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Angelo bergamonti

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    #61
    Originally posted by mariolega View Post
    Angelo Bergamonti
    Questa volta Kaciaro non ha dovuto ?insistere?, perch? scrivere un ricordo su Angelo Bergamonti ? un piacere, mio. La prima cosa che mi viene da scrivere ? un?espressione Emiliana: soccia che sfiga! Si perch? Angelo, come molti altri bravi piloti, non ? riuscito a quantificare sul campo, quei risultati che avrebbe meritato. Noi eravamo di generazioni diverse una decina di anni ci separavano, e quando io mi affacciai ai circuiti delle categorie Juniores lui era gi? un ?grande?, faceva parte di quei piloti che noi esordienti spiavamo per catturare i trucchi del mestiere, le movenze, le manie. Poi Lui pass? tra i Seniores, entrambi impegnati nelle proprie avventure. Fino a quel giorno che ci fotografammo sul circuito di Modena per sottolineare l?evento. La pista di Modena, era ricavata dentro ad un aeroporto, aperto quasi tutta la settimana per i test, che venivano spesso interrotti dalla Ferrari. Quando arrivavano? loro?, tutti fuori! Per fortuna non si trattenevano mai a lungo, noi usavamo il tempo per fare le nostre riparazioni e modifiche, guardando Cris Amond e Jackie Ixs con le 12 cilindri dal rombo terrificante, che fortificava lo spirito, e nello stesso tempo eravamo dentro la storia. Quel giorno arriv? un furgoncino FIAT 238 rosso e anonimo, pensammo fosse un altro peones come noi. Ma quando scesero le tre e le quattro cilindri di Cascina Costa, rimanemmo sbalorditi. Come mai non avevano il solito camion con scritte e sponsor? Poco dopo la risposta fu palese: non c?era Agostini, bens? il buon Angelo Bergamonti. Io corsi subito da lui e con un sorriso da orecchio a orecchio gli chiesi: te le danno a te? Lui si scherni, per ora le provo?disse, e via a girare ?insieme?. Bergamonti era un pilota esperto e determinato, e in quel momento aveva la chance della vita, finalmente poteva dimostrare il suo valore al mondo intero e nel contempo ridimensionare Ago, che fino ad allora aveva avuto vita facile, soprattutto in Italia. Come tutti quelli hai quali ? data una possibilit?, avanti negli anni, non poteva fallire, infatti gi? dalle prime gare divise le vittorie con il campionissimo, alternando le categorie (allora se ne facevano abitualmente due). Ago non ci stava a perdere con il novizio, ma ? pur vero che il suo impegno era mirato pi? alle gare di campionato del mondo, che sulle gare del pesce (noi le chiamavamo cos? perch? univamo l?utile al dilettevole, cio? gare e scorpacciate di grigliate e fritti). Angelo costrinse Ago a rimboccarsi (malvolentieri) le maniche, e vuoi per partenze non azzeccate, (ricordo agli appassionati che allora si partiva a motore spento, e che l?alchimia di una buona partenza era data da componenti di forza, tecnica e cu.o) vuoi perch? tutte le gare hanno una loro storia, il verdetto era pi? o meno in parit?. Impresa comunque notevole! Ma arriviamo alla disgrazia: io sono convinto che i circuiti della riviera Romagnola non fossero cos? pericolosi, se si guardano le medie sono ridicole, e in certe curve si andava pianissimo (50kmh), il problema era il regolamento che diceva testualesi corre con qualsiasi condizione atmosferica?. Questo ? il vero errore! Sui toboga Romagnoli con strisce pedonali, buche, tombini, e marciapiedi, NON SI DOVEVA CORRERE se pioveva. L?altra componente, appunto la voglia esagerata di Bergamonti di ricavarsi uno spazio agli occhi dell?opinione pubblica, alle spese di Agostini che per molti era sottostimato, per via delle facili vittorie. Angelo, in questa sua rincorsa, ha preteso troppo in un giorno non adatto alle imprese, che non gli avrebbe comunque dato il lustro al quale ambiva. Perch? ?sfiga? allora ? Perch? si pu? cadere a 160 all?ora e non uccidersi, magari rimanere sulla pista, scivolare lungo il rettilineo, come successe in condizioni simili a Milano Marittima, dove moltissimi piloti caddero senza farsi nulla, sarebbe servito di monito, per Angelo, e non ci avrebbe privato di un pilota ?cuor di leone?. L?agitazione che pervadeva l?Agostini di quei momenti, la dice lunga sul valore di Bergamonti (un pilota sa sempre se un avversario ? forte) i rapporti tra loro, si dice, non fossero idilliaci, ognuno arroccato nella propria torre.
    Per me tre furono le cause: l?obbligata ostinazione di Bergamonti di mettersi in subito luce, l?inadeguatezza del circuito in quelle condizioni, e quella dose di sfortuna che chiss? perch?, si accanisce spesso con chi rincorre un sogno: Gilberto Parlotti condividerebbe questa mia ultima tesi.

    che spettacolo!!!!!!!!!!!!!!!

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      #62
      ROCKET, sarei molto curioso di sapere la tua

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        #63
        Originally posted by kaciaro View Post
        ROCKET, sarei molto curioso di sapere la tua
        Ovviamente sono d’accordo con Mario Lega, anche perchè io quell'epoca l'ho vissuta da spettatore mentre lui è stato un validissimo protagonista.
        E' vero, i circuiti della riviera romagnola erano solo dei rettilinei più o meno lunghi raccordati da curve a 90° o, nell'ipotesi migliore, da rotonde, che non permettevano velocità di percorrenza così alte da risultare pericolose al punto da causare la morte degli sventurati piloti che finivano a terra però avevano i rettilinei nei quali le velocità salivano (e Bergamonti non è caduto in curva ma al termine di un lungo rettifilo).

        Non per nulla in più di 20 anni di corse in Romagna a dispetto delle decine di cadute che si sono verificate, non si sono mai avuti incidenti fatali, salvo due casi.
        Il primo a Milano Marittima nel 1966 quando un meccanico venne investito da un concorrente (ne abbiamo parlato altrove), il secondo fu la drammatica scivolata di Bergamonti a Riccione nel 1971.
        Nel primo caso alla base della fatalità c'è senza dubbio la tragica distrazione del meccanico che in preda all'euforia per il bel risultato si gettò il mezzo alla pista per abbracciare il proprio pilota senza avvedersi dell'arrivo di un altro concorrete che lo colpì in pieno uccidendolo… nel secondo la questione è un pochino più complessa.

        Bergamonti era un “manico” con una vastissima esperienza e con una notevole corazza psicologica nei confronti delle avversità e dei problemi che aveva avuto per tutto l’arco della sua carriera.
        Angelo era un pilota velocissimo, un “animale” da gara con pochissimi punti deboli ed una grandissima capacità di adattamento oltre che una notevole visione di gara maturata nella continua lotta impari che aveva dovuto sostenere per buona parte della sua carriera. Erano queste le caratteristiche che gli avevano permesso di uscire vincitore da sfide come quella - che al momento sembrò decisamente velleitaria – che lanciò al comm. Morini quando nel 1967 gli disse senza mezzi termini che se voleva veder vincere ancora la sua monocilindrica avrebbe dovuto affidarla a lui. Fu in questo modo che riuscì a pilotare una delle poche moto ufficiali della sua carriera. Naturalmente aveva mantenuto la parola facendo suo il titolo italiano, mettendo dietro le due Benelli “4” di Pasolini e Grassetti e rendendo felice il "commendatore" che non voleva convicersi ad ammettere che la sua monocilindrica era un mezzo ormai superato.

        Ma la parentesi della Morini era finita presto e Angelo nel ’68, ’69 e parte del ’70 aveva dovuto ritornare a battersi come un leone con moto di secondo piano per ottenere solo dei piazzamenti onorevoli. Quando a metà estate del ’70 la MV lo chiamò per fare dei test a Monza, Angelo capì che era giunto finalmente il suo momento. La convocazione del Conte Agusta arrivò in tempo per fargli disputare il GP di Monza. A dispetto delle prudenti dichiarazioni fatte alla vigilia in gara si comportò benissimo dimostrando a tutti il suo valore ed incominciando così a mettere sotto pressione il campione di Lovere che fino a quel momento era stato il re incontrastato alla MV e sui media.
        Il ’70 era finito alla grande con due vittorie nel mondiale in 350 e 500 al GP di Spagna a Barcellona (assente Agostini impegnato a Caldwell Park) e due secondi posti con la MV a Sanremo dietro ad Agostini e con la soddisfazione di avere fatto suo il Campionato Italiano della 125 in sella all’Aermacchi.

        Dopo la fine della stagione Angelo ha tutto il tempo di valutare la sua nuova posizione in seno al Continental Circus. Sa di avere a disposizione l’arma capace di portarlo al titolo mondiale, è anche cosciente di averne le capacità, ma sa anche che ci sono alcuni ostacoli tra lui e il suo sogno iridato.
        Il primo è il suo giovane compagno di squadra, Giacomo Agostini, che non gli renderà certo la vita facile e, paradossalmente, in casa ha anche una altro grande problema, addirittura più pressante del suo “team mate”, un problema non tanto visibile ma estremamente consistente. E’ il conte Agusta, che vuole dei risultati e li vuole subito, perché c’è una bella lista di validissimi piloti che farebbero carte false per prendere il suo posto.
        Inoltre Angelo sa di non essere più giovanissimo e per questo di tempo per arrivare ai massimi livelli non gliene resta poi così tanto.
        Queste sono le sue premesse personali per la stagione 1971 e lui, dimostrando la forza di carattere del grande campione quale era, inizia meglio di come aveva finito.

        Con Agostini presente in gara, nel 1970, era stato sempre secondo, ora invece inizia battendolo a Modena in 350 e a Rimini in 500. Per Agostini la “sinfonia” è fin troppo chiara. Un compagno di squadra che alla fine della stagione precedente appena salito in moto si permette il lusso di andare a condurre ripetutamente il GP d’Italia, stravince nelle due classi maggiori nell’ultimo GP iridato e lo segue come un ombra nelle restanti gare, comportandosi come se su quella moto ci fosse salito chissà quanto tempo prima e che ora inizia la stagione andando più veloce di come aveva terminato la precedente, beh, forse qualche preoccupazione la provoca.

        E la gara di Riccione (io oltre che essere presente a quella gara e avere visto l’incidente che costò la vita ad Angelo me la sono studiata nei minimi particolari) diventa l’inizio di quella che sarebbe probabilmente stata la “guerra” che i due avrebbero fatto da li in poi su tutti i circuiti.
        Ancora oggi Agostini suda freddo pensando a quanto avrebbe dovuto penare per “domare” Bergamonti. Ammesso che ci fosse riuscito, naturalmente. Per capirlo basta andare su You Tube e sentire la risposta che ha dato al giornalista di “Sfide” e vedere con quanto “distacco” (uso questo eufemismo al posto di un termine molto più appropriato) tratta ancora oggi questa faccenda. La rincorsa di Angelo sulla pista allagata di Riccione ha un senso solo se viene vista in quest’ottica.

        Ma era destino che Angelo non potesse o non dovesse scalfire l’immagine del più grande campione del motociclismo, così come era destino che non dovesse farlo Jarno Saarinen l’altro grande che avrebbe avuto la capacità e le possibilità per ridimensionare il campione di Lovere.
        Nel caso di Angelo il fato prese la forma di un tombino stradale che sporgeva di qualche centimetro dall’asfalto situato di fronte all’Hotel Abner’s, ovvero nel punto di staccata per l’entrata nella rotonda prima del traguardo.
        I piloti sapevano benissimo dov’era (e anch’io sapevo bene dov’era visto che ci passavo quasi tutti i giorni per andare a casa quando uscivo dal posto in cui lavoravo allora), era una rogna con la pista asciutta ma poteva diventare un problema con l’asfalto bagnato.
        E’ molto probabile che Angelo nel tentativo di avvicinare Agostini che vedeva ormai a poche decine di metri davanti a sé sia arrivato alla staccata su una linea leggermente più a sinistra di quella ottimale per evitare quel maledetto tombino e che quando ha preso il freno in mano la ruota anteriore abbia “pizzicato” la sconnessione proprio nel momento del trasferimento di carico.

        Io mi trovavo all’imbocco della rotonda in posizione leggermente rialzata (anche perché io sono alto 1.91 m) ed ho come un fotogramma stampato nella memoria, dove vedo la moto a terra e Angelo a mezz’aria sulla schiena con le braccia aperte e il capo molto piegato all’indietro.
        E’ l’unico ricordo nitido che ho di quei primi istanti, in mezzo al resto assolutamente confuso.
        Questo “fotogramma” non può essere una cosa che ho visto successivamente (foto, film) perché non esistono immagini dei primi attimi dell’incidente, tutte le foto e i filmati mostrano Angelo e la moto già a terra. Ora se il mio ricordo può avere qualche valore una posizione del genere Angelo poteva averla assunta solo se la moto gli fosse “scappata” da sotto, come in una improvvisa perdita di appoggio/aderenza della ruota anteriore.

        Per finire vorrei ricordare a Mario che a quei tempi la sicurezza dei piloti aveva una valenza completamente diversa da quella di oggi.
        Lui ha ragione quando dice che con la pista bagnata non si sarebbe dovuto correre ( a questo proposito bisogna ricordare che la gara era stata rimandata, la settimana precedente, proprio per questo motivo), ma… lui ricorderà certamente che in quegli anni erano gli stessi piloti che, a meno di situazioni assolutamente proibitive, volevano prendere il via con qualsiasi condizione meteo, d’altra parte ai suoi tempi si corse in Austria con la neve, e il TT con la nebbia era quasi nella normalità (Parlotti morì proprio in questo modo), Redman nel 1966 finì la sua carriera dopo un volo pauroso a 280 all'ora sulla velocissima pista di Francorchamps allagata come, se non peggio, di quella di Riccione e potrei continuare con altre decine di esempi. Quella era un’altra epoca, fatta di gente che, più o meno consapevolmente, sapeva guardare in faccia la morte ogni volta che partiva e che metteva in preventivo che l’eventuale caduta finisse contro un ostacolo con conseguenze drammatiche.

        Mi scuso ma sono “andato un pò lungo”... anche questa volta….
        Last edited by rocketman; 03-07-09, 06:20.

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          #64
          senza parole, rocket e lega, siete due grandi...

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            #65
            Originally posted by rocketman View Post
            Ovviamente sono d?accordo con Mario Lega, anche perch? io quell'epoca l'ho vissuta da spettatore mentre lui ? stato un validissimo protagonista.
            E' vero, i circuiti della riviera romagnola erano solo dei rettilinei pi? o meno lunghi raccordati da curve a 90? o, nell'ipotesi migliore, da rotonde, che non permettevano velocit? di percorrenza cos? alte da risultare pericolose al punto da causare la morte degli sventurati piloti che finivano a terra per? avevano i rettilinei nei quali le velocit? salivano (e Bergamonti non ? caduto in curva ma al termine di un lungo rettifilo).

            Non per nulla in pi? di 20 anni di corse in Romagna a dispetto delle decine di cadute che si sono verificate, non si sono mai avuti incidenti fatali, salvo due casi.
            Il primo a Milano Marittima nel 1966 quando un meccanico venne investito da un concorrente (ne abbiamo parlato altrove), il secondo fu la drammatica scivolata di Bergamonti a Riccione nel 1971.
            Nel primo caso alla base della fatalit? c'? senza dubbio la tragica distrazione del meccanico che in preda all'euforia per il bel risultato si gett? il mezzo alla pista per abbracciare il proprio pilota senza avvedersi dell'arrivo di un altro concorrete che lo colp? in pieno uccidendolo? nel secondo la questione ? un pochino pi? complessa.

            Bergamonti era un ?manico? con una vastissima esperienza e con una notevole corazza psicologica nei confronti delle avversit? e dei problemi che aveva avuto per tutto l?arco della sua carriera.
            Angelo era un pilota velocissimo, un ?animale? da gara con pochissimi punti deboli ed una grandissima capacit? di adattamento oltre che una notevole visione di gara maturata nella continua lotta impari che aveva dovuto sostenere per buona parte della sua carriera. Erano queste le caratteristiche che gli avevano permesso di uscire vincitore da sfide come quella - che al momento sembr? decisamente velleitaria ? che lanci? al comm. Morini quando nel 1967 gli disse senza mezzi termini che se voleva veder vincere ancora la sua monocilindrica avrebbe dovuto affidarla a lui. Fu in questo modo che riusc? a pilotare una delle poche moto ufficiali della sua carriera. Naturalmente aveva mantenuto la parola facendo suo il titolo italiano, mettendo dietro le due Benelli ?4? di Pasolini e Grassetti e rendendo felice il "commendatore" che non voleva convicersi ad ammettere che la sua monocilindrica era un mezzo ormai superato.

            Ma la parentesi della Morini era finita presto e Angelo nel ?68, ?69 e parte del ?70 aveva dovuto ritornare a battersi come un leone con moto di secondo piano per ottenere solo dei piazzamenti onorevoli. Quando a met? estate del ?70 la MV lo chiam? per fare dei test a Monza, Angelo cap? che era giunto finalmente il suo momento. La convocazione del Conte Agusta arriv? in tempo per fargli disputare il GP di Monza. A dispetto delle prudenti dichiarazioni fatte alla vigilia in gara si comport? benissimo dimostrando a tutti il suo valore ed incominciando cos? a mettere sotto pressione il campione di Lovere che fino a quel momento era stato il re incontrastato alla MV e sui media.
            Il ?70 era finito alla grande con due vittorie nel mondiale in 350 e 500 al GP di Spagna a Barcellona (assente Agostini impegnato a Caldwell Park) e due secondi posti con la MV a Sanremo dietro ad Agostini e con la soddisfazione di avere fatto suo il Campionato Italiano della 125 in sella all?Aermacchi.

            Dopo la fine stagione Angelo ha tutto il tempo di valutare la sua nuova posizione in seno al Continental Circus. Sa di avere a disposizione l?arma capace di portarlo al titolo mondiale, ? anche cosciente di averne le capacit?, ma sa anche che ci sono alcuni ostacoli tra lui e il suo sogno iridato.
            Il primo ? il suo giovane compagno di squadra, Giacomo Agostini, che non gli render? certo la vita facile e, paradossalmente, in casa ha anche una altro grande problema, addirittura pi? pressante del suo ?team mate?, un problema non tanto visibile ma estremamente consistente. E? il conte Agusta, che vuole dei risultati e li vuole subito, perch? c?? una bella lista di validissimi piloti che farebbero carte false per prendere il suo posto.
            Inoltre Angelo sa di non essere pi? giovanissimo e per questo di tempo per arrivare ai massimi livelli non gliene resta poi cos? tanto.
            Queste sono le sue premesse personali per la stagione 1971 e lui, dimostrando la forza di carattere del grande campione quale era, inizia meglio di come aveva finito.

            Con Agostini presente in gara, nel 1970, era stato sempre secondo, ora invece inizia battendolo a Modena in 350 e a Rimini in 500. Per Agostini la ?sinfonia? ? fin troppo chiara. Un compagno di squadra che alla fine della stagione precedente appena salito in moto si permette il lusso di andare a condurre ripetutamente il GP d?Italia, stravince nelle due classi maggiori nell?ultimo GP iridato e lo segue come un ombra nelle restanti gare, comportandosi come se su quella moto ci fosse salito chiss? quanto tempo prima e che ora inizia la stagione andando pi? veloce di come aveva terminato la precedente, beh, forse qualche preoccupazione la provoca.

            E la gara di Riccione (io oltre che essere presente a quella gara e avere visto l?incidente che cost? la vita ad Angelo me la sono studiata nei minimi particolari) diventa l?inizio di quella che sarebbe probabilmente stata la ?guerra? che i due avrebbero fatto da li in poi su tutti i circuiti.
            Ancora oggi Agostini suda freddo pensando a quanto avrebbe dovuto penare per ?domare? Bergamonti. Ammesso che ci fosse riuscito, naturalmente. Per capirlo basta andare su You Tube e sentire la risposta che ha dato al giornalista di ?Sfide? e vedere con quanto ?distacco? (uso questo eufemismo al posto di un termine molto pi? appropriato) tratta ancora oggi questa faccenda. La rincorsa di Angelo sulla pista allagata di Riccione ha un senso solo se viene vista in quest?ottica.

            Ma era destino che Angelo non potesse o non dovesse scalfire l?immagine del pi? grande campione del motociclismo, cos? come era destino che non dovesse farlo Jarno Saarinen l?altro grande che avrebbe avuto la capacit? e le possibilit? per ridimensionare il campione di Lovere.
            Nel caso di Angelo il fato prese la forma di un tombino stradale che sporgeva di qualche centimetro dall?asfalto situato di fronte all?Hotel Abner?s, ovvero nel punto di staccata per l?entrata nella rotonda prima del traguardo.
            I piloti sapevano benissimo dov?era (e anch?io sapevo bene dov?era visto che ci passavo quasi tutti i giorni per andare a casa quando uscivo dal posto in cui lavoravo allora), era una rogna con la pista asciutta ma poteva diventare un problema con l?asfalto bagnato.
            E? molto probabile che Angelo nel tentativo di avvicinare Agostini che vedeva ormai a poche decine di metri davanti a s? sia arrivato alla staccata su una linea leggermente pi? a sinistra di quella ottimale per evitare quel maledetto tombino e che quando ha preso il freno in mano la ruota anteriore abbia ?pizzicato? la sconnessione proprio nel momento del trasferimento di carico.

            Io mi trovavo all?imbocco della rotonda in posizione leggermente rialzata (anche perch? io sono alto 1.91 m) ed ho come un fotogramma stampato nella memoria, dove vedo la moto a terra e Angelo a mezz?aria sulla schiena con le braccia aperte e il capo molto piegato all?indietro.
            E? l?unico ricordo nitido che ho di quei primi istanti, in mezzo al resto assolutamente confuso.
            Questo ?fotogramma? non pu? essere una cosa che ho visto successivamente (foto, film) perch? non esistono immagini dei primi attimi dell?incidente, tutte le foto e i filmati mostrano Angelo e la moto gi? a terra. Ora se il mio ricordo pu? avere qualche valore una posizione del genere Angelo poteva averla assunta solo se la moto gli fosse ?scappata? da sotto, come in una improvvisa perdita di appoggio/aderenza della ruota anteriore.

            Per finire vorrei ricordare a Mario che a quei tempi la sicurezza dei piloti aveva una valenza completamente diversa da quella di oggi.
            Lui ha ragione quando dice che con la pista bagnata non si sarebbe dovuto correre ( a questo proposito bisogna ricordare che la gara era stata rimandata, la settimana precedente, proprio per questo motivo), ma? lui ricorder? certamente che in quegli anni erano gli stessi piloti che, a meno di situazioni assolutamente proibitive, volevano prendere il via con qualsiasi condizione meteo, d?altra parte ai suoi tempi si corse in Austria con la neve, e il TT con la nebbia era quasi nella normalit? (Parlotti mor? proprio in questo modo), Redman nel 1966 fin? la sua carriera dopo un volo pauroso a 280 all'ora sulla velocissima pista di Francorchaps allagata come, se non peggio, di quella di Riccione e potrei continuare con altre decine di esempi. Quella era un?altra epoca, fatta di gente che, pi? o meno consapevolmente, sapeva guardare in faccia la morte ogni volta che partiva e che metteva in preventivo che l?eventuale caduta finisse contro un ostacolo con conseguenze drammatiche.

            Mi scuso ma sono ?andato un p? lungo?... anche questa volta?.
            BHE' un commento del genere mi ripaga ampiamente di tutte le ore spese in questo forum, grazie 1000

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              #66
              beh..ho la pelle d'oca...

              che bei racconti...anche se non a lieto fine, ma questa e' un'altra storia...

              faccio i complimenti a mario lega, che , come sempre..sa regalarci dei momenti cosi..ci racconta delle storie, condendole con una giusta dose di ricordi ed emozioni personali, che ci arrivano al cuore..
              riesce a renderci partecipi del tutto in maniera molto piacevole..
              (anche me che di moto ci capisco poco e niente...)

              grazie anche a kaciaro che passa il tempo a stuzzicare e provocare
              queste splendide discussioni..e bisogna dire che ci riesce pure bene!!

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                #67
                aggiungere parole ? inutile, avete detto tutto meravigliosamente! questo mio video ? dedicato al grande angelo, pilota tanto coraggioso e caparbio, quanto sfortunato!
                Divertiti con i video e la musica che ami, carica contenuti originali e condividi tutto con amici, familiari e con il mondo su YouTube.

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                  #68
                  guardando il tributo fatto da Phil, ho visto che tra i commenti c'è questo

                  "RETTIFICA: il Motoclub Angelo Bergamonti afferma che le cause dell'incidente sono da imputarsi ad un grippaggio e non al blocco della ruota anteriore in frnata."

                  non si sa qualcosa di più preciso?

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                    #69
                    Adoro leggere queste testimonianze dirette......grazie davvero

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                      #70
                      Originally posted by catoblepa View Post
                      guardando il tributo fatto da Phil, ho visto che tra i commenti c'? questo

                      "RETTIFICA: il Motoclub Angelo Bergamonti afferma che le cause dell'incidente sono da imputarsi ad un grippaggio e non al blocco della ruota anteriore in frnata."

                      non si sa qualcosa di pi? preciso?

                      io nel filmato ho messo le didascalie che raccontano i fatti che io conoscevo: sono stato contattato dal mc bergamonti e mi hanno dato la versione del grippaggio. io per correttezza ho segnalato la cosa. nn so altro!

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                        #71
                        Originally posted by philread View Post
                        io nel filmato ho messo le didascalie che raccontano i fatti che io conoscevo: sono stato contattato dal mc bergamonti e mi hanno dato la versione del grippaggio. io per correttezza ho segnalato la cosa. nn so altro!
                        GRANDE PHIL , MI PUOI DARE IL CONTATTO DEL MC BERGAMONTI, CHE GLI CHIEDO SE HANNO ANCORA UNA COPIA DEL LIBRO???

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                          #72
                          Originally posted by philread View Post
                          io nel filmato ho messo le didascalie che raccontano i fatti che io conoscevo: sono stato contattato dal mc bergamonti e mi hanno dato la versione del grippaggio. io per correttezza ho segnalato la cosa. nn so altro!
                          Purtroppo la morte di Bergamonti in quella cupa e piovosa giornata d’aprile è stata un evento traumatico che ha cambiato da un giorno all’altro il modo di intendere le corse in moto.
                          Erano anni, dal primo dopoguerra, che si era capito che le moto ormai avevano velocità e potenze tali che farle correre su strade normalmente aperte al traffico era un rischio, per i piloti e per gli spettatori.
                          D’altra parte la carenza cronica di impianti fissi e piste permanenti, nel periodo della ricostruzione post bellica, costringeva ad organizzare le gare su strade normali.

                          La stessa Mille Miglia, alla quale negli ultimi anni avevano preso parte bolidi capaci di velocità eccedenti abbondantemente i 300 km/h venne corsa fino al 1957 su strade normalmente adibite al traffico, cioè fino a quando la Ferrari di De Portago e Nelson volò fuori strada a più di 290km/h a Guidizzolo di Mantova, uccidendo sul colpo i piloti e una decina di spettatori.

                          Le moto continuarono a correre su strada ancora per molti anni, ma la tragedia di Riccione fu lo spartiacque tra due epoche diverse del motociclismo, una tragedia che scatenò una miriade di polemiche e una ridda di ipotesi sulle cause: quella del grippaggio è una delle tante che sono state fatte sui possibili motivi della caduta ed è basata su alcune voci riguardanti il fatto che Angelo avrebbe detto fin dalle prove che sentiva il suono del tricilindrico un pò "duro", oltre che sul mai provato calo di potenza che lo avrebbe costretto a perdere alcuni secondi per superare Phil Read, nelle primissime battute di gara.

                          Ma... immaginare che un motore "4 tempi" possa grippare in una situazione in cui a causa delle condizioni atmosferiche e dell’asfalto bagnato l’utilizzo era ampiamente al di sotto di quello normale e il raffreddamento ottimale per la temperatura esterna piuttosto bassa mi sembra abbastanza azzardato. Considerando anche che Angelo aveva attorno a sè meccanici preparatissimi di quello che in quel momento era il miglior team del mondo, che se solo avessero sospettato una simile possibilità avrebbero fatto di tutto per ovviare all’inconveniente.

                          Però su un libro francese intitolato "Giacomo Agostini et les MV 3" ho trovato questa dichiarazione attribuita a Ruggero Mazza, che all’epoca era il capo motorista della MV:
                          " La morte di Bergamonti fu uno choc, perchè non era assolutamente necessario che lui si prendesse tutti quei rischi in quella corsa.
                          Io credo che Bergamonti sia stato ingaggiato sia per aiutare Agostini, che per stimolarlo.
                          Malauguratamente è stato troppo impaziente di misurarsi col suo caposquadra.
                          Inoltre per la stagione era già stato tutto deciso: Bergamonti doveva vincere il titolo della 350 e Agostini quello della 500.
                          Angelo doveva prendersi il tempo di abituarsi alla sua moto.
                          Poichè era rimasto ferito ad una gamba aveva dolore a spingere la moto in partenza.
                          Per aiutarlo avevamo montato carburatori con vaschette differenti.
                          Aveva delle prove da fare e la sua scomparsa aveva complicato tutto
                          ."

                          Ovviamente la responsabilità di quanto è scritto se la prende l’autore del libro
                          , io come lettore posso solo notare che:

                          1) Siicuramente Bergamonti non era l’ultimo dei pivelli e per questo sono convinto che il passo che aveva nel corso del recupero su Agostini era nelle sue possibilità stanti le condizioni dell’asfalto in quel momento. Sono certo che se si fosse reso conto di rischiare eccessivamente avrebbe mollato anche perché nel box c’erano la moglie, il padre e la figlia che lo avevano raggiunto la mattina della gara insieme col pullman dei fans del Motoclub Gussola oltre che l'intera stagione del mondiale che sarebbe iniziata dopo la Mototemporada romagnola
                          Se Mazza ha veramente affermato che Angelo stava rischiando troppo c’è qualcosa che non va, proprio perché se al box erano certi che stesse esagerando potevano anche esporre un cartello “slow”, quantomeno per vedere come avrebbe reagito.
                          In questo modo le parole di Mazza fanno sembrare Angelo un incosciente, incapace di valutare i rischi reali che stava correndo.

                          2) E’ sorprendente che Mazza non sapesse a quale titolo il conte Agusta aveva ingaggiato Bergamonti. Angelo aveva un contratto come collaudatore (non come pilota, come Agostini) il chè significa che virtualmente all’interno della squadra non aveva voce in capitolo. Il Conte Agusta aveva quella che io chiamo la “sindrome Honda” ovvero quella particolare e deprecabile tendenza della casa costruttrice a voler dimostrare che è la moto a vincere, non il pilota e quando i piloti ufficiali vincevano molto il Conte trovava il modo per fare capire a tutti che lo facevano perchè cavalcavano una MV. Angelo aveva dimostrato fin dai primi test di essere perfettamente in grado di sostenere il passo di Agostini e questo era esattamente ciò che voleva il Conte, per questo venne ingaggiato e dotato subito di materiale di prim’ordine, tale da fargli fare immediatamente una bellissima figura fin dalla prima gara a Monza. Il Conte non era nuovo a questo tipo di iniziative. Nel 1962 per "stimolare" Gary Hocking, campione del mondo in carica nelle due cilindrate maggiori, gli affiancò senza preavviso un velocissimo giovane emergente di nome Mike Hailwood e Hocking a metà stagione abbandonò il motociclismo per dedicarsi alle quattro ruote (morì alla fine di quello stesso anno nelle prove del GP del Natal in Sudafrica a bordo di una Lotus 24 di formula 1, aveva 25 anni). Nel 1965 per "stimolare" Hailwood, ormai dominatore incontrastato della 350/500, gli aveva affiancato senza troppi problemi Agostini e l'inglese alla fine della stagione era passato alla Honda. Nel 1968 aveva fatto la stessa cosa con Agostini ingaggiando a sorpresa , sempre per la gara di Monza, Mike Hailwood che fece le prove del venerdi con la 3 cilindri per essere convocato a Cascina Costa quella stessa sera e sentirsi dire che mai avrebbe dovuto arrivare davanti ad Agostini. Mike cercò di contrattare la sua posizione accettando di rimanere dietro nella 350 ma nella 500 pretese di poter fare la sua corsa. Il Conte Agusta fu irremovibile e Mike se ne andò sbattendo la porta. Il risultato furono quei tre favolosi giri con una Benelli chiaramente inferiore tecnicamente, sulla pista inondata d’acqua davanti al pubblico delle grandi occasioni, nonostante il tempaccio, che terminarono con la spettacolare scivolata alla staccata della Parabolica.

                          3) A mio modo di vedere l’impazienza c’entra poco. Angelo aveva capito che tra lui e Agostini era ormai guerra aperta e la gara di Riccione, dal punto di vista agonistico, non aveva nulla di diverso da tutte le altre gare. I piloti partono sempre per vincere. Poco importa su quale pista, l’importante è arrivare primi e in questo caso si aggiungeva anche la soddisfazione di battere il suo blasonato capo squadra, famoso per essere quasi imbattibile sul bagnato. Altro che impazienza…

                          4) La questione della suddivisione dei titoli ad inizio stagione non mi convince molto. Prima di tutto perché Agostini non avrebbe mai accettato di fare da “scudiero” a Bergamonti nella 350, poi perché – anche ammettendo che il Conte Agusta avesse concepito un simile progetto – al momento dell’inizio del mondiale, il 9 maggio al Saltzburgring, il Conte era deceduto da 4 mesi e 7 giorni stroncato da un infarto e senza di lui dubito molto che qualcuno all’interno della MV avrebbe potuto convincere Agostini ad accettare una qualsiasi spartizione dei mondiali a tavolino… addirittura ancor prima di partire.

                          5) “Angelo doveva prendersi il tempo di abituarsi alla moto”. Angelo era già abituato alla moto. La 350 non era più un problema già dal termine della stagione precedente. La 500, in effetti, gli metteva un po’ più di soggezione ma se avesse potuto continuare, presto avrebbe preso confidenza anche con quella e allora…

                          6) Questa è una cosa curiosa. E’ la prima volta che sento questa storia della gamba ferita al punto da faticare a spingere la moto, tanto da consigliare una sostituzione dei carburatori... per rendere la moto più pronta nell’avviamento a spinta, immagino. Ma come si spiega allora la brutta partenza del Berga? Colpa della gamba o dei carburatori? E il presunto malfunzionamento del propulsore della MV n° 6 può essere stato la conseguenza di questa sostituzione? Ma come mai dopo qualche giro tutto sarebbe tornato a funzionare regolarmente? Mah! Non so cosa pensare in merito, proverò ad informarmi meglio, ma secondo me è il giornalista francese che ha travisato le parole di Mazza.

                          7) Le prove. Anche questo è un aspetto interessante. Probabilmente la MV avrebbe delegato a lui l’intero sviluppo della 350/6, visto e considerato che Agostini dopo qualche prova prima dell’inizio della stagione e dopo qualche giro nelle prove del sabato a Rimini (quella moto aveva un suono indimenticabile ve l’assicuro) l’aveva scartata con sdegno, mentre Angelo voleva addirittura usarla in gara a Riccione. Forse senza quel maledetto incidente sarebbe stato possibile vederla girare un po’ di più…..

                          Come al solito mi scuso per la lunghezza del post, ma certi argomenti richiedono qualche parola in più…
                          Last edited by rocketman; 13-07-09, 11:05.

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                          • Font Size
                            #73
                            cacchio, hai detto tutto il possibile! vuoi sapere come la penso? nella storia delle corse, quando qualche pilota ci lascia la pelle, se ne dicono tante: senna, paso, saarinen, la tragedia della mille miglia...chi sa non puo' raccontarla, perchè si è portato nella tomba la verità. esiste anche il destino, che ti colpisce. correre è pericoloso anche in una pista supersicura, la tragedia fa parte del gioco!

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                            • Font Size
                              #74
                              Originally posted by philread View Post
                              cacchio, hai detto tutto il possibile! !
                              Hai ragione, dovrei fare dei post pi? brevi, ma poi mi faccio prendere dal discorso e ....mi allungo. Scusate.

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                              • Font Size
                                #75
                                Originally posted by rocketman View Post
                                Hai ragione, dovrei fare dei post pi? brevi, ma poi mi faccio prendere dal discorso e ....mi allungo. Scusate.
                                Ma scherzi ti scusi pure???
                                scrivi pure quanto vuoi abbiamo solo che da imparare da un grande appassionato come te GRAZIE

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