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Il diaframma in fotografia: che cos’è e come si controlla

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    Il diaframma in fotografia: che cos’è e come si controlla

    Sapere che cos’è il diaframma e come si controlla è uno degli aspetti fondamentali della fotografia. Il diaframma in fotografia consente, infatti, di cambiare sia il livello di esposizione (insieme ad altri fattori) sia la quantità di scena che appare nitida nell’immagine.

    Il diaframma e il triangolo dell’esposizione


    Prima di approfondire gli aspetti riguardanti il diaframma in fotografia, dobbiamo parlare del triangolo dell’esposizione. L’esposizione, correlata direttamente alla quantità di luce che raggiunge il sensore per “creare” l’immagine, è infatti controllata da tre variabili.

    L’apertura del diaframma della fotocamera determina la “dose” di luce che entra nell’obiettivo. Il tempo di posa detta la durata dell’esposizione alla luce del sensore. Il livello ISO regola la sensibilità del sensore stesso alla luce (anche se, tecnicamente, non è proprio così: il livello ISO regola l’amplificazione del segnale del sensore).
    Quale relazione?


    Ogni decisione che prendi rispetto a queste variabiliha un impatto sull’aspetto e sull’atmosfera dell’immagine, oltre che sulla sua luminosità. Per esempio, il tempo di posa influenza la nitidezza perché i tempi più lenti possono introdurre mosso, causato dal movimento del soggetto o da un’imperfetta stabilità della fotocamera durante l’esposizione.

    Il diaframma è invece cruciale per il controllo della profondità di campo, la porzione di scena che appare nitida nell’immagine. Gli ISO, infine, ti aiutano ad arrivare alla miglior combinazione di tempo e diaframma quando la luce disponibile scarseggia. Ma attenzione: alzare il livello ISO riduce la qualità dello scatto.

    Ecco in sostanza cos’è il triangolo dell’esposizione. Come vedi nello schema qui sotto, quando aumenti l’esposizione di una variabile (freccia verde), devi diminuirla della stessa quantità per uno o entrambi gli altri parametri di scatto (freccia rossa)




    Che cos’è il diaframma in fotografia


    In quasi tutti gli obiettivi, il diaframma è composto da un numero di lamelle mobili sovrapposte, di solito da cinque a nove. Quando selezioni un numero f/ basso, il diaframma si apre e lascia entrare più luce. Con un numero f/ più alto, le lamelle scivolano le une sulle altre per chiudere parzialmente il passaggio.




    Il blocco del diaframma si trova nel barilotto di ogni obiettivo. La gamma dei diaframmi disponibili varia a seconda del particolare modello in uso.

    Anche se tutti gli obiettivi offrono una serie di diaframmi tra cui scegliere, di solito le ottiche vengono identificate dalla loro apertura massima: “85 mm f/1.8” o “85 mm f/1.4”. La massima apertura di molti zoom varia a seconda della lunghezza focale: per esempio, un 18-55 mm f/3.5-5.6 ha diaframma massimo f/3.5 all’estremità grandangolare e f/5.6 a quella tele.

    Sai che il numero di lamelle del diaframma ha un ruolo importante nella qualità del bokeh?
    I numeri f/


    Come abbiamo accennato, i diaframmi ampi lasciano passare più luce, quelli più chiusi meno luce. E fin qui è facile. A fare confusione sono i numeri che rappresentano le dimensioni del diaframma, indicati con f/. Contrariamente a quanto sembrerebbe logico, numeri f/ più bassi, per esempio f/2.8, rappresentano diaframmi più ampi. Mentre numeri più grandi, come f/22, indicano diaframmi più piccoli.

    La prima cosa che devi ricordare è che i numeri f/ non sono la misura fisica del diametro del diaframma. Rappresentano invece il rapporto tra il diametro e la lunghezza focale. f/4 significa che la misura del diaframma è uguale alla lunghezza focale (f) divisa per quattro (/4). f/16 è la focale divisa per sedici. Se un 400 mm è impostato su f/8, per esempio, il diametro del diaframma è di 50 mm. La stessa apertura su un 100 mm produce un diaframma di 12,5 mm, che lascia entrare la stessa quantità di luce.




    A essere curiosa è anche la sequenza dei numeri f/. Ma anche qui c’è una logica. La quantità di luce lasciata passare dal diaframma è determinata dall’area dell’apertura. Quindi è il quadrato del numero f/ che conta. E 2,8 al quadrato fa circa 8; 4 al quadrato è 16; 5,6 al quadrato circa 32. Ogni numero f/ lascia entrare il doppio della luce rispetto al precedente.

    Il modo più semplice per ricordare che i numeri f/ piccoli corrispondono ai diaframmi grandi è trattarli come frazioni. Diventa ovvio che 1/4 sia più di 1/8 e 1/8 più di 1/11.
    Regolare il diaframma della macchina fotografica


    Abbiamo detto che il diaframma è strettamente legato al tempo di posa e al livello ISO. Puoi lasciare che la fotocamera regoli da sola diaframma, tempo e ISO, o solo uno o due di questi parametri, oppure puoi prendere il controllo di tutti e tre.

    Ci sono molti casi in cui ti conviene impostare il diaframma in manuale, perché può avere un impatto importante sulla profondità di campo – oltre che sulla luminosità ovviamente. Anche se è possibile regolare l’obiettivo affinché metta a fuoco solo su una specifica distanza alla volta, la nitidezza non inizia e finisce su quella precisa distanza…

    Davanti e dietro il punto di fuoco, infatti, si estende una fascia in cui le cose continuano ad apparire ai nostri occhi ragionevolmente nitide. È quella che viene definita “profondità di campo”. I diaframmi più chiusi, come f/16 e f/22, la estendono. Quelli più aperti, come f/1.8 e f/2.8, la riducono.





    Più o meno profondità di campo?


    Un diaframma ampio aiuta a sfocare i dettagli dello sfondo e a dare più risalto al soggetto principale dell’immagine, quindi è un’ottima scelta per i ritratti o gli scatti naturalistici. Inoltre i diaframmi più grandi permettono di usare tempi più veloci. Infatti, l’aumento della luce che entra fa sì che il sensore debba essere esposto per un periodo inferiore di tempo. Il contrappasso è che la ridotta profondità di campo evidenzia qualsiasi minimo errore nella messa a fuoco.

    Sotto questo punto di vista, i diaframmi chiusi sono più tolleranti, perché l’aumentata profondità di campo rende apparentemente nitida una porzione maggiore dell’immagine. Sono indicati per la fotografia paesaggistica e macro, in cui di solito si cerca di spremere ogni possibile dettaglio. Il compromesso è che richiedono tempi di scatto più lenti per esporre a sufficienza. Quindi in alcuni casi impongono di alzare il livello ISO o usare il treppiede per evitare il mosso

    Diaframma in fotografia: tre esempi pratici




    1 – Diaframmi ampi

    La profondità di campo ridotta offerta dai diaframmi della fascia da f/1.2 a f/4 rende più semplice sfocare primo piano e sfondo e pone condizioni ideali per sognanti ritratti di persone e animali. La messa a fuoco, però, deve essere impeccabile, proprio perché la profondità di campo è limitata. I diaframmi ampi sono utili anche per fotografia d’azione e notturni e in tutti i casi in cui abbiamo bisogno di molta luce per accedere a tempi veloci.

    2 – Diaframmi medi

    I diaframmi tra f/8 e f/11 rappresentano la tipica fascia media di un obiettivo e tendono a produrre un buon equilibrio tra profondità di campo e tempi di scatto veloci. Di solito corrispondono anche al punto di migliore prestazione ottica e, rispetto a quelli più aperti, mascherano meglio eventuali errori di messa a fuoco. Sono un’ottima scelta per la fotografia “di tutti i giorni”: dopo tutto, la massima del fotogiornalismo è proprio “f/8 ed essere lì”.

    3 – Diaframmi chiusi

    Quando la profondità di campo è il fattore più importante, impostiamo i diaframmi da f/16 in poi. I diaframmi chiusi sono utili per la fotografia macro e close-up, in cui la profondità di campo è limitata e ogni millimetro conta. Sono ideali anche per le ampie vedute e i paesaggi a perdita d’occhio, quando vogliamo che tutto sia nitido dal primo piano allo sfondo.

    notizia da: ilfotografo.it

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