Franco Uncini, marchigiano di Recanati, ? il pilota italiano che ha mantenuto pi? a lungo il suo primato in 500. Al suo titolo mondiale del 1982 hanno dato la caccia in tanti: da Chili a Cadalora, da Capirossi a Biaggi; ma soltanto dopo vent'anni, con Valentino Rossi, il lungo digiuno ? finalmente terminato.
A dispetto del fisico magro e minuto, Franco aveva inziato con le 750 derivate dalla serie: prima con Laverda, poi soprattutto con Ducati era arrivato ai vertici del motociclismo nazionale. Stile pulito, gare intelligenti, mezzi ben preparati: era un professionista anche quando gareggiava da dilettante.
Tuttavia, prima di arrivare alla 500, Uncini fu protagonista delle medie cilindrate. Una stagione con le Yamaha private, poi il bel salto sulle Harley Davidson ufficiali che a met? degli anni Settanta erano progettate e costruite a Schiranna: nella fabbrica dell'Aermacchi che pi? tardi sarebbe diventata Cagiva. Cos?, nella stagione 1977, eccolo addirittura vice-campione del mondo alle spalle del compagno di squadra Walter Villa nella classe 250, e con due belle vittorie a Imola e Brno. Il suo nome era gi? famoso.
Un bel caratterino, quello di Franco Uncini: ambizioso e deciso. Con Villa, altro tipo ostico, nacquero delle incomprensioni, e cos? Franco torn? sulle Yamaha per un'altra stagione. Poi, finalmente, la 500. Siamo nel '79: domina Roberts con la Yamaha, Sheene ? l'alfiere della Suzuki, Virginio Ferrari ? il nostro paladino. Franco Uncini si compra due Suzuki RG standard, organizza il suo team privato con la direzione tecnica di Mario Ciamberlini, e si butta. Con successo: per due anni sar? il migliore dei piloti privati.
Brillante e intelligente, buon calcolatore, lo ricordo in quegli anni come un simpatico personaggio polemico. Tanti si complimentavano per le sue belle corse (il primo podio venne presto: a Rijeka 1979), ma poi lo consideravano con una certa sufficienza. Troppo esile, troppo magro per guidare una 500 quattro cilindri. Storica la sua battuta all'ennesima osservazione sul suo fisico. "La moto -disse- va guidata, mica spezzata in due".
Quinto nella classifica generale del '79, quarto addirittura l'anno dopo, quando fu subito secondo al Nazioni, poi terzo ad Assen e a Imatra, in una stagione combattuta con tanti bei nomi. Poi qualche infortunio e un po' di sfortuna nel 1981, quando Lucchinelli colse il suo titolo mondiale.
Come sarebbe andata, la storia del motociclismo italiano, se Lucchinelli fosse rimasto con Roberto Gallina sulle Suzuki titolate? Marco se ne and? alla Honda, Franco Uncini fu scelto per prenderne il posto, e il titolo rest? nelle mani della stessa squadra. Ma attenti a non fare ragionamenti sbagliati: il marchigiano si dimostr? un magnifico combattente, e con cinque vittorie sonanti ebbe la meglio su Spencer, Roberts, Sheene, Mamola, Lucchinelli e compagnia.
Fu una bellissima impresa, quella di Uncini nell'82. Trionf? al Salzburgring dopo una dura battaglia con Lucchinelli, a Misano distanziando Spencer, ad Assen regolando Roberts, a Rijeka fuggendo da solo, e ancora a Silverstone davanti a Spencer. L'ultima bandiera del motociclismo europeo: dopo Uncini si sarebbe parlato soltanto inglese, nella 500; fino al capolavoro di Valentino Rossi.
Uncini, per?, non ha chiuso la carriera come avrebbe meritato e voluto. Ad Assen, proprio sulla pista che lui amava di pi?, fu disarcionato dalla Suzuki e quindi investito dall'incolpevole Gardner. Ho ancora in mente le immagini, finite in televisione e davvero drammatiche: colpito dal manubrio della Honda di Wayne, il casco integrale di Franco vol? via di netto dando a tutti l'impressione che l'italiano venisse decapitato addirittura. Le conseguenze non furono cos? terribili, ma il campione in carica arriv? in coma all'ospedale con serie lesioni al capo. E passarono giorni prima che i medici sciogliessero la prognosi.
Il recupero fu lento: Franco Uncini disput? ancora due stagioni modeste, sempre lontano dalla forma migliore, prima di appendere il casco al chiodo alla fine dell'85. Ora, completamente ristabilito, copre un incarico importante nell'organizzazione del motomondiale: ? il responsabile della sicurezza dei circuiti per conto della associazione delle squadre. Un compito che lui svolge con seriet?, perch? ? sempre stato una persona rigorosa e responsabile. Rispettato da tutti i piloti, ? stato il primo a salutare con entusiasmo il successo di Valentino Rossi, che pure gli ha tolto una corona che resisteva, appunto, da vent'anni.
Nico Cereghini
fonte presa dal sito della Dainese
sul web, notizie biografiche, ce ben poco
posto alcune foto
![](http://www.sportmedicina.com/CAMPIONI%206/UNCINI.jpg)
![](http://www.dainese.com/champions/camp06_2.jpg)
![](http://www.dainese.com/champions/camp06_3.jpg)
![](http://www.dainese.com/champions/camp06_1.jpg)
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A dispetto del fisico magro e minuto, Franco aveva inziato con le 750 derivate dalla serie: prima con Laverda, poi soprattutto con Ducati era arrivato ai vertici del motociclismo nazionale. Stile pulito, gare intelligenti, mezzi ben preparati: era un professionista anche quando gareggiava da dilettante.
Tuttavia, prima di arrivare alla 500, Uncini fu protagonista delle medie cilindrate. Una stagione con le Yamaha private, poi il bel salto sulle Harley Davidson ufficiali che a met? degli anni Settanta erano progettate e costruite a Schiranna: nella fabbrica dell'Aermacchi che pi? tardi sarebbe diventata Cagiva. Cos?, nella stagione 1977, eccolo addirittura vice-campione del mondo alle spalle del compagno di squadra Walter Villa nella classe 250, e con due belle vittorie a Imola e Brno. Il suo nome era gi? famoso.
Un bel caratterino, quello di Franco Uncini: ambizioso e deciso. Con Villa, altro tipo ostico, nacquero delle incomprensioni, e cos? Franco torn? sulle Yamaha per un'altra stagione. Poi, finalmente, la 500. Siamo nel '79: domina Roberts con la Yamaha, Sheene ? l'alfiere della Suzuki, Virginio Ferrari ? il nostro paladino. Franco Uncini si compra due Suzuki RG standard, organizza il suo team privato con la direzione tecnica di Mario Ciamberlini, e si butta. Con successo: per due anni sar? il migliore dei piloti privati.
Brillante e intelligente, buon calcolatore, lo ricordo in quegli anni come un simpatico personaggio polemico. Tanti si complimentavano per le sue belle corse (il primo podio venne presto: a Rijeka 1979), ma poi lo consideravano con una certa sufficienza. Troppo esile, troppo magro per guidare una 500 quattro cilindri. Storica la sua battuta all'ennesima osservazione sul suo fisico. "La moto -disse- va guidata, mica spezzata in due".
Quinto nella classifica generale del '79, quarto addirittura l'anno dopo, quando fu subito secondo al Nazioni, poi terzo ad Assen e a Imatra, in una stagione combattuta con tanti bei nomi. Poi qualche infortunio e un po' di sfortuna nel 1981, quando Lucchinelli colse il suo titolo mondiale.
Come sarebbe andata, la storia del motociclismo italiano, se Lucchinelli fosse rimasto con Roberto Gallina sulle Suzuki titolate? Marco se ne and? alla Honda, Franco Uncini fu scelto per prenderne il posto, e il titolo rest? nelle mani della stessa squadra. Ma attenti a non fare ragionamenti sbagliati: il marchigiano si dimostr? un magnifico combattente, e con cinque vittorie sonanti ebbe la meglio su Spencer, Roberts, Sheene, Mamola, Lucchinelli e compagnia.
Fu una bellissima impresa, quella di Uncini nell'82. Trionf? al Salzburgring dopo una dura battaglia con Lucchinelli, a Misano distanziando Spencer, ad Assen regolando Roberts, a Rijeka fuggendo da solo, e ancora a Silverstone davanti a Spencer. L'ultima bandiera del motociclismo europeo: dopo Uncini si sarebbe parlato soltanto inglese, nella 500; fino al capolavoro di Valentino Rossi.
Uncini, per?, non ha chiuso la carriera come avrebbe meritato e voluto. Ad Assen, proprio sulla pista che lui amava di pi?, fu disarcionato dalla Suzuki e quindi investito dall'incolpevole Gardner. Ho ancora in mente le immagini, finite in televisione e davvero drammatiche: colpito dal manubrio della Honda di Wayne, il casco integrale di Franco vol? via di netto dando a tutti l'impressione che l'italiano venisse decapitato addirittura. Le conseguenze non furono cos? terribili, ma il campione in carica arriv? in coma all'ospedale con serie lesioni al capo. E passarono giorni prima che i medici sciogliessero la prognosi.
Il recupero fu lento: Franco Uncini disput? ancora due stagioni modeste, sempre lontano dalla forma migliore, prima di appendere il casco al chiodo alla fine dell'85. Ora, completamente ristabilito, copre un incarico importante nell'organizzazione del motomondiale: ? il responsabile della sicurezza dei circuiti per conto della associazione delle squadre. Un compito che lui svolge con seriet?, perch? ? sempre stato una persona rigorosa e responsabile. Rispettato da tutti i piloti, ? stato il primo a salutare con entusiasmo il successo di Valentino Rossi, che pure gli ha tolto una corona che resisteva, appunto, da vent'anni.
Nico Cereghini
fonte presa dal sito della Dainese
sul web, notizie biografiche, ce ben poco
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posto alcune foto
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