Creati per le competizioni sportive, gli agili dispositivi in First Person View (FPV) sono da mesi adattati per missioni sul campo di battaglia — L'idea ha attirato l'attenzione della Difesa americana
A febbraio, a un anno esatto dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, avevamo proposto ai nostri lettori un'analisi dell'equipaggiamento perso da entrambi gli schieramenti in guerra. Allora, ci eravamo basati sui dati raccolti da Oryx, sito di intelligence open source che lavora instancabilmente alla creazione di un elenco della strumentazione militare persa basato esclusivamente su prove fotografiche verificate. Carri armati, veicoli da combattimento, elicotteri, navi, sistemi missilistici. La lista pare infinita. Ed è solo una parte: impossibile documentare tutte le perdite, specialmente se si parla di armi o mezzi più piccoli. Come i droni.
Lo abbiamo evidenziato più volte da un anno a questa parte: nel corso del conflitto, entrambi gli schieramenti hanno dovuto ricorrere all'inventiva per rispondere ad esigenze immediate del campo di battaglia. Dai carri armati gonfiabili ucraini ai "poncho" antitermici russi. Passando per le bombe create con le stampanti 3D. Ma questa guerra sta rivoluzionando anche l'utilizzo dei droni, specialmente quelli civili. Non è una novità: dai primi mesi di conflitto, l'Ucraina lavora per adattare strumenti civili a necessità militari. Un esempio? I droni utilizzati da appassionati e fotografi (i cosiddetti consumer quadcopter, droni dotati di quattro eliche): da tempo, ormai, vengono utilizzati per sganciare granate sulle posizioni nemiche. Ma il successo riscontrato nel trasformare i cosiddetti «racing drones» (piccoli e agili droni da corsa) è, forse, ancora maggiore.
Il fenomeno
I droni, è innegabile, sono diventati una parte importante della guerra in Ucraina. Onnipresenti, sono utilizzati dagli invasori, sì, ma anche da chi si difende. Quasi un anno fa, ad esempio, l'Ucraina ha lanciato UNITED24: Army of Drones, un progetto — sostenuto anche da diverse celebrità come l'attore di Star Wars Mark Hamill — con il quale sovvenzionare l'acquisto e l'invio in Ucraina di nuovi droni da usare contro i russi. Ma ultimamente è il "fai da te" a trionfare. E una tipologia di drone che si sta rivelando particolarmente efficace è proprio il cosiddetto "drone kamikaze" (così lo definiscono a Kiev) ricavato da droni da corsa. Il racing drone è un dispositivo progettato per lo sport tecnologico, in grado di volare su un percorso a ostacoli ad alta velocità. Con essi, da un decennio, gli appassionati si sfidano in gare di velocità e in diversi Paesi sono stati fondati veri e propri campionati.
Più agili e veloci dei modelli quadricotteri usati dai fotografi, i migliori droni da corsa arrivano a toccare velocità di oltre 200 chilometri orari. La maggior parte non pesa più di 500 grammi, ma sono in grado di trasportare circa un chilo di materiale, sacrificando un po' di velocità e di durata di volo. Ebbene, questi droni, da qualche mese, sono sfruttati per la guerra. Con batterie supplementari e una modifica alla frequenza radio, riporta un articolo dell'Economist, i dispositivi ludici sono in grado di superare i 500 metri di raggio d'azione medio, allontanandosi di chilometri dal punto di lancio. Caricati di materiale esplosivo, possono essere lanciati direttamente contro il bersaglio.
Questione di punti di vista
Questi droni sono noti anche come First Person View (FPV), perché l'operatore che li fa alzare in volo deve indossare degli occhiali che mostrano, in prima persona, la visuale del punto di vista del drone. La trasmissione in diretta all'operatore consente ai droni di essere guidati oltre la linea di vista dell'uomo, colpendo così bersagli collocati dietro ad alberi, edifici, crinali o trincee. Un modo, insomma, per integrare gli attacchi di artiglieria.
L'esplosivo caricato su questi droni kamikaze, spiega il settimanale britannico, non è abbastanza grande da penetrare la spessa corazza frontale di un carro armato, ma può attraversare la parte posteriore o laterale, più sottile. Non solo: può facilmente fermare i veicoli corazzati più leggeri, i cannoni semoventi e i camion. L'efficacia non è assoluta e non sempre i piccoli carichi di esplosivo sono in grado di distruggere il bersaglio.
Secondo gli operatori, il tasso di successo varia fra il 50 e l'80%. Un numero tutto sommato non indifferente, soprattutto considerato il risparmio nella fabbricazione. La fabbricazione artigianale di questi droni permette di spendere fra i 300 e i 500 dollari a pezzo. Un bel risparmio rispetto alla controparte "professionale", i droni kamikaze appositamente creati dalle industrie militari, che possono costare fra i 50 e i 70 mila dollari. Tanto che anche altri eserciti stanno mostrando interesse. Un esempio: a novembre il Dipartimento della Difesa americano ha inviato una richiesta di informazioni agli appaltatori della Difesa sulla base dell'esperienza ucraina.
Guida difficile: come i videogiochi?
Non ci sono, però solo vantaggi. Guidare mezzi così veloci e in prima persona non è per nulla facile. Tanto che il problema non è produrre un numero di droni sufficiente a soddisfare i bisogni di Kiev. A preoccupare è la formazione di operatori. Il funzionamento di un FPV richiede abilità e riflessi veloci. La formazione in Ucraina, spiega l'Economist, dura un mese e il tasso di superamento dell'esame è del 60-70%. Qui, spesso, è chi ha già esperienza nei videogiochi ad ottenere i risultati migliori. Un'osservazione che non stupisce. Non per nulla, dall'altra parte della barricata, qualche mese fa il gruppo Wagner aveva lanciato l'appello: «Cerchiamo giovani tra i 21 e i 35 anni con un background nel gaming: diventate i nostri specialisti di droni».
notizia da: cdt.ch
A febbraio, a un anno esatto dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, avevamo proposto ai nostri lettori un'analisi dell'equipaggiamento perso da entrambi gli schieramenti in guerra. Allora, ci eravamo basati sui dati raccolti da Oryx, sito di intelligence open source che lavora instancabilmente alla creazione di un elenco della strumentazione militare persa basato esclusivamente su prove fotografiche verificate. Carri armati, veicoli da combattimento, elicotteri, navi, sistemi missilistici. La lista pare infinita. Ed è solo una parte: impossibile documentare tutte le perdite, specialmente se si parla di armi o mezzi più piccoli. Come i droni.
Lo abbiamo evidenziato più volte da un anno a questa parte: nel corso del conflitto, entrambi gli schieramenti hanno dovuto ricorrere all'inventiva per rispondere ad esigenze immediate del campo di battaglia. Dai carri armati gonfiabili ucraini ai "poncho" antitermici russi. Passando per le bombe create con le stampanti 3D. Ma questa guerra sta rivoluzionando anche l'utilizzo dei droni, specialmente quelli civili. Non è una novità: dai primi mesi di conflitto, l'Ucraina lavora per adattare strumenti civili a necessità militari. Un esempio? I droni utilizzati da appassionati e fotografi (i cosiddetti consumer quadcopter, droni dotati di quattro eliche): da tempo, ormai, vengono utilizzati per sganciare granate sulle posizioni nemiche. Ma il successo riscontrato nel trasformare i cosiddetti «racing drones» (piccoli e agili droni da corsa) è, forse, ancora maggiore.
Il fenomeno
I droni, è innegabile, sono diventati una parte importante della guerra in Ucraina. Onnipresenti, sono utilizzati dagli invasori, sì, ma anche da chi si difende. Quasi un anno fa, ad esempio, l'Ucraina ha lanciato UNITED24: Army of Drones, un progetto — sostenuto anche da diverse celebrità come l'attore di Star Wars Mark Hamill — con il quale sovvenzionare l'acquisto e l'invio in Ucraina di nuovi droni da usare contro i russi. Ma ultimamente è il "fai da te" a trionfare. E una tipologia di drone che si sta rivelando particolarmente efficace è proprio il cosiddetto "drone kamikaze" (così lo definiscono a Kiev) ricavato da droni da corsa. Il racing drone è un dispositivo progettato per lo sport tecnologico, in grado di volare su un percorso a ostacoli ad alta velocità. Con essi, da un decennio, gli appassionati si sfidano in gare di velocità e in diversi Paesi sono stati fondati veri e propri campionati.
Più agili e veloci dei modelli quadricotteri usati dai fotografi, i migliori droni da corsa arrivano a toccare velocità di oltre 200 chilometri orari. La maggior parte non pesa più di 500 grammi, ma sono in grado di trasportare circa un chilo di materiale, sacrificando un po' di velocità e di durata di volo. Ebbene, questi droni, da qualche mese, sono sfruttati per la guerra. Con batterie supplementari e una modifica alla frequenza radio, riporta un articolo dell'Economist, i dispositivi ludici sono in grado di superare i 500 metri di raggio d'azione medio, allontanandosi di chilometri dal punto di lancio. Caricati di materiale esplosivo, possono essere lanciati direttamente contro il bersaglio.
Questione di punti di vista
Questi droni sono noti anche come First Person View (FPV), perché l'operatore che li fa alzare in volo deve indossare degli occhiali che mostrano, in prima persona, la visuale del punto di vista del drone. La trasmissione in diretta all'operatore consente ai droni di essere guidati oltre la linea di vista dell'uomo, colpendo così bersagli collocati dietro ad alberi, edifici, crinali o trincee. Un modo, insomma, per integrare gli attacchi di artiglieria.
L'esplosivo caricato su questi droni kamikaze, spiega il settimanale britannico, non è abbastanza grande da penetrare la spessa corazza frontale di un carro armato, ma può attraversare la parte posteriore o laterale, più sottile. Non solo: può facilmente fermare i veicoli corazzati più leggeri, i cannoni semoventi e i camion. L'efficacia non è assoluta e non sempre i piccoli carichi di esplosivo sono in grado di distruggere il bersaglio.
Secondo gli operatori, il tasso di successo varia fra il 50 e l'80%. Un numero tutto sommato non indifferente, soprattutto considerato il risparmio nella fabbricazione. La fabbricazione artigianale di questi droni permette di spendere fra i 300 e i 500 dollari a pezzo. Un bel risparmio rispetto alla controparte "professionale", i droni kamikaze appositamente creati dalle industrie militari, che possono costare fra i 50 e i 70 mila dollari. Tanto che anche altri eserciti stanno mostrando interesse. Un esempio: a novembre il Dipartimento della Difesa americano ha inviato una richiesta di informazioni agli appaltatori della Difesa sulla base dell'esperienza ucraina.
Guida difficile: come i videogiochi?
Non ci sono, però solo vantaggi. Guidare mezzi così veloci e in prima persona non è per nulla facile. Tanto che il problema non è produrre un numero di droni sufficiente a soddisfare i bisogni di Kiev. A preoccupare è la formazione di operatori. Il funzionamento di un FPV richiede abilità e riflessi veloci. La formazione in Ucraina, spiega l'Economist, dura un mese e il tasso di superamento dell'esame è del 60-70%. Qui, spesso, è chi ha già esperienza nei videogiochi ad ottenere i risultati migliori. Un'osservazione che non stupisce. Non per nulla, dall'altra parte della barricata, qualche mese fa il gruppo Wagner aveva lanciato l'appello: «Cerchiamo giovani tra i 21 e i 35 anni con un background nel gaming: diventate i nostri specialisti di droni».
notizia da: cdt.ch