Il signor Toyota o il signor Volkswagen: uno dei due su farà male. I leader dei due maggiori gruppi auto al mondo hanno visioni opposte.
Il n.1 del gruppo tedesco, Herbert Diess, ha appena incassato la pena fiducia di azionisti e sindacato per puntare tutto sull’elettrico . Addirittura riconvertendo anche la storica fabbrica-simbolo di Wolfsburg. Da Tokio Akio Toyoda, capo del colosso giapponese, ha fatto sapere di pensarla in modo diametralmente opposto, ponendosi di fatto a capo degli elettro-scettici. Un partito che conta molti adepti in tutto il mondo.
“I veicoli elettrici sono sopravvalutati“, ha sentenziato, parlando di “eccessivo clamore” che si fa sulle auto a batterie. E di una preoccupante mancanza di adeguate valutazioni sulleconseguenze di un’adozione su larga scala della mobilità a zero emissioni in Giappone. Anche perché, secondo Toyoda, parlare di zero emissioni è una mistificazione. Nel valutare la sostenibilità di questa tecnologia, ha lamentato, non si prendono in considerazione le emissioni di CO2 legate alla produzione dell’energia elettrica. “Più veicoli elettrici produciamo, più salgono le emissioni di anidride carbonica“.
Le auto solo per pochi e milioni di posti in fumo
Altro argomento che il signor Toyota ha sfoderato: il Giappone andrebbe incontro a un blackout nel caso in cui tutto il parco circolante fosse elettrico. A meno che non si accetti una riconversione dell’infrastruttura dai costi astronomici. Toyoda ha fornito una stima: tra i 14.000 e i 37.000 miliardi di yen (da 165 a 438 miliardi di euro!). Altra accusa, espressa con un’immagine molto giapponese: con l’elettrico l’auto rischia di diventare come “un fiore in cima a una vetta“.
Ovvero: un bene riservato a pochissimi. E infine la stoccata più forte: lo spauracchio della perdita di milioni di posti di lavoro nel solo Giappone: “L’attuale modello di business dell’industria automototive crollerà, determinando la perdita di milioni di posti di lavoro“. Morale della favola: il governo di Tokio si guardi bene dal mettere in pratica la messa al bando delle auto con il motore “caldo”, che sembra programmata per il 2035. Un suicidio, secondo il signor Toyota.
SECONDO NOI. L’impressione è che Akio Toyoda abbia un po’ calcato i toni per premere sul governo giapponese. In modo che non prenda decisioni che potrebbero danneggiare la sua azienda, sempre concentrata sull’ibrido e un po’ spiazzata dal rapido affermarsi dell’elettrico. Certi argomenti, come le emissioni per la produzione dell’energia, sono risibili.
I suoi concorrenti stanno spendendo cifre enormi per attenuarne l’impatto, con un ricorso sempre più ampio alle rinnovabili e tecnologie energy-saving. Il tempo dirà chi, tra lui e il suo competitor tedesco, avrà avuto ragione. Ed è chiaro che non saranno solo gli automobilisti a decidere: i governi con le loro normative, avranno un peso determinante. E questo spiega la virulenza del discorso.
notizia da:vaielettrico.it
Il n.1 del gruppo tedesco, Herbert Diess, ha appena incassato la pena fiducia di azionisti e sindacato per puntare tutto sull’elettrico . Addirittura riconvertendo anche la storica fabbrica-simbolo di Wolfsburg. Da Tokio Akio Toyoda, capo del colosso giapponese, ha fatto sapere di pensarla in modo diametralmente opposto, ponendosi di fatto a capo degli elettro-scettici. Un partito che conta molti adepti in tutto il mondo.
“I veicoli elettrici sono sopravvalutati“, ha sentenziato, parlando di “eccessivo clamore” che si fa sulle auto a batterie. E di una preoccupante mancanza di adeguate valutazioni sulleconseguenze di un’adozione su larga scala della mobilità a zero emissioni in Giappone. Anche perché, secondo Toyoda, parlare di zero emissioni è una mistificazione. Nel valutare la sostenibilità di questa tecnologia, ha lamentato, non si prendono in considerazione le emissioni di CO2 legate alla produzione dell’energia elettrica. “Più veicoli elettrici produciamo, più salgono le emissioni di anidride carbonica“.
Le auto solo per pochi e milioni di posti in fumo
Altro argomento che il signor Toyota ha sfoderato: il Giappone andrebbe incontro a un blackout nel caso in cui tutto il parco circolante fosse elettrico. A meno che non si accetti una riconversione dell’infrastruttura dai costi astronomici. Toyoda ha fornito una stima: tra i 14.000 e i 37.000 miliardi di yen (da 165 a 438 miliardi di euro!). Altra accusa, espressa con un’immagine molto giapponese: con l’elettrico l’auto rischia di diventare come “un fiore in cima a una vetta“.
Ovvero: un bene riservato a pochissimi. E infine la stoccata più forte: lo spauracchio della perdita di milioni di posti di lavoro nel solo Giappone: “L’attuale modello di business dell’industria automototive crollerà, determinando la perdita di milioni di posti di lavoro“. Morale della favola: il governo di Tokio si guardi bene dal mettere in pratica la messa al bando delle auto con il motore “caldo”, che sembra programmata per il 2035. Un suicidio, secondo il signor Toyota.
SECONDO NOI. L’impressione è che Akio Toyoda abbia un po’ calcato i toni per premere sul governo giapponese. In modo che non prenda decisioni che potrebbero danneggiare la sua azienda, sempre concentrata sull’ibrido e un po’ spiazzata dal rapido affermarsi dell’elettrico. Certi argomenti, come le emissioni per la produzione dell’energia, sono risibili.
I suoi concorrenti stanno spendendo cifre enormi per attenuarne l’impatto, con un ricorso sempre più ampio alle rinnovabili e tecnologie energy-saving. Il tempo dirà chi, tra lui e il suo competitor tedesco, avrà avuto ragione. Ed è chiaro che non saranno solo gli automobilisti a decidere: i governi con le loro normative, avranno un peso determinante. E questo spiega la virulenza del discorso.
notizia da:vaielettrico.it
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