Secondo quanto dichiarato dal primo ministro ucraino Denys Shmyhal lo scorso 8 ottobre al Kyiv International Economic Forum, l'Ucraina starebbe acquistando il 60% della produzione globale di droni Mavic dell'azienda cinese DJI per supportare gli sforzi difensivi contro l'invasione russa. Leggi anche: l'Ucraina compra il 60% dei droni DJI Mavic nel mondo
Tuttavia, secondo quanto riporta Defense News la stessa DJI si è detta "completamente sorpresa" da tale affermazione, sostenendo che il primo ministro "non ha alcuna visibilità sui numeri produttivi di DJI" e che la sua dichiarazione "non ha alcun legame con la realtà ed è totalmente fuorviante per quanto riguarda il coinvolgimento di DJI nell'utilizzo dei suoi prodotti in Ucraina".
DJI vieta ufficialmente la vendita dei suoi prodotti per scopi militari, ma report recenti hanno evidenziato come droni e componenti dell'azienda cinese stiano arrivando in Ucraina attraverso canali non ufficiali, principalmente intermediari europei. Secondo dati doganali analizzati dal New York Times, nei primi sei mesi del 2022 l'Ucraina avrebbe ricevuto droni e parti di ricambio DJI per milioni di dollari.
Non è chiaro se la dichiarazione del premier ucraino si riferisse a acquisti governativi ufficiali o canali non ufficiali di approvvigionamento. Il Ministero della Difesa ucraino non ha voluto chiarire questo aspetto.
Quel che è certo è che i piccoli e versatili droni commerciali DJI sono molto richiesti da entrambe le parti del conflitto. Oltre all'Ucraina, anche la Russia starebbe formando i suoi piloti all'utilizzo dei Mavic, nonostante il divieto DJI.
I suoi diffusissimi droni commerciali, nel frattempo, continuano ad arrivare sul teatro di guerra nonostante i tentativi dell'azienda di impedirlo, dimostrando ancora una volta come le tecnologie dual use sfuggano facilmente al controllo dei produttori una volta immesse sul mercato globale.
notizia da: quadricottero.com
Tuttavia, secondo quanto riporta Defense News la stessa DJI si è detta "completamente sorpresa" da tale affermazione, sostenendo che il primo ministro "non ha alcuna visibilità sui numeri produttivi di DJI" e che la sua dichiarazione "non ha alcun legame con la realtà ed è totalmente fuorviante per quanto riguarda il coinvolgimento di DJI nell'utilizzo dei suoi prodotti in Ucraina".
DJI vieta ufficialmente la vendita dei suoi prodotti per scopi militari, ma report recenti hanno evidenziato come droni e componenti dell'azienda cinese stiano arrivando in Ucraina attraverso canali non ufficiali, principalmente intermediari europei. Secondo dati doganali analizzati dal New York Times, nei primi sei mesi del 2022 l'Ucraina avrebbe ricevuto droni e parti di ricambio DJI per milioni di dollari.
Non è chiaro se la dichiarazione del premier ucraino si riferisse a acquisti governativi ufficiali o canali non ufficiali di approvvigionamento. Il Ministero della Difesa ucraino non ha voluto chiarire questo aspetto.
Quel che è certo è che i piccoli e versatili droni commerciali DJI sono molto richiesti da entrambe le parti del conflitto. Oltre all'Ucraina, anche la Russia starebbe formando i suoi piloti all'utilizzo dei Mavic, nonostante il divieto DJI.
I suoi diffusissimi droni commerciali, nel frattempo, continuano ad arrivare sul teatro di guerra nonostante i tentativi dell'azienda di impedirlo, dimostrando ancora una volta come le tecnologie dual use sfuggano facilmente al controllo dei produttori una volta immesse sul mercato globale.
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