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Omobono Tenni - Il suo modo di essere un Pilota di Moto

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    #1

    Omobono Tenni - Il suo modo di essere un Pilota di Moto

    Torno a parlare di Omobono Tenni.
    Lo faccio perch? da quando l'ho conosciuto attraverso quello che ? scritto su di lui, nutro una grande ammirazione per questo pilota fortissimo, sicuramente il pi? forte della sua era, ma sconosciuto alla maggioranza di noi.
    Mi auguro che attraverso i post precedenti (e quelli che verranno!), si apprezzi di pi? questo motociclista straordinario...

    Vi riporto qualche frammento dell'Omobono pensiero trovato nei siti dedicati.


    Giusto per far capire di che periodo storico parliamo, Tenni partecipa alla sua prima corsa il 24 marzo del 1924 sul circuito trevigiano della strada di Postumia al fianco di nomi come Ghersi, Nuvolari (proprio lui), Mentasti, cio? i pi? grandi campioni del tempo. E vince.

    Di lui l'Ing. Carcano dice:
    "Chi ammiravo, pur non condividendone il modo di correre, era Tenni.
    Tenni era un individuo stranissimo, se lo aveste conosciuto. Se fosse qui seduto con noi sarebbe calmo, come noi, proprio una persona normalissima. Come metteva il sedere sulla moto cambiava da cos? a cos? (fa il gesto con la mano).
    Ricordo bene che, quando era sulla motocicletta, il suo scopo era andare forte.


    Non vincere la gara, ma andare forte.

    Un giorno mi ha detto:"Ma tu credi che il pubblico va a vedere le corse per vedere se arriva prima Gilera o se arriva prima Guzzi? No, va a vedere le corse perch? vuole vedere andare forte." Ad esempio Lorenzetti era un calcolatore: se era in testa staccava 20 metri prima. Tenni no, se era primo staccava 5 metri dopo. Diceva: "Mi sento di derubare il pubblico", era un concetto diametralmente opposto."

    Tenni amava ripetere "Mi ritirer? solo quando avr? trovato uno pi? veloce di me".

    Prende parte ad una gara che si disputa sul velocissimo tracciato di Monza e dopo una partenza fulminante al dodicesimo giro ? in testa ed ha superato tutti i pi? grandi campioni, ma rompe il pistone e si deve ritirare. Ed in quel momento esclama sconfortato:"No ghe xe machine par mi" (Non ci sono macchine per me).

    Una vittoria che gli dar? grande soddisfazione la consegue nel 1933 quando partecipa alla gara di Rapallo sul circuito del Tigullio. A quella gara partecipa anche il pi? grande campione del tempo: Pietro Ghersi. Tenni lo stima e lo ammira come un idolo ed ? per questo che alla fine della gara confider? a Bianchin:"Non ho voluto sorpassarlo nei primi giri perch? mi dispiaceva... mi sembrava di fargli del male". Ma nell'ultimo mezzo giro Tenni affonda il gas e se lo lascia dietro senza piet?.

    Tenni dava gas come un forsennato e fu accusato di eccessiva irruenza laddove non ci sarebbe stato nessun bisogno di "gettarsi a capofitto nelle curve e d'arrischiare com'egli ha arrischiato" (Motociclismo, 19/10/1933).

    Tourist Trophy 1935.
    Tenni su Guzzi 250 impone il suo ritmo gi? dalle prove facendo registrare un tempo record sul giro mai visto prima: 30'10''. Ma la gara verr? vinta dall'inglese Stanley Woods, anche lui su Guzzi. In gara Tenni cade al quinto giro a causa della nebbia che rende la visibilit? scarsissima e non gli fa vedere in tempo un corvo che si era piazzato davanti alla sua moto. Ma nonostante la vittoria in gara Woods non riesce a battere il tempo di Tenni facendo registrare il giro pi? veloce a "soli" 30'31'' cio? 21 secondi in pi?.
    Tenni comincia a fare paura a tutti. La stampa inglese lo nota subito e lo marchia con l'appellativo di "The black devil" (il diavolo nero).
    L'incidente in gara gli procura la frattura di due vertebre ma dopo due giorni Omobono vuole partecipare alla gara delle 500.
    Dovranno intervenire i dirigenti italiani per impedirgli di correre e per trasportarlo in Italia dove si rimetter? dopo 20 giorni, pronto a risalire in sella nonostante i medici inglesi lo avessero dato per finito.

    Nel marzo del 1937 accade il famoso incidente delle due dita. L'impatto fu tremendo e dal piede del pilota si staccarono due dita. Tenni non fece un lamento, prese le dita e le mise in tasca avvolte in un fazzoletto mormorando: "Chiss? che non le possano riattaccare".

    Tourist Trophy 1937.
    ... al quarto giro Tenni riconquista la prima posizione e spinge cos? forte sul gas da staccare tutti gli avversari. Durante questo giro stabilisce il record assoluto del tracciato con un tempo pazzesco di 29 minuti e 8 secondi alla incredibile media di 77,72 miglia orarie. Ma ? il settimo giro, l'ultimo della gara, che riserva a Tenni una amara sorpresa che metter? a dura prova il suo sistema nervoso. La moto si ferma per colpa della candela. Tenni inizia l'operazione di sostituzione con le mani tremolanti per la tensione. In cuor suo sentiva la vittoria sfuggirgli, come confider? poi a Bianchin. Ma sostituita la candela si butta di nuovo a corpo perduto sulla pista. E' ancora primo seppur di poco e vede la vittoria a portata di mano. La folla impazzisce per l'impresa, i radiocronisti inglesi urlano ai microfoni con una enfasi tale da far perdere quasi il significato delle parole. In quei frangenti venne pronunciata alla radio la famosissima frase che fece il giro del mondo:
    "Tenni curva con pazzo abbandono tanto da far dubitare circa il suo giungere al traguardo in un sol pezzo". In Italia moltissimi erano quelli che attendevano vicini alla radio l'ultima frase dei radiocronisti, la frase liberatoria:"TENNI HA VINTO!!".
    Tenni era diventato una Star e distribuiva non meno di tremila autografi al giorno. "Me faceva mal la man"!
    Tornato a Treviso fu festeggiato da amici ed ammiratori e confid? a Bianchin le sue impressioni:"Questa volta mi pareva di correre a casa mia e di avere un pubblico mio". Ero deciso a vincere ad ogni costo, costasse qualunque cosa: l'Italia doveva vincere il Tourist Trophy?".

    Alla fine della guerra Tenni ? indeciso se riprendere o meno a correre anche perch? ha raggiunto i quaranta anni. Ma la filosofia di Tenni ? una sola:"Mi ritirer? solo quando avr? trovato uno pi? veloce di me! ". E cos? si ripresenta nel 1945 sui campi di gara. E' un susseguirsi di vittorie ininterrotte.
    Nel 1948 partecipa per la terza volta al Tourist Trophy. Dopo aver segnato il giro pi? veloce, al quinto giro ? costretto a ritirarsi per problemi alla candela ed ai freni. Quegli stessi inglesi che lo avevano definito undici anni prima "il diavolo nero" ora lo chiamano "il pi? grande campione del mondo".





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    #2
    enigmatico il diavolo nero eh???
    capita anche a me ti appassioni talmente tanto a queste persone che staresti sempre a parlare di loro come io col guzzi v8 che ci ho fatto 10 post

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      #3
      Beh, questo post ? un p? lungo e non ? facile arrivare alla fine, per? sono personaggi talmente particolari e poco conosciuti che mi piace scoprire sempre cose nuove.

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        #4
        Originally posted by Breeze
        Beh, questo post ? un p? lungo e non ? facile arrivare alla fine, per? sono personaggi talmente particolari e poco conosciuti che mi piace scoprire sempre cose nuove.
        il bello che se spulciamo di personaggi cosi' ne vengono fuori almeno un centinaio

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          #5
          ce ne vorrebbero mlti di questi post....bravo breeze!

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            #6
            Grazie Breeze, questi racconti mi fanno venire la pelle d'oca!
            TENNI UN MITO

            BIOGRAFIE


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            ?Arrivato primo: bacioni, Tenni?

            Questo il testo del telegramma con il quale annunciava alla moglie Ida le sue vittorie in campo motociclistico. Il grande campione tiranese non ha avuto rivali nel corso della sua carriera. ? deceduto il 1? luglio 1948 durante le prove del Gran Premio di Berna. Il racconto della sorella Piera.

            ?Era il 28 luglio 1905: faceva caldo, stando a quello che mia madre Maria mi ha raccontato, e Tirano era avvolta da una cappa di afa che solo verso sera veniva attutita da una certa brezza che spirava gi? dalla Valposchiavo. Molti tiranesi si erano ritirati sulle montagne circostanti dove facevano campagna fino alla fine di agosto. Anche i miei genitori, pap? Pietro e la mamma Maria appunto, si trovavano all'Alpe Canali, in una modesta casetta attorniata da una fitta boscaglia.
            Al mattino di buon'ora la mamma era scesa a Tirano con un gerlo carico di vettovaglie in quanto la mia famiglia aveva un contratto con il Governo di allora per rifornire di vivande la Guardia di Finanza. La mamma era incinta, all'ultimo mese di gravidanza e nel tardo pomeriggio, al suo rientro a Canali, sudata e stanca, si mise a letto in quanto erano iniziate le doglie che preannunciavano l'imminenza del parto. Dopo poche ore, con l'aiuto di alcune vicine di casa, nacque mio fratello al quale ? stato poi dato il nome del povero nonno: Omobono. Pensi che per lavare il neonato ? stata usata la conca del latte?.
            Chi ci racconta questo particolare ? Pierina Tenni, la sorella del compianto Omobono Tenni, un personaggio che far? parlare di s?, per le sue imprese sportive nel campo del motociclismo, i giornali di mezzo mondo.

            Il motociclista Omobono Tenni mor? nel 1948 dopo aver trionfato sui circuiti di mezzo mondo. Non pot? fregiarsi del titolo iridato in quanto le gare del Mondiale vennero istituite solo nel 1949.

            The motorcyclist Omobono Tenni died in 1948 after having won races on the circuits of half the world. He did not, however, get a chance to race for the world championship as this was first introduced in 1949.

            Pierina Tenni ? una donnetta arzilla, abita alle porte di Sondrio, in via Caselle nel comune di Albosaggia, ospite temporaneamente a casa della figlia Attilia. Ha la bell'et? di 89 anni ma ricorda tutto con lucidit?, con grande dovizia di particolari e il suo racconto sulla vita e sulle imprese sportive del fratello si accende sempre di pi? man mano che con la memoria ritorna a quell'epoca cos? lontana.
            Famiglia contadina, i Tenni vivevano a Tirano, in via San Carlo.
            La cittadina aduana viveva la vita tranquilla d'inizio secolo: da tre anni era collegata con la strada ferrata a Sondrio e nel 1908 la Retica inaugurer? la ferrovia a scartamento ridotto per la Valposchiavo ed il valico del Bernina.
            Un periodo per? di relativa tranquillit? durante il quale tuttavia occorreva fare tanti sacrifici per vivere. Un chilo di carne bovina costava una lira e sessanta (circa 10 mila attuali), il burro 2 lire a kg, il formaggio magro 1 lira al kg.
            La famiglia Tenni possedeva una mucca ma il latte ed il burro prodotto venivano venduti ai villeggianti; in casa si consumava latte di capra.
            A Tirano esisteva gi? una certa ricettivit? alberghiera: si contavano l'albergo Italia, lo Stelvio, il Della Posta o dell'Angelo ed il Grand Hotel Tirano.
            E Omobono Tenni, Bonomin per tutti i suoi paesani, passa la sua giovent? a Tirano. Un ragazzo sveglio, con tanta voglia di imparare un mestiere e con una grande passione nel cuore: i motori.
            Ancora giovanissimo se ne va a lavorare nell'officina dei Perego. ? benvoluto da tutti, un vero Omobono.
            Ma ben presto arriva la Grande Guerra: in Italia ed anche in Valtellina la febbre spagnola (siamo nel 1918) fa diverse vittime.
            Ed a casa Tenni giungono due militari, di stanza nella zona, conoscono il giovane Omobono (allora poco pi? che tredicenne) e tale Rino Di Lenna, da Udine, in un colloquio con il ragazzotto gli chiede cosa faccia a Tirano. ?Ho la passione per la meccanica, per i motori - risponde Omobono - lavoro presso le officine Perego?.
            ?Perch? non vieni da me, a Udine?? chiede il Di Lenna.
            ?Ci penso, ma se mi prometti un lavoro in una officina di moto non ? detto che mi sposti a Udine?.
            E difatti si lascia convincere e nel 1920 se ne va da casa e inizia a lavorare in una officina meccanica. Ma il lavoro ? duro, non ci sono grandi soddisfazioni, e poco dopo emigra a Treviso dove vive anche una sorella, Maddalena, il cui marito, Italo, lavorava presso il buffet della stazione.



            Omobono Tenni in azione nel 1947 sul Circuito delle Cascine a Firenze dove trionf? su una Guzzi 500. Era l'uomo leader della casa motociclistica di Mandello del Lario. Tenni, come riferiscono i giornali dell'epoca, nei circuiti "curvava come un pazzo" facendo drizzare i capelli agli spettatori che assistevano alle gare.

            Omobono Tenni in action in 1947 on the Cascine race track in Florence. Here he won the race with a Guzzi 500 and was the number one racer of this house in Mandello del Lario. The newspapers of the day described Tenni's race as follows: "he leant into the corners, like a mad-man", making the spectactors' hair stand on end.

            E l? diventa un vero e proprio meccanico, in via Filodrammatici, in una officina dei fratelli Facchin.
            Lavorava sodo dal mattino alla sera, voleva assolutamente ?avere una officina tutta sua? come diceva agli amici, un desiderio che si realizz? qualche tempo dopo. Ma Tenni aveva "il motore" nel sangue, sognava di poter praticare lo sport motoristico ed in questo ci mette tanto impegno e tanta seriet?.
            Siamo convinti che per chi ha la passione per una disciplina agonistica le difficolt? che si incontrano rappresentano poi alla fin fine il fascino di quella disciplina stessa.


            E come scrive il giornalista P.M. Bianchin, che ha redatto una breve biografia del campione, Tenni ?sognava le grandi strade sulle quali correre..., ogni giorno (in officina ndr) smontava e rimontava motori, ripassava e ripuliva, provava e riprovava fin quando un sorriso gli illuminava il viso sporco d'olio. Balzava soddisfatto in sella allungando la gamba sinistra su un angolo retto di 45 gradi?. Questa posa diventer? la sua caratteristica per tutta la sua vita.

            E venne cos? la prima vittoria sulla strada di Postumia: era il 24 maggio 1924. Tenni aveva quasi diciannove anni.
            Con una moto G.D. 125 vince il circuito di 60 km alla media di 64 orari.
            La folla ? entusiasta, gli amici e gli sportivi esultano e ripetono a gran voce il suo nome ?Tenni, Tenni?.
            Era cos? iniziata la gloriosa carriera del pi? grande motociclista italiano e mondiale dell'epoca e adagio adagio anche i grandi giornali sportivi cominciano ad interessarsi di lui pur essendo ancora un motociclista non professionista.
            Nel 1927 si sposa con Ida Campanella di Treviso e nel 1933 nasce la prima figlia, Bruna, mentre due anni dopo nasce Giuseppe (da lui sempre chiamato Titino per ricordare il Tourist Trophy, la gara pi? massacrante al mondo alla quale ha partecipato vincendo l'edizione del 1937).

            Ma andiamo avanti: le vittorie continuano a fioccare: circuito di Avellino nel 1930, G.P. di Roma l'anno dopo, tre circuiti nel 1932 (Arona, Monte Berico e Treviso) e quello del Tigullio nel 1933. E in quell'anno passa alla Moto Guzzi di Mandello del Lario e, sul circuito del Littorio a Roma, Tenni parte velocissimo, ma cade dopo alcuni giri alla velocit? di 180 orari. Ma il campione non demorde. Ed infatti nel 1934, su una Guzzi 500, stravince un po' ovunque: Verona, Pesaro, Torino, Gran Premio d'Italia, Pescara, Arona, Treviso, Circuito della Maddalena. Non ci sono avversari ed a qualche giornalista che gli chiedeva quando pensava di chiudere questa carriera cos? brillante, rispondeva sorridendo: ?quando avr? trovato uno pi? veloce di me, allora mi ritirer??.

            E sempre nel 1934 partecipa per la prima volta alla pi? ostica e massacrante corsa motociclistica del mondo, nell'isola di Man, e corre a fianco di Stanley Woods, Tyrell Smith, Ginger Wood. Ma in quella sua prima uscita su quel tremendo circuito britannico ? costretto al ritiro dopo una brutta caduta: due vertebre fratturate.
            Ma la stampa inglese vede in lui il grande campione ed i giornali gli appioppano subito il nomignolo di The Black Devil, il Diavolo nero.

            Ma il trionfo all'isola di Man ? solo rinviato di poco. ?Era davvero un grande campione, mio fratello Bonomin, afferma la sorella Pierina. Mi sono spesso arrabbiata con la stampa d'epoca in quanto gli articoli sulle vittorie di Omobono iniziavano tutti allo stesso modo: "Ancora una vittoria del campione trevigiano". Una volta ho scritto alla Gazzetta dello Sport inviando un certificato di nascita e una dichiarazione del comune di Tirano?.
            Ma ormai non c'era pi? nulla da fare: il Bolide Rosso, il Centauro dalle Ali di Fuoco, il Diavolo Nero, l'Uomo che sfida la morte era diventato trevigiano a tutti gli effetti. Prima delle gare la sua frase, diventata storica, in puro dialetto della Marca, era questa ?spero de darghe la bat?a? (spero di dargli la battuta).
            Era comunque il pi? audace, non vi ? dubbio, il corridore pi? famoso del mondo, ma sempre compunto, semplice; parlava poco di s?, mentre esaltava gli avversari, anche quelli pi? deboli.
            Dopo ogni vittoria correva al pi? vicino ufficio postale ed alla moglie inviava un messaggio telegrafico che recitava ?Arrivato primo, bacioni, Tenni?.
            Anche il 1935 porta diversi allori in casa Tenni (4 vittorie) e nel 1936 vince la Milano-Roma-Napoli, il G.P. Svizzero a Berna, stravince ad Arona, a S. Fermo, Taranto e nel Gran Premio d'Italia. Ma il suo chiodo fisso rimane l'isola di Man, il Tourist Trophy, gara che nessun pilota italiano era ancora riuscito a vincere. Programma la trasferta per il giugno 1937 ma in marzo, in allenamento sul circuito del Lario, ? vittima di un gravissimo incidente.
            ?? stata tutta colpa di un carretto trainato da un asino, commenta la sorella, che ? entrato nel circuito. Mio fratello ha frenato di colpo ma non ha potuto evitare l'impatto. Si ? rotto una gamba ed ha perso due dita di un piede avvolgendole in un fazzoletto, tenedole strette strette fino all'ospedale S. Anna di Como. Si rimetter? presto dall'incidente grazie anche all'intervento del prof. Putti dell'Istituto Rizzoli di Bologna. Ma Omobono, ancora claudicante, vuole andare in Inghilterra ed ai primi di giugno raggiunge l'isola di Man?.

            In Gran Bretagna il suo nome ormai appare a caratteri cubitali sui giornali, ed anche i totalizzatori ed i bookmakers puntano sull'italiano.
            Nel corso di un allenamento stabilisce il primato del giro pi? veloce e la folla stravede per lui. Il giorno della gara, in sella ad una 250, affermer? che ? sua intenzione violare l'imbattibilit? di quel circuito.
            Al quarto giro, infatti, ? gi? al comando, indi perde qualcosa per aver dovuto cambiare una candela. Ed ecco un breve brano di una radiocronaca dell'avvenimento.
            ?Le notizie che mi pervengono da ogni zona del circuito concordano su un solo punto: Tenni sta curvando con pazzo abbandono creando dubbi sul fatto che egli possa finire la gara in un pezzo solo?. Ma quello che sembrava impossibile al cronista accade. Gli avversari vengono risucchiati ad uno ad uno ed alla fine, come un bolide, taglia vittorioso il traguardo.

            Tenni trionfa ed ? il primo pilota italiano e straniero a dominare il circuito dell'Isola di Man, il massacrante Tourist Trophy.
            E poi si iscrive al circuito di Berna.
            Poco prima della partenza per tale competizione ai giornalisti dichiar? ?i xe anca stufi de v?darme? (sono stufi di vedermi), ma a Berna vincer? nella 250 davanti ad un altro italiano, Pagani, facendo salire un doppio tricolore sul pennone del circuito.
            Nel 1938 ancora tre vittorie ed una nel 1939. Poi arriva la seconda guerra mondiale ed anche lo sport si ferma. Omobono Tenni ricomincer? a correre nel 1945 vincendo il circuito di Cesena.
            Altro anno-boom ? il 1946 che lo vede trionfatore in otto manifestazioni ed anche l'anno dopo si impone nel Gran Premio d'Europa a Berna ed in altri cinque circuiti.
            Inizia il 1948 e Omobono vince a Cesena, partecipa al circuito di Monza e al Tourist Trophy dove per? ? costretto a ritirarsi per un guasto ai freni. E poco dopo parte per Berna, intenzionato a vincere quel Gran Premio in programma per i primi di luglio.

            ?Io ero andata a messa al mattino di buon'ora, ci racconta Pierina Tenni, e all'uscita ho incontrato un vicino di casa, tale Renzo, il quale mi ? venuto incontro e mi ha detto: "Piera, l'? mort el Bonomin". "Ma se l'? a Berna" gli ho risposto. E lui, con voce tremante ha aggiunto: "lo so benissimo, ma la notizia l'ha trasmessa la radio svizzera, in Italia non ancora". Per me ? stato un duro colpo. Sono andata a piedi a Campocologno, sono entrata in una macelleria che aveva appena aperto, e l? ho avuto la tragica conferma che il mio carissimo Bonomin era deceduto a Berna, durante le prove di quel Gran Premio. E pensi, nello stesso giorno, nella stessa curva, poche ore dopo la morte di Omobono, ? morto Achille Varzi (il circuito era sia motociclistico che automobilistico ndr), grande campione del volante?.
            Grave lutto per la famiglia Tenni, gravissimo lutto per tutto lo staff della Moto Guzzi di Mandello, grave perdita per lo sport italiano.
            La settimana dopo la notizia viene riportata anche sul Corriere della Valtellina e l'articolista afferma che ?in terra elvetica, sul circuito di Bremgarten, ha lasciato la terra il pi? irruente dei motociclisti del mondo, Omobono Tenni?.
            Finiamo qui questo breve ricordo del tiranese Omobono Tenni, non trascurando di accennare che il grande campione ? stato ricordato nel 1992 dal Moto Club Sondrio che ha indetto ed organizzato una mostra storica e redatto un elegante opuscolo a ricordo dell'atleta.

            Questo nostro redazionale, comunque, non vuole minimamente essere una biografia del grande motociclista. ? un semplice omaggio ad un astro del motorismo italiano e mondiale, che abbiamo potuto redigere grazie alla preziosa collaborazione di Pierina Tenni, affezionata al fratello pi? che mai, una donna, come dicevamo all'inizio, brillante ed entusiasta, sportivissima, che, ancora oggi, a 89 anni, segue con entusiasmo in televisione la sua Juventus, la Ferrari in Formula 1 ma non le prove iridate o nazionali di motociclismo. ? pi? forte di lei, non ce la fa.
            Tenni, come scrive G.M. Cornaggia Medici sul Corriere della Valtellina del 10 luglio 1948 ?aveva sempre pi? stretto i suoi rapporti col motociclismo ed una serie innumerevole di vittorie, una condotta di gara stupendamente veloce, uno stoicismo insuperabile, un coraggio leonino, avevano fatto di lui la magnifica bandiera del motore?.
            Tenni ha vinto tutto, ma non si ? potuto fregiare del titolo iridato, in quanto i Campionati Mondiali che assegnavano l'iride vennero istituiti nel 1949. Peccato.
            Ma Tenni ci ha insegnato molto: che non si vince senza spirito di sacrificio n? tantomeno senza rinunce e questo grande, grandissimo campione ci ha fatto capire che lo sport ha anche un grande valore educativo.
            Noi lo abbiamo voluto ricordare; il 1? luglio 1998, un altr'anno cio?, cade il cinquantesimo della sua morte.
            D'accordo, lui era per tutti il "motociclista trevigiano". Ma ? un tiranese purosangue e con le sue vittorie ha onorato la Valtellina.
            Ricordiamolo pi? spesso.


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            Bibliografia:

            P.M. Bianchin: ?Tenni?: Editrice Canova-Treviso-Moto Club di Sondrio: La leggenda di Omobono Tenni - di Roberto Patrignani.

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              #7
              grazie patrignani insostituibile

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                #8
                bellissimo!

                Tenni l' ho conosciuto grazie ad una moto a lui dedicata la Le Mans Tenni, per me la pi? bella della serie, e grazie a voi ho potuto approfondire

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                  #9
                  Questo si diceva fosse un folle, andava a manetta da tutte le parti, anche dove era impossibile!

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