Attualmente, i droni in Italia e in Europa per il segnale radio sfruttano due bande di libero uso assegnate per gli apparati SRD (dispositivi a corto raggio) destinati a impieghi non specifici e per la trasmissione dati a larga banda. Si tratta della banda 2.4 GHz (2400-2483,5 MHz) con potenza di emissione massima di 100 mW e della 5.8 GHz (5725 e 5875 MHz) con potenza di emissione massima di 25 mW.
Le stesse bande di frequenze sono assegnate anche ad altri servizi con un rischio di sovraffollamento dei canali che, unito alle potenze "ridicole" concesse in particolare sulla 5.8 GHz, limita la portata dei droni, soprattutto in presenza di ostacoli o interferenze nonostante l'impiego di protocolli di comunicazione sofisticati come il DJI Ocusync o equivalenti degli altri produttori.
La grande novità è che per la prima volta la Commissione Europea ha nominato gli UAS in un piano frequenze di libero uso concedendo a questi mezzi lo sfruttamento di una piccola banda anche se in via non esclusiva. Lo ha fatto con la "Decisione di esecuzione (UE) 2022/179" che mira a far utilizzare in modo armonizzato lo spettro radio nella banda di frequenze di 5 GHz. Le nuove norme permettono l'uso di intervalli di frequenze tra 5150 e 5250 MHz, 5250 e 5350 MHz e 5470 e 5725 MHz ma soltanto una parte può essere utilizzata dai droni.
Infatti, i droni (UAS) possono sfruttare la banda da 5170 a 5250 MHz con una potenza massima di 200mW. Una larghezza di 80MHz che per un controllo con ritorno video digitale permettono di ottenere 8 canali da 10MHz di larghezza di banda oppure 4 CH da 20MHz, 2CH da 40 MHz e via dicendo.
Gli Stati membri devono mettere a disposizione le citate bande entro il 30 giugno 2023. L'Italia ha già integrato la decisione EU 2022/179 nel Piano Nazionale Ripartizione Frequenze (PNRF) pubblicato il 13 settembre 2022.
A regime è presumibile che i droni venduti in Europa, che dal prossimo anno dovranno avere obbligatoriamente la marcatura di classe del regolamento europeo, potranno sfruttare 3 bande: le attuali 2,4 e 5,8 e la nuova 5,2 GHz con più potenza, con benefici per la robustezza del radiolink di controllo e quindi della sicurezza in generale. Tutto ciò sempre se il costruttore del drone deciderà di implementare tale possibilità, ma non vediamo motivi ostativi, sarebbe un beneficio per tutti.
notizia da:quadricottero.com
Le stesse bande di frequenze sono assegnate anche ad altri servizi con un rischio di sovraffollamento dei canali che, unito alle potenze "ridicole" concesse in particolare sulla 5.8 GHz, limita la portata dei droni, soprattutto in presenza di ostacoli o interferenze nonostante l'impiego di protocolli di comunicazione sofisticati come il DJI Ocusync o equivalenti degli altri produttori.
La grande novità è che per la prima volta la Commissione Europea ha nominato gli UAS in un piano frequenze di libero uso concedendo a questi mezzi lo sfruttamento di una piccola banda anche se in via non esclusiva. Lo ha fatto con la "Decisione di esecuzione (UE) 2022/179" che mira a far utilizzare in modo armonizzato lo spettro radio nella banda di frequenze di 5 GHz. Le nuove norme permettono l'uso di intervalli di frequenze tra 5150 e 5250 MHz, 5250 e 5350 MHz e 5470 e 5725 MHz ma soltanto una parte può essere utilizzata dai droni.
Infatti, i droni (UAS) possono sfruttare la banda da 5170 a 5250 MHz con una potenza massima di 200mW. Una larghezza di 80MHz che per un controllo con ritorno video digitale permettono di ottenere 8 canali da 10MHz di larghezza di banda oppure 4 CH da 20MHz, 2CH da 40 MHz e via dicendo.
Gli Stati membri devono mettere a disposizione le citate bande entro il 30 giugno 2023. L'Italia ha già integrato la decisione EU 2022/179 nel Piano Nazionale Ripartizione Frequenze (PNRF) pubblicato il 13 settembre 2022.
A regime è presumibile che i droni venduti in Europa, che dal prossimo anno dovranno avere obbligatoriamente la marcatura di classe del regolamento europeo, potranno sfruttare 3 bande: le attuali 2,4 e 5,8 e la nuova 5,2 GHz con più potenza, con benefici per la robustezza del radiolink di controllo e quindi della sicurezza in generale. Tutto ciò sempre se il costruttore del drone deciderà di implementare tale possibilità, ma non vediamo motivi ostativi, sarebbe un beneficio per tutti.
notizia da:quadricottero.com