una pellicola o lastra fotografica (macchine fotografiche tradizionali) o un sensore digitale (CCD o CMOS)

          Mentre il diaframma controlla la quantit? di luce che entra nella camera durante la ripresa, l'otturatore controlla la durata del tempo durante il quale la luce colpisce la superficie di registrazione. Apertura del diaframma e tempo d'otturazione determinano quindi la quantit? di radiazione in entrata e, di conseguenza, un corretto rapporto tra essi fornisce la giusta esposizione

          tipi di macchine motografiche
          Possiamo idealmente suddividere gli apparecchi fotografici secondo diversi criteri, il pi? macroscopico dei quali si basa sulla tipologia dell'elemento sensibile, chimico, basato su reazioni innescate dalla radiazione incidente, o elettronico basato su diversi tipi di sensori. Attualmente, sulla base di questo criterio, si collocano nelle categorie:

          * Fotocamere digitali, basate su elementi sensibili elettronici a tecnologia digitale ormai di diversificate caratteristiche, dalle minuscole apparecchiature di pochi centimetri, a apparati da studio ad alta risoluzione con sensori linear array. Poche, limitate a settori specifici e generalmente superate le tecnologie elettroniche analogiche.
          * Fotocamere tradizionali, basate sulla chimica del processo fotografico, nei vari formati, dalle diverse e diffuse pellicole alle lastre piane.

          Un altro criterio di categorizzazione, largamente estendibile ? quello relativo ai formati ed alle caratteristiche generali, indipendentemente dall'elemento sensibile, che in alcuni casi pu? essere intercambiabile, quindi sia elettronico che tradizionale. Avremo una vasta gamma di apparecchi:

          * Fotocamere da studio, di grosso formato, in genere a dorso intercambiabile, digitale, a lastra piana e a pellicola di diversi formati
          * Fotocamere, di grosso formato, in genere a dorso intercambiabile, trasportabili
          * Fotocamere di medio formato, digitali o a pellicola, a volte con dorso intercambiabile, e come sotto-categorie:
          o a mirino
          o reflex biottica
          o reflex SLR
          * Fotocamere di piccolo formato, dove solo poche reflex sono state prodotte come adattabili pellicola/digitale, ugualmente frazionabili in:
          o a mirino
          o reflex SLR
          * Fotocamere compatte, palmari
          * Microcamere
          * Fotocamere panoramiche, rotanti od a obiettivo rotante
          * Fotocamere per ripresa stereoscopica
          * Fotocamere di uso scientifico e specialistico
          * Fotocamere tradizionali a sviluppo istantaneo.

          Il sensore nelle digitali



          Il sensore pu? essere CCD, ma anche C-MOS. Sempre comunque si tratta di dispositivi formati da elementi fotosensibili a semiconduttori in grado di trasformare un segnale luminoso in un segnale elettrico. Solo successivamente un secondo dispositivo, funzionalmente separato, (il convertitore Analogico/Digitale) converte il segnale analogico in dati digitali. Nella fotocamera digitale, l'immagine viene messa a fuoco sul piano del sensore. I segnali cos? catturati vengono amplificati e convertiti in digitale. A questo punto i dati digitali sono in forma grezza (RAW) e - cos? come sono - possono essere memorizzati su un file per una successiva elaborazione in studio, con altri apparecchi informatici. Successivamente il processore di immagine interno alla fotocamera trasforma questi dati, cio? calcola le componenti primarie mancanti su ogni pixel (RGB) e rende compatibili i dati di immagine con i normali sistemi di visualizzazione di immagini (generalmente nel formato JPG o TIFF a seconda delle esigenze per le quali ? destinata la fotocamera) ed infine immagazzina il file elaborato in una memoria a stato solido (ordinariamente dal punto di vista tecnologico si tratta di EEProm di tipo Flash, mentre i formati con cui sono messe in commercio sono diversi (CF, XD, SD, MMC, Memory stick, ecc). Le schede contengono generalmente un rilevante numero di immagini, la quantit? dipende dalle dimensioni della singola immagine, dalla modalit? di registrazione e dalle dimensioni della memoria.

          La risoluzione totale del sensore si misura in milioni di pixel totali. Un pixel ? l'unit? di cattura dell'immagine: rappresenta cio? la pi? piccola porzione dell'immagine che la fotocamera ? in grado di catturare su una matrice ideale costruita sul sensore CCD.

          Le proporzioni delle immagini che si ottengono con gli attuali sensori (o attraverso elaborazioni del processore d'immagine interno alla fotocamera), sono indicate nella figura seguente:
          Proporzioni delle immagini che si ottengono con gli attuali sensori

          Moltiplicando il valore in pixel della risoluzione orizzontale per quello della risoluzione verticale si ottiene il numero totale di pixel che la fotocamera ? in grado di distinguere in una immagine.

          Le caratteristiche che attribuiscono qualit? ai sensori sono:

          * Elevato rapporto segnale rumore. Questo fenomeno si evidenzia in modo particolare nelle riprese a bassa luminosit? dove possono comparire degli artefatti di immagine dovuti a segnali derivanti dal rumore elettrico di fondo degli elementi fotosensibili;
          * Elevata gamma dinamica. Questo parametro indica l'ampiezza dell?intervallo di luminosit? dal minimo registrabile al massimo registrabile prima che l?elemento fotosensibile vada in saturazione.
          * Elevato numero di pixel. L?elevata quantit? di elementi fotosensibili garantisce un elevato dettaglio di immagine, ma sorgono problemi di velocit? nel trasferimento dei dati al processore d?immagine. Maggiore ? la risoluzione, maggiore ? il numero di pixel, maggiore sar? quindi la quantit? di dati da trasferire e dunque, a parit? di velocit? di trasmissione, maggiore sar? il tempo necessario a trasferire i dati al processore d?immagine e la successiva registrazione dell?immagine. Alcuni produttori hanno studiato sensori con 4 bus dati di uscita dal sensore che trasmettono in parallelo i dati di immagine al processore della fotocamera.
          * Capacit? di non trattenere ombre sul sensore relative a riprese precedenti. Questo problema si incontra prevalentemente nei sensori di tipo CMOS e richiede che i costruttori adottino strategie per ottenere una sorta di cancellazione elettronica del sensore fra la ripresa di un'immagine e l'altra;
          * Capacit? del sensore di non produrre artefatti derivanti da interferenze (effetto Moir?) fra i pixel in particolari condizioni di ripresa.

          I sensori di alcune fotocamere REFLEX professionali hanno il sensore di formato 3:2 ed un rapporto 1:1 con il fotogramma della pellicola, una dimensione quindi di 24x36 mm. Con queste dimensioni ? oltre ad avere un basso rumore, risulta possibile garantire che l'angolo di campo delle ottiche non sia alterato (rapporto 1:1 fra angolo di campo della fotocamera con sensore e quella a pellicola).

          INTERPOLAZIONE
          In tutte le fotocamere che adottano un sensore con Color Filter Array si usa l?interpolazione per generare in ogni pixel le due componenti cromatiche mancanti, in questo caso si tratta propriamente di interpolazione cromatica.

          In merito a quest'ultima modalit? infatti va detto che il sensore - composto da milioni di elementi fotosensibili - solo nel suo complesso cattura informazioni riguardanti le tre componenti RGB (Red-Green-Blue)(Rosso-Verde Blu) che compongono la luce della scena focalizzata sulla sua superficie. Quasi tutti i sensori, anche se con modalit? diverse, hanno i photosite (che normalmente hanno un solo photodetector per photosite) che catturano una sola componente cromatica della luce. Sulla superficie del sensore infatti ? collocato un filtro a mosaico denominato Color Filter Array (CFA), il pi? diffuso ? di tipo Bayer che a sua volta pu? presentare diverse varianti sul numero dei colori che vengono filtrati (3 o 4) e sulla disposizione dei colori sul mosaico. Il pi? comune ? quello denominato GRGB che ha il 50% dei photodetector che catturano il Verde (G), il 25% che catturano il Rosso (R) ed il rimanente 25 % che catturano il Blu (B). Per ottenere una adeguata fedelt? cromatica dell?intera immagine, ogni pixel registrato in un file grafico a colori (fa eccezione il file di tipo RAW) deve contenere le informazioni cromatiche di tutte e tre le componenti RGB della luce incidente su ogni pixel. Questo perch? la riproduzione delle immagini luminose avviene per mescolanza additiva delle tre componenti primarie della luce. Poich? ogni photodetector ne cattura solo una di queste (R, G o B), non pu? fornire tutti i dati per la formazione del pixel, cos? le altre due informazioni cromatiche vengono calcolate dal processore d?immagine attraverso un procedimento matematico (algoritmo di demosaicizzazione ? demosaicing). Solo cos? il pixel, inteso come raggruppamento dei dati cromatici della pi? piccola porzione che forma l'immagine, pu? concorrere ad una rappresentazione fedele dei colori dell'immagine.

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            #6
            Identificazione sigle obbiettivi

            Originally posted by Benjofactory
            ogni focale ha 2 numeri che la contraddistinguono:

            la lunghezza focale espressa in mm

            la massima apertura del diaframma (che può essere un numero unico tipo 2.8 oppure due numeri se è uno zoom non professionale; in quel caso il primo numero è l'apertura massima alla minima focale e il secondo l'apertura massima al massimo della focale)

            LUNGHEZZA FOCALE

            è la distanza tra il centro ottico dell'obiettivo e il piano pellicola (o il sensore in caso di fotocamera digitale) alla quale viene messa a fuoco l'immagine di un punto posto all'infinito. Da notare che si tratta di centro ottico, che non sempre coincide con il centro dell'obiettivo. Un obiettivo composto da più lenti, infatti, si comporta come una sola lente la cui lunghezza focale può essere considerevolmente diversa dalla lunghezza fisica dell'obiettivo. Questo è particolarmente evidente negli obiettivi a focale variabile, i cosiddetti zoom.
            In campo fotografico è espressa in millimetri.
            Dalla lunghezza focale e dalle dimensioni della superficie sensibile dipende l'angolo di campo dell'obiettivo. A parità di dimensioni del sensore, più la focale è lunga, più stretto è il campo inquadrato.
            Convenzionalmente si considera "normale" un obiettivo la cui lunghezza focale è circa uguale alla diagonale della pellicola o del sensore. Per il formato 135 (o 35 mm) si considera normale l'obiettivo da 50 mm che è quello che più si avvicina alla visione umana. Gli obiettivi più corti vengono chiamati grandangolari, quelli più lunghi teleobiettivi.
            Obiettivi di uguale lunghezza focale usati su superfici sensibili di formato diverso hanno angolo di campo diverso. In particolare obiettivi usati su sensori più piccoli hanno un angolo di campo inferiore.
            Questo diventa importante nel passaggio al digitale, in quanto le fotocamere digitali hanno, in genere, un sensore più piccolo rispetto al 35mm. Se, ad esempio, si monta un 50mm su una reflex digitale con sensore di formato APS, si avrà una resa equivalente a quella di un obiettivo da 75mm sulla pellicola. Questo viene espresso da un fattore di moltiplicazione che si ricava dal rapporto fra la diagonale del 35mm e quella del sensore, in questo caso 1,5.
            Per facilitare il passaggio al digitale, dato che la maggioranza dei fotografi è abituato ad usare il 35mm, spesso viene indicata la focale equivalente al 35mm accanto a quella effettiva.

            DIAFRAMMA

            In fotografia ed in ottica, un diaframma è un'apertura solitamente circolare o poligonale, incorporata nel barilotto dell'obiettivo, che ha il compito di controllare quantità di luce che raggiunge la pellicola (in una fotocamera convenzionale) o i sensori (in una fotocamera digitale) nell'unità di tempo (intensità di luce).

            Il centro del diaframma coincide con l'asse ottico della lente.

            La maggior parte delle fotocamere dispone di un diaframma di ampiezza regolabile (simile, per funzione, all'iride dell'occhio) contenuto nella lente; la regolazione del diaframma si chiama apertura.

            Insieme al tempo di esposizione l'apertura del diaframma determina la quantità di luce che viene fatta transitare attraverso l'obiettivo, che va quindi a impressionare la pellicola o i sensori.

            In modo dipendente dalla velocità della pellicola, la quantità di luce incidente su di essa (o sensore fotosensibile) viene a determinare l'esposizione di una fotografia.

            A piena apertura il diaframma lascia passare, in un dato tempo, quanta più luce possibile verso il supporto sensibile; chiudendo il diaframma si riduce tale quantità di luce.

            A parità degli altri parametri (obbiettivo, formato, ecc) La profondità di campo è fortemente influenzata dall'apertura del diaframma: se questo è completamente aperto essa assume il minimo valore, viceversa diminuendo l'apertura (l'operazione è detta diaframmare) si aumenta la profondità di campo, che raggiunge il massimo quando il diaframma è portato all'apertura minima.

            Diaframmi di piccole dimensioni richiedono però tempi di esposizione più lunghi e conseguentemente implicano un maggior rischio di mosso se il soggetto o la fotocamera si spostano durante l'esposizione.

            Diaframmi più chiusi hanno anche l'effetto di ridurre gli effetti di aberrazione ottica.

            Nelle fotocamere, il diaframma può essere regolato su diverse aperture, distribuite regolarmente su una scala di intervalli detti numeri f (f/numero) o f/stop o aperture diframmali o divisioni di diaframma o più semplicemente diaframmi.

            La sequenza dei valori di numeri f è una progressione geometrica di ragione \sqrt{2} (circa 1,4) standardizzata al congresso di Liegi nel 1905. Comprende i seguenti valori:

            f/1 f/1,4 f/2 f/2,8 f/4 f/5,6 f/8 f/11 f/16 f/22 f/32 f/45 f/64

            L'intervallo tra i diversi valori del diaframma viene comunemente indicato in gergo stop.

            I numeri f sono calcolati e ordinati in modo tale che diaframmando (cioè chiudendo il diaframma di un'intera divisione o di 1 stop) si dimezza la quantità di luce che entra a impressionare la pellicola o i sensori; chiudendolo di 2 stop si diminuisce la luce a 1/4, chiudendolo di 3 divisioni a 1/8 e così via.

            I numeri f esprimono il rapporto tra la lunghezza focale dell'obiettivo e il diametro dell'apertura del diaframma pertanto a valori più bassi di f corrispondono aperture di diaframma più ampie.

            Per cui, ad esempio, con un obiettivo di 50 mm, un'apertura del diaframma di 25 mm corrisponde a f/2 mentre un'apertura di 3,125 mm a f/16.

            Questo significa che, pur essendo la scala dei diaframmi standardizzata (è la stessa su tutti gli obiettivi), in realtà lo stesso numero f impostato su ottiche di focale diversa ha effetti diversi.

            Infatti il rapporto, ad esempio di f/4, implica che per un teleobiettivo di lunghezza focale f = 200 mm il diametro di apertura dell'obiettivo è pari a 200/4 = 50 mm mentre per un grandangolare di lunghezza focale f = 35 mm l'apertura è pari a 35/4 = 8,75 mm. Quindi impostando ad 8 il valore del diaframma di un qualunque obiettivo equivale ad aprire il diaframma dell'obiettivo con un diametro pari ad 1/8 della sua lunghezza focale.

            Tale regola ha valore per gli obiettivi non "retrofocus" con lunghezza focali oltre i 35 mm.

            SIGLE

            VR (nikon) IS (canon) = obiettivo con stabilizzatore d'immagine
            APO (solitamente nei sigma) = apocromatico
            HSM - USM - fig@toMareM = Motorizzato (oltre il motore di messa a della macchina ha un sistema di messa a fuoco anche l'ottica)

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              #7
              Puntualizzazione di Bostik

              Originally posted by bastich View Post
              perdonami se ti correggo e puntualizzo

              il motore di messa a fuoco ? generalmente di tre tipi:

              meccanico pilotato dal motore del corpo macchina, il quale muove le lenti devolute alla MAF (esempio, le ottiche classiche di nikon non afs e le ottiche pentax)

              elettro-meccanico nell'ottica pilotato dall'AF del corpo macchina (esempio, i 50 1,8 di canon o le ottiche sigma non HSM per canon)

              HSM, USM, SWM o come minchia si chiama, motorizzato ad ultrasuoni direttamente nell'ottica e sempre pilotato dall'AF

              per il resto benjo ha fatto un lavorone

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                #8
                Allora, te le commento cos? capisci dove e come migliorare

                primo, i controsole di solito si evitano come la peste, a meno che non siano al tramonto, in quanto i lensflare non sono delle cose belle, ma delle aberrazioni che mettono in risalto i difetti delle lenti
                se fai foto controluce o cmq con un soggetto in primo piano e uno sfondo molto illuminato, visto che l'esposimetro tender? a regolare l'esposizione sullo sfondo, aiutati con il flash per riempire il volto in primo piano e avere anche lo sfondo ben illuminato.

                Composizione, la regola dei 2/3 ? sempre valida, e in pratica dice di dividere il campo visivo con una griglia 3 per 3 e porre il soggetto a cavallo tra due quadrati, in modo che non stia al centro ma di lato, dando "aria" alla foto e rendendola pi? dinamica, pi? viva, pi? coinvolgente; per capire dove "mettere l'aria" usa gli occhi del soggetto, l'aria va nella direzione dello sguardo, se sono centrali scegli te
                Altra "regola" ? quelle diagonali, cerca di porre i soggetti della foto lungo una delle due diagonali della foto, vedrai che la foto risulter? pi? bilanciata e ordinata, ma questo l'hai gia messo in pratica

                "taglio degli oggetti": le foto vanno pensate prima e attuate dopo, se ci sono oggetti in mezzo si spostano o ci si sposta, tutto ci? che sta in foto ma non riguarda la foto confonde, distrae, disturba...
                quindi via quei capelli e quella spalla dalla foto di tuo padre, e quelle "parti anatomiche" dai ritratti dei tuoi fratelli, o zoommi di pi? o ti sposti ma "togli quelle cose" nei ritratti e primi piani

                "taglio dei soggetti": un'altra cosa a cui porre attenzione ? l'intera composizione della foto, guarda sempre dove finisce il soggetto che stai fotografando e cerca di non lasciarne fuori parti o "pezzetti" a meno che non ci sia una ragione, l'esempio ? la foto del pozzo, il bordo inferiore del pozzo ? tagliato, andava incluso, e la foto, visto che avevi una reflex, per me andava resa pi? buia, magari mettendo f22 in modo da diminuire i lensflare e la luce pure mantenendo l'idea del tramonto e poi dare un tono pi? caldo in pp... (a proposito, mi sa che avevi una 40d visto che la 80d non esiste ).
                altra indicazione sul come tagliare i soggetti nei primi piani... se si ? costretti ad andare di forbici, mai sulle articolazioni, gomiti o ginocchia, altrimenti avrai tanti moncherini non delle persone, quindi o tagli sopra o tagli sotto, la foto avr? un aspetto pi? naturale

                ti ho fatto alcuni esempio usando le tue foto e applicando dei crop

                Originale:


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                Originale:


                Modificata:


                Originale:


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                  #9


                  allora questo è uno schema "base" per i ritratti.

                  luce principale a 45° e luce secondaria per "riempire"

                  puoi anche, volendo, mettere una tersa luce dietro al soggetto per riempire lo sfondo.

                  Cosa ti serve?

                  Se non hai flash da usare in remoto, prendi la luce più potente che hai in casa e una meno potente (meglio se dimmerate entrambe = con la luce abbassabile/alzabile)

                  Quella più forte la metti come principale l'altra come secondaria.

                  Calibrazione del bianco: se sono entrambe con una lampada a incadescenza ti basta impostare il bilanciamento sulla lampadina, se invece sono che ne so, una lampadina e un neon devi fare il bilanciamento personalizzato.
                  le fai mettere dove farai la foto con un bel foglio A4 in mano, imposti la camera con una lettura semi giusta della scena e mettendo a fuoco sul dito che regge il foglio che terranno davanti alla faccia, scatti cercando di coprire la maggior parte del frame con il foglio.
                  ora vai su bilanciamento del bianco personalizzato, set sull'immagine e poi set sull'icona bilanciamento personalizzato. (se hai canon)

                  ok, ora sei bilanciata.

                  gli Iso, non posso dirti a quanto usarli, non sapendo che luci hai. se la tua macchina non regge bene il rumore ad alti iso pensa piuttosto ad avere più luci.

                  io generalmente lavoro a 50 o 100, ma con i flash e le luci (la più piccola da 500w)

                  occhio che la luce sparata direttamente può essere "noiosa" se vuoi metti un foglio di carta da forno davanti alla luce per cercare di spalmarla, se scalda troppo la lampada stai all'occhio. oppure se sei in una stanza con le pareti bianche e hai una luce bella potente punta il raggio luminoso sulla parete usandola come "riflettore"

                  apertura: dipende dalla focale, solitamente si tiene abbastanza aperto per avere lo sfocato, ma dipende da che ottica hai...
                  se scatti con un 200 va bene anche tenuto a 4 visto il rapporto pdc/lunghezza focale.

                  se mi passi una mail ti mando il pdf con la lezione sul ritratto che faccio ai miei corsi.

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                    #10
                    acid ti sei dimenticato di disegnare il naso nel manichino

                    allora...vari tipi di illuminazione a seconda delle luci che usi...

                    luce rembrandt


                    Si posiziona il soggetto in modo che il suo volto sia leggermente rivolto verso la nostra destra destra, si posiziona la luce principale alla nostra destra a circa 60 gradi ripsetto all'asse dell'obiettivo, mentre la luce di schiarita deve essere posizionata quasi frontalmente e dovrebbe avere una differenza rispetto alla luce principale di circa 2 stop...puoi anche farla senza schiarita ma è una luce cruda
                    Per ottenere il vero effetto Rembrandt occorre che l'ombra proiettata dal naso del soggetto si vada ad unire all'ombra presente sulla sua guancia formando un triangolo di luce che parte dalla base dell'occhio e arriva fino all'angolo della bocca.

                    illuminazione corta

                    Se l'ombra del naso non si congiunge con l'ombra sulla guancia si parla di Illuminazione Corta. In questo caso le fonti di luce sono posizionate esattamente come nel caso precedente ma la posizione del volto del soggetto è più orientata verso la luce principale. Si può notare che il viso è quasi completamente illuminato e nello stesso tempo viene esaltato il senso di tridimensionalità soprattutto grazie alla presenza dell'ombra sulla guancia più vicina all'obiettivo.

                    luce piena

                    La massima illuminazione possibile (senza perdere tridimensionalit&#224, si ottiene lasciando invariato lo schema di luci visto in precedenza ma facendo voltare il soggetto verso la luce di schiarita in modo che la luce principale illumini la stragrande maggioranza del volto. In questo specifico caso l'ombra del naso viene proiettata verso il lato del voto più lontano dalla fotocamera e la tridimensionalità viene sottolineata dalla leggera ombra presente al margine del volto del soggetto.

                    luce split


                    Quando la luce principale viene posizionata esattamente a 90 gradi rispetto l'asse dell'obiettivo, si parla di illuminazione Split. il naso del soggetto è puntato quasi frontalmente verso la fotocamera ed il volto sembra quasi tagliato da una linea verticale che attraversa il naso e che crea due aree di dimensione uguale ben definite, una illuminata e un altra in ombra. Anche in questo caso è bene fare in modo che la differenza di esposizione tra il lato illuminato e quello in ombra sia di circa 1,5-2 diaframmi per evitare di perdere dettaglio o contrastare troppo l'illuminazione del soggetto.

                    luce a farfalla (consigliata nel tuo caso)


                    Si parla di Illuminazione a farfalla quando il viso è quasi uniformemente illuminato e l'ombra proiettata alla base del naso assume proprio la forma di una farfalla. Per ottenere questo effetto occorre puntare la luce principale direttamente sul soggetto in modo da illuminare quasi la totalità del volto ed elevare la fonte di luce di almeno un metro rispetto l'altezza dell'asse dell'obiettivo.

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