Announcement

Collapse
No announcement yet.

Announcement

Collapse
No announcement yet.

la sapevo a memoria ......

Collapse
X
 
  • Filter
  • Time
  • Show
Clear All
new posts

  • Font Size
    #1

    la sapevo a memoria ......

    [youtube]3hI2-yLKZmE[/youtube]


  • Font Size
    #2
    Cos? discesi del cerchio primaio

    gi? nel secondo, che men loco cinghia,

    e tanto pi? dolor, che punge a guaio.



    Stavvi Min?s orribilmente, e ringhia:

    essamina le colpe ne l'intrata;

    giudica e manda secondo ch'avvinghia.



    Dico che quando l'anima mal nata

    li vien dinanzi, tutta si confessa;

    e quel conoscitor de le peccata



    vede qual loco d'inferno ? da essa;

    cignesi con la coda tante volte

    quantunque gradi vuol che gi? sia messa.



    Sempre dinanzi a lui ne stanno molte;

    vanno a vicenda ciascuna al giudizio;

    dicono e odono, e poi son gi? volte.



    ?O tu che vieni al doloroso ospizio?,

    disse Min?s a me quando mi vide,

    lasciando l'atto di cotanto offizio,



    ?guarda com'entri e di cui tu ti fide;

    non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!?.

    E 'l duca mio a lui: ?Perch? pur gride?



    Non impedir lo suo fatale andare:

    vuolsi cos? col? dove si puote

    ci? che si vuole, e pi? non dimandare?.



    Or incomincian le dolenti note

    a farmisi sentire; or son venuto

    l? dove molto pianto mi percuote.



    Io venni in loco d'ogne luce muto,

    che mugghia come fa mar per tempesta,

    se da contrari venti ? combattuto.



    La bufera infernal, che mai non resta,

    mena li spirti con la sua rapina;

    voltando e percotendo li molesta.



    Quando giungon davanti a la ruina,

    quivi le strida, il compianto, il lamento;

    bestemmian quivi la virt? divina.



    Intesi ch'a cos? fatto tormento

    enno dannati i peccator carnali,

    che la ragion sommettono al talento.



    E come li stornei ne portan l'ali

    nel freddo tempo, a schiera larga e piena,

    cos? quel fiato li spiriti mali



    di qua, di l?, di gi?, di s? li mena;

    nulla speranza li conforta mai,

    non che di posa, ma di minor pena.



    E come i gru van cantando lor lai,

    faccendo in aere di s? lunga riga,

    cos? vid'io venir, traendo guai,



    ombre portate da la detta briga;

    per ch'i' dissi: ?Maestro, chi son quelle

    genti che l'aura nera s? gastiga??.



    ?La prima di color di cui novelle

    tu vuo' saper?, mi disse quelli allotta,

    ?fu imperadrice di molte favelle.



    A vizio di lussuria fu s? rotta,

    che libito f? licito in sua legge,

    per t?rre il biasmo in che era condotta.



    Ell'? Semiram?s, di cui si legge

    che succedette a Nino e fu sua sposa:

    tenne la terra che 'l Soldan corregge.



    L'altra ? colei che s'ancise amorosa,

    e ruppe fede al cener di Sicheo;

    poi ? Cleopatr?s lussuriosa.



    Elena vedi, per cui tanto reo

    tempo si volse, e vedi 'l grande Achille,

    che con amore al fine combatteo.



    Vedi Par?s, Tristano?; e pi? di mille

    ombre mostrommi e nominommi a dito,

    ch'amor di nostra vita dipartille.



    Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito

    nomar le donne antiche e ' cavalieri,

    piet? mi giunse, e fui quasi smarrito.



    I' cominciai: ?Poeta, volontieri

    parlerei a quei due che 'nsieme vanno,

    e paion s? al vento esser leggeri?.



    Ed elli a me: ?Vedrai quando saranno

    pi? presso a noi; e tu allor li priega

    per quello amor che i mena, ed ei verranno?.



    S? tosto come il vento a noi li piega,

    mossi la voce: ?O anime affannate,

    venite a noi parlar, s'altri nol niega!?.



    Quali colombe dal disio chiamate

    con l'ali alzate e ferme al dolce nido

    vegnon per l'aere dal voler portate;



    cotali uscir de la schiera ov'? Dido,

    a noi venendo per l'aere maligno,

    s? forte fu l'affettuoso grido.



    ?O animal grazioso e benigno

    che visitando vai per l'aere perso

    noi che tignemmo il mondo di sanguigno,



    se fosse amico il re de l'universo,

    noi pregheremmo lui de la tua pace,

    poi c'hai piet? del nostro mal perverso.



    Di quel che udire e che parlar vi piace,

    noi udiremo e parleremo a voi,

    mentre che 'l vento, come fa, ci tace.



    Siede la terra dove nata fui

    su la marina dove 'l Po discende

    per aver pace co' seguaci sui.



    Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende

    prese costui de la bella persona

    che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.



    Amor, ch'a nullo amato amar perdona,

    mi prese del costui piacer s? forte,

    che, come vedi, ancor non m'abbandona.



    Amor condusse noi ad una morte:

    Caina attende chi a vita ci spense?.

    Queste parole da lor ci fuor porte.



    Quand'io intesi quell'anime offense,

    china' il viso e tanto il tenni basso,

    fin che 'l poeta mi disse: ?Che pense??.



    Quando rispuosi, cominciai: ?Oh lasso,

    quanti dolci pensier, quanto disio

    men? costoro al doloroso passo!?.



    Poi mi rivolsi a loro e parla' io,

    e cominciai: ?Francesca, i tuoi mart?ri

    a lagrimar mi fanno tristo e pio.



    Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,

    a che e come concedette Amore

    che conosceste i dubbiosi disiri??.



    E quella a me: ?Nessun maggior dolore

    che ricordarsi del tempo felice

    ne la miseria; e ci? sa 'l tuo dottore.



    Ma s'a conoscer la prima radice

    del nostro amor tu hai cotanto affetto,

    dir? come colui che piange e dice.



    Noi leggiavamo un giorno per diletto

    di Lancialotto come amor lo strinse;

    soli eravamo e sanza alcun sospetto.



    Per pi? fiate li occhi ci sospinse

    quella lettura, e scolorocci il viso;

    ma solo un punto fu quel che ci vinse.



    Quando leggemmo il disiato riso

    esser basciato da cotanto amante,

    questi, che mai da me non fia diviso,



    la bocca mi basci? tutto tremante.

    Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse:

    quel giorno pi? non vi leggemmo avante?.



    Mentre che l'uno spirto questo disse,

    l'altro piangea; s? che di pietade

    io venni men cos? com'io morisse.



    E caddi come corpo morto cade.

    Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, canto V
    Io questa sapevo

    Cieooo!

    Comment

    X
    Working...
    X