“C'è una leggenda 'metropolitana' che vorrebbe la tecnologia LCD immune allo stampaggio dei pannelli con zone dell'immagine ad elevata luminanza e alto contrasto. Gli addetti ai lavori sanno che la verità è ben diversa e problemi per alcuni appassionati sono sempre dietro l'angolo”
Negli anni siete stati terrorizzati, a ragione, sullo 'stampaggio' dei TV; prima per quelli a tubo catodico, ancora di più per quelli al plasma e più recentemente per quelli con tecnologia OLED. Ed è purtroppo tutto vero. Nei primi due casi, ovvero nei TV a tubo catodico e al plasma, sono i fosfori a 'consumarsi' e il risultato è la perdita di luminanza delle zone più sfruttate, come quelle dei loghi delle emittenti e che una volta erano fin troppo luminosi. Vi ricordo che per per queste due tecnologie sono i fosfori con i colori RGB ad essere illuminati, da un fascio di elettroni nel primo caso e da fotoni, quasi tutti nello spettro ultravioletto, nel caso dei plasma. I fosfori non sono eterni e si consumano, più rapidamente se vengono costantemente illuminati ad elevata potenza. Il problema dello 'stampaggio' diventa più evidente se la zona è limitata e ben delineata.
Le contromisure, arrivate soprattutto con i TV al plasma, sono di due tipi: la prima si chiamava all'inizio 'pixel-orbiter' e prevedeva la traslazione del quadro di alcuni pixel nelle quattro direzioni, quasi a descrivere un'orbita circolare. Questo consentiva di 'ammorbidire' i contorni della zona meno luminosa, quella con i fosfori più consumati. La seconda contromisura prevedeva il 'lavaggio' dello schermo con una immagine che in realtà serviva a 'consumare' più velocemente e in modo uniforme, tutto lo schermo: di solito una barra verticale sottile di una manciata di pixel, con il massimo livello di luminanza, che spazzolava lentamente lo schermo da un lato all'altro lasciata anche per mezz'ora.
Nell'immagine qui in alto potete osservare lo schermo del mio glorioso Panasonic ZT60, dopo tanti anni di onorato servizio, di cui gli ultimi in mano a mia madre e poi a mia sorella, evidentemente telespettatrici costanti di un paio di canali della TV di Stato. Si tratta di un display al plasma e in questo caso le zone 'bruciate' sono quelle più scure poiché i fosfori sono più consumati in alcune zone piuttosto che in altre. Nei TV con tecnologia OLED è lo strato di materia 'organica' che si consuma più o meno rapidamente e anche in questo caso valgono le stesse indicazioni per i TV con tecnologia a tubo catodico e al plasma, con una differenza sostanziale: l'evoluzione della tecnologia OLED ha permesso di costruire pannelli sempre più resistenti allo 'stampaggio', senza mai eliminare il problema completamente. In questo articolo trovate una analisi interessante sul burn-in degli OLED su rtings.com.
C'è però una leggenda 'metropolitana' che vorrebbe la tecnologia LCD immune a questo tipo di problema. Gli addetti ai lavori sanno che la verità è ben diversa. Ebbene sì: anche i TV con tecnologia LCD rischiano di stamparsi, esattamente come i TV OLED anche se in modo completamente diverso e anche piuttosto raramente. Ne negli OLED lo stampaggio si traduce in perdita di luminanza (l'area interessata diventa più scura), negli LCD in molti casi succede l'opposto e il difetto si traduce spesso in una perdita di contrasto e di un eccesso di luminanza visibile di più nelle zone più scure. In questo caso non è possibile generalizzare. L'invecchiamento dei pannelli LCD è legato alle diverse declinazioni della tecnologia, diversa ad esempio per i pannelli TN (Twisted Nematic), per quelli IPS (In Plane Switching) e ancora per quelli VA (Vertical Alignment).
Nelle immagini qui alto potete osservare un display con diagonale di 75 pollici di un noto costruttore orientale con appena 5 anni di vita (pagato allora più di 5.000 Euro), che mostra evidenti segni di 'invecchiamento' e di 'stampaggio', ben visibili se si spegne il 'local dimming' (ovvero la retroilluminazione a zone) e se si alza la potenza della retroilluminazione al massimo.
Le foto le ho scattate personalmente e non sono una esagerazione e si riferiscono alla seconda puntata della serie 'Tenebre ed Ossa' su Netflix che uso spesso come test per l'analisi della gamma dinamica e della ricchezza di sfumature sulle basse luci con APL molto contenuto. In queste prime due immagini, il 'local dimming' è spento e la retroilluminazione è al massimo.
Attivando il 'local dimming' il difetto si attenua poiché nelle zone più scure la retroilluminazione viene attenuata. Ma il problema rimane, è quasi invisibile ed è molto più difficile catturarlo con una fotocamera. Quando nelle zone 'stampate' il local-dimming aumenta la potenza di retro-illuminazione, il problema si nota di più.
Con immagini luminose e il local dimming attivato, il problema diviene praticamente invisibile. Questo è un caso limite su sui il povero appassionato secondo me ha elementi piuttosto concreti per sollecitare un intervento da parte del costruttore, anche al di fuori della garanzia. Staremo a vedere. Nella stragrande maggioranza dei casi, i TV con tecnologia LCD sono decisamente più resistenti allo 'stampaggio' rispetto alla controparte OLED ma ricordate: non ne sono immuni totalmente.
notizia da: avmagazine.it
Negli anni siete stati terrorizzati, a ragione, sullo 'stampaggio' dei TV; prima per quelli a tubo catodico, ancora di più per quelli al plasma e più recentemente per quelli con tecnologia OLED. Ed è purtroppo tutto vero. Nei primi due casi, ovvero nei TV a tubo catodico e al plasma, sono i fosfori a 'consumarsi' e il risultato è la perdita di luminanza delle zone più sfruttate, come quelle dei loghi delle emittenti e che una volta erano fin troppo luminosi. Vi ricordo che per per queste due tecnologie sono i fosfori con i colori RGB ad essere illuminati, da un fascio di elettroni nel primo caso e da fotoni, quasi tutti nello spettro ultravioletto, nel caso dei plasma. I fosfori non sono eterni e si consumano, più rapidamente se vengono costantemente illuminati ad elevata potenza. Il problema dello 'stampaggio' diventa più evidente se la zona è limitata e ben delineata.
Le contromisure, arrivate soprattutto con i TV al plasma, sono di due tipi: la prima si chiamava all'inizio 'pixel-orbiter' e prevedeva la traslazione del quadro di alcuni pixel nelle quattro direzioni, quasi a descrivere un'orbita circolare. Questo consentiva di 'ammorbidire' i contorni della zona meno luminosa, quella con i fosfori più consumati. La seconda contromisura prevedeva il 'lavaggio' dello schermo con una immagine che in realtà serviva a 'consumare' più velocemente e in modo uniforme, tutto lo schermo: di solito una barra verticale sottile di una manciata di pixel, con il massimo livello di luminanza, che spazzolava lentamente lo schermo da un lato all'altro lasciata anche per mezz'ora.
Nell'immagine qui in alto potete osservare lo schermo del mio glorioso Panasonic ZT60, dopo tanti anni di onorato servizio, di cui gli ultimi in mano a mia madre e poi a mia sorella, evidentemente telespettatrici costanti di un paio di canali della TV di Stato. Si tratta di un display al plasma e in questo caso le zone 'bruciate' sono quelle più scure poiché i fosfori sono più consumati in alcune zone piuttosto che in altre. Nei TV con tecnologia OLED è lo strato di materia 'organica' che si consuma più o meno rapidamente e anche in questo caso valgono le stesse indicazioni per i TV con tecnologia a tubo catodico e al plasma, con una differenza sostanziale: l'evoluzione della tecnologia OLED ha permesso di costruire pannelli sempre più resistenti allo 'stampaggio', senza mai eliminare il problema completamente. In questo articolo trovate una analisi interessante sul burn-in degli OLED su rtings.com.
C'è però una leggenda 'metropolitana' che vorrebbe la tecnologia LCD immune a questo tipo di problema. Gli addetti ai lavori sanno che la verità è ben diversa. Ebbene sì: anche i TV con tecnologia LCD rischiano di stamparsi, esattamente come i TV OLED anche se in modo completamente diverso e anche piuttosto raramente. Ne negli OLED lo stampaggio si traduce in perdita di luminanza (l'area interessata diventa più scura), negli LCD in molti casi succede l'opposto e il difetto si traduce spesso in una perdita di contrasto e di un eccesso di luminanza visibile di più nelle zone più scure. In questo caso non è possibile generalizzare. L'invecchiamento dei pannelli LCD è legato alle diverse declinazioni della tecnologia, diversa ad esempio per i pannelli TN (Twisted Nematic), per quelli IPS (In Plane Switching) e ancora per quelli VA (Vertical Alignment).
Nelle immagini qui alto potete osservare un display con diagonale di 75 pollici di un noto costruttore orientale con appena 5 anni di vita (pagato allora più di 5.000 Euro), che mostra evidenti segni di 'invecchiamento' e di 'stampaggio', ben visibili se si spegne il 'local dimming' (ovvero la retroilluminazione a zone) e se si alza la potenza della retroilluminazione al massimo.
Le foto le ho scattate personalmente e non sono una esagerazione e si riferiscono alla seconda puntata della serie 'Tenebre ed Ossa' su Netflix che uso spesso come test per l'analisi della gamma dinamica e della ricchezza di sfumature sulle basse luci con APL molto contenuto. In queste prime due immagini, il 'local dimming' è spento e la retroilluminazione è al massimo.
Attivando il 'local dimming' il difetto si attenua poiché nelle zone più scure la retroilluminazione viene attenuata. Ma il problema rimane, è quasi invisibile ed è molto più difficile catturarlo con una fotocamera. Quando nelle zone 'stampate' il local-dimming aumenta la potenza di retro-illuminazione, il problema si nota di più.
Con immagini luminose e il local dimming attivato, il problema diviene praticamente invisibile. Questo è un caso limite su sui il povero appassionato secondo me ha elementi piuttosto concreti per sollecitare un intervento da parte del costruttore, anche al di fuori della garanzia. Staremo a vedere. Nella stragrande maggioranza dei casi, i TV con tecnologia LCD sono decisamente più resistenti allo 'stampaggio' rispetto alla controparte OLED ma ricordate: non ne sono immuni totalmente.
notizia da: avmagazine.it