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Amarcord: locandine pubblicitarie del passato, ve le ricordate?

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    #46

    pubblicità vintage Lipton Ice Tea Dan Peterson

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      #47
      Originally posted by Semiramide View Post

      pubblicità vintage Lipton Ice Tea Dan Peterson
      E questa è una di quelle pubblicità che le VEDI ma dentro di te LE SENTI!

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        #48
        Originally posted by Semiramide View Post

        pubblicità vintage caramelle Charms Alemagna
        Queste le trovavi sempre vicino alla casse.

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          #49

          pubblicità vintage Campari Kelly LeBrock

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            #50

            pubblicità vintage Ferrarelle

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              #51
              La Superga nella sua lunga storia ha avuto testimonial molto importanti, soprattutto grandi eroi dello sport. Un giorno però, verso la fine degli anni '70 devono essersi detti: ok ragà, le scarpe nostre deve portarle anche l’italiano medio (che all’epoca ancora non si chiamava così, ma era già lui), come facciamo ad attirarlo? Chi chiamiamo a sto giro? E giù proposte, chi diceva Sophia Loren, chi la Sandrelli, chi osava una Fenech, la scelta cadde su un astro nascente del cinema italiano e internazionale, una certa Ilona Staller, all'inizio della sua carriera.


              La bionda fanciulla sarebbe di lì a qualche anno diventata un’icona, tanto che come nome d'arte qualcuno propose Icona Staller, ma poi si preferì il più immediato Cicciolina. Il suo successo però non è legato solo alle sue prodezze con partner umani e non umani (come dimenticare Pito Pito, il suo affezionato pitone) ma anche alle sue incursioni nel godereccio tessuto social/culturale dell’epoca: apparve in programmi tv, incise canzoni (agghiacciante il duetto con Franco Franchi “Cappuccetto Rosso”) e fu persino eletta alla Camera dei Deputati (una volta sì che la politica si faceva sul serio, altro che Seconda Repubblica). Insomma la Superga si comportò un po' da talent scout. E c’è da dire lo fece anche con una certa eleganza, Cicciolina è sì nuda ma in una posa per niente volgare e un sorriso più dolce che sexy.

              Di sicuro però pensando a lei la prima cosa di cui veniva voglia non erano certo le Superga. Nonostante la bella foto quindi, la scelta sembra presa un po’ sull’onda dell’entusiasmo e a vederla oggi fa un po’ lo stesso effetto che farebbe Cannavacciuolo se pubblicizzasse una marca di assorbenti con le ali.
              Eh lo so, l’accostamento Cannavacciuolo/Cicciolina è pindarico assai.

              Da:SDP Storia della pubblicità



              Pubblicità vintage Ilona Staller Cicciolina Superga

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                #52

                pubblicità vintage Salsa rubra ketchup Cirio

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                  #53
                  Originally posted by Semiramide View Post
                  La Superga nella sua lunga storia ha avuto testimonial molto importanti, soprattutto grandi eroi dello sport. Un giorno però, verso la fine degli anni '70 devono essersi detti: ok ragà, le scarpe nostre deve portarle anche l’italiano medio (che all’epoca ancora non si chiamava così, ma era già lui), come facciamo ad attirarlo? Chi chiamiamo a sto giro? E giù proposte, chi diceva Sophia Loren, chi la Sandrelli, chi osava una Fenech, la scelta cadde su un astro nascente del cinema italiano e internazionale, una certa Ilona Staller, all'inizio della sua carriera.


                  La bionda fanciulla sarebbe di lì a qualche anno diventata un’icona, tanto che come nome d'arte qualcuno propose Icona Staller, ma poi si preferì il più immediato Cicciolina. Il suo successo però non è legato solo alle sue prodezze con partner umani e non umani (come dimenticare Pito Pito, il suo affezionato pitone) ma anche alle sue incursioni nel godereccio tessuto social/culturale dell’epoca: apparve in programmi tv, incise canzoni (agghiacciante il duetto con Franco Franchi “Cappuccetto Rosso”) e fu persino eletta alla Camera dei Deputati (una volta sì che la politica si faceva sul serio, altro che Seconda Repubblica). Insomma la Superga si comportò un po' da talent scout. E c’è da dire lo fece anche con una certa eleganza, Cicciolina è sì nuda ma in una posa per niente volgare e un sorriso più dolce che sexy.

                  Di sicuro però pensando a lei la prima cosa di cui veniva voglia non erano certo le Superga. Nonostante la bella foto quindi, la scelta sembra presa un po’ sull’onda dell’entusiasmo e a vederla oggi fa un po’ lo stesso effetto che farebbe Cannavacciuolo se pubblicizzasse una marca di assorbenti con le ali.
                  Eh lo so, l’accostamento Cannavacciuolo/Cicciolina è pindarico assai.

                  Da:SDP Storia della pubblicità



                  Pubblicità vintage Ilona Staller Cicciolina Superga
                  Prima di diventare un putanun era anche una bellissima ragazza.... e con sopracciglia 'normali'

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                    #54

                    1981 bmx bici commercial pubblicità

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                      #55

                      1986 pubblicità sundek con kelly slater
                      Last edited by mito22; 11-05-21, 15:35.

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                        #56



                        Negli anni ‘80 l’Amaro Ramazzotti era sinonimo di “Milano da bere”, uno slogan che definiva così bene quel periodo storico da entrare di diritto nel linguaggio corrente.
                        Prima degli anni ’80 l’azienda aveva però già tentato di raccontare l’attualità con un’altra campagna, decisamente più maldestra.

                        In tempi di guerra fredda e anni di piombo, con una situazione politica internazionale che definire instabile era un eufemismo, la Ramazzotti pensò bene di usare come testimonial un tizio travestito da Fidel Castro. Una Milano-hasta-siempre, prima della Milano da bere. Il punto è: perché?? Cosa c’entra la Revolución con l’amaro? C’è forse un nesso che ci sfugge tra la guerriglia cubana e l’ammazzacaffè?
                        Lo stesso copy pare quasi vergognarsi. Il tono è quello di un papà imbarazzato dopo che il figlio ha rotto la finestra del vicino, una cosa tipo: “scusi sa, so’ ragazzi”. Castro neanche viene nominato, si parla di un “NOTO SOSIA di un IMPORTANTE UOMO POLITICO”, cioè oh, vi dovesse mai salta’ in mente che è quello vero?

                        Dopo i chiarimenti però ecco tornare l’imbarazzo: “Chi può dire che anche ‘QUELLO VERO’ – virgolettato! – non se ne beva un goccio di tanto in tanto?”, eh sì, ce lo vedo proprio Fidel, capo del Paese che produce il migliore rum del mondo, mentre ordina una cassa di amaro alle erbe prodotto nel blocco occidentale.

                        Spulciando viene fuori che la Ramazzotti assoldò anche altri SOSIA di politici appena appena controversi come Nixon, Mao Zedong, e Moshe Dayan. Insomma una campagna ubriaca che barcollava pericolosamente da un lato all’altro della cortina di ferro.

                        Per fortuna a nessuno venne in mente di emulare questo filone politico-digestivo, anche perché un Andreotti che beve Jägermeister, o un Gheddafi che s’inciucca con l’Amaro del Capo sarebbero stati molto, troppo difficili da mandare giù.

                        Da: Storia della pubblicità

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                          #57
                          Originally posted by Semiramide View Post


                          Negli anni ‘80 l’Amaro Ramazzotti era sinonimo di “Milano da bere”, uno slogan che definiva così bene quel periodo storico da entrare di diritto nel linguaggio corrente.
                          Prima degli anni ’80 l’azienda aveva però già tentato di raccontare l’attualità con un’altra campagna, decisamente più maldestra.

                          In tempi di guerra fredda e anni di piombo, con una situazione politica internazionale che definire instabile era un eufemismo, la Ramazzotti pensò bene di usare come testimonial un tizio travestito da Fidel Castro. Una Milano-hasta-siempre, prima della Milano da bere. Il punto è: perché?? Cosa c’entra la Revolución con l’amaro? C’è forse un nesso che ci sfugge tra la guerriglia cubana e l’ammazzacaffè?
                          Lo stesso copy pare quasi vergognarsi. Il tono è quello di un papà imbarazzato dopo che il figlio ha rotto la finestra del vicino, una cosa tipo: “scusi sa, so’ ragazzi”. Castro neanche viene nominato, si parla di un “NOTO SOSIA di un IMPORTANTE UOMO POLITICO”, cioè oh, vi dovesse mai salta’ in mente che è quello vero?

                          Dopo i chiarimenti però ecco tornare l’imbarazzo: “Chi può dire che anche ‘QUELLO VERO’ – virgolettato! – non se ne beva un goccio di tanto in tanto?”, eh sì, ce lo vedo proprio Fidel, capo del Paese che produce il migliore rum del mondo, mentre ordina una cassa di amaro alle erbe prodotto nel blocco occidentale.

                          Spulciando viene fuori che la Ramazzotti assoldò anche altri SOSIA di politici appena appena controversi come Nixon, Mao Zedong, e Moshe Dayan. Insomma una campagna ubriaca che barcollava pericolosamente da un lato all’altro della cortina di ferro.

                          Per fortuna a nessuno venne in mente di emulare questo filone politico-digestivo, anche perché un Andreotti che beve Jägermeister, o un Gheddafi che s’inciucca con l’Amaro del Capo sarebbero stati molto, troppo difficili da mandare giù.

                          Da: Storia della pubblicità
                          Mava.. questa me la ero persa...

                          FILONE POLITIC-DIGESTIV

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                            #58
                            Tutti sappiamo che il successo di un prodotto dipende sopratutto dall’efficacia e dalla qualità delle campagne pubblicitarie che lo supportano.
                            È singolare infatti che una multinazionale con l’esperienza della Unilever, una delle società globali più grandi al mondo, proprietaria di centinaia di marchi, abbia potuto approvare una campagna pubblicitaria del genere.

                            La zavorra che impedisce alla campagna dello Zatterino di rimanere a galla, è proprio quel “anche se è stato cattivo”.
                            Privare il gelato del suo significato di premio, o di coccola, è una scelta azzardata che non ha nessun senso. Un alimento che non si nega neanche a uno che è stato “cattivo” è un alimento tanto basilare quanto comune, e che quindi non ha nulla di speciale.
                            Se il copy fosse stato qualcosa di banale tipo “solo i bambini più bravi meritano Zatterino a merenda, perché oltre ad essere buono è anche nutriente” avrebbe avuto più senso e aggiunto un valore extra a quello già noto di premio o di coccola.

                            Osservando oggi questa campagna pubblicitaria del 1971 direi che non é un caso se lo Zatterino non è diventato un prodotto iconico come il famoso Cornetto Algida.




                            Fonte:Storia della pubblicità

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                              #59



                              L’uomo in questione si chiamava Franco Cerri e non era un volto noto al pubblico sebbene, già all’epoca, fosse uno dei chitarristi jazz più importanti in Italia, apprezzato da musicisti come Chet Baker, Dizzy Gillespie e Billie Holiday.
                              Il giorno in cui stavano girando i provini per la famosa serie di spot che sarebbero andati in onda su Carosello per molti anni, Franco si trovava casualmente nei corridoi dell’agenzia pubblicitaria Lintas perché, come molti musicisti, arrotondava componendo jingle pubblicitari.
                              Sebbene tra i partecipanti al casting ci fosse persino Peter Sellers i creativi della Lintas stavano in realtà cercando un “uomo normale” dai modi gentili e rassicuranti. Una brava persona, un marito per bene. Qualcuno che esprimesse naturalmente affidabilità. Perché era proprio questo che le donne, sopratutto all’epoca, desideravano in un marito; ed era quello che il prodotto doveva comunicare.
                              Non è chiaro di chi fu l’idea di inserire Franco Cerri nel casting ma quell’intuizione fu provvidenziale perché Franco quelle qualità non solo le comunicava ma le incarnava. Era il testimonial perfetto.

                              Nonostante fosse un musicista straordinario e che in seguito al successo degli spot su Carosello fu anche conduttore di alcuni programmi della Rai, Franco Cerri passò alla storia come “l’uomo in ammollo”. La gente lo riconosceva per le strade di Milano e rideva divertita. Inizialmente si copriva il volto per salire in metropolitana poi, a quanto racconta, dovette rassegnarsi ad usare i Taxi per molti anni.

                              Franco Cerri ci ha lasciati quest’anno, il 18 Ottobre, all’età di novantacinque anni.

                              tratto da: Storia Della pubblicità

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                                #60




                                Dominare l’universo a colpi di sberle.
                                Con l’arrivo di Star Wars nel 1978 il povero Big Jim venne sconfitto dai cavalieri Jedi e alla Mattel si ritrovarono a pettinare le Barbie e a mangiarsi le mani per aver rifiutato l’appalto per la creazione delle Action Figure di Star Wars che nelle mani della Kenner ebbero un successo strepitoso.
                                In azienda si diedero un gran da fare per rimediare e iniziarono a mettere in atto degli studi mirati all’osservazione delle dinamiche di gioco dei bambini per capire cosa avrebbe potuto distogliere l’attenzione dai personaggi di Star Wars.

                                Quello che emerse fu la scoperta dell’acqua calda: ai bambini piacciono i personaggi che vincono perché sono forti.

                                Per convincere un bambino che un personaggio è il più forte di tutti ci vuole un racconto.
                                Per convincerlo che uno gnomo verde, vecchio e decrepito, sia il cavaliere Jedi più forte che esista, ci vuole un film intero.
                                Ma cosa ci vuole per convincerlo senza tante chiacchiere?

                                “Ci vogliono una montagna di muscoli, cosi tanti muscoli da far sembrare tutte le altre Action figure, Jedi compresi, dei rammolliti”
                                Fu così che sulla falsa riga delle illustrazioni del grande Frank Frazzetta e del mitico Conan il barbaro, nel 1982 comparve sugli scaffali dei negozi He-Man.
                                Al concetto di forza interiore espresso in Star Wars venne contrapposto quello brutale della forza fisica. I pupazzi dei Masters erano più grandi rispetto a quelli di Star Wars e l’espressione sul viso di He-Man era forte e decisa al contrario di qualunque altro pupazzo sul mercato.
                                Il successo fu immediato ma i risultati che ebbero in seguito alla realizzazione del cartone animato cambiarono per sempre le regole del Marketing nel mondo dei giocattoli.

                                I muscoli hanno vinto una battaglia ma con le storie si vince sempre.

                                Tratto da: storia della Pubblicità
                                Last edited by Semiramide; 25-11-22, 17:09.

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