Ho trovato questa storia su un sito, parla di un grandissimo pilota motociclista Italiano: Tommaso "Omobono" Tenni.
Leggete la sua storia perch? ? bellissima, ma come spesso accade anche crudele e triste.
... con malcelato orgoglio, abbiamo vissuto i primi successi Italiani nell?inespugnabile roccaforte Inglese, il Tourist Trophy. Era il 1935 e il pilota che port? la Guzzi 250 e 500 alla vittoria, era Stanley Woods.
Ma il nostro patriottismo tocc? il decimo cielo due anni dopo.
Anno di grazia 1937, un uomo minuto il cui nome era Tommaso (detto Omobono) Tenni, in una giornata dal clima strano, quasi spirituale, vendic? decenni di sonore sconfitte Italiche. Nonostante una caduta al primo giro e il cambio di una candela all?ultimo, Tenni macin? letteralmente tutti gli avversari, ma lo fece in un modo talmente veemente, incredibile, al limite o forse oltre, le leggi della fisica che sbigott? i compassati figli di Albione.
Frantum? il precedente record sul giro di Woods, mentre un giornalista specializzato scriveva nel suo articolo, che Omobono Tenni in tutto il perimetro del circuito, corse con una tale aggressivit?, che era assolutamente una cosa lampante, vederlo finire a pezzi contro un ostacolo.
Ancora: la blasonata rivista Motor Cycle pubblicava una foto del nostro Campione in una piega (per allora) fantastica, commentando la stessa come la ?pi? bella immagine di un motociclista?.
Nasceva cos? la leggenda di Omobono Tenni, considerato il miglior Centauro del mondo.
Certo che tanta incredibile audacia, pagava uno scotto. Il mito sub? tali e tante fratture, da portare a dire che il suo scheletro era tenuto assieme da altrettanto ferro?
Un gravissimo incidente la disse lunga sulla tempra di quell? inverosimile uomo. In allenamento sul solito Lario, uscendo come sempre in maniera folle da una curva, and? a schiantarsi contro un carro, maciullandosi orribilmente una gamba.
All?ospedale di Como decisero per una amputazione dell?arto, ma Tenni pur provando immaginabili sofferenze non perse mai conoscenza, e si oppose con grande energia all?operazione, rischiando volontariamente la cancrena.
Vinse anche quella di ?gara?, guar?, torno a correre e a vincere.
Tanto per capire, se ancora ci fossero dei dubbi, di quale tipo d?acciaio era fatto questo Motociclista, con la M maiuscola, riporto ancora un episodio legato alla sua tempra. In un altro allenamento, in vista di una Milano - Napoli, cozz? contro un autocarro perdendo due dita di un piede.
Ebbene, prima di salire sul mezzo che lo avrebbe portato all?ospedale pi? vicino, volle cercare e consegnare le due dita ad un compagno di allenamento, perch? le portasse alla Guzzi!!
Intanto il suo mito aveva raggiunto tali vette, che gli Inglesi abbandonando il classico campanilismo, lo avevano soprannominato Black Devil, e il Diavolo Nero al seguente TT con la Guzzi 500, polverizz? tutti i primati, e di tutti i tempi! Al ponte di Sulby gli spettatori si accalcavano e venivano alle mani, per poter vedere quel piccolo immenso pilota, spazzolare millimetricamente, giro dopo giro, un minaccioso muro che tutti gli altri piloti, cercavano di tenere il pi? lontano possibile.
Motociclismo: passione verace, dolce oblio e violenta frenesia, ognuno di noi quando lascia scorrere l?asfalto sotto di se, come meglio sa fare, inebriandosi di irrepetibili sensazioni, non deve mai dimenticare che, volente o nolente, si porta appresso una compagna indesiderata quanto inevitabile: sorella Morte.
Il Campione, il Mito, la leggenda del Motociclismo tutto, dovette rispondere a Colei che chiama, nel 1948, undici anni dopo avere rivoluzionato le concezioni Inglesi e mondiali del correre in moto. E forse per onore, quell?onore che il Destino volle concedere anch?esso ammirato a due Campioni, Tommaso per? esattamente nello stesso circuito, nella stessa curva ove si schiant? Achille Varzi.In una giornata di prove, nel circuito Elvetico del Bermgarten, una storta giornata nella quale Tenni non stava bene, uscendo dalla famigerata curva Eymatt cos? forte come mai nessuno os?, tocc? il posapiede sull?asfalto per l?eccessiva inclinazione, sband? e si schiant? contro un muro.
Da quel giorno, la nostra Leggenda Omobono (Tommaso) Tenni, vive in ogni motociclista.
Qui al TT del 1937
Leggete la sua storia perch? ? bellissima, ma come spesso accade anche crudele e triste.
... con malcelato orgoglio, abbiamo vissuto i primi successi Italiani nell?inespugnabile roccaforte Inglese, il Tourist Trophy. Era il 1935 e il pilota che port? la Guzzi 250 e 500 alla vittoria, era Stanley Woods.
Ma il nostro patriottismo tocc? il decimo cielo due anni dopo.
Anno di grazia 1937, un uomo minuto il cui nome era Tommaso (detto Omobono) Tenni, in una giornata dal clima strano, quasi spirituale, vendic? decenni di sonore sconfitte Italiche. Nonostante una caduta al primo giro e il cambio di una candela all?ultimo, Tenni macin? letteralmente tutti gli avversari, ma lo fece in un modo talmente veemente, incredibile, al limite o forse oltre, le leggi della fisica che sbigott? i compassati figli di Albione.
Frantum? il precedente record sul giro di Woods, mentre un giornalista specializzato scriveva nel suo articolo, che Omobono Tenni in tutto il perimetro del circuito, corse con una tale aggressivit?, che era assolutamente una cosa lampante, vederlo finire a pezzi contro un ostacolo.
Ancora: la blasonata rivista Motor Cycle pubblicava una foto del nostro Campione in una piega (per allora) fantastica, commentando la stessa come la ?pi? bella immagine di un motociclista?.
Nasceva cos? la leggenda di Omobono Tenni, considerato il miglior Centauro del mondo.
Certo che tanta incredibile audacia, pagava uno scotto. Il mito sub? tali e tante fratture, da portare a dire che il suo scheletro era tenuto assieme da altrettanto ferro?
Un gravissimo incidente la disse lunga sulla tempra di quell? inverosimile uomo. In allenamento sul solito Lario, uscendo come sempre in maniera folle da una curva, and? a schiantarsi contro un carro, maciullandosi orribilmente una gamba.
All?ospedale di Como decisero per una amputazione dell?arto, ma Tenni pur provando immaginabili sofferenze non perse mai conoscenza, e si oppose con grande energia all?operazione, rischiando volontariamente la cancrena.
Vinse anche quella di ?gara?, guar?, torno a correre e a vincere.
Tanto per capire, se ancora ci fossero dei dubbi, di quale tipo d?acciaio era fatto questo Motociclista, con la M maiuscola, riporto ancora un episodio legato alla sua tempra. In un altro allenamento, in vista di una Milano - Napoli, cozz? contro un autocarro perdendo due dita di un piede.
Ebbene, prima di salire sul mezzo che lo avrebbe portato all?ospedale pi? vicino, volle cercare e consegnare le due dita ad un compagno di allenamento, perch? le portasse alla Guzzi!!
Intanto il suo mito aveva raggiunto tali vette, che gli Inglesi abbandonando il classico campanilismo, lo avevano soprannominato Black Devil, e il Diavolo Nero al seguente TT con la Guzzi 500, polverizz? tutti i primati, e di tutti i tempi! Al ponte di Sulby gli spettatori si accalcavano e venivano alle mani, per poter vedere quel piccolo immenso pilota, spazzolare millimetricamente, giro dopo giro, un minaccioso muro che tutti gli altri piloti, cercavano di tenere il pi? lontano possibile.
Motociclismo: passione verace, dolce oblio e violenta frenesia, ognuno di noi quando lascia scorrere l?asfalto sotto di se, come meglio sa fare, inebriandosi di irrepetibili sensazioni, non deve mai dimenticare che, volente o nolente, si porta appresso una compagna indesiderata quanto inevitabile: sorella Morte.
Il Campione, il Mito, la leggenda del Motociclismo tutto, dovette rispondere a Colei che chiama, nel 1948, undici anni dopo avere rivoluzionato le concezioni Inglesi e mondiali del correre in moto. E forse per onore, quell?onore che il Destino volle concedere anch?esso ammirato a due Campioni, Tommaso per? esattamente nello stesso circuito, nella stessa curva ove si schiant? Achille Varzi.In una giornata di prove, nel circuito Elvetico del Bermgarten, una storta giornata nella quale Tenni non stava bene, uscendo dalla famigerata curva Eymatt cos? forte come mai nessuno os?, tocc? il posapiede sull?asfalto per l?eccessiva inclinazione, sband? e si schiant? contro un muro.
Da quel giorno, la nostra Leggenda Omobono (Tommaso) Tenni, vive in ogni motociclista.
Qui al TT del 1937
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