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Marco Lucchinelli:genio e sregolatezza!!!
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Tags: d'annata..., l'inverno, lucchinelli, lucchinelligenio, marco, passare, splendido, sregolatezza, uno
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purtroppo per un mio banale errore ho cancellato il post completo su Marco rimedio sistemando al meglio questo, in attesa che qualke amministratore possa recuperare l'originale......
qua trovate ben 81 foto di Marco
qua tutta la carriera nel motomondiale dal'75 all'86
La Gazzetta dello Sport: foto e video di calcio, notizie e probabili formazioni. Tutto su calciomercato, mondiali, formula 1, ciclismo, motomondiale e altri sport.
poi ricordiamoci la prima vittoria DUCATI IN SBK CON MARCO
SPERIAMO ARRIVI MAGARI UN GIORNO LUI STESSO A PARLARCI DELLA SUA FANTASTICA CARRIERA
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FINALMENTE HO RECUPERATO IL POST ORIGINALE
Storia breve ma intensa di un campione all'italiana.
Se mai esiste lo stereotipo di genio e sregolatezza, di certo assomiglia molto a Marco Lucchinelli. Nessuno meglio di lui ha infatti interpretato, e interpreta ancora, la figura del motociclista temerario, che basa tutto sul talento naturale, che vive a gas aperto anche fuori dal mondo delle corse.
Nato a Ceperana, in provincia di La Spezia, il 26 giugno 1954, Lucchinelli debutta in una gara motociclistica nel 1973, in sella ad una Aermacchi usata e messa insieme alla meno peggio. Il suo inizio non è di quelli da immediata rivelazione, infatti arriva ultimo ma la sua grande passione per questo mondo non lo fa certo demordere. Non a caso, infatti, tre anni dopo, nel 1976, lo troviamo già nelle gare del Mondiale a rendere la vita dura ad un campione che per molti aspetti gli somiglia molto, Barry Sheene.
Marco Lucchinelli, pilota della 500, ha vinto soltanto sei Gran Premi; eppure ha un posto speciale tra i grandi del motomondiale. Lo chiamavano cavallo pazzo, certamente è stato quello che si dice una testa calda. Ma il suo enorme talento, e il suo titolo mondiale dell'81, hanno un grande significato.
Marco aveva poco più di vent'anni quando lo incontrai per la prima volta. Eravamo al Mugello, nei primi mesi del '75, per mettere a punto le Laverda 1000 tre cilindri ufficiali per la stagione dell'Endurance. Brettoni, Gallina, io, e un ragazzotto con un gran naso e che parlava poco. "E' forte- lo presentò Roberto Gallina ai Laverda- fatelo girare un po'".
In breve, anche se non aveva alcuna esperienza e cadde quasi subito, gran-naso entrò nella squadra e condividemmo le 24 Ore del Montjuich, di Francorchamps, di Le Mans e la 1000 km del Mugello. Era forte sull'asciutto, era fortissimo sul bagnato, era una forza della natura. Parlava a malapena l'italiano e legava con le ragazze di tutte le nazionalità. Simpatico, ribelle, gran casinaro. Aveva esordito in pista l'anno prima (qualche gara in duemmezzo con un vecchia Aermacchi: non figura nemmeno nelle classifiche), ma straordinaria era la sua facilità ad adattarsi alla moto e alle piste.
Gallina se lo teneva stretto, lo faceva correre anche nel campionato italiano velocità classi 250 e 350, e fu così che nel '76, quando esplose la classe 500 grazie alle nuove Suzuki RG costruite in una cinquantina di esemplari, ci trovammo a Le Mans in mezzo ai grandi.
Sentite questa: dubitava di riuscire a qualificarsi e fece la pole del primo turno. Poi la pole del secondo, del terzo, e soltanto in extremis fu passato da Sheene il sabato pomeriggio. Sotto il ponte Dunlop, al dosso da sesta, volava talmente alto che Gallina provò di fissare due ali alla pancia della sua carenatura. Fu terzo in gara, col giro più veloce, poi secondo al Salz e sembrava lanciatissimo; poi una serie di infortuni e di rotture, che gli diedero tregua soltanto per il secondo posto nell'ultima corsa al Nurburgring: fu quarto in campionato e primo dei privati. Lucky era una gran bella manetta, ma erano tempi difficili e confusi. Invece di restare nel team Gallina, che stava per diventare la celebre squadra Nava-Olio Fiat, cedette alle lusinghe di un avventuriero che lanciava il nuovo Life Helmets Racing Team.
Ii fratelli Castiglioni, proprietari di Cagiva, decisero di patrocinare il Team Life diretto da Alberto Pagani, nel quale correvano Lucchinelli, uno dei piloti più in forma dell’epoca, Cereghini e Perugini. Questo team partecipava ai gran premi con delle vetuste Yamaha e Suzuki. Fu una stagione dura, poiché a metà anno lo sponsor ritirò il suo appoggio, così il piccolo elefante della Cagiva, il simbolo identificativo della marca, era l’unico adesivo applicato sulle carene delle moto. E fu allora, quando l’aiuto dei Castiglioni era l’unica fonte finanziaria, che Lucchinelli vinse il suo primo GP con una Yamaha TZ. Successe sul circuito olandese di Assen, conosciuto universalmente come “l’Università della moto”.
Il risultato, che fu considerato un successo sportivo senza precedenti, fece sì che i Castiglioni rimettessero in attività l’obsoleto reparto corse Aermacchi Harley-Davidson, di proprietà della famiglia italiana, per creare un proprio team con proprie moto. In onore alla MV Agusta le moto furono verniciate in rosso argento, e il pilota di punta fu, ovviamente, Marco Lucchinelli.. E fu un disastro: con moto scarse e pochi soldi (il titolare della Life addirittura si sarebbe suicidato), Marco buttò via la stagione '77, e poi anche quella successiva da privato (quando tentò di organizzare un proprio team con moto Suzuki e tecnici Cagiva), e pure il 1979 quando ottenne la collaborazione di Dainese. Pochi, alla vigilia della stagione 1980, credevano ancora in Lucchinelli: il suo talento pareva sprecato, il suo stile di vita era criticato, i capelli lunghi e l'orecchino erano mal visti. Invece, il divorzio Ferrari-Gallina riaprì inaspettatamente a Marco le porte del suo vecchio team, e questa volta con le Suzuki 500 ufficiali.
Ed eccolo, il vero Lucky: pole alla prima gara davanti a Roberts, ritiro per noie meccaniche ma secondo già la settimana dopo, poi terzo, sempre tra i protagonisti. Fu terzo nel campionato dominato ancora da Kenny Roberts, e la strepitosa vittoria finale, al Nurburgring, era il preludio al trionfo del 1981.
Sono gli anni delle Suzuki a quattro cilindri, praticamente imbattibili, e il periodo di grandi indimenticabili duelli. Marco, che già tutti chiamo Lucky per il simbolo a stella che da sempre ha adottato sul suo casco, fa epoca non solo per l'aggressività in pista, ma per come vive l'intero mondo delle corse. Sigaretta in bocca, foulard al collo e, spesso, la camicia sotto la tuta, sembra l'ultimo dei guasconi. Non si allena molto, va a letto tardi e certo non si tira indietro quando c'è da andare a far bisboccia. Però è un talento cristallino e se ne rendono conto anche tipi non certo facili come Mamola e Roberts. Nel 1981 è campione del mondo con cinque vittorie, vince due titoli italiani e il suo dualismo con Uncini divise l'Italia motociclistica di quegli anni.
Con cinque successi su undici gare, sette pole e cinque giri veloci, Lucchinelli conquistò di forza il campionato mondiale 500 davanti a Mamola e Roberts, e fu festa grande: abituati fin troppo bene da Giacomo Agostini, nella classe più importante eravamo a digiuno da sei anni. Marco andò addirittura a cantare al Festival di Sanremo presentando il disco Stella Fortuna . Era comunicativo, allegro, curioso; fu il primo, tanto per fare un esempio, che sperimentò sulle ginocchia della tuta da gara gli slider battezzati "istrice", con gli aculei di gomma. Un conquistatore, e incantò anche la Honda che stava preparando il rientro dell'82 con l'originale NS a tre cilindri.
Altro divorzio, altre polemiche, mai stata davvero serena la vita di Lucchinelli: accettò l'offerta della Honda e forse non l'azzeccò, visto che Uncini avrebbe vinto il titolo proprio con le Suzuki lasciate libere dallo spezzino. Ma devo essere sincero: io stesso lo incoraggiai quando venne a chiedermi un parere. La Honda è la Honda, gli dissi, e certo non sbagliavo. Ma c'era un tale Spencer, pronto a correre con la sua stessa moto, e questa fu la variabile che nessuno prevedeva.
Penso comunque che fu la caduta del Salzburgring, 2 maggio 1982, a cambiare qualcosa nella testa di Marco Lucchinelli. Quel giorno duellava per il comando con Uncini, quando finì sull'erba a 220 all'ora e fu costretto a buttar giù volontariamente la moto per non finire come una bomba tra gli spettatori. Ne uscì quasi illeso, ma molto scosso. Da allora non è stato più un pilota speciale.
A fine '83, con Freddie Spencer campione del mondo, il ritiro. Poi molte gare sulle Ducati bicilindriche mille, ancora qualche vittoria, e infine due successi nell'albo d'oro della Superbike istituita nel 1988. E' stato per anni il team manager delle rosse (in questo ruolo ha vinto il mondiale sbk del 1990 con Roche), ha continuato a correre nelle formule minori per tirar sù il figlio Cristiano che ha più o meno la stessa età di Valentino Rossi. La passione per la moto non gli è mai mancata. E avrebbe potuto raccogliere molto di più, il talentoso Lucchinelli, se soltanto fosse stato meno inquieto.
PALMARES
1976 4. mondiale 500
1977 11. mondiale 500
1978 9. mondiale 500
1979 18. mondiale 500
1980 3. mondiale 500
1981 campione del mondo 500
1982 8. mondiale 500
1983 7. mondiale 500
Gran premi disputati 80
Gran premi vinti 6
Podi conquistati 19
Pole position 9
Vittorie in una stagione 5
Punti in una sola stagione 105
Qualche foto:
Last edited by kaciaro; 12-03-08, 17:09.
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grazie pilosio, mi dai l'occasione di riportare avanti il post su un pilota che stimo molto
fonte foto
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L'8 giugno 1986 Marco Lucchinelli disputò una gara di F3000 automobilistica ad Imola a bordo di una Lola-Ford. Si qualificò 21° e finì la gara 11°.Last edited by gillescorona; 12-03-08, 17:55.
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Mitico Lucky !!!!
Orgoglio Spezzino.. anzi di Ceparana...
Qui dalle mie parti lo conoscono in molti.. anche mio padre lo conosceva al tempo... e non da molto ho parlato con qualcuno che lo sente sempre...
Mi raccontava di quando andavano a provare le suzuki sulla Litoranea... la strada che porta da Spezia alle 5 terre... che tempi....
Conosco piuttosto bene anche Gallina.. il team manager con il quale ha vinto il campionato.. un "Personaggio" anche lui...
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