A fondo fino alla fine!
Era amato, era celebrato ed era un dei nostri pi? grandi piloti: Michel Rougerie si ? ucciso stupidamente durante la seconda corsa del Gran Premio di Yugoslavia e tutti, in un sol colpo, hanno avuto le lacrime agli occhi. Perch? era uno dei pi? anziani. Perch? la sua personalit? lo aveva fatto diventare una delle figure pi? importanti del mondo delle corse, la notizia della sua morte ha marcato profondamente il mondo fino ad ora molto sentimentale delle competizioni di velocit?. Per tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di viverlo, questo GP iugoslavo lascia nel cuore di ciascuno un? immensa sensazione di malessere.
L?incredulit?, l?inutilit?, la stupidit? ?
E? pressappoco quello che provavano tutti, nel parco chiuso di questo GP iugoslavo. Perch? l?incidente si era prodotto a qualche decina di metri dagli stands, perch? sotto ai loro occhi, tutta la gente del Continental non avevano pi? niente di che illudersi. Avevano visto Michel rialzarsi e dopo qualche secondo farsi colpire con forza da un?altra moto. Avevano visto il suo povero corpo schiacciarsi sulla pista senza alcuna reazione e sapevano ben prima dell?annuncio ufficiale, che non c?erano pi? speranze. E? abbastanza curioso constatate, quando un dramma si sta vivendo, questa specie di rigetto spontaneo ed incosciente tra la maggior parte dei testimoni. A Rijeka molto presto tutta la gente sapeva esattamente la conseguenza definitiva dell?incidente di Michel. Ma che sia stato per pudore o per respingere ancora per un po? quello che sembrava veramente insopportabile, non se ne parl?. Visi spesso gravosi, conversazioni troncate, si continuava a vivere come se niente fosse successo. O a far finta ? Anche se non era nostra abitudine parlare in prima persona, confesso personalmente, di non aver ?visto? bene questo GP di Yugoslavia. Per la prima volta senza dubbi, lo spettacolo di una grande corsa (e quella delle 500 fu semplicemente ammirabile) mi lasci? perfettamente freddo sul bordo della pista. C?erano senza dubbio troppe cose che rivenivano alla mente d?un sol colpo con la stessa terribile conclusione: mai pi?. Bisogna dirsi e ripetersi che era finita, che Michel era morto e che le corse, per noi, non saranno pi? di fatto come prima. Non parliamo del pilota o della sua carriera, d?altronde abbastanza eccezionale. Dopo questo incidente imbecille di Rijeka, sar? soprattutto un uomo quello che d?ora in avanti ci mancher?. Michel Rougerie in un modo o nell?altro non poteva lasciare indifferenti. Spesso criticato, a volte detestato quanto adorato, Michel era un personaggio cos? avvincente che il suo incontestabile "frime" (essere sopra le righe) passava talvolta inosservato. Bisognava andare pi? lontano dalla sua immagine pubblica per scoprire, non senza una certa sorpresa, dei tratti del suo carattere fortemente avvincenti. Il suo senso profondo dell?amicizia, il suo umore a freddo, spesso molto corrosivo, potevano farne un compagno perfetto e pieno di fascino. Sabato sera nella roulotte di Thierry Espi?, con qualche amico, Michel era stato conforme a questa immagine che custodiamo di lui: mimando in modo pittoresco una o un?altra situazione, o sovranamente sprezzante col suo amico Bertin: ?Noi siamo dei piloti di moto ? Non parliamo con quelli che guidano dei ciclomotori ?? Mi aveva portato subito dopo aver provato l?Hi-Fi che aveva appena montato nel suo mobil-home. Parlammo di musica e mettemmo a punto l'impiego del tempo per il prossimo week-end ? Perch? talvolta bisogna che la vita sia cos? brutta? Non ci si rende pi? conto, perch? l?abitudine di questi fottuti pericoli che aleggiano su queste corse che noi amiamo tanto ? pericolosamente presto presa. E bisogna che la fatalit? si metta a battere molto forte per far si che noi la constatiamo e che si provino tutte le realt? delle cose troppo tardi. Il nostro amico Jean-Luc Roy, di cui avete potuto leggere gli articoli durante gli anni , ha scelto di li a poco la sua seconda pi? grande passione: il tennis. Potrebbe essere lui ad avere ragione: perch? ? sicuro di conservare per sempre gli amici che si far? ?
L?incidente
E? al secondo giro della corsa che successe l?incidente, dopo qualche minuto di tamburi battenti tutto il drappello delle tre e mezzo si distendeva in una lunga fila indiana sulle traiettorie molto precise del circuito di Rijeka. In quel momento Michel occupava la quinta piazza e sembrava perfettamente in grado di congiungersi, a qualche metro davanti a lui, ai leader della corsa che avevano nomi come Lavado, Mang, Ekerold e Cornu. Nella grande accelerata ad un livello inferiore rispetto al rettilineo degli stands ( l? dove era caduto Christian Sarron durante le prove libere) la parte posteriore della moto partiva in scivolata e Michel cadde, come al rallentatore, senza farsi il minimo graffio. Si pensa allora che tutto andr? a finire bene malgrado la muta degli inseguitori che evitano abilmente l'ostacolo costituito da pilota e moto. Michel ? dunque in piedi. Verosimilmente, avrebbe potuto aspettare senza muoversi che tutto il parco piloti sia passato per raggiungere il bordo di pista. Ma i riflessi umani sono difficilmente controllabili. Probabilmente, vedendo arrivargli addosso questa ventina di mezzi meccanici, Michel segue l?istinto che ha ogni uomo, corre per mettersi al riparo scatenando immediatamente, il dramma inevitabile: se Pazzaglia riusc? ad evitarlo all?ultimo secondo, Roger Sibille, a ruota dell?italiano, non ha avuto il tempo di rendersi conto di nulla. In un sol colpo, Michel ? sotto i suoi occhi in pieno centro pista e Roger lo colpisce a pi? di 150 Km/h. Miracolosamente indenne, si rialzer? immediatamente ed avr? una reazione bizzarra: corre come un pazzo per un centinaio di metri prima di fermarsi ben lontano dalla pista. Il servizio di sicurezza, che si trovava nelle immediate vicinanze dell?incidente, doveva intervenire il pi? presto possibile: Michel fu trasportato velocemente all'ospedale di Rijeka dove fu posto subito in rianimazione. Da allora niente non poteva essere tentato. Tutti quelli che hanno potuto vedere lo shock propriamente detto, anche senza alcuna nozione di medicina, sapevano che non c'era pi? niente da fare. Claudio Costa, il medico italiano della clinica mobile AGV, e il suo amico traumatologo si sono velocemente precipitati all?ospedale della citt?: entrambi conoscevano Michel dopo che in diversi anni lo avevano curato molte volte per ferite pi? o meno gravi. Non hanno potuto, sia l?uno che l?altro, che confermare scientificamente le impressioni di entrambi. Vertebre cervicali spezzate, scatola toracica sfondata, Michel ? sicuramente morto sul colpo.
Una carriera eccezionale
Michel Rougerie era nato il 20 aprile 1950 a Rosny-sous-Bois. Come tutti i bambini di famiglie modeste, deve iniziare a lavorare molto giovane per potersi offrire quello che i suoi genitori, malgrado tutta la loro buona volont?, non avevano i mezzi per fornirgli: una moto. Assunto uno dopo l'altro da Fleury Michon o sui mercati di periferia, Michel riesce a mettere da parte denaro sufficiente per acquistare ci? che sar? la sua prima vera moto: una 350 cm3 che trasporter?, in una vecchia Estafette (vecchio furgoncino Renault), per la sua prima corsa. Quando ha solo diciotto anni, Michel sogna solamente le competizioni. Non appena ? in possesso della sua moto, e sapendo bene che non sia assolutamente una moto destinata a questo utilizzo, non esita ad ingaggiarsi nella costa Lapize dove scopre una delle realt? immutabili della competizione: per vincere, occorre avere una moto che tenga botta. Ma il virus ? ormai ben radicato in lui. Allora lascia la scuola d?elettronica che aveva cominciato e dirotta verso una corsa che rinasce delle sue ceneri e che dovrebbe, pensa, dargli la possibilit? di provare di cosa ? capace: il Bol d?Or. ? senza dubbio in questo periodo che la fortuna fa la sua prima strizzatina d'occhio a Michel: Daniel Urdich, un giovane pilota che ? iscritto con un compagno di squadra, constata prima della corsa che questo copilota possiede solamente una licenza junior. Propone dunque a Michel di dividere il manubrio della suo mezzo ed ? con gioia che Michel passa quindici giorni a lavorare sulla moto. ? qui che interviene il caso per la seconda volta: gli inglesi sono sul posto con due mezzi ufficiali ma il regolamento stipula che solo i piloti francesi possono prendere parte alla corsa. Christian Vilaseca, il padrone di Japauto, riesce da par suo a convincere i giapponesi ed ? a dei piloti Francesi che sar? affidata la moto ufficiale: a diciannove anni, per quella che ? praticamente la sua prima grande corsa, Michel si ritrova al manubrio di una moto factory. Altri, meno talentuosi, non avrebbero senza dubbio saputo afferrare come lui la possibilit? che gli si offriva. Ma Michel non sbaglia ed ottiene, in un ambiente che sta facendo rinascere il Bol d?Or, la sua prima grande vittoria.
Dalla Bultaco 125 alla H1R
Convinto che il materiale sia almeno cos? importante quanto il pilota, Michel accetta per la stagione successiva una Bultaco 125 monocilindrica che ?, all?epoca, uno dei soli mezzi clienti per le competizioni. Ma questa moto si rivela perlomeno capricciosa e Rougerie padre, che si incarica della meccanica, comincia seriamente a strapparsi i capelli. Malgrado questi risultati poco incoraggianti, Michel si iscrive nuovamente al Bol d?Or del 1970 che finir?, a causa di un stupido guasto alla batteria, a meno di diciotto minuti dal primo. Per la stagione successiva, Michel riuscir? a procurarsi una delle migliori moto dell?epoca, la Kawasaki H1R, firmando un contratto con l?importatore francese degli Aermacchi italiani. Disputer? dunque la categoria 125 e 350 sulle Aermacchi e la categoria 500, quella che gode gi? di tutta la sua attenzione, sull?H1R. Se i risultati sono abbastanza mediocri con le piccole cilindrate, Michel ottiene la sua prima consacrazione riportando, davanti all?altra Kawasaki di Michel Betemps, il titolo nazionale di campione di Francia nel 1971 classe 500. Ma, intelligentemente, Michel non tarder? a capire che bisogna, in moto come altrove, specializzarsi rapidamente. Persuaso che non potr? brillare al tempo stesso in 125 ed in 500 cm3, firma per il 1972 un contratto esclusivo con l'importatore Aermacchi di cui piloter? le moto in piccola e media cilindrata. Considera anche, appena possibile, di partecipare ad un gran premio di velocit? per vedere veramente ci? che pu? arrivare a fare: se il campionato nazionale gli permette di affiggere in alto e fortemente le sue ambizioni personali, i risultati nel gran premio sono pi? modesti: ? nono in 125 ed in 350 nel gran premio di Francia e non pu? fare meglio del dodicesimo posto nel gran premio del Belgio. L'accordo Aermacchi-Rougerie ? riconfermato per il 1973 con, questa volta, un'ambizione ben precisa: poich? le cose sono diventate troppo facili sul territorio nazionale, Michel parte alla conquista del Circus Continentale.
1973: l?annata di Monza
Associatosi per un istante con Olivier Chevallier (che sar? subito ringraziato da Leconte) Michel conosce il suo primo grosso seme sul circuito di Monza: ? l? che la corsa delle 250 sterza improvvisamente nel dramma e che due dei pi? celebrati e dei pi? popolari piloti vanno incontro alla morte: Renzo Pasolini e Jarno Saarinen. Michel, per un colpo di fortuna incredibile, sar? spinto sulla linea di partenza e non potr? rimettere la sua moto in marcia. Il destino, in quel giorno, sorrideva a Michel Rougerie. Senza considerare neanche per un istante a rimettere le cose in questione, Michel continua la sua stagione e trova quasi immediatamente il giusto ricompenso della sua ostinazione: quinto in Belgio, secondo in Cecoslovacchia ed in Olanda. Finir? quinto (su Harley Davidson) nel campionato del mondo categoria 250 in un?annata dominata dalle Yamaha con otto moto nelle prime nove posizioni.
1974: l?apprendistato come pilota ufficiale
Il suo contratto ? rinnovato con Leconte, Michel conosce quest? anno i postumi della piccola disputa che oppone l'importatore e la casa madre italiana: mancanza di parti di ricambio, perde cos? parecchie corse nelle quali aveva per? dimostrato le sue possibilit? personali durante le prove. Privo di Bernard Fargues (nemico fraterno di Michel e meccanico di talento) accumula dei problemi tecnici e non pu? fare di meglio, nel finale di stagione, che settimo in 350 e nono in 250. Ma per l?anno successivo, e perch? Walter Villa ha bisogno di un secondo pilota, Michel ? incorporato nel team italiano. E? in questo periodo che data l?eccezionale popolarit? di Michel dall?altra parte delle Alpi: i nostri amici italiani, perch? Michel difende i colori di una casa costruttrice nazionale e che lo fa con orgoglio, in modo quasi uguale ai loro idoli personali. Questa stagione, grazie al sostegno della fabbrica, sar? certamente una delle pi? brillanti di Michel: a fine anno totalizza un numero di punti che gli avrebbe permesso, ai giorni nostri, di essere consacrato campione del mondo della categoria. Ma all?epoca, si tratteneva solamente la met? pi? uno dei risultati, ed ? dunque Walter Villa che divenne campione del mondo. Due volte, in Finlandia ed in Cecoslovacchia, Michel finisce in testa di un gran premio: ? la prima volta da tanto tempo che un francese ottiene un gran premio in tutta regola... Inoltre, le eccellenti prestazioni di Michel permettono a Harley Davidson che ha ricomprato la fabbrica Aermacchi di ottenere il titolo dei costruttori. Ma i problemi personali con Walter Villa non fanno altro che crescere e peggiorare: Michel, tra l?altro, non comprende pi? che egli non ammetta la preferenza che ha nei confronti del pilota italiano. ? il disaccordo e sotto il pretesto fallace della mancanza di mezzi, lo allontanano semplicemente per la stagione '76.
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