Dalle fughe durante il Proibizionismo agli ovali spettacolo, passando per Petty e ?Intimidator?: analisi di un fenomeno che il 17 maggio riparte
Adesso tutti, anche chi non ? per nulla abituato n? interessato, dobbiamo guardare alla Nascar.
Ma non per vedere chi vince o chi ha la macchina migliore, o non solo per quello. Dobbiamo farlo anche per capire come si corre. In che modo, con quante precauzioni. E senza quali requisiti, che credevamo imprescindibili e dei quali ora dovranno (e dovremo) per forza fare a meno.
Perch? ? la Nascar che mette in moto per prima e parte davanti a tutti. Il 17 maggio ricomincia e chiunque ? in grado di capire la valenza simbolica inestimabile della decisione. Del suo contenuto di fiducia e dei rischi che comporta.
Non si parla nemmeno pi? solo di motorsport, ? proprio tutto lo sport americano e di conseguenza mondiale che guarda alla Nascar e alla Darlington County da dove si ricomincia. E lo fa con la stessa speranza con cui i due protagonisti della omonima canzone di Bruce Springsteen contano di cominciare una nuova vita in quella contea della South Carolina.
Dal Proibizionismo
Se la storia ha un senso ? del tutto logico che i primi a ricominciare siano quelli della Nascar. Non ? gente che possa essere tenuta ferma, quella. E a dirla tutta nel suo spirito, in quello degli albori perlomeno, ha anche una certa allergia per le regole. I tempi da allora sono cambiati, ma i tipi umani non pi? di tanto, e il carattere ? ancora quello dei bucanieri degli Anni 20 e 30, quelli che le macchine le elaboravano per il gusto di farlo, per godersi la velocit?, ma prima di tutto per fuggire. Per scappare via dalla polizia.
Erano gli anni del Proibizionismo, negli Stati Uniti era vietato consumare alcolici, e dunque venderli. Il che ovviamente non ha fatto altro che generare un fiorentissimo mercato clandestino. Con bar e ristoranti che agivano di nascosto, e con altrettanto fantomatici distributori. In Florida il bene da trasportare era il rum, molto meno raffinato e redditizio del whiskey canadese circolante nel nord, ma di facile reperimento via Bahamas.
E quindi su e gi? per la penisola e fino alle due Carolina era tutto un correre di auto imbottite di bottiglie ed elaborate nei modi pi? improbabili. La polizia le inseguiva e quelle sgasavano via con cavalli tirati fuori chiss? dove. Detta cos? sembra una cosa pittoresca e poco pi?, nella realt?, soprattutto nella zona di Daytona, quella per le auto modificate era diventata una passione condivisa. E come tutte le passioni d?America un business.
Cos? che quando ? terminato il Proibizionismo nessuno si ? sognato di far finire le corse. E allora si sono inventati un circuito. Niente di elegante: un rettilineo di 3,2 km lungo l?autostrada che costeggia l?Atlantico, l?altro altrettanto lungo direttamente sulla spiaggia di Daytona, ad unirli due curvoni ricoperti di sabbia. E via: berline e coup?, auto sportive e persino famigliari. In perfetto spirito sudista, dove l?autonomia e l?indipendenza sono pi? sacre del Vangelo.
E lo stile di vita ? una strana amalgama di ossequiosa osservanza delle tradizioni e di anarchia in fatto di regole. Ugualmente uno di quegli scatenati corridori ? riuscito a mettere un po? di ordine nella congerie di gare diverse. Tra il dicembre 1948 e il febbraio 1949 Bill France ha riunito una trentina di avversari all?Ebony Bar di Daytona Beach e ha disegnato la National Association For Stock Car Auto Racing, in un acronimo: Nascar. Settantadue anni dopo la famiglia France ? sempre proprietaria del campionato, Bill Jr. ne ? diventato il nuovo amministratore nel 2018.
La potenza dei France
Campionato che nei decenni si ? trasformato in una potenza mostruosa. Senza tuttavia mai perdere pi? di tanto l?originario spirito guerriero. Inizialmente la parola chiave dell?acronimo sembrava dovere essere ?Stock?. Anzi Stricly Stock, come si diceva negli Anni 50, in cui si correva per l?appunto con vetture ?strettamente di produzione?. Salvo poi cominciare a indulgere in qualche modifica per migliorare la sicurezza e soprattutto la performance. Oggi il guscio ? a immagine e somiglianza dei modelli di serie di Chevrolet, Ford e Toyota, ma sotto l?evoluzione e la potenza non hanno nulla a che fare con quel che si trova dal concessionario. Parliamo cio? di berline
che arrivano alle 200 miglia all?ora, per dirla all?americana. Tradotto fanno 340 km/h. E l?entusiasmo generato ? notevole: le 36 gare in cui si articola la stagione (le ultime 10 di playoff a eliminazione) viaggiano attorno alle 100.000 presenze l?una di media sulle tribune.
I tre Re
Come sa bene chiunque abbia visto anche solo una gara, e come si sar? compreso dalle premesse, la Nascar ? un campionato in cui il termine ?sportellate?
non ? quel concetto vagamente metaforico evocato altrove. Sugli ovali del Sud ma anche su quelli dell?Ovest e del New England se le danno che ? un piacere. Normale che poi da un western del genere escano eroi che sembrano cowboy. Richard Petty, per dire, ne porta sempre il cappello, ovviamente sponsorizzato. Lo chiamano The King, il re. Perch? ha vinto pi? gare di tutti, 200 tonde. Il secondo pi? vincente ne ha poche pi? della met?, 105 (? David Pearson).
Petty si ? ritirato nel 1992, quando non vinceva pi? da una decina d?anni buona, ma chissenefrega. Da allora ha una squadra sua e interpreta se stesso in tv e nei film che gli dedicano. Non vi sar? sfuggito che in Cars della Disney l?avversario totem di Saetta McQueen si chiama The King, ha il numero 43 ed ? una Plymouth Superbird, la macchina di Petty. Che, va da s?, nella versione originale gli d? la voce. Per quella che dev?essere una specie di regola dell?automobilismo il primato di titoli vinti anche nella Nascar, come in F.1 (Schumacher) e in Indy (A.J. Foyt), ? di sette. Detenuto da Petty, ovvio, ma in compropriet? con altri due piloti.
Uno ? Dale Earnhardt senior, altro eroe, esattamente come Petty figlio e padre in una dinastia di corridori votati alla Nascar. Earnhardt, detto ?Intimidator? per la sua durezza al volante, ? stato il volto della categoria tra gli Anni 80 e 90 e ne ? diventato l?icona dopo la morte in pista, nella 500 Miglia di Daytona del 2001. L?altro conquistatore di sette titoli ? Jimmie Johnson e lui s? potrebbe arrivare a otto, perch? ? vero che non vince una gara da tre stagioni, ma a quasi 45 anni ? ancora in attivit?.
Tutto in Carolina
E quindi siamo ad oggi e ai motori che si rimettono in moto. L?idea, a questo punto a poco pi? di una settimana dall?essere realizzata, ? la stessa a cui stanno lavorando NBA e MLB: concentrare tutto in un?area ristretta e fare tanti eventi senza pubblico. Solo per la tv. Nella fattispecie 7 gare in 11 giorni tra le due Carolina, tre in quella del Sud, al Darlington Raceway, quindi quattro a Nord, a Charlotte. Poi si vedr?. Si riparte con in testa Kevin Harvick che tuttavia non ha vinto nessuna delle 4 gare corse fino all?8 marzo.
Ha un punto in pi? di Joey Logano che invece ne ha conquistate due. Sar? lunga. Wayne, uno dei due disgraziati antieroi della canzone di Springsteen, nella Darlington County ha finito per farsi arrestare. Sono inghippi che la Nascar mette in preventivo fin dalla nascita. Ma nessuno riuscir? mai a tenerla ingabbiata a lungo.
Notizia da: La Gazzetta dello Sport 5 maggio di Perna, Salvini
Adesso tutti, anche chi non ? per nulla abituato n? interessato, dobbiamo guardare alla Nascar.
Ma non per vedere chi vince o chi ha la macchina migliore, o non solo per quello. Dobbiamo farlo anche per capire come si corre. In che modo, con quante precauzioni. E senza quali requisiti, che credevamo imprescindibili e dei quali ora dovranno (e dovremo) per forza fare a meno.
Perch? ? la Nascar che mette in moto per prima e parte davanti a tutti. Il 17 maggio ricomincia e chiunque ? in grado di capire la valenza simbolica inestimabile della decisione. Del suo contenuto di fiducia e dei rischi che comporta.
Non si parla nemmeno pi? solo di motorsport, ? proprio tutto lo sport americano e di conseguenza mondiale che guarda alla Nascar e alla Darlington County da dove si ricomincia. E lo fa con la stessa speranza con cui i due protagonisti della omonima canzone di Bruce Springsteen contano di cominciare una nuova vita in quella contea della South Carolina.
Dal Proibizionismo
Se la storia ha un senso ? del tutto logico che i primi a ricominciare siano quelli della Nascar. Non ? gente che possa essere tenuta ferma, quella. E a dirla tutta nel suo spirito, in quello degli albori perlomeno, ha anche una certa allergia per le regole. I tempi da allora sono cambiati, ma i tipi umani non pi? di tanto, e il carattere ? ancora quello dei bucanieri degli Anni 20 e 30, quelli che le macchine le elaboravano per il gusto di farlo, per godersi la velocit?, ma prima di tutto per fuggire. Per scappare via dalla polizia.
Erano gli anni del Proibizionismo, negli Stati Uniti era vietato consumare alcolici, e dunque venderli. Il che ovviamente non ha fatto altro che generare un fiorentissimo mercato clandestino. Con bar e ristoranti che agivano di nascosto, e con altrettanto fantomatici distributori. In Florida il bene da trasportare era il rum, molto meno raffinato e redditizio del whiskey canadese circolante nel nord, ma di facile reperimento via Bahamas.
E quindi su e gi? per la penisola e fino alle due Carolina era tutto un correre di auto imbottite di bottiglie ed elaborate nei modi pi? improbabili. La polizia le inseguiva e quelle sgasavano via con cavalli tirati fuori chiss? dove. Detta cos? sembra una cosa pittoresca e poco pi?, nella realt?, soprattutto nella zona di Daytona, quella per le auto modificate era diventata una passione condivisa. E come tutte le passioni d?America un business.
Cos? che quando ? terminato il Proibizionismo nessuno si ? sognato di far finire le corse. E allora si sono inventati un circuito. Niente di elegante: un rettilineo di 3,2 km lungo l?autostrada che costeggia l?Atlantico, l?altro altrettanto lungo direttamente sulla spiaggia di Daytona, ad unirli due curvoni ricoperti di sabbia. E via: berline e coup?, auto sportive e persino famigliari. In perfetto spirito sudista, dove l?autonomia e l?indipendenza sono pi? sacre del Vangelo.
E lo stile di vita ? una strana amalgama di ossequiosa osservanza delle tradizioni e di anarchia in fatto di regole. Ugualmente uno di quegli scatenati corridori ? riuscito a mettere un po? di ordine nella congerie di gare diverse. Tra il dicembre 1948 e il febbraio 1949 Bill France ha riunito una trentina di avversari all?Ebony Bar di Daytona Beach e ha disegnato la National Association For Stock Car Auto Racing, in un acronimo: Nascar. Settantadue anni dopo la famiglia France ? sempre proprietaria del campionato, Bill Jr. ne ? diventato il nuovo amministratore nel 2018.
La potenza dei France
Campionato che nei decenni si ? trasformato in una potenza mostruosa. Senza tuttavia mai perdere pi? di tanto l?originario spirito guerriero. Inizialmente la parola chiave dell?acronimo sembrava dovere essere ?Stock?. Anzi Stricly Stock, come si diceva negli Anni 50, in cui si correva per l?appunto con vetture ?strettamente di produzione?. Salvo poi cominciare a indulgere in qualche modifica per migliorare la sicurezza e soprattutto la performance. Oggi il guscio ? a immagine e somiglianza dei modelli di serie di Chevrolet, Ford e Toyota, ma sotto l?evoluzione e la potenza non hanno nulla a che fare con quel che si trova dal concessionario. Parliamo cio? di berline
che arrivano alle 200 miglia all?ora, per dirla all?americana. Tradotto fanno 340 km/h. E l?entusiasmo generato ? notevole: le 36 gare in cui si articola la stagione (le ultime 10 di playoff a eliminazione) viaggiano attorno alle 100.000 presenze l?una di media sulle tribune.
I tre Re
Come sa bene chiunque abbia visto anche solo una gara, e come si sar? compreso dalle premesse, la Nascar ? un campionato in cui il termine ?sportellate?
non ? quel concetto vagamente metaforico evocato altrove. Sugli ovali del Sud ma anche su quelli dell?Ovest e del New England se le danno che ? un piacere. Normale che poi da un western del genere escano eroi che sembrano cowboy. Richard Petty, per dire, ne porta sempre il cappello, ovviamente sponsorizzato. Lo chiamano The King, il re. Perch? ha vinto pi? gare di tutti, 200 tonde. Il secondo pi? vincente ne ha poche pi? della met?, 105 (? David Pearson).
Petty si ? ritirato nel 1992, quando non vinceva pi? da una decina d?anni buona, ma chissenefrega. Da allora ha una squadra sua e interpreta se stesso in tv e nei film che gli dedicano. Non vi sar? sfuggito che in Cars della Disney l?avversario totem di Saetta McQueen si chiama The King, ha il numero 43 ed ? una Plymouth Superbird, la macchina di Petty. Che, va da s?, nella versione originale gli d? la voce. Per quella che dev?essere una specie di regola dell?automobilismo il primato di titoli vinti anche nella Nascar, come in F.1 (Schumacher) e in Indy (A.J. Foyt), ? di sette. Detenuto da Petty, ovvio, ma in compropriet? con altri due piloti.
Uno ? Dale Earnhardt senior, altro eroe, esattamente come Petty figlio e padre in una dinastia di corridori votati alla Nascar. Earnhardt, detto ?Intimidator? per la sua durezza al volante, ? stato il volto della categoria tra gli Anni 80 e 90 e ne ? diventato l?icona dopo la morte in pista, nella 500 Miglia di Daytona del 2001. L?altro conquistatore di sette titoli ? Jimmie Johnson e lui s? potrebbe arrivare a otto, perch? ? vero che non vince una gara da tre stagioni, ma a quasi 45 anni ? ancora in attivit?.
Tutto in Carolina
E quindi siamo ad oggi e ai motori che si rimettono in moto. L?idea, a questo punto a poco pi? di una settimana dall?essere realizzata, ? la stessa a cui stanno lavorando NBA e MLB: concentrare tutto in un?area ristretta e fare tanti eventi senza pubblico. Solo per la tv. Nella fattispecie 7 gare in 11 giorni tra le due Carolina, tre in quella del Sud, al Darlington Raceway, quindi quattro a Nord, a Charlotte. Poi si vedr?. Si riparte con in testa Kevin Harvick che tuttavia non ha vinto nessuna delle 4 gare corse fino all?8 marzo.
Ha un punto in pi? di Joey Logano che invece ne ha conquistate due. Sar? lunga. Wayne, uno dei due disgraziati antieroi della canzone di Springsteen, nella Darlington County ha finito per farsi arrestare. Sono inghippi che la Nascar mette in preventivo fin dalla nascita. Ma nessuno riuscir? mai a tenerla ingabbiata a lungo.
Notizia da: La Gazzetta dello Sport 5 maggio di Perna, Salvini
Comment