?Un nuovo Nautilus?: cos? la defin? Roland Barthes. Ecco l'incredibile storia della francese che fece innamorare il popolo degli automobilisti
?Un oggetto disceso da un altro universo, come quelli che popolano i libri di fantascienza. Un nuovo Nautilus?. E?il celebre semiologo Roland Barthes a definire cos? la Citroen DS 19, indiscussa vedette del Salone di Parigi di sessant?anni fa. Una vettura tanto rivoluzionaria, tanto diversa da qualsiasi altra della sua epoca da lasciare a bocca aperta pubblico ed esperti, mettendo avanti le lancette dell?orologio del mondo dell?auto sotto tutti i punti di vista, dal design alle soluzioni tecniche.
L?effetto UFO, d?altra parte, funziona anche sotto l?aspetto commerciale, perch? gi? nel primo giorno della rassegna del Grand Palais la casa francese accumula ben 12.000 ordini e, successivamente, i tempi di consegna supereranno i 15 mesi.
Qualche iniziale problema di affidabilit?, dovuto allo straordinario concentrato di innovazioni, non ostacoler? pi? di tanto la diffusione della DS e la ?dea? (riuscito gioco di parole con la sigla) sar? subito capace di distinguersi in modo netto, senza rivali che possano essere considerate veramente paragonabili. Siamo nel 1955, ai tempi delle conterranee Renault Fregate e Peugeot 403, delle Fiat 1400-1900 e delle Olympia Rekord, tutte assai pi? convenzionali, e le stesse blasonate Alfa Romeo 1900, Lancia Aurelia o Mercedes
180 hanno poco a che vedere con la neonata del marchio del Duoble Chevron.
Del resto, questa futuristica berlina a quattro porte dalle abbondanti dimensioni esterne (circa 4,80 metri di lunghezza) ? frutto del lavoro di una equipe di progettisti ai quali, nel segno della continuit? con la filosofia anticonformista del fondatore Andr? Citroen, manager lungimiranti, come Pierre Boulanger e Robert Poiseaux, consentono di esprimere senza troppe riserve la propria creativit?.
E creativit? viene elargita a piene mani in primo luogo nell?aspetto, nelle linee che ricordano le astronavi dei fumetti (?ferro da stiro? sar? un?espressione utilizzata soprattutto dai detrattori): il lungo muso affusolato, i coni sfuggenti degli indicatori di direzione posteriori sistemati in alto, la diversa larghezza delle carreggiate, la carenatura delle ruote posteriori, sono tratti distintivi che la rendono unica. E? il parto geniale di un vero artista prestato al settore, lo scultore italiano Flaminio Bertoni, approdato a Parigi dal Lago Maggiore e che per Citroen ha firmato in precedenza altri modelli d?avanguardia, come la 7 ?Traction?e la superutilitaria 2CV, mentre sar? sua anche la stravagante compatta Ami 6 del 1961.
Lo sviluppo tecnico ? invece coordinato da Andr? Lefebvre, ingegnere di formazione aeronautica, che traduce in realt? quello altrimenti classificabile come puro studio: con il linguaggio contemporaneo diremmo ?concept-car? o ?dream car?.
Anzitutto la DS ? una trazione anteriore, schema d?avanguardia per quegli anni, ma quasi normale per la Citroen, dalla nascita nel 1934 della 7, modello longevo e di notevole successo. Cose da un altro mondo sono per? le soluzioni scelte per sospensioni, sterzo, cambio e freni.
In tempi di balestre e tamburi, nonch? di frizioni e volanti a prova di muscoli, la berlina del Double Chevron mette in campo uno stupefacente apparato idraulico, risultato dell?inventiva di Paul Mag?s, che gestisce l?assistenza ai freni (anteriori a disco), il servosterzo, il cambio semiautomatico (non c?? il pedale della frizione), mentre l?eccezionale molleggio ? dovuto a quattro sfere, contenenti olio speciale e azoto in pressione, che sostituiscono molle e ammortizzatori. Una leva sotto la plancia permette, inoltre, di variare l?altezza da terra della vettura, per marciare su terreni sconnessi o addirittura per sostituire un pneumatico facendo a meno del crick.
Tante, inoltre le trovate e le stranezze che richiedono un po? di affiatamento per chi si siede alla guida della DS 19: per l?avviamento bisogna tirare la levetta del cambio sopra il cruscotto, il freno di stazionamento ? a pedale, mentre il pedale dell?impianto frenante ? sostituito da una specie di pulsante al pavimento, la ruota di scorta ? nel vano anteriore, il volante ha soltanto una razza e via dicendo. Anche carrozzeria ed abitacolo riservano sorprese, dall?uso di alluminio e materiale plastico per molte componenti all?incredibile disponibilit? di spazio all?interno (il passo dell?auto ? intorno ai 3 metri) e nel bagagliaio. I sedili sono autentiche, morbide poltrone e si viaggia in salotto con possibilit? per i passeggeri posteriori di allungare le gambe.
Tanta raffinatezza ed esclusivit? tecnologica non trova comunque riscontro nel motore, un po? sottotono rispetto al resto. Sotto il cofano, c?? un quattro cilindri 1.900 da 75 Cv, derivato dalla vecchia unit? della ?Traction?, scelto al posto di un inedito 6 cilindri, progettato dall?italiano Walter Becchia, accantonato per i costi eccessivi e che avrebbe proiettato la berlina francese in una diversa e pi? impegnativa area di mercato. Per giunta, il cambio ha la prima non sincronizzata.
Le prestazioni, dunque, non brillano e, se si toccano i 140 km/h di velocit? (un valore discreto), accelerazione e ripresa sono modeste. In compenso, il comportamento stradale ? ineguagliabile: le curve sembrano rettilinei, il comfort ? incredibile e le buche sembrano non esistere, fatto salvo un accentuato rollio.
Accolta dai conservatori con perplessit?, la DS vivr? una lunghissima stagione di successi, compresi quelli sportivi (due vittorie prestigiose al Rally di Montecarlo), e la gamma andr? via via arricchendosi e aggiornandosi. Arriveranno la variante semplificata ID, le wagon capientissime (potranno essere utilizzate come ambulanza), le coup? e cabriolet carrozzate da Henry Chapron, le presidenziali di De Gaulle, mentre il motore conoscer? importanti interventi, fino a raggiungere i 2.300 cc e adottare l?iniezione elettronica, per 141 Cv e 190 km/h di punta. Non mancheranno altre chicche tecniche, come i fari girevoli, o l?impiego di finiture pregiate per le lussuose versioni Pallas.
La produzione si estender? per ben vent?anni e, all?uscita di scena nel 1975, saranno 1.446.000 gli esemplari costruiti.
Fonte repubblica.it
?Un oggetto disceso da un altro universo, come quelli che popolano i libri di fantascienza. Un nuovo Nautilus?. E?il celebre semiologo Roland Barthes a definire cos? la Citroen DS 19, indiscussa vedette del Salone di Parigi di sessant?anni fa. Una vettura tanto rivoluzionaria, tanto diversa da qualsiasi altra della sua epoca da lasciare a bocca aperta pubblico ed esperti, mettendo avanti le lancette dell?orologio del mondo dell?auto sotto tutti i punti di vista, dal design alle soluzioni tecniche.
L?effetto UFO, d?altra parte, funziona anche sotto l?aspetto commerciale, perch? gi? nel primo giorno della rassegna del Grand Palais la casa francese accumula ben 12.000 ordini e, successivamente, i tempi di consegna supereranno i 15 mesi.
Qualche iniziale problema di affidabilit?, dovuto allo straordinario concentrato di innovazioni, non ostacoler? pi? di tanto la diffusione della DS e la ?dea? (riuscito gioco di parole con la sigla) sar? subito capace di distinguersi in modo netto, senza rivali che possano essere considerate veramente paragonabili. Siamo nel 1955, ai tempi delle conterranee Renault Fregate e Peugeot 403, delle Fiat 1400-1900 e delle Olympia Rekord, tutte assai pi? convenzionali, e le stesse blasonate Alfa Romeo 1900, Lancia Aurelia o Mercedes
180 hanno poco a che vedere con la neonata del marchio del Duoble Chevron.
Del resto, questa futuristica berlina a quattro porte dalle abbondanti dimensioni esterne (circa 4,80 metri di lunghezza) ? frutto del lavoro di una equipe di progettisti ai quali, nel segno della continuit? con la filosofia anticonformista del fondatore Andr? Citroen, manager lungimiranti, come Pierre Boulanger e Robert Poiseaux, consentono di esprimere senza troppe riserve la propria creativit?.
E creativit? viene elargita a piene mani in primo luogo nell?aspetto, nelle linee che ricordano le astronavi dei fumetti (?ferro da stiro? sar? un?espressione utilizzata soprattutto dai detrattori): il lungo muso affusolato, i coni sfuggenti degli indicatori di direzione posteriori sistemati in alto, la diversa larghezza delle carreggiate, la carenatura delle ruote posteriori, sono tratti distintivi che la rendono unica. E? il parto geniale di un vero artista prestato al settore, lo scultore italiano Flaminio Bertoni, approdato a Parigi dal Lago Maggiore e che per Citroen ha firmato in precedenza altri modelli d?avanguardia, come la 7 ?Traction?e la superutilitaria 2CV, mentre sar? sua anche la stravagante compatta Ami 6 del 1961.
Lo sviluppo tecnico ? invece coordinato da Andr? Lefebvre, ingegnere di formazione aeronautica, che traduce in realt? quello altrimenti classificabile come puro studio: con il linguaggio contemporaneo diremmo ?concept-car? o ?dream car?.
Anzitutto la DS ? una trazione anteriore, schema d?avanguardia per quegli anni, ma quasi normale per la Citroen, dalla nascita nel 1934 della 7, modello longevo e di notevole successo. Cose da un altro mondo sono per? le soluzioni scelte per sospensioni, sterzo, cambio e freni.
In tempi di balestre e tamburi, nonch? di frizioni e volanti a prova di muscoli, la berlina del Double Chevron mette in campo uno stupefacente apparato idraulico, risultato dell?inventiva di Paul Mag?s, che gestisce l?assistenza ai freni (anteriori a disco), il servosterzo, il cambio semiautomatico (non c?? il pedale della frizione), mentre l?eccezionale molleggio ? dovuto a quattro sfere, contenenti olio speciale e azoto in pressione, che sostituiscono molle e ammortizzatori. Una leva sotto la plancia permette, inoltre, di variare l?altezza da terra della vettura, per marciare su terreni sconnessi o addirittura per sostituire un pneumatico facendo a meno del crick.
Tante, inoltre le trovate e le stranezze che richiedono un po? di affiatamento per chi si siede alla guida della DS 19: per l?avviamento bisogna tirare la levetta del cambio sopra il cruscotto, il freno di stazionamento ? a pedale, mentre il pedale dell?impianto frenante ? sostituito da una specie di pulsante al pavimento, la ruota di scorta ? nel vano anteriore, il volante ha soltanto una razza e via dicendo. Anche carrozzeria ed abitacolo riservano sorprese, dall?uso di alluminio e materiale plastico per molte componenti all?incredibile disponibilit? di spazio all?interno (il passo dell?auto ? intorno ai 3 metri) e nel bagagliaio. I sedili sono autentiche, morbide poltrone e si viaggia in salotto con possibilit? per i passeggeri posteriori di allungare le gambe.
Tanta raffinatezza ed esclusivit? tecnologica non trova comunque riscontro nel motore, un po? sottotono rispetto al resto. Sotto il cofano, c?? un quattro cilindri 1.900 da 75 Cv, derivato dalla vecchia unit? della ?Traction?, scelto al posto di un inedito 6 cilindri, progettato dall?italiano Walter Becchia, accantonato per i costi eccessivi e che avrebbe proiettato la berlina francese in una diversa e pi? impegnativa area di mercato. Per giunta, il cambio ha la prima non sincronizzata.
Le prestazioni, dunque, non brillano e, se si toccano i 140 km/h di velocit? (un valore discreto), accelerazione e ripresa sono modeste. In compenso, il comportamento stradale ? ineguagliabile: le curve sembrano rettilinei, il comfort ? incredibile e le buche sembrano non esistere, fatto salvo un accentuato rollio.
Accolta dai conservatori con perplessit?, la DS vivr? una lunghissima stagione di successi, compresi quelli sportivi (due vittorie prestigiose al Rally di Montecarlo), e la gamma andr? via via arricchendosi e aggiornandosi. Arriveranno la variante semplificata ID, le wagon capientissime (potranno essere utilizzate come ambulanza), le coup? e cabriolet carrozzate da Henry Chapron, le presidenziali di De Gaulle, mentre il motore conoscer? importanti interventi, fino a raggiungere i 2.300 cc e adottare l?iniezione elettronica, per 141 Cv e 190 km/h di punta. Non mancheranno altre chicche tecniche, come i fari girevoli, o l?impiego di finiture pregiate per le lussuose versioni Pallas.
La produzione si estender? per ben vent?anni e, all?uscita di scena nel 1975, saranno 1.446.000 gli esemplari costruiti.
Fonte repubblica.it
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